Attorno a metà dicembre 2018 mi sono reso conto che non avevo mai fatto un “esame di coscienza” per capire quale erano le motivazioni del mio scetticismo climatico. Avevo tante informazioni e sensazioni che però non avevo mai organizzato e razionalizzato.
Ho quindi deciso di raccogliere per uso personale una serie di considerazioni che potessero giustificare il mio essere scettico nei confronti dell’ipotesi (teoria) del riscaldamento globale di origine antropica (alias cambiamento climatico) e ho scritto circa 30 pagine dal titolo Sono uno scettico climatico. Sì, ma perché? in cui, dopo una premessa che riguarda la mia definizione di scettico, ho riportato quasi integralmente alcune considerazioni, scritte insieme a Luigi Mariani e parzialmente pubblicate altrove, relative all’ultimo report dell’IPCC (SR1.5), seguite da una serie di punti di cui si discute nel dibattito climatico, corredate dalle mie considerazioni che ovviamente sono dettate dal mio modo di vedere il dibattito, dal mio carattere e dalla calma o dalla foga con cui affronto gli argomenti (questi particolari argomenti).
Quella che mostro è quindi (e non può essere altrimenti) una disamina di argomenti oggettivi che contengono i miei commenti che considero, anch’essi, oggettivi ma che possono facilmente essere visti come di parte, su cui si può benissimo non essere d’accordo, sia per gli argomenti che per il tono usato.
Ad esempio Luigi Mariani, la prima persona che ha letto una versione preliminare del testo, non è stato d’accordo con la mia impostazione: credo che l’abbia considerata troppo partigiana e poco scientifica. Avrei dovuto essere più “galileiano” e usare i dati e la scienza invece che affermazioni “talebane” e arrabbiate.
A mio parere la sua è una posizione accettabilissima e addirittura condivisibile e io, durante la mia vita lavorativa nel campo della ricerca astronomica e, nel corso di questi ultimi anni, nei post su CM e anche nelle due pubblicazioni scientifiche prodotte insieme all’amico Luigi, credo di aver dimostrato di poter e saper essere galileiano.
Anche Guido Guidi ha letto in anteprima una versione del testo e mi ha espresso la sua completa approvazione: certo, anche lui avrebbe potuto e voluto introdurre argomenti di tipo “filosofico”, forse simili a quelli di Luigi Mariani, ma ha preferito non intaccare quella che ha definito la mia “proprietà intellettuale”.
Il punto che ho cercato di portare avanti in questo testo è che, qui e adesso, è in atto una specie di guerra combattuta senza esclusione di colpi da persone che difendono una visione del mondo (e della scienza) che io non condivido e che voglio contrastare con tutte armi che possiedo (spero non con le menzogne che quotidianamente leggo e tutti noi leggiamo dal campo avverso).
Dicevo all’inizio che originariamente questo testo doveva servire solo a me; ho pensato però che, con tutti i suoi limiti e i suoi personalismi, avrebbe potuto essere utile ad altri lettori di CM in vari modi, dal rispondere alle critiche al costruirsi una propria visione dentro il dibattito climatico. Quindi lo rendo pubblico tramite CM, sottolineando che ho cercato di usare il linguaggio più semplice che ho saputo trovare anche se certi tecnicismi sono risultati inevitabili, nella speranza di essere utile.
È mia intenzione tenere aggiornato, per quanto possibile, questo testo. Quindi, ogni tanto, produrrò una versione nuova, l’ultima la trovate qui sotto.
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@edo
Prego. Anzi, sono molto lieto di poter essere utile a lei e (speriamo) ai suoi studenti. Franco
Seppur in ritardo, La ringrazio molto anch’io: finalmente ho degli appunti da usare in classe per provare a far ragionare i miei studenti.
Edo
BELLISSIMO E GRANDISSIMO articolo,complimenti a Franco Zavatti e anche a Guido Guidi,Massimo Lupicino e gli altri di Climatemonitor…bravi davvero!!!
GRAZIE MILLE per il vostro lavoro!!!
@Robertok06
Come sempre, un’ottima analisi del contenuto degli articoli… voto 8+ :-). Grazie. Franco
@Franco Zavatti:
“Allora mi chiedo come Zanna et al, 2019 fanno a leggere le temperature superficiali per poi “trasferirle” alle profondità oceaniche tramite qualche processo teorico non meglio identificato e carico di incertezze “we assume temperature anomalies to behave as a passive tracer (7) set at the sea surface and carried
into the ocean interior via time–mean climatological ocean transport processes”.”
