Di recente, sulle pagine di Climate Monitor, ci siamo occupati, in maniera qualitativa, della verifica dei 20 e più modelli inclusi dall’IPCC nell’ultimo rapporto (AR4) del 20071. Nella discussione di allora, che invito a rileggere qui , era stato spiegato il perché i modellisti e l’IPCC2 presentano solo i grafici dell’anomalia e non i valori stessi della temperatura. Ci si era anche soffermati ad immaginare quali tipi di mondo possano risultare quelli in cui le simulazioni climatiche viaggiano sui due, tre gradi fuori dal valore più accreditato di temperatura media superficiale, che è di circa 14°C. Ad esempio, in uno di quei mondi simulati, pareva che la spremuta di arance rosse potesse arrivarci dalla Scandinavia. L’articolo di oggi, invece di considerare medie globali della temperatura superficiale, confronterà simulazioni ed osservazioni relativi a quattro punti specifici che mi sono sembrati d’interesse locale, perchè riguardano l’Italia, o generale perché disegnano la circolazione atmosferica a grande scala. I dati utilizzati da qui in avanti, se non diversamente specificato, sono stati scaricati dal sito Climate Explorer del KNMI, il servizio meteorologico dei Paesi Bassi.
Per cominciare, ho identificato il modello più caldo, quello che attribuisce una temperatura vicino ai 17° a questo ipotetico mondo: il “Beijing Climate Center (BCC) CM1“, in arrivo da Pechino. Il secondo modello che ho scelto è quello più freddo, prossimo ai 12°, il Parallel Climate Model (PCM) in arrivo dal Colorado, sede del National Center for Atmospheric Research (NCAR). Poi, per non far torto ai migliori, ho scelto un modello che stava nel mezzo del gruppo. E quale se non uno di quelli dell’Hadley Centre del Met Office britannico, l’UKMO-HadCM3. Ciascuno di questi modelli fa più corse, leggermente diverse le une dalle altre, così da generare quello che si definisce un ensamble. La mia scelta è stata di utilizzare le uscite non della media dell’ensamble ma la corsa di ogni modello che è definita “zero”. Per quanto riguarda il confronto tra le simulazioni e le osservazioni tradizionali presso le stazioni meteorologiche, sappiamo che le serie storiche di temperatura possono essere affette da influenze non climatiche e che esse sono rappresentative della località geografica e della sua orografia. Dato che la risoluzione spaziale dei modelli climatici non è particolarmente spinta, per evitare problemi inerenti alla geografia e l’orografia, tre dei quattro punti della superficie terrestre sono stati scelti in mezzo al mare; il quarto punto è posto dove l’orografia locale non può essere di nessun disturbo. La temperatura superficiale del mare è quella ricostruita secondo la terza versione ERSST del National Climate Data Center (NCDC) della NOAA.
Cominciamo la verifica tra modelli ed osservato partendo da casa nostra, dalle nostre arance rosse, dalla simulazione della temperatura in mezzo al Mar Ionio.
Le osservazioni, così come sono state ricostruite dall’NCDC, indicano che nel cuore del Mediterraneo l’acqua superficiale ha una temperatura media sui 20°. Il modello cinese, quello che sbagliandomi pensavo arrostisse l’intera penisola, fa un lavoro a dir poco perfetto (forse troppo?). Il modello dell’NCAR, quello troppo freddo, non smentisce ciò che mostrava a livello globale e piazza una temperatura sui 15° nel mezzo dello Ionio. Ho cercato una località costiera dell’Italia settentrionale, dalle parti di Trieste o di Imperia, che avesse una temperatura media annua di circa 5° inferiore a quella di Catania, ma non l’ho trovata. Mi pare di capire che le nostre belle arance dovremo farle crescere un po’ più sull’nterno, in Val Padana. In altri termini, secondo l’NCAR le arance siciliane dovrebbero crescere con un clima più simile a quello di Bologna! Anche il modello inglese è troppo freddo sullo Ionio, sebbene meno di quello americano.
Se, per qualche motivo, il confronto tra sst3 e temperatura dei modelli non fosse la cosa corretta da fare, in ogni caso va notato come i tre modelli coprano un intervallo di 5°C per lo Ionio. Il Mar Ionio, però, è uno ed uno solo. Messe a posto le arance che, forse si è capito, m’interessano assai, analizziamo il comportamento delle simulazioni lì dove il sistema climatico prende la sua energia: l’Equatore e, nello specifico, il Golfo di Guinea.
In questo caso il modello cinese è ancora il migliore, quello americano rimane freddo mentre l’UKMO scalda troppo il mare della Guinea. Non c’è bisogno di sottolineare che se non si simula correttamente la temperatura superficiale ai tropici, questo vuol dire che ciò che mette in moto tutta la circolazione atmosferica potrebbe essere o un po’ inceppato o un po’ su di giri. In ogni caso la macchina non funzionerebbe a dovere e il clima simulato sarebbe altro rispetto a quello vero. Poiché quello che conta a questo mondo è il differenziale di temperatura, il passo successivo è stato di considerare il Mare di Barents, a 500 km circa oltre Capo Nord.
