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Piove, Governo ladro!

Il New Jersey è noto per essere uno degli stati americani con il regime di tassazione più feroce. Caratteristica che lo accomuna agli altri “blue states” americani: stati che spendono tanto, e che tanto chiedono di conseguenza alle tasche dei loro cittadini. Ma siccome i soldi non bastano mai, allora tocca ricorrere alla fantasia per rastrellarne di altri.

Pare infatti che il governatore Phil Murphy stia per introdurre una ennesima tassa: la “Rain Tax”, con la quale si intenderebbero tassare i cittadini del New Jersey in rapporto alla quantità di pioggia caduta sulle loro proprietà. In realtà la questione è più complessa, perché la burocrazia non ha mai il dono della semplicità: in un tentativo disperato di disfarsi del fardello della risistemazione del sistema di gestione statale delle acque piovane (costo stimato superiore ai 15 miliardi di dollari), il governatore ha pensato bene di passare la patata bollente ad autorità locali, comuni e contee, alle quali in cambio viene concesso il benefit di tassare i propri cittadini in rapporto alla “quantità di superficie non-permeabile” di loro proprietà.

Il discorso ha una sua logica (per quanto perversa): le superfici asfaltate o cementate e comunque non permeabili, concorrono all’afflusso di acque piovane nel sistema di raccolta e smaltimento, e quindi vengono tassate di conseguenza. Niente di nuovo sotto il sole, o meglio, sotto la pioggia americana: c’è infatti un precedente di ben 5 anni fa, sempre in un altro deep-blue state americano, il Maryland. In questo caso, l’elezione del candidato democratico era considerata talmente certa che non ci si scomodò nemmeno per fare sondaggi. Vinse invece il candidato repubblicano, tra lo stupore generale. E l’analisi post-voto dimostrò che a distruggere la campagna dello stra-favorito candidato dem era stata la promessa (o minaccia, punti di vista) di introdurre… una “Rain Tax”.

Magari Phil Murphy può prendere appunti dalla sfortunata esperienza del suo collega. Ma la vera domanda a questo punto è cosa convenga fare ai cittadini del New Jersey. La soluzione più semplice probabilmente è rimuovere asfalto e cemento che fanno tanto deplorable in New Jersey, e sostituirli con un bel prato erboso, che essendo green fa anche molto cool.

Altrimenti si può sempre emigrare. Eh sì, perché pochi sanno che in America centinaia di migliaia di persone ogni anno si spostano da uno stato all’altro: in molti casi fuggono da stati con tassazione e costi della vita insostenibili, verso altri con regimi fiscali meno vampireschi. Solo tra il 2017 e il 2018, i 4 stati da cui sono fuggiti più cittadini americani hanno totalizzato più di mezzo milione di transfughi. O migranti economici, se si preferisce. E il New Jersey, in questa speciale classifica degli stati più abbandonati dagli americani, si colloca ad un prestigioso quarto posto con 73,000 profughi fiscali nell’ultimo anno, superato solo da California, Illinois e New York (comunque più popolosi).

E forse vale anche la pena notare che se il paese più gettonato dai migranti fiscali americani è la Florida (e questo li qualifica nel gergo dell’ONU come migranti climatici), gran parte dei cittadini californiani invece emigra verso Arizona, Nevada e Oregon, stati dal clima decisamente meno favorevole di quello californiano. A rimarcare un fatto assolutamente banale che ai profeti del Global Warming e ai salvamondo Open Borders evidentemente sfugge: ovvero che la gente si muove verso posti dove le condizioni economiche sono più favorevoli. E che in queste dinamiche migratorie, al cospetto del fattore economico, quello climatico è probabilmente del tutto irrilevante.

 

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Published inAttualità

7 Comments

  1. robertok06

    @rocco

    “Il problema vero, non è la CO2, nè i cambiamenti climatici, nè il global warming; sono i 7 miliardi di esseri umani che nel 2100 saranno 11.”

    Non preoccuparti… non succedera’.
    Sono appena passate al TG1 le immagini di Santa Greta Thurnberg, che ha detto che bisognera’ diminuire dell’80% le emissioni di CO2 entro il 2030.

    Quello che la piccola genio svedese certamente non sa, anche perche’ andando poco a scuola ed essendo sempre in viaggio avra’ difficolta’ ad apprendere una qualsiasi materia… quello che non sa, dicevo, e’ che’ se questo 80% di diminuzione delle emissioni fosse messo in atto veramente ci sarebbero centinaia di milioni di esseri umani morti in poco tempo.

    • Massimo Lupicino

      Il problema non è nel legittimo protagonismo della stellina globalista, quanto nello spazio che le viene dato. A giugno dopo le elezioni europee, venuta meno la necessità contingente, sparirà nel nulla, fino a nuova necessità politica. Anche perché essendo finita la scuola, il suo non andare a scuola non farà più notizia 🙂

    • Alessandro

      Comunque la cosa che mi preoccupa di più è lo stato in cui si trova l’istruzione europea.
      Gli insegnanti purtroppo si fanno dare del tu, stanno sullo stesso piano degli alunni, vengono rispettati meno di un tempo…insomma vengono abolite tutte quelle forme che indicano autorità, deferenza, compostezza e così facendo il risultato è una enorme confusione che fa male a tutti livellando tutto verso il basso, e se va verso il basso la forma anche la sostanza dell’insegnamento andrà verso il basso.. non è un bel futuro quello che ci attende…e Greta Thunberg ne è l’evidenza europea.