Zanna et al dicono, nell’abstract:
“The total OHC change since 1871 is estimated at 436 ± 91 × 1021 J, with an increase during 1921–1946 (145 ± 62 ×1021 J) that is as large as during 1990–2015”
Quindi: nel 1/4 di secolo dal 21 al 46, quando di CO2 in atmosfera ce n’era molto di meno, la quantita’ di calore immagazzinato negli oceani sarebbe pari a quella del periodo 1990-2015.
Questo come lo spiegano?
Non lo spiegano… 🙂
Nel testo, all’inizio, citano le refenze (7), (8), e (9):
Quanto a come lo calcolano, l’OHC?… Citano la referenza (9), cioe’ questo articolo:
https://www.geosci-model-dev.net/9/3993/2016/
“The Flux-Anomaly-Forced Model Intercomparison Project (FAFMIP) contribution to CMIP6: investigation of sea-level and ocean climate change in response to CO2 forcing”
… cioe’ modellini al calcolatore, una volta di piu’, pieni zeppi di approssimazioni non applicabili al mondo reale.
Le conclusioni della referenza (7)..
https://agupubs.onlinelibrary.wiley.com/doi/epdf/10.1029/2005GL025352
…invece, sono queste:
“Our results suggest that while tracer observations and modelling experiments are useful for evaluating the ocean circulation, they do not directly indicate the distribution of ocean heat uptake.”
Mmmh… gli esperimenti con modelli sono utili solo per valutare la circolazione oceanica, ma non indicano direttamente la distribuzione del fenomeno di acquisizione del calore oceanico.
Ma il punto centrale dell’articolo di Zanna et al e’ proprio quello del calore oceanico… quindi questo e’ solo l’ennesimo esempio di citazione fatta tanto per farla.
La migliore di tutte e’ la referenza 8…
“The passive and active nature of ocean heat uptake in idealized climate change experiments”
https://link.springer.com/content/pdf/10.1007%2Fs00382-011-1063-8.pdf
… che dice…
“The influence of ocean circulation changes on heat uptake is explored using a simply-configured primitive equation ocean model resembling a very idealized Atlantic Ocean.”
… dove si vede la “sofisticazione” di questi modelli/calcoli, con gli oceani del pianeta “idealizzati” con semplici equazioni, fondo piatto, e via dicendo.
Concludono cosi’:
“The real ocean is coupled to an atmosphere whereas here our atmosphere is forced by a relaxation, and so the structure of the ocean heat uptake in our model may not reflect that of the real system, or even a coupled model, and this is (one) weakness of our study”
… il loro modello potrebbe non assomigliare non solo all’oceano reale ma persino neanche all’oceano come modellizzato nei codici dei coupled models!… a posto siamo!
Una volta di piu’: fanno uno studio, e a supporto dei loro modelli, perche’ questo sono, di dati veramente pochi… a supporto dei loro modelli, dicevo, citano studi che o non sono applicabili oppure sono solo grandi semplificazioni, toy models, nulla di piu’.
Per quel che riguarda i dati, e’ utile dare un’occhiata alla supporting info dell’articolo di Zanna et al:
https://www.pnas.org/content/pnas/suppl/2019/01/04/1808838115.DCSupplemental/pnas.1808838115.sapp.pdf
… dove dicono che:
“In addition to the sparsity of the data, especially at high latitudes and in the early part of the historical record, there are other factors leading to uncertainty in OHC estimates: error related to the measurements themselves (i.e., instrumental error), and errors due to the methods used to filling the gap in data sampling.
The methods include infilling of data gaps via statistical methods, which often relies on knowledge of temporal and spatial covariance of the data. ”
D’altronde, anche solo pensare che si possa ricostruire il contenuto di calore degli oceani di questo pianeta indietro nel tempo fino al 1871, come dicono di aver fatto Zanna et al, e’ voler prendere in giro la gente.
Voto: 4-
@Alessandro69
Grazie! Franco
..non ho parole.. il pdf è semplicemente stupendo ed esauriente. 🙂
Ale
@diego
“Per restare quindi sull’OHC: mi spiega a quali dei fattori ascrivibili alla variabilità naturale è riconducibile l’aumento dell’OHC?”
Considerata l’inerzia termica dell’acqua rispetto a quella dell’aria, gli strati profondi degli oceani hanno cominciato da poco ad uscire dalla LIA.
