IL MESE DI GENNAIO 2019[1]
Piovoso e nevoso al centro-sud con temperature inferiori alla norma; al Nord maggiore mitezza con scarsità di piogge per effetto favonico.
Nella topografia media di gennaio del livello di pressione di 850 hPa l’elemento dominante è un promontorio anticiclonico di blocco sul vicino Atlantico esteso da latitudini subtropicali verso le isole Britanniche. La presenza di tale struttura obbliga le correnti atlantiche a disporsi da nordovest sull’Italia con afflusso di fredde masse d’aria polare marittima che sul settentrione subiscono una mitigazione per effetto foehn attestata dalla presenza del caratteristico “naso di foehn” sull’arco alpino. La carta delle isoanomale per 850 hPa conferma tale analisi evidenziando un forte nucleo di anomalia positiva sul vicino Atlantico cui i accompagna un nucleo di anomalia negativa centrato sul Meridione d’Italia e sui Balcani.
Dal punto di vista circolatorio il mese può essere suddiviso in due fasi nettamente distinte e cioè (i) la prima quindicina caratterizzata dal prevalere di correnti fredde da settentrione che hanno mantenuto sul Mediterraneo condizioni di variabilità a tratti perturbata, nelle quali è difficile distinguere le singole perturbazioni, il che ci ha spinto a parlare di un’unica perturbazione attiva sul meridione e accompagnata da attività temporalesca locale e (ii) la seconda quindicina caratterizzata dal prevalere di correnti atlantiche mediamente da ovest con frequente transito di perturbazioni.
Il gennaio 2019 ha visto il territorio nazionale in tutto o in parte interessato da 6 perturbazioni transitate rispettivamente fra 1 e 15, fra 16 e 19, fra 20 e 22, fra 23 e 26, fra 27 e 29 e infine il 30 gennaio (tabella 1). La piovosità più elevata a livello nazionale è stata riscontrata il giorno 22 (5.3 mm di media nazionale) che è stato anche il giorno più piovoso al centro (10.4 mm) mentre al nord la massima piovosità si è registrata il 18 (3.5 mm) e al sud il 24 (10.0 mm).
Andamento termo-pluviometrico
Le temperature medie delle massime mensili (figura 2) hanno presentato un’anomalia negativa da debole a moderata al Sud mentre al centro Nord sono risultate nella norma o in debole anomalia negativa. Unica eccezione è data dalle deboli anomalie positive sul Nordovest frutto del foehn. Le medie delle minime (figura 3) vedono invece il prevalere di anomalie negative da deboli a moderate su tutta l’area con l’unica eccezione della val d’Aosta in debole anomalia positiva per effetto foehn. Dalla figura 5 si coglie la presenza di una spiccata anomalia pluviometrica negativa sul settentrione e il Nord della Toscana mentre sul centro-sud dominano le anomalie positive salvo anomalie negative a carattere locale su Abruzzo, Basilicata, Sicilia e Sardegna.
L’analisi decadale (tabella 2) evidenzia che a livello di temperature il sud si è mantenuto in anomalia negativa su tutte e tre le decadi sia nei massimi sia nei minimi. Al centro-nord invece l’anomalia negativa delle temperature massime e minime si è manifestata solo nella prima e terza decade del mese. A livello pluviometrico il Nord ha presentato anomalie negative in tutte e tre le decadi mentre al centro-sud si è assistito a un’anomalia positiva nella terza decade del mese, più spiccata al centro.
(*) LEGENDA:
Tx sta per temperatura massima (°C), tn per temperatura minima (°C) e rr per precipitazione (mm). Per anomalia si intende la differenza fra il valore del 2013 ed il valore medio del periodo 1988-2015.
Le medie e le anomalie sono riferite alle 202 stazioni della rete sinottica internazionale (GTS) e provenienti dai dataset NOAA-GSOD. Per Nord si intendono le stazioni a latitudine superiore a 44.00°, per Centro quelle fra 43.59° e 41.00° e per Sud quelle a latitudine inferiore a 41.00°. Le anomalie termiche positive sono evidenziate in giallo (anomalie deboli, inferiori a 2°C), arancio (anomalie moderate, fra 2 e 4°C) o rosso (anomalie forti, di oltre 4°C), analogamente per le anomalie negative deboli (minori di 2°C), moderata (fra 2 e 4°C) e forti (oltre 4°C) si adottano rispettivamente l’azzurro, il blu e il violetto). Le anomalie pluviometriche percentuali sono evidenziate in azzurro o blu per anomalie positive rispettivamente fra il 25 ed il 75% e oltre il 75% e giallo o rosso per anomalie negative rispettivamente fra il 25 ed il 75% e oltre il 75% .
L’anomalia termica sopra descritta è confermata dalla carta delle anomalie termiche globali riportata in figura 6a, ricavata da dati MSU e dalla quale si nota che l’anomalia termica negativa sull’Italia si lega a una vasta area ad anomalia negativa che segna il proprio massimo sul sud Italia e che si estende dal Nord Africa alla Scandinavia e di qui alla Russia artica fino al mar di Laptev. In figura 6b riportiamo inoltre la carta dell’anomalia termica globale da stazioni al suolo prodotta dal Deutscher Wetterdienst sulla base dei report mensili CLIMAT. Tale carta indica invece che sul centro Europa e la Scandinavia meridionale è presente una lieve anomalia positiva.
[1] Questo commento è stato condotto con riferimento alla normale climatica 1988-2017 ottenuta analizzando i dati del dataset internazionale NOAA-GSOD (http://www1.ncdc.noaa.gov/pub/data/gsod/). Da tale banca dati sono stati attinti anche i dati del periodo in esame. L’analisi circolatoria è riferita a dati NOAA NCEP (http://www.esrl.noaa.gov/psd/data/histdata/). Come carte circolatorie di riferimento si sono utilizzate le topografie del livello barico di 850 hPa in quanto tale livello è molto efficace nell’esprimere l’effetto orografico di Alpi e Appennini sulla circolazione sinottica. L’attività temporalesca sull’areale euro-mediterraneo è seguita con il sistema di Blitzortung.org (http://it.blitzortung.org/live_lightning_maps.php).
Nel 2019 ancora non sappiamo rispetto ad un trentennio di riferimento quale sia l’anomalia di temperatura verificatasi in un mese: DWD e ISPRA due rappresentazioni differenti, il nord ovest addirittura non si sa se a gennaio ha avuto anomalie positive o negative.
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Gentile dott. Guidi, vorrei porle una domanda:
quando si dice che in un luogo vi è una temperatura, ovviamente questa è stata misurata.
quando, ad esempio, una città è posta su una montagna e vi sono due termometri, uno a valle ed uno in cima che misurano due temperature diverse (ovviamente), quale si prende in considerazione?
Si fa una media?
I modelli climatici, considerano griglie di 100km di lato, ora, quando si inserisce una temperatura nel modello, quel singolo valore di temperatura da dove viene fuori?
E’ la media di tutti i termometri della griglia?
le faccio queste domande perchè la temperatura in una città è variabilissimo da zona a zona, anche in altezza ( si misurano temperature a 2 metri dal suolo, ma in una città di montagna come si fa a stabilire la temperatura che meglio rappresenta quel luogo?)
Anche le temperature da satellite hanno una definizione abbastanza imprecisa (il sensore copre una vasta area), per cui, quanto sono affidabili i grafici climatici?
Grazie.
Rocco