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Sul numero dei cicloni atterrati negli Stati Uniti

Sono davvero dispiaciuto, ma devo sottolineare che la figura prodotta da Roy Spencer sul suo sito e che riproduco in figura 1, è sbagliata e ingannevole.

Fig.1: Numero di cicloni di categoria ≥3 atterrati negli Stati Uniti. È la seconda figura del post di Roy Spencer. Da notare l’inizio nella nona decade (1931-40) e l’uso della diciassettesima decade, incompleta.

È sbagliata perché

  1. Come decade iniziale viene usata la nona su 16, e non la prima (1851-60). Questo è un cherry picking inutile oltre che sbagliato, come vedremo successivamente.
  2. Usa la diciassettesima decade (2011-20) che non deve essere usata perché la stagione 2018 termina a Novembre (e il grafico arriva fino all’11 ottobre, come è scritto) e perché, in tutta evidenza, non si possono avere i dati del 2019 e del 2020.
    La scelta dell’intervallo che precede il massimo di frequenza come intervallo iniziale e l’uso dell’ultimo intervallo che potrebbe avere un valore pari a un terzo o più del valore vero, porta alla notevole pendenza negativa che si vede nella figura.Per capire qual’è l’andamento corretto del numero di cicloni per decade bisogna risalire ai dati originali, disponibili in forma di tabella nel sito AOML_HRD (NOAA, Hurricane Research Division) e in una delle tabelle finali del lavoro di Blake e Gibney (2011) (disponibile liberamente nel sito di supporto). Naturalmente i dati sono presenti anche all’NHC (National Hurricane Center) ma, per quanto ho potuto vedere, in modo meno immediato rispetto ai due siti precedenti.Questi due siti nascono chiaramente dallo stesso dataset iniziale ma hanno frequenze per decade diverse, credo a causa di una diversa classificazione della categoria degli eventi. Non sapendo quale distribuzione sia la migliore, ho deciso di mostrarle entrambe: le frequenze di AOML_HRD le ho trascritte a mano, sfogliando la lista; quelle di Blake e Gibney sono presenti nella loro Tabella 6. Va sottolineato che l’elenco AOML_HRD è aggiornato al 31 luglio 2018, mentre il resoconto tecnico NOAA di Blake e Gibney è datato 2011.
Fig.2: Numero di cicloni di categoria ≥3 atterrati negli USA, secondo i dati AOML_HRD. Notare che non viene usata la 17.ma decade.
Fig.3: Numero di cicloni di categoria ≥3 atterrati negli USA, secondo i dati della tabella 6 di Blake e Gibney (2011).

Gli istogrammi delle due ultime figure mostrano una pendenza positiva di (6±11)x10-2 eventi/decade e 7±12)x10-2 eventi/decade, rispettivamente; praticamente la stessa e non significativa, con un’incertezza relativa di quasi il 100%. Quindi si può dire che la frequenza di atterraggio dei cicloni negli USA è rimasta costante negli ultimi 160 anni.
Il tentativo fatto da Roy Spencer (è un ricercatore troppo esperto perché non si debba immaginare un motivo diverso da un tentativo ingenuo) è quindi inutile: i dati presi nella loro interezza mostrano senza dubbio che il cosiddetto cambiamento climatico (l’AGW) non ha influito sul numero degli eventi estremi osservati negli USA. Forse si poteva immaginare il risultato, visto che la potenza dei cicloni non dipende dalla temperatura assoluta dell’oceano ma dal gradiente di temperatura e visto che fenomeni come l’amplificazione artica producono un minore gradiente delle temperature.

Questo post nasce da un commento, scritto per uso personale, al nuovo report dell’IPCC SR1.5 nel quale usavo il grafico di Roy Spencer; dopo un primo dubbio, ho cercato di verificare i risultati.

Nel sito di supporto sono presenti anche i grafici delle serie temporali ordinate per categoria, pressione minima e velocità del vento all’atterraggio, derivate dall’elenco AOML_HRD.