E’ quindi assolutamente normale che si riscaldino e che, di conseguenza, le boe Argo misurino temperature in aumento.
L’articolo di PNAS citato è, a mio avviso, da prendere con le molle, dato che fa largo uso di modelli, che sono tutti approssimati e inaffidabili. Le forchette d’errore attribuite alle stime di OHC sono ridicolmente piccole, soprattutto nel passato… ne parla Judith curry in un suo recentissimo blog:
https://judithcurry.com/2019/01/14/ocean-heat-content-surprises/
“They claim that their error back in 1955 is plus or minus ninety-five zettajoules … and that converts to ± 0.04°C. Four hundredths of one degree celsius … right …”
“Call me crazy, but I do NOT believe that we know the 1955 temperature of the top two kilometres of the ocean to within plus or minus four hundredths of one degree.”
“It gets worse. By the year 2018, they are claiming that the error bar is on the order of plus or minus nine zettajoules … which is three thousandths of one degree C. That’s 0.003°C.”
Tu ci credi a precisioni di 3 millesimi di grado? Io no.
@Diego (3.o commento)
Non le chiedo di darmi una prova ma di descrivere una prova prodotta da altri.
In tutte quelle sfere mi sono un po’ perso, ma nella scienza non c’è nulla di inconoscibile (è roba da filosofia, dalla quale, potendo, mi tengo lontano).
E poi i feedback negativi del suo elenco non sono significativi, mentre la storia della Terra dimostra il contrario.
“Negli ultimi 8000 anni, le attività umane …”
Ecco, questa è “la prova che non c’è” (come si direbbe in Peter Pan): se ci fosse non staremmo qui a discutere e non esisterebbero gli scettici e i credenti. Una dimostrazione rigorosa avrebbe messo tutti d’accordo e sicuramente io avrei continuato ad occuparmi di Alto Medioevo (periodo carolingio).
Questa “prova che non c’è” è esattamente quella che, a mio parere, rende la cosiddetta teoria dell’AGW un’ipotesi non dimostrata da cui derivo che tutte le affermazioni da questa prodotte sono false a priori. Poi, a posteriori, si può forse discutere sui singoli pezzettini che, in qualche caso, potrebbero anche somigliare a scampoli di verità o almeno di
plausibilità.
Di conseguenza, al mio scetticismo si aggiunge la forte arrabbiatura per leggi -costose e inique- emanate sulla base di un’ipotesi non dimostrata e che modificano pesantemente e in peggio la qualità della mia e altrui vita quotidiana.
E veniamo all’OHC: l’ultima volta che me ne sono occupato, nel 2017, su CM http://www.climatemonitor.it/?p=43695 non c’era il problema del suo forte aumento, che è scoperta recente. Fra l’altro, come potrà vedere dai grafici
(anche nel sito di supporto), i valori annuali di OHC tra 0 e 2000 m erano disponibili solo dal 2006 mentre si avevano i valori cosiddetti “pentadali” dal 1979.
Allora mi chiedo come Zanna et al, 2019 fanno a leggere le temperature superficiali per poi “trasferirle” alle profondità oceaniche tramite qualche processo teorico non meglio identificato e carico di incertezze “we assume temperature anomalies to behave as a passive tracer (7) set at the sea surface and carried
into the ocean interior via time–mean climatological ocean transport processes”.
Oppure se devo condividere le critiche di Roy Spencer
(http://www.drroyspencer.com/2019/01/ocean-warming-in-climate-models-varies-far-more-than-recent-study-suggests/)
al lavoro di Chang et al., 2019 (con autori Hausfather e Trembert, ben noti climatologi-talebani pro AGW)
doi:10.1126/science.aav7619
Credo che la (eventuale) scoperta sia troppo recente per avere una qualsiasi spiegazione e per ora non mi pongo il problema. Ricordo però le circa 50 spiegazioni per la pausa e questo mi porta a dubitare delle giustificazioni troppo premature all’interno dell’AGW. Franco
@donato b
Caro Donato, anche il tuo parere mi conforta nella scelta di pubblicare il mio testo. Il “quasi tutto” mi conforta ulteriormente: siamo tutti diversi e viviamo con ampia varietà di sentimenti le situazioni che ci si
presentano. E questo è un bene. Ciao e grazie. Franco
Mi chiede una prova. Non so se è una prova, vorrebbe essere un ragionamento conseguenziale.. Da quello che so, la descrizione migliore (e con migliore intendo provvisoriamente non falsa, elegante, coerente sia internamente sia con le acquisizioni di chimica e fisica di base ed economica) delle caratteristiche chimico-fisiche del nostro pianeta è quella fornita dalle Earth System Science.
