Ma le Coccinelle non portavano fortuna? Questo mondo è proprio impazzito, ora se ne va anche il caposaldo più romantico della credenza popolare. Causa cambiamenti climatici, i simpatici animaletti che tutti da bambini abbiamo sperato di incontrare sono diventati il simbolo del disastro. Colpa nostra? Sì, al 100%. Ora vi spiego perchè, ma prima una breve premessa.
Oggi sulle pagine di Repubblica è uscito questo articolo: “Il caldo risveglia le Coccinelle ed il Nord si tinge di rosso a pois”. Non sono le nostre amate Coccinelle a sette punti, ma una specie che viene dall’Asia ed è nota con il nome vulgaris di Coccinella Arlecchino . A parte la specializzazione nell’adozione di un’estrema variabilità di livree, tra le quali prevale comunque quella rossa a puntini neri (di lì il nome colorato), questi animaletti si distinguono per essere molto aggressivi nei confronti delle loro prede tipiche sbaragliando la concorrenza delle specie autoctone, e per un appetito sessuale ai limiti del consentito. Stupisce un po’ che nel nord del belpaese se la stiano prendendo tanto, in fondo il rossonero è un colore abbastanza di moda da quelle parti, almeno per una buona metà del cielo. Evidentemente le non rosee vicende calcistiche del Milan devono aver influenzato anche lo stato d’animo di chi ha assistito a quella che Repubblica ci descrive come un’autentica invasione. Chissà , forse se fossero state nerazzurre o bianconere -colori attualmente più di moda-, si sarebbe evitato di attribuire anche questo apparentemente inspiegabile fenomeno al solito clima che cambia, cercando magari di approfondire un pochino l’argomento onde evitare di dire corbellerie.
L’aggancio è sempre il solito, incurante degli sforzi fatti per far capire che associare il tempo atmosferico al clima è un errore marchiano, chi ha firmato l’articolo ha sapientemente sfruttato il pallido sole giunto in Italia negli ultimi giorni per gridare al disastro. A mio modestissimo parere è più facile che siano state le grida a svegliare le Coccinelle che non le temperature miti, dato che, numeri alla mano, queste si sono mantenute pigramente e noiosamente simili ai valori attesi per il periodo. Eppure sarebbe stata necessaria solo un po’ di cultura generale per ricordarsi che la fine di ottobre e l’inizio di novembre sono noti dalle nostre parti come Estate di San Martino, in Gran Bretagna come Indian Summer e via così, fino al Veneto dove si parla di “Istadela de le vedove”. E dieci giorni fa che sempre per il clima pazzo si battevano i denti dal freddo? Dove si erano rifugiate le Coccinelle Arlecchino nella redazione del giornale?
Ad ogni modo, caldo o freddo che sia, forse sarebbe stato meglio approfondirla la ricerca, sorvolare sulle credenze popolari non sempre utili alla bisogna e andare al nocciolo del problema. Repubblica lo cita appena, ma il guaio vero è che questi famelici animaletti sono arrivati in Europa prima dalla Francia, poi in treno in Inghilterra e poi anche in Italia settentrionale, semplicemente dagli scaffali dei negozi che vendono rimedi anti infestanti per, udite udite, l’agricoltura biologica. Evviva la salvaguardia della biodiversità , sbandierata ad ogni occasione per mettersi i distintivi verdi sul petto, altro che cambiamento climatico, le Harlequin Ladybird le hanno portate al guinzaglio da queste parti proprio i sapientoni del bio è bello. E sì che la risposta era a portata di click , mannaggia! Possibile che non sia sorto nessun dubbio nel constatare che nonostante il caldo torrido che ormai impazza a causa nostra, le Coccinelle abbiano invaso le latitudini settentrionali europee piuttosto che quelle meridionali? Non sarà che la temperatura e quindi il clima e quindi tutta la faccenda del riscadamento globale non c’entrano proprio nulla?
Ma non finisce qui. In fondo alla pagina troviamo anche un bell’elenco di cosiddette influenze del clima sulle abitudini animali. Cambiamento di rotta dei volatili, sarà il caso di tornare sulla faccenda delle rondini (qui , qui e qui )? Sesso delle Tartarughe, non sarà piuttosto un mutamento che segue la moda del momento? Pesci che cambiano latitudine, mai sentito parlare di migrazione lessepsiana ? Meduse a volontà , che c’entrano col clima la pesca di frodo e l’uso dei fertilizzanti? Insomma, mi piacerebbe tanto che anche i giornalisti nostrani si adeguassero al clima (il riferimento non è casuale) che si sta affermando negli altri paesi ed arrivassero ad ammettere che l’onestà è una politica climatica più sostenibile . Chiediamo troppo?
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NB: Grazie a Fabio Malaspina per la segnalazione e gli spunti redazionali.
Mi permetto di segnalare una mia piccola raccolta di nomenclatura internazionale di caldi, freddi e piogge “fuori stagione”
@ Mariani
Professore condivido le sue proposte ma riguardo a questa:
“perchè quotidiani come Repubblica (che una volta fondava la propria peculiarità proprio sul ricorso al dibattito) non propongono un dibattito fra rappresentati delle due posizioni anziché ostinarsi a propagandare la fola del monolitico consenso?”
le ricordo che il titolare del gruppo La repubblica L’espresso cioè l’ing. De benedetti è lo stesso titolare di Sorgenia leader in Italia nell’istallazione di pannelli solari, e nelle commercializzazione di energia elettrica da fonti rinnovabili.
Caro Guido,
l’articolo di Repubblica parla di una sola specie europea (Coccinella septempuntata) mentre in Europa di specie della famiglia dei Coccinellidi (ordine dei Coleotteri) ve ne sono parecchie (dalla Subcoccinella vigintiquattuorpunctata alla Rodolia cardinalis, dall’Adalia bipunctata, alla Aphidecta obliterata, dal Chilocorus bipustulatus al…..). Questa semplice constatazione induce al sospetto nei confronti dell’articolo di Repubblica e delle considerazioni sui costumi di questa nuova specie e sulle cause della sua venuta in Europa.
Sarebbe in proposito interessante domandarci in che modo sia possibile operare per migliorare la divulgazione scientifica. Io avrei tre proposte:
1. affidare agli scienziati stessi la stesura di articoli sui quotidiani.
2. adottare una prospettiva dialettica. Ad esempio, poiché sul global warming vi sono almeno 2 scuole di pensiero, perchè quotidiani come Repubblica (che una volta fondava la propria peculiarità proprio sul ricorso al dibattito) non propongono un dibattito fra rappresentati delle due posizioni anziché ostinarsi a propagandare la fola del monolitico consenso? E si badi che lo stesso vale per n altre questioni, da quelle cosmologiche a quelle della genetica….
3. in ogni caso pretendere che i giornalisti scientifici consultino esperti del settore: nel caso in questione sarebbe bastato sentire un entomologo per evitare i penosi risultati che sono sotto i nostri occhi.
Mi pare poi utile segnalare che, essendo la specie in questione (Harmonia axyridis) originaria di una fascia latitudinale simile alla nostra era assai probabile la diffusione anche da noi, in caso di introduzione accidentale o intenzionale. E forse allora, con un minimo di lungimiranza, si sarebbe forse potuto evitare di incorrere nel problema….
Concordo infine sul fatto che non sempre biologico / naturale è bello e buono. In natura vi sono veleni tremendi e si deve tenere costantemente la guardia alta per evitare di metterci nei guai.
Mi concedo infine la scontata domanda “Ma cosa c’entra il global warming?” e mi immagino l’altrettanto scontata risposta dei media: “Quello c’entra sempre!”.