Tutti i dati relativi a questo post si trovano nel sito di supporto qui
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Published inAttualitàClimatologia

6 Comments

  1. @Donato b .
    Caro Donato,
    grazie per le belle parole nei miei confronti. Sono in pensione e non ho interessi scientifici da difendere (e meno che mai interessi economici): faccio queste cose nel clima perché ci credo (e mi diverto, ma questa è un’altra storia). Se dovessi avere un dubbio sulla posizione scettica che ho assunto da diversi anni, lascerei tutto per dedicarmi ad approfondire il
    dubbio e, se questo dovesse essere confermato, cambierei, magari ritirandomi a vita privata, leggi a passare il tempo su una panchina ai giardini come ogni vecchietto che si rispetti. Ma per ora dubbi non ne ho trovati, anzi più passa il tempo e più credo che debba essere qualcun altro a farsi venire crisi di coscienza. Ciao. Franco

  2. donato b.

    Caro Franco, grazie per i tuoi preziosissimi contributi. Nel corso degli anni ho imparato a conoscerti e ad apprezzare il rigore con cui affronti le questioni ed il peso che dai ai dati rispetto alle chiacchiere.
    In questa occasione hai dato un’ulteriore dimostrazione di oggettività e correttezza, evidenziando uno strafalcione commesso da un ricercatore che quasi tutti gli utenti di questo blog, io per primo, hanno in grande considerazione.
    La lezione che dobbiamo trarre da tutto ciò è vecchia di secoli, ma a volte sfugge: l’ipse dixit non ha ragione di esistere nella discussione scientifica ed ogni risultato (amico o nemico 🙂 ) deve essere valutato con sano scetticismo.
    Ciao, Donato.

  3. Sembra che abbia potuto rispondere con il tasto “Reply” ad Alessandro ma non ad Alessandro Martinetti …

    @Alessandro Martinetti
    Grazie a lei per il grafico che non avevo visto e per il post di Spencer che spiega il motivo di quella scelta: la cosa ha un senso (a parte la 17.ma decade che nel calcolo della pendenza ha un peso sull’intervallo totale e un peso ben diverso su quello dal 1931-40 e che quindi non andrebbe usata) ma non spiega perché il secondo post non ne faccia cenno e continui ad usare poco più della metà dei dati disponibili. Questo depone solo parzialmente a favore dell’autore.
    Per i dati diversi, credo che Spencer abbia usato i dati NHC, come scrive. Quindi abbiamo tre liste in ognuna delle quali la classificazione dei cicloni è leggermente diversa: la cosa non è particolarmente simpatica ma, almeno per quanto riguarda la pendenza, sembra non provocare differenze sostanziali come si vede nei miei due istogrammi. Franco

  4. Alessandro Martinetti

    Grazie per il pregevole contributo.

    Segnalo che il dr. Spencer, sul suo blog, pubblicò qualche tempo fa un altro grafico sulla frequenza di atterraggio dei cicloni negli USA, questa volta includendovi tutte le 17 decadi (anche quella corrente, non esausta):

    http://www.drroyspencer.com/wp-content/uploads/Major-landfalling-US-hurricanes-by-decade-2.jpg

    http://www.drroyspencer.com/2018/09/u-s-major-landfalling-hurricanes-down-50-since-the-1930s/

    Se non mi sbaglio, questo grafico di Spencer non coincide perfettamente (ovviamente al netto della decade 17) con nessuno dei due grafici tracciati dal prof. Zavatti, quindi francamente non riesco a capire su quali numeri abbia lavorato Spencer…

    Grazie

  5. Alessandro

    Questo dimostra come sia facile fare cherry picking a favore del positivo o del negativo della pendenza,secondo l’ipotesi da dimostrare..

    • Alessandro, quello che dici è vero ma dimostra anche che fare cherry picking non serve: qualcuno se neaccorge e la tua serietà viene minata. Secondo me la scelta di intervalli opportuni si può fare a due condizioni:
      1) devi dirlo subito e
      2) devi spiegare perché lo fai
      Dalle prime tre parole del post si capisce che sono molto perplesso per la scelta di Roy Spencer e lo sono perché non trovo nessuno dei punti appena elencati. Nel suo post, su oltre 300 commenti solo 1 esprime parzialmente dubbi simili ai miei ma non ho visto risposte dell’autore né è stato cambiato il grafico. Il dr. Spencer è un ricercatore serio che merita la mia fiducia fino a prova contraria e per questo non capisco cosa sia successo e perché lascia che questo fatto -banale da risolvere- possa mettere in discussione la sua credibilità. Per ora aspetto, prima di emettere giudizi. Franco

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