Le caratteristiche del nostro pianeta sarebbero, secondo appunto le ESS, il risultato dell’interazione dinamica tra litosfera, podosfera, idrosfera, glaciosfera, atmosfera e biosfera (di cui l’antroposfera costituisce un ovvio sottoinsieme).
Queste sfere sono connesse tra loro attraverso cicli biogeochimici, e interagiscono tra di loro con dinamiche complesse (ma non per questo non conoscibili) che prevedono transizioni di soglia, tipping point, feedback positivi e negativi. Altri elementi da tenere in considerazione sono la radiazione proveniente dal Sole e il calore derivante dal decadimento degli elementi nel nucleo.
La variabilità naturale è quindi il risultato di questa “danza” che prosegue da 4,5 miliardi di anni.
Le ESS
Negli ultimi 8000 anni, le attività umane (l’antroposfera di cui sopra) hanno modificato le caratteristiche di tutte le altre sfere, con un’accelerazione dalla Rivoluzione industriale che è diventata ancora più marcata dopo la Seconda guerra mondiale. Hanno quindi interagito con la variabilità naturale fino a sovrapporsi a essa: all’interno di questa descrizione, è estremamente improbabile che l’aumento della temperatura e le varie modifiche rilevate nelle caratteristiche chimico-fisiche del pianeta non siano riconducibili alle attività umane, considerato anche che queste stesse modifiche sono molto più veloci e “intense” di quelle rilevabili dalle paleo-analisi.
Per restare quindi sull’OHC: mi spiega a quali dei fattori ascrivibili alla variabilità naturale è riconducibile l’aumento dell’OHC? E sono d’accordo con lei: la circolazione termoalina opera su scale (anche) plurisecolari. Ma questo non cambia la domanda: a quali fattori ascrivibili alla variabilità naturale sarebbe riconducibile l’aumento di calore verificatosi secoli fa e che adesso, secondo la sua interpretazione, sarebbe redistribuito da queste correnti?
Caro Franco, a causa di impegni e problematiche varie, solo oggi sono riuscito a leggere per intero il tuo scritto. Inutile dire che mi riconosco in quasi tutto quello che scrivi: la nostra frequentazione è tale che non poteva essere altrimenti! 🙂
Ciao, Donato
@robertok06: vedere link in risposta di Diego
@AleD
“Però questa domanda non mi sembra provocatoria.”
E’ provocatoria, è provocatoria …
Ed è un maldestro tentativo di rovesciare l’onere della prova: io che penso che le variazioni climatiche siano (in gran parte) naturali non devo fare nulla. Osservo e se non capisco osservo ancora. Chi propone un modello DEVE spiegare tutto ciò che si osserva.
Quindi l’aumento di OHC (non è ancora sicuro che ci sia, e se c’è, è sotto i 2000 metri dove gli scambi di calore impiegano secoli -forse molti secoli- per terminare il loro lavoro e quindi l’aumento di CO2 c’entra come i cavoli a merenda) causato dall’AGW deve essere dimostrato da chi propone la teoria: io ascolto e poi critico, non il contrario. Franco
@aleD
“Accertato che la quantità di calore stoccata negli oceani sia salita più in fretta nell’ultimo secolo e mezzo …”
??? Mi sono perso qualcosa?
Chi e come avrebbe “accertato” una cosa del genere su 150 anni?
Mah…
@Franco Zavatti:
”
quali fattori, tra quelli riconducibili alla variabilità naturale, possono spiegare l’enorme aumento dell’OHC degli ultimi 150 anni?
”
Però questa domanda non mi sembra provocatoria. Accertato che la quantità di calore stoccata negli oceani sia salita più in fretta nell’ultimo secolo e mezzo dare delle ipotesi sui motivi naturali sarebbe interessante.
@Fulvio Coslovi
Rispondo in ordine rispetto alle domande, rimandando anche al post introduttivo: in questa specie di “guerra” non sempre sono “galileiano”; a volte sono “talebano”, anche se spero di esserlo il meno possibile.