  2. Rocco

    Appare chiaro che per risolvere il deterioramento ambientale i benpensanti salvatori del pianeta abbiano deciso di eliminare gli strati sociali più deboli.
    Il problema vero, non è la CO2, nè i cambiamenti climatici, nè il global warming; sono i 7 miliardi di esseri umani che nel 2100 saranno 11.
    I ricchi radical chic si stanno preoccupando di come mantenere i loro status sociali e visto che si possono permettere di spendere più soldi in tasse, ed in idiozie ambientaliste, stanno facendo la guerra ai poveri.
    Altro che salvatori del mondo, questi signori stanno cercando in tutti i modi di eliminare di stenti e fame quanta più gente possibile.
    Non potendo fare guerre (anzi no, le guerre le fanno sempre: Libia, Siria, Yemen…) hanno deciso che è più saggio (per loro) innalzare l’astricella del costo della vita.
    Tanto a loro non interessa il destino dell’homo sapiens… diventeranno cyborg con amici robot.

  3. Andrea Beretta

    Massimo
    Il tuo articolo mi consente di far due osservazioni:
    1) mi fa piacere che esista questo sito che ci dia ste notizie, dato che il mainstream in tutte le sue salse (carta, cartaccia, etere ecc) negli ultimi giorni ci ha raccontato, relativamente a ciò che accade negli USA, di come i multimiliardari americani si siano lamentati delle poche tasse che pagano. Alla lamentela sarebbe seguita una petizione per permettere loro di pagare di più, logicamente per il bene della comunità. https://www.ilmessaggero.it/primopiano/esteri/usa_appello_400_milionari_non_tagliateci_tasse-3364636.html
    Grazie a climatemonitor, si scopre che da New York chi (non) può va via. E ci credo: 50 m2 a Manhattan costano come la mega villa della contessa Serbelloni Mazzanti, per restare aderenti alla foto di copertina. Proporre ai milionari in questione soluzioni alternative, tipo invitare ogni settimana gli inferiori alle loro cene, come la succitata contessa, penso sia una perdita di tempo.
    2) ahimè vedo molte analogie con la città dove sono nato e abito, Milano: in questi giorni si sta polemizzando sull’aumento del 30% del biglietto del tram. Considerato che valeva 1000 £ prima dell’era euro, se andasse in porto (e ci andrà) sarebbe un aumento del 400 % in 17 anni. Il sindaco s’è scagliato contro chi non è d’accordo con sto aumento, sulla falsa riga dei milionari d’oltreoceano che vogliono pagar più tasse, e guai a chi non concorda…del resto, i suoi grandi elettori dubito prendano il tram (anche perché soprattutto su alcune linee ci vuole coraggio). Per la cronaca, Milano, così accogliente e moderna, ha “espulso” negli ultimi 40 anni un terzo della sua popolazione autoctona, soprattutto dalla periferia. Ma il succo è: trovo curioso che chi si dice così attento alle tematiche ambientali e climatiche non trovi di meglio che inventarsi una nuova gabella, perché di questo si tratta. Poiché a Milano cadono (e continuano a farlo) circa 900 mm annui di pioggia, aspetto ora con ansia che copiamo la trovata del New Jersey

    • Massimo Lupicino

      Caro Andrea, ti confesso che non ci dormo la notte al pensiero che una Botteri possa copiare uno di questi pezzi per farne un servizio al TG…

      Battutissime a parte, il punto e’ che l’alternativa c’e’: se si leggono blog americani come zerohedge (popolarissimo negli USA) le notizie ci sono. Se si leggono i giornaloni mainstream americani, italiani o di qualsiasi altra parte del mondo, allora si leggeranno gli stessi articoli degli ultimi due anni scopiazzati/tradotti e incollati da una testata o da un lancio di agenzia all’altro. Nulla si sa di quello che succede realmente nel mondo: in Siria come nella provincia americana. Eppure le informazioni ci sono, basta andarsele a cercare (e possibilmente smettere di leggere giornali copia&incolla trasformati in organi di propaganda globalista che non informano, ma pretendono di formare le menti dei disgraziati che ancora li leggono.

      Il primo passo per liberarsi il cervello dalle scorie della disinformazione mainstream, e’ smettere di leggere mainstream. Dopo lo spurgo cerebrale si e’ pronti a scoprire che esiste tutto un mondo la’ fuori, in cui si parla di fatti e notizie vere.

    • Paolo

      Articolo molto interessante. Per quanto riguarda il timore che anche qui da noi qualcuno possa pensare di “inventare” un identico prelievo di quattrini dalle nostre tasche mi spiace dovervi disilludere. A cosa pensate che servano i Consorzi di Bonifica?

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