Tra lo stupore generale, nell’emisfero nord è inverno e in quello sud è estate. Proprio questa mattina, infatti, durante la rassegna stampa radiofonica che mi è capitato di ascoltare, ci si domandava come fosse possibile che, al tempo stesso, faccia freddo, molto freddo, e caldo, molto caldo, negli Stati Uniti e in Australia. Accidenti alla sfericità del pianeta e all’inclinazione del suo asse di rotazione sul piano dell’orbita attorno al sole. Accidenti alle stagioni.
Ultimo fulgido esempio quindi del diffuso analfabetismo funzionale che ormai tutti ci pervade non già nell’ostica e complessa materia climatica, quanto piuttosto nella più accessibile, quanto ahimè ormai dimenticata geografia astronomica, vecchia cara materia delle scuole medie inferiori, ormai credo abbandonata in favore di una molto più impegnata consapevolezza ambientale che si vorrebbe inculcare ai nostri giovani senza però fornir loro le basi del mestiere.
Comunque, che è tutto sto freddo negli USA? Ma come, non lo sapete? E’ il famigerato #Polarvortex (ormai si capisce solo se in forma di hashtag…), che ruggisce più forte di quanto Madre Natura gli abbia mai concesso di fare. E di chi è la colpa? Semplice, ha stato il global warming! Corre voce infatti nelle alte sfere climatiche, dove si abbeverano le alte sfere mediatiche, che sì, il gelo negli USA e, in misura più compostamente europea, anche il freddo da noi, siano imputabili al Sudden Warming Stratosferico dei primi giorni di quest’anno, e questo è normale. Ma, attenzione, a causa del riscaldamento dell’artico, opportunamente colorato di rosso nelle mappe anche se è comunque 2/3 decine di gradi sotto zero, questi eventi di SSW sarebbero più frequenti, esacerbando e rendendo più probabili anche le conseguenti ondate di freddo per le medie latitudini. Parafrasando non senza un certo ribrezzo il virgolettato di un noto esperto di qualche giorno fa, la stratosfera si scioglie e l’aria gelida scende fin sul Mediterraneo.
Come sempre accade nel mondo dei numeri – già, clima, tempo e loro derivati si misurano ricordate? – certe cose si possono verificare con la conta. A volte è semplice, a volte meno, perché man mano che si scoprono cose nuove del nostro mondo, si fa più complesso il problema di capire come fossero quando ancora non le conoscevamo. Nella fattispecie però non è difficile, perché le ondate di freddo lasciano il segno e i dati, almeno per l’era moderna, sono effettivamente disponibili.
E così, et voilà, direttamente dal blog di Roy Spencer e con lo zampino di John Christy, due che su clima e dintorni stanno con i piedi per terra, ecco la serie storica delle incursioni del #Polarvortex negli USA.
Urka! In netto declino da quando le si può contare. E, se proprio volete fare i pignoli, visto che anche la diminuzione dei ghiacci artici (il maggiordomo colpevole) la misuriamo dalla fine degli anni ’70, in declino pure da allora.
E quindi? Bè, quindi è chiaro, il collegamento tra la diminuzione del ghiaccio e il vagabondaggio del freddo non sta in piedi, neanche con le stampelle. Possibile che nessuno si sia preso la briga di dare un’occhiata ai numeri? Pare proprio di sì, del resto a mettere in piedi teorie e a venderle ai media assetati di sangue si fa in un attimo, non è necessario che siano anche realistiche. Tornano comunque utili, come giustamente twitta una politica USA molto impegnata nei temi economici, ovvero nell’ultima frontiera del clima, il portafoglio altrui:
Our children & grandchildren should grow up in a world where they can breathe the air & drink the water – and go outside without risking their lives in extreme temperatures. It’s time to protect our planet & pass a Green New Deal. #PolarVortex2019 https://t.co/JYnVrxMf1t
— Elizabeth Warren (@ewarren) January 31, 2019
Eppure, a guardar bene il grafico, un segnale climatico c’è, perché in un pianeta che si scalda (che lo faccia perché c’è un interglaciale, perché il sole ci mette il suo o perché ce lo abbiano messo i suoi abitanti), è abbastanza logico che possano diminuire gli eventi di freddo intenso, naturalmente senza trascurare vari cigni neri. Ma, in chiave ha stato il global warming, come si fa a trarre vantaggio mediatico da una terribile ondata di freddo dicendo che comunque stanno diminuendo? Troppo poco spaventevole. Inoltre, qualcuno potrebbe anche pensare che, vabbè, meno male che c’è il global warming… Meglio, molto meglio, ricordare che in un mondo dove effettivamente ancora non ci abbiamo capito niente, qualunque cosa accada è climate change. Buono per il freddo, il caldo, la pioggia, la siccità, il vento etc etc etc…
I numeri gente, leggete sempre i numeri!
