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Inverni sempre più bollenti, oppure dati molto dubbi?

I media locali hanno dato spazio ai risultati di una ricerca condotta da studiosi pisani (Bartolini S. et al., 2019, “Forty-year investigations on apricot blooming: Evidences of climate change effects”), che ha come tema gli effetti dei cambiamenti climatici sulla fioritura degli albicocchi nella Toscana sud-occidentale. In tale comunicazione, spiccano le informazioni inerenti all’aumento delle temperature invernali nell’ultimo quarantennio, con crescita delle medie di gennaio e febbraio di quasi 2°.

Questo dato mi ha davvero sorpreso, in quanto – come ben noto per chi si occupa di climatologia – il riscaldamento avvenuto nell’ultima parte del XX secolo si è manifestato in Italia con aumenti estivi ben superiori a quelli registrati nella stagione invernale; in effetti, in base ai dati da me elaborati (e pubblicati sul volume “L’andamento del clima in Italia dopo il 1950”), le temperature dell’estate e dell’inverno – come media generale del territorio italiano – sono rispettivamente salite di 1,5° e 0,6° dal decennio 1951-1960 a quello 2008-2017. Mi è parso quindi utile effettuare qualche verifica.

Ho scaricato dal web la pubblicazione in oggetto, nella quale è riportato un grafico delle temperature medie mensili (di novembre, dicembre, gennaio, febbraio e marzo), mediate per cinque periodi successivi: 1973-1982, 1983-1992, 1993-2002, 2003-2012 e 2013-2016; i valori del diagramma derivano da misure effettuate con strumentazione posta all’interno del frutteto, che è situato nella zona di Venturina.

Tali valori – per i mesi di gennaio e febbraio – sono stati confrontati con quelli della stazione di Venturina, gestita dal SIR (il Servizio Idrologico Regionale della Toscana); in questo caso le statistiche sono però disponibili a partire dal 1990. La tabella sotto riportata consente pertanto un raffronto relativo agli ultimi tre dei cinque periodi prima citati.

Per il decennio 1993-2002, si nota una perfetta concordanza fra le due stazioni, mentre i valori divergono nettamente nei due periodi successivi.

Considerando che le temperature hanno una variabilità spaziale abbastanza ridotta, si deduce che le chiare differenze mostrate dalla tabella devono dipendere dalla presenza di dati erronei in uno dei dataset posti a confronto. Senza ulteriori verifiche, un’annotazione fa immediatamente nascere forti perplessità sui dati di Bartolini et al: la media 2003-2012 di febbraio è superiore di 0,3° rispetto a quella del decennio precedente. Questa pare essere una situazione impossibile, visto che 2003, 2005 e 2012 hanno costituito – fatto ben conosciuto in climatologia – delle anomalie negative assai marcate per questo mese. A titolo d’esempio, si tenga conto che a Pisa e Grosseto le temperature medie di febbraio nel decennio 2003-2012 sono inferiori rispettivamente di 0,8° e 0,7° nei confronti di quelle 1993-2002.

È pressoché superfluo sottolineare che, se i dati corretti sono (come presumibile) quelli del SIR, il discorso sui vistosi aumenti delle temperature invernali si smorza notevolmente. Come sempre, qualunque informazione che vada in direzione di un cambiamento catastrofico è accettata come sicuramente buona, senza curarsi di effettuare un qualsiasi riscontro sulla qualità dei dati.

NB: Articolo uscito in origine sul blog dell’autore.

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Published inAttualitàClimatologiaMedia Monitor

4 Comments

  1. Carlo

    Se fosse un paper su una rivista biomedica non avrebbe mai passato il processo di revisione. La metodologia prevede(rebbe) che, per lo meno, i dati vengano validati con un secondo set di misurazioni indipendenti (gruppo di controllo).
    Stupefacente che ci siano in giro robe del genere . Sarebbe da segnalare a Retraction Watch

    • Carlo,
      Roberto faceva giustamente notare quanto sulla stampa sia stato travisato il senso di questo lavoro. Nel comunicato stampa del CNR gli autori lo spiegano invece chiaramente, mettendo in risalto la complessità delle ricostruzioni di questo tipo. Quindi il problema non nel paper, ad averne di ricostruzioni così, quanto piuttosto nel messaggio che passa, che ormai è fuori controllo e monotematico, a prescindere dai contenuti reali.
      https://www.cnr.it/it/comunicato-stampa/8864/mar-adriatico-cent-anni-di-riscaldamento
      gg

  2. robertok06

    Eh ! Ma i modelli inagibili prevedono un riscaldamento, quindi Pinna ha torto, e gli altri “scienziati” hanno ragione.
    Get with the program, Sergio! 🙂

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