1)Il termine “credente”: ribadisco che mi sembra il termine più corretto perché, come ho scritto nel testo, quella nell’AWG è una fede che si basa sull’assunto mai dimostrato che la CO2 abbia conseguenze sulla temperatura terrestre. L’assunto “CO2–> temperatura crescente” è l’equivalente del “Dio
esiste” da lei citato, e l’esistenza di un grande corpo di “salvatori del pianeta”, tramite tra l’uomo cattivo che vuole distruggere tutto e la verità vera, si configura come gli (autoproclamati) sacerdoti di una religione.
Non sto discutendo cosa crede una persona che non ha tempo e modo di conoscere questo argomento: è ovviamente libero di credere a ciò che riesce a raggiungere con i tempi e i modi di cui dispone.
Credo però di avere il diritto di illustrare a questa persona la mia visione diversa: la scelta dei termini o il tono usato fanno parte di quel diritto, a mio parere.
2) Le fonti rinnovabili: il peso delle rinnovabili è bassissimo, come scrive lei, ma siamo giornalmente martellati da grandi proclami sui benefici (mai sui difetti e sui problemi) di queste forme di energia. Spesso si usano termini ingannevoli (potenza istallata, ad esempio, mentre andrebbe espressa
la potenza erogata, magari nelle varie ore del giorno). Vorrei vedere un ospedale far funzionare le sale operatorie a energia solare, o il sistema di computer che regola il traffico aereo andare con un’energia intermittente (eolico). Allo stato attuale le energie alternative sono valide (e io sono convintissimo della loro validità) in situazioni di nicchia: fornire energia ad una nazione industriale (o anche semi-industriale) è tutt’altro problema che non è stato
ancora risolto. Allora, per quanto ne so, le energie alternative vanno studiate in laboratorio (e finanziate), non incentivate, a seguito di un uso troppo costoso, dai cittadini (in particolare da quelli che non le usano).
“… ci racconta quello che sta succedendo, ma non quello che sarebbe meglio accadesse, giusto?” (il soggetto è il peso delle rinnovabili). Vede, ho 71 anni compiuti e il meglio (forse) ottenibile in tempi indefiniti mi interessa ben poco: sono almeno trent’anni che le rinnovabili inquinano,
uccidono uccelli e terreni agricoli e non producono nulla (tranne nelle nicchie) e non ho il tempo di aspettare altrettanto per vedere qualcosa di concreto (che nel
frattempo avrò pagato, come gli altri cittadini, per circa 50-60 anni).
“Sarebbe ‘meglio’ accadesse”? Non saprei, forse sì, ma le favole non hanno molta presa sul mio animo.
Non discuto il fatto che la Terra si stia riscaldando (ma se si
introducessero gli errori di misura la situazione sarebbe molto meno chiara) e la modifica del clima (qui siamo meno d’accordo: tutti gli indicatori, quando si usano i dati osservati e non i modelli climatici, non mostrano queste modifiche eclatanti. Poi, sì, il clima si modifica continuamente e
sicuramente lo avrà fatto anche in questi anni).
A chi giova l’allarmismo: non c’è mai niente di nuovo sotto il sole per cui questo atteggiamento giova sempre ai soliti che si pongono il problema del controllo del prossimo. Ha sempre funzionato in questo modo, con l’uso di nemici veri o presunti (o inventati) e continua a funzionare così (adesso “il nemico” sono gli inquinatori, i combustibili fossili, i cattivi che non
vogliono la decrescita felice e aggiunga lei quello che le viene in mente): l’importante è il controllo non la qualità e la quantità dei nemici.
PS: “E’ un termine che mi aspetterei da un no-vax”
Sono abbastanza vecchio per aver fatto tutti i vaccini possibili dal primo dopoguerra in poi e per credere nella loro efficacia. Lasciamo i no-vax ad altri ambiti di discussione.
Comunque, grazie per le stimolanti considerazioni che ho davvero apprezzato. Franco
Ho letto con molto interesse “sono uno scettico”. Mi è sembrato in generale molto chiaro. Ho solo un paio di appunti da sollevare ed una domanda a cui non riesco a dare risposta e che vorrei condividere.