Enjoy.
Disclaimer. Per semplicità ho fatto ricorso al termine #Polarvortex. Non me ne vogliano gli amici di CM: il Vortice Polare è diversi km sopra il freddo negli USA e i -40 o 50° che si leggono sui giornali sono wind chill, non misure di temperatura. Il wind chill, inutile al pari del tormentone estivo sulla temperatura percepita, misura infatti la perdita di calore. Ergo, leggete sempre i numeri sì, ma diffidate di chi, evidentemente, dà i numeri, forse perché ha preso troppo freddo ;-).
Caro Guido come darti torto? c’è una splendida isola nel Mar Mediterraneo dove è in atto da qualche anno un GlobalCooling , chissà perchè… ahh questi umani cosa combinano quando sbagliano a produrre numeri… si perchè a volte si sbagliano pure nel produrre numeri votati all’eccesso e non al difetto. Beh cmq scherzi a parte condivido il tuo pensiero al 100%.. e andiamo avanti
Scrive sopra Guido:
“…ormai credo abbandonata in favore di una molto più impegnata consapevolezza ambientale che si vorrebbe inculcare ai nostri giovani senza però fornir loro le basi del mestiere.”
Proprio su questo aspetto preciso vi devo confessare che “comincio a capire che non avevo capito niente” – che l’approccio di Massimo Lupicino è forse più attuale di quello di Richard Lindzen, perché nel dibattito sul clima stiamo arrivando a un take-no-prisoners.
Mi è successa una cosa semplice; ho aderito all’invito a guardare un TED talk, forse il centesimo, ma questo ha lasciato il segno – alla fine, mi sono obbligato a vederlo una seconda e qui ho visto qualcosa di nuovo, che non avevo mai visto prima.
So che è chiedere molto, ma se lo guardaste anche voi, per favore convincetevi a vederlo subito una seconda volta e lì cercate di immaginare tutto quello che è dovuto succedere per arrivare così lontano.
Mi riferisco al discorso, tre mesi fa, di Greta Thunberg
https://www.ted.com/talks/greta_thunberg_the_disarming_case_to_act_right_now_on_climate
Ho visto una adolescente che fu terrorizzata da bambina e che invece di essere aiutata, viene infine utilizzata in una guerra molto più grande di lei.
Ho visto come tutti applaudono entusiasti alla fine del discorso… nessuno sembra vedere la sofferenza davanti ai loro occhi.
Non è più un dibattito scientifico, non è nemmeno politica.
Veramente non sò come chiamarla.
Scaring…
fortunatamente non tutta la stampa è allineata con la più grande bufala ( menzogna è meglio) che l’Homo Politicus abbia potuto inventare.
Il Foglio smonta la quasi totale adesione del mondo scientifico alla ridicola teoria del riscaldamento globale di origine antropica.
Qui l’articolo https://www.ilfoglio.it/un-foglio-internazionale/2019/01/28/news/il-famoso-e-falso-97-per-cento-sul-clima-234981/
Ottimo articolo come al solito!
p.s. però meglio togliere l’h da habbia
Buon lavoro
@Gianni “ha stato il Global Warming” è virgolettato,ma chi l’ha scritto?
Giusto per contestualizzare ulteriormente, la citata Elisabeth Warren e’ conosciuta in america con il nomignolo di Pocahontas, per il fatto che nonostante le sue fattezze decisamente caucasiche (bionda-occhi azzurri), vantasse antenati tra gli americani nativi. Cosa su cui ha speculato politicamente per molti anni, ergendosi a paladina anti-discriminazione razziale (oltre che del climate-change ovviamente,come tutti i colleghi della sua area politica).
Per dare piu’ peso alle dichiarazioni (e alle sue ambizioni presidenziali) Pocahontas si e’ sottoposta pochi mesi fa a test del DNA per acclarare la sua discendenza “indiana-americana” e scoprire, ahilei, che c’era in lei meno DNA indiano che nella media degli americani/europei. Tanto per confermare il solito fatto, ovvero che quando certi personaggi danno fiato alle trombe “non e’ mai una cosa seria”.
Pocahontas
la stratosfera si sta raffreddando e ciò dipende dalla scarsa attività solare http://ds.data.jma.go.jp/tcc/tcc/products/clisys/STRAT/
Ma la causa di questo analfabetismo funzionale è una sola: social network.
Queste diavolerie lavorano sulle emozioni delle persone e, come dice Antonio Damasio in “Lo strano ordine delle cose”, l’uomo agisce in base alle emozioni.
La tanto acclamata ragione viene usata per dare una conferma all’emozione.