L’interpretazione di questo grafico non è immediata come nei casi precedenti. Per quanto riguarda l’osservato della temperatura superficiale marina, questa è sicuramente superiore al valore di temperatura superficiale simulata dai modelli, con scarti inferiori per il modello cinese e molto maggiori per quello americano. La peculiarità del Mare di Barents, prossimo alla banchisa polare, caldo per la sua latitudine grazie alle tiepide acque dell’Atlantico e zona di forti contrasti termici, forse non lo rendono un luogo facile per la verifica dei modelli. D’altra parte il mondo è questo e questo bisogna simulare. Inoltre, mi viene il dubbio che forse non ho capito esattamente che cosa sia la variabile temperatura superficiale in uscita dai modelli climatici, se essa provenga dalla parte atmosferica o da quella oceanica del modello. Per facilitare il confronto, in aggiunta e direttamente dal sito del GISS-NASA, ho estratto i dati di T2m di due stazioni tradizionali, Vardo, città costiera della Norvegia, più a sud di circa 470 km rispetto al punto considerato, e Bjornoya, sull’Isola degli Orsi, 320 km ad ovest. I dati di stazione rendono chiaro che il modello dell’NCAR è troppo, troppo freddo e che il Mare di Barents sarebbe coperto dalla banchisa in maniera permanente. Il modello cinese è probabilmente un po’ più caldo della realtà giacché simula correttamente il clima di Vardo, che però è situata a quasi 500 km di distanza verso il caldo sud. L’UKMO pare abbastanza più freddo ma, soprattutto, ha delle variazioni inter-annuali del tutto inverosimili, direi quasi inventate, per quanto quelle siano zone con forte variabilità.
Dopo l’Equatore ed il lontano nord, facciamo un salto agli antipodi, alla base Amundsen-Scott sulla calotta antartica. In questo caso ho utilizzato solo i dati di stazione, la cui registrazione pare aver inizio nel 1957 seconda la banca dati del GISS.
Qui il confronto tra simulazioni ed osservazioni tradizionali è piuttosto facile poiché si tratta di un’area assolutamente piatta, senza disturbi orografici. Finalmente casca l’asino: il modello cinese, che sembrava il migliore (stranamente) a livello regionale ma il peggiore a livello globale, mostra l’ERRORE. Sì, il Polo Sud è caldissimo, ben 40° più caldo di quello che ci dicono gli strumenti lì montati, un paradiso insomma! Anche gli altri due modelli sono più caldi dell’osservato, ma fanno un figurone rispetto all’altro, seppur mostrino una tendenza all’aumento che non è osservata nella realtà, chissà perché? Dopo aver apprezzato la strabiliante performance del modello cinese in Antartide, pur non riportando i grafici, ho voluto dare un occhiata a come tale modello si comporta al Polo Nord: la temperatura nell’Artico varierebbe tra il grado positivo di luglio e i due gradi sotto zero dell’inverno. Due volte strabiliante!
Per riassumere i confronti tra osservato e simulazioni su quattro punti specifici e su tutta la superficie terrestre, risulta che, nel pianeta molto più caldo del reale ipotizzato dal modello cinese, quasi tutto l’errore sembrerebbe concentrato sulle aree polari, con decine e decine di gradi in più. Il modello dell’NCAR è, con perseveranza, più freddo ovunque, in una simulazione da era pre-glaciale. Il modello dell’UKMO pare avere una simulazione globale più verosimile, ma avrebbe un Equatore più caldo mentre le alte latitudini europee sarebbero più fredde, cioè a dire un altro regime climatico.
Questi sono i modelli, tre fra tutti, sulla base dei quali i rappresentanti delle nazioni, riuniti a Copenhagen, decideranno il nostro futuro. Il successo del grande summit mondiale non è scontato, me tra le buone intenzioni esteriori dei proponenti c’è l’auspicio di cambiare (e andrebbe ripensata) la politica energetica della società moderna solo perché i modelli climatici hanno parlato. A dire il vero, sono i modellisti ad aver parlato, ma se il soggetto diventa “Il Modello”, allora questa è la verità rivelata, perché mai un essere umano potrebbe arrogarsi il diritto di possederla. Ma se è Il Modello, allora è la verità. Certo, sapere che dietro “Il Modello” c’è il gotha della modellistica e della climatologia mondiale, riunito presso l’IPCC, di sicuro aiuta le scelte politiche.
Io contesto l’autorevolezza di tale gotha e non per motivi ideologici: qui avete visto gli obbrobri che sono riusciti a produrre. Da dove deriva la loro autorevolezza? Il messaggio che desidero lanciare con questo articolo è rivolto a voi, lettori di Climate Monitor, che non appartenete a quell’elite, che avete dato credito o che avete professato un atto di fede nei confronti dei modelli climatici. Avete gli strumenti per fare test e verifiche su tante altre variabili, livelli e località, così da poter toccare in modo diretto la deriva degli studi modellistici contemporanei.
Sperimentate, sperimentate, sperimentate.
- Working Group 1 Scientificl Basis [↩]
- Intergovernamental Panel on Climate Change [↩]
- Sea Surface Temperature [↩]
Un sentito ringraziamento a Claudio Gravina che, tra mille impegni, ha reso i grafici più belli.
E anche a GG, ovviamente, che prepara la versione per il web.
Perche’ invece non pubblicare un articolo con queste critiche, per vedere se sono effettivamente fondate o meno?
Cordiali Saluti
Giovanni Pellegrini
Posizione legittima la sua.
Io, nel frattempo, ho presentato numeri, lei dubbi di fondatezza.
I “miei” numeri, lei può verificarli seduta stante.
Per soddisfare la sua necessità di fondatezza, perché non interpella, se l’ha, qualche sua conoscenza nel campo e non l’invita ad esprimere un parere fondato.
Sono tutt’orecchi!