1) Il primo appunto è relativo al termine “credente” per chi reputa che l’azione umana abbia un impatto sul riscaldamento globale. E’ un termine che mi aspetterei da un no-vax. Credo che non aiuti il dibattito e ponga chi scrive in una condizione di presunta superiorità che mal si concilia con un approccio corretto al confronto. Non tutti hanno tempo e possibilità di approfondire tematiche complesse come quella del clima. Una religione si basa su un assunto ( Dio esiste) e non si è tenuti a provarne l’esistenza. Insomma o ci credi o non ci credi. Non serve cercare elementi razionali e scientifici per dimostrarne l’esistenza. Chi ritiene di dare fiducia agli studi dello IPCC, di contro, lo fa ritenendo che questi siano supportati da studi, analisi e ricerche di persone esperte in materia e nel campo. Ritiene cioè che posino su un fondamento scientifico.
2) Il secondo appunto è legato al paragrafo sulle fonti rinnovabili. Mi è sembrato un po’ debole l’utilizzo dei dati relativi all’utilizzo delle rinnovabili rispetto alle fossili in Cina o in Europa. Voglio dire, il fatto che ad oggi il peso delle rinnovabili sia bassissimo rispetto alle fossili ci racconta quello che sta succedendo , ma non quello che sarebbe meglio accadesse, giusto?
Infine la grande domanda a cui non riesco dare risposta. Devo premettere che non ho una posizione sull’ AGW. Da un lato mi sembra ovvio notare che una modifica del clima ci sia e su questo credo si sia tutti concordi. Che poi sia temporanea, ciclica, indotta da fattori altri dalla CO2 è assolutamente possibile. Mi chiedo però, a chi giova l’allarmismo sul riscaldamento del pianeta? e, seconda osservazione: posto che l’abbassamento della co2 di origine umana non incida sul clima, non credete che un migliore sfruttamento delle risorse rinnovabili, associato ad un diverso utilizzo delle risorse fossili ci permetterebbe, alla fin fine, di vivere meglio? insomma, che non tutto il male (teoria AGW) alla fine venga per nuocere?
Flavio, il tuo commento è interessante.
1) concordo sulla parola “credente”, ma non è riferita a chi giustamente ha fiducia nelle varie forme di divulgazione perché non possiede gli strumenti per orientarsi con un pensiero proprietario, quanto piuttosto a chi quegli strumenti li ha e, appunto, non li usa, finendo per far credere invece di averli usati e aver formato quel pensiero proprietario. Esempio, per questo sono tutti quelli che non si occupano direttamente di modellazione del sistema e/o attribuzione ma si dichiarano aderenti al consenso.
2) le rinnovabili, strumento meraviglioso che però, ad oggi, non è neanche lontanamente possibile usare per come si vorrebbe raccontare. Se lo sarà domani saremo tutti più felici, ma non per questo si possono raccontare panzane sulle loro supposte qualità salvifiche. Basta fare due conti tra il,potenziale energetico delle fonti fossili (e nucleari) e tutte le altre: non c’è partita, e chi dice il contrario mente sapendo di mentire. Circa i risvolti positivi delle policy, innanzi tutto vanno visti tutti per bene, perché anche lì non è tutt’ora quel ch riluce. Quella che nel peggiore dei così intervenendo si farebbe comunque bene a prescindere dalla fondatezza scientifica della teoria AGW è ideologia, non scienza. E la scienza non può essere distorta a fini ideologici. Punto.
gg
@Diego
Accidenti, ci risiamo!
Ancora il rovesciamento dell’onere della prova?
Sono sicuro che può fare di meglio (ovvero spero che possa fare di meglio).
Questa strana cosa (per lei) che è l’onere della prova, la prima volta merita una spiegazione estesa; la seconda qualcosa di più breve e più ironico; dalla terza in poi la risposta sarà: “Rovesciamento dell’onere della prova” senza ulteriore spreco di risorse. Franco
Segnalo questo studio uscito su PNAS, che estende al 1871 la ricostruzione dell’OHC. A fronte dell’accumularsi delle analisi, mi rimane sempre una curiosità, che spero l’autore del testo linkato possa soddisfare: quali fattori, tra quelli riconducibili alla variabilità naturale, possono spiegare l’enorme aumento dell’OHC degli ultimi 150 anni?
https://www.pnas.org/content/pnas/early/2019/01/04/1808838115.full.pdf
[…] Fonte: Sono Scettico […]
@Massimo Lupicino
Caro Massimo, mi fa molto piacere avere un conforto morale come il tuo, nel mare di dubbi in cui ho navigato da quando ho deciso di pubblicare questo testo. Ogni volta che lo rileggo trovo errori, imprecisioni e poca chiarezza qua e la: è facile scrivere per se stessi, quando conosci il senso delle frasi, ma scrivere per gli altri, soprattutto con argomenti che si prestano a strumentalizzazioni socio-politiche è complicato.