Ecco, quindi, che difronte alla paura innescata dal timore sul futuro la ragione si comporta come un irragionevole mezzo di distrazione dalla realtà.
Già la frase “lotta ai cambiamenti climatici” dovrebbe far riflettere su quanto sia insulsa la tematica; cosa si vorrebbe, quindi, un clima stabile? Magari a comando come se il clima fosse regolabile attraverso una manopola come nel climatizzatore dell’auto.
Come se il clima, prima dell’epoca industriale era stabile; in effetti la fine delle glaciazioni sono state dovute ad un incontrollato consumo di combustibili fossili da parte degli uomini di neanderthal (che poi si sono anche estinti).
La ragione, si, è una nostra dote, dovrebbe proprio servire a stabilire se l’emozione suscitata da un fatto sia genuina o indotta appositamente per un fine, ma ormai è stata abbandonata nel cassetto.
Bombardati quotidianamente da immagini fasulle, da notizie fasulle, da commenti fasulli messi in rete con il solo scopo di fare guadagnare Zuckemberg e soci grazie al meccanismo del click and pay, delle visualizzazioni, dei like, ormai nessuno più si preoccupa di verificare la bontà di quelle disinformazioni.
Ed ecco i terrapiattisti, gli illuminati, le scie chimiche…l’ambientalismo e la pseudoscienza della climatologia (si, una pseudoscienza, come la frenologia e il darwinismo sociale).
E questo fenomeno dell’emotività (sfruttata dal sociologo Zuckemberg) colpisce chiunque, anche coloro che si dichiarano scienziati e che avvalorare una teoria sono disposti a cambiare i dati pur di confermare il sentimento ambientalista.
Senza l’emotività mai una persona con un briciolo di ragione avrebbe installato pale eoliche o pannelli fotovoltaici per alimentare un frigorifero (di notte o quando il vento non c’è il cibo conservato andrebbe a male).
Per la ragione è una battaglia persa, i social network gli hanno decretato il funerale.
La Scienza (con la S maiuscola) già da tempo ha dato i suoi respondi sull’impossibilità di prevedere il futuro, sull’indeterminazione, sul caos… ma loschi individui in cerca solo di facili guadagni continuano a promettere, grazie ai computer ed alle intelligenze artificiali, il piano filosofico di Laplace: «Possiamo considerare lo stato attuale dell’universo come l’effetto del suo passato e la causa del suo futuro. Un intelletto che ad un determinato istante dovesse conoscere tutte le forze che mettono in moto la natura, e tutte le posizioni di tutti gli oggetti di cui la natura è composta, se questo intelletto fosse inoltre sufficientemente ampio da sottoporre questi dati ad analisi, esso racchiuderebbe in un’unica formula i movimenti dei corpi più grandi dell’universo e quelli degli atomi più piccoli; per un tale intelletto nulla sarebbe incerto ed il futuro proprio come il passato sarebbe evidente davanti ai suoi occhi».
L’umanità si estinguerà per la sua stupidità emotiva, non certo per i cambiamenti climatici.
Idem ieri sera al TG3 delle 19… l’inviato speciale RAI negli usa, la scienziata botteri, ha prima (s)parlato del polar vortex usa, poi come contraltare della calura australiana (mai successo prima che sia inverno in un emisfero e estate in quell’altro, sia chiaro…) ed ha concluso con un “sono queste le prove del cambiamento climatico”… neanche “lo scienziato XY ha detto che…”. . no, proprio conclusione sua, partita di esperta.
E la chiamano informazione!
Roberto, giusto per rimanere in tema, la stessa corrispondente dagli USA di cui parli ha mandato un altro servizio in cui, in conclusione del resoconto sull’ondata di gelo, diceva: “Ma gli Inuit nel frattempo soffrono per il caldo (sullo sfondo immagini ESTIVE di alcuni inuit in canoa che remano), al punto che non possono piu’ congelare le balene all’aperto e devono usare frigoriferi forniti dalle stesse compagnie petrolifere che li hanno rovinati”. Penso che a tutto ci sia un limite, e che mandare immagini estive (unitamente ad accuse non verificabili quando del tutto ridicole) a commento di una undata di freddo invernale, sia una operazione di disinformazione del tutto deliberata, ed eticamente riprovevole.
Poi non ci si lamenti se la gente diffida di tutto e finisce per bersi qualsiasi fesseria. Se si vuole convincere un ascoltatore del fatto che “fa piu’ freddo perche’ fa piu’ caldo” o che in Alaska in inverno si va in canoa, allora vuol dire che combattere le fake news non importa realmente a nessuno: la cosa piu’ importante e’ raccontare le proprie fake news, e solo quelle.