E poi volevo che fosse il più facile possibile da leggere e capire, anche da parte di persone che sono curiose ma estranee alla climatologia. Così, oltre a Luigi e Guido l’ho fatto leggere ad un’amica, baby sitter a tempo pieno e molto religiosa, e ho atteso il suo giudizio (“bello, anche se alcune cose tecniche non le ho capite”) prima di decidere se renderlo pubblico.
Ecco, hai detto bene: il testo vuole essere un libretto di appunti in cui ognuno può aggiungere i suoi pensieri per costruire il suo modo di specchiarsi nella narrativa AGW e … prendere un’altra strada. Grazie a te. Franco
@Uberto Crescenti (credevo di aver già risposto ma non trovo nulla nei commenti)
Uberto, grazie per i complimenti, anche se penso che il “ben documentata” sia un concetto individuale: lo è anche per me, ma altri potrebbero pensare, della
documentazione che ho prodotto, molto del male possibile e considerarla di parte oltre che poco accurata. Staremo a vedere …
Concordo con quanto ha scritto Mario Giaccio, ma aggiungerei a “la grande finanza” anche “e la politica”. Franco
Caro Franco ho sempre avvertito il bisogno di un’opera come questa, una specie di libretto di appunti di carattere sintetico, didascalico. Qualcosa che ci ricordi cosa vuol dire essere scettici: ovvero essere dubbiosi, mettere in discussione i dogmi, ragionare con la propria testa, e soprattutto usare quel minimo buon senso a cui ci chiedono quotidianamente di rinunciare.
Basta poco: basta accoppiare un paio di grafici, avere un minimo background scientifico e quel residuo di buon senso, per concludere che questa narrativa non sta proprio in piedi. Non da un punto di vista scientifico per lo meno.
Perché il punto è proprio questo: per credere alla narrativa corrente sull’AGW bisogna essere o totalmente digiuni di scienza, o totalmente asserviti alla causa. Tertium non datur.
Grazie.
@Rocco, secondo commento
Adesso ho capito; non avevo colto (l’amara) ironia. Grazie.
Uberto, grazie per i complimenti, anche se penso che il “ben documentata” sia un concetto individuale: lo è anche per me, ma altri potrebbero pensare della
documentazione molto del male possibile e considerarla di parte oltre che poco accurata. Staremo
a vedere …
Concordo con quanto ha scritto Mario Giaccio, ma aggiungerei a “la grande finanza” anche “e la politica”. Franco
@AleD
Io faccio sempre riferimento al riscaldamento globale di origine antropica (AGW). Il riscaldamento globale (GW) c’è e non si discute (si discutono le cause, naturali o antropiche o, magari, entrambe).
I disastri per quanto ne so sono SOLO annunciati: non si è mai verificato niente di quanto annunciato (gli annunci, cioè le previsioni, derivano dai modelli che non funzionano e dagli scenari palesemente infondati, tipo RCP8.5). Franco
@Rocco
Non capisco bene:
Lei scrive “Gli scettici sono coloro che …” ma poi elenca una serie di “cose varie” che fanno parte del bagaglio di quelli che ho chiamato “credenti”.
Forse non voleva scrivere scettici ma credenti?
Se invece ha scritto quello che voleva scrivere (cioè scettici), mi spiace, ma non so come commentare. Franco
Infatti, lo scetticismo in campo climatico non è da addossare a coloro che non seguono la moda del momento che vede il clima come un qualcosa di statico.
Usare il termine “scettico” per identificare tutti coloro che non credono (ma non è una professione di fede il clima!) al cosidetto AGW, a me sembra più una beffa, è come se un ateo fosse etichettato con la definizione di scettico perchè in minoranza rispetto ai credenti in un essere sovrannaturale.
E’ completamente sbagliato il termine usato (come lo è “anomalia”) e ciò non fa altro che creare confusione.
Il clima cambia per mille motivi, non solo a causa umana. Ecco, quindi, che gli scettici veri (come da definizione del termine) sono coloro che credono che senza l’intromissione umana il clima sia stabile: gli scettici dei cambiamenti climatici, appunto.
Spero di aver espresso chiaramente il mio pensiero rispetto al gioco di parole con il quale si conduce a livello globale questa tematica meteorologica (il clima è una media di tempi meteorologici, imprevedibili a più di tre giorni, figuriamoci a 30-50-100 anni).
In conclusione, dirò una cosa che farà storcere il naso a qualcuno: la climatologia è una pseudoscienza, come la frenologia e l’eugenetica. Poco importa se ci sono miriadi di scienziati a praticare questa pseudoscienza, cercandogli di dare la valenza di Scienza, rimane solo ed esclusivamente un argomento utile a pianificatori politici per aumentare consensi elettorali, ma dal punto di vista scientifico, essendo il clima una media, vale la METEOROLOGIA .
Il perchè di tanti scienziati che si occupano di clima? Beh, la ricerca è finanziatra dalla politica…un circolo vizioso: il politico finanzia ciò che gli ritorna utile.
A tal proposito è utile l’articolo di Le Scienze di Dicembre a p. 39 “Ripensare i finanziamenti, Il modo in cui distribuiamo i fondi per la ricerca scientifica non favorisce i risultati migliori” di J.P.A. Ioannidis.
Poi capiamo èperchè si spendono fior di danari per ricerche su come cavare energia sostenibile, alternativa, ecologica, compatibile (ed altre balle varie) dalle rape o dai cavolfiori.
@Fabrizio Giudici
Fabrizio, ho approfittato della tua domanda e ho cercato informazioni su INMCM4: ho trovato una descrizione abbastanza dettagliata (parzialmente divulgativa) qui, nel sito di Ron Clutz:
https://rclutz.wordpress.com/2017/10/02/climate-model-upgraded-inmcm5-under-the-hood/
Non ho letto niente, però, sulle differenze con gli altri modelli. Si parla solo dei miglioramenti della versione 2018. Franco
Mi congratulo fortemente con Franco Zavatti per la sintesi ben documentata con cui dimostra la non validità dell’AGW. Credo che in merito sia interessante quanto riferito Da Mario Giaccio a conclusione del suo articolo nel libro “Clima, basta catastrofismi” a pag. 217:
“Riflessione finale: l’unica speranza per ricondurre il problema delle evoluzioni climatiche del pianeta in un ambito scientifico è che la grande finanza smetta di occuparrsi di clima.”
@ Luca Rocca
Per rispondere “per le rime” direi: ottimo commento, soprattutto per me che non sono molto esperto di pannelli e dei materiali usati per la loro costruzione, nonché della pericolosità dei singoli elementi. Userò le
informazioni contenute in questo commento per un aggiornamento dell’articolo. Grazie. Franco
Ah, e un’altra è se ne conseguiranno o meno disastri più o meno annuncaiti
”
Ho quindi deciso di raccogliere per uso personale una serie di considerazioni che potessero giustificare il mio essere scettico nei confronti dell’ipotesi (teoria) del riscaldamento globale di origine antropica (alias cambiamento climatico)
”
Non mi sembra molto chiaro: una cosa è se c’è o no il riscaldamento globale (GW), l’altra è se dare la colpa o mneo all’uomo (AGW)
Ottimo lavoro, Posso fare solo una precisazione, Nell’ articolo vengono prese in considerazione solo le terre rare come inquinanti , In realtà sono molto più pericolosi ed utilizzati in quantità molto maggiori arsenico (AsGa nelle celle solari), nichel, cobalto, piombo (batterie,magneti saldature) che hanno la pessima proprietà di contaminare terreno e falde per periodi estremamente lunghi e di entrare nella catena alimentare.
La normativa europea RAEE , molto restrittiva sull’ uso dei metalli pesanti, lascia ampie deroghe al loro uso per le energie alternative
Molto interessante, per ora l’ho letto diagonalmente in attesa di potergli dedicare più tempo. La prima cosa che mi viene in mente è che ora sono curioso sul modello russo INM-CM4 (che nei grafici riportati da Franco mostra una buona aderenza con le misure sperimentali). In cosa si differenzia dagli altri?
Gli scettici sono coloro che credono nell’esistenza di un clima medio, coloro che credono che il clima non debba mai cambiare e se cambia è solo per intervento umano, coloro che fanno partire la storia climatica della Terra dal 1800, coloro che credono che una media sia composta da valori sempre uguali (l’obbrobio della definizione “anomalia” così stupidamente usata ogni volta un valore è fuori media), coloro che credono che si possa prevedere il tempo (o il clima, altro non è che una media di tempi), coloro che credono che il tempo (o il clima) si possa cambiare a piacimento…