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Mirror posting da La Nuova Bussola Quotidiana: Incendi in California, miti e realtà

In California non è ancora del tutto domato “Mendocino”, l’incendio che ha ghermito costa nord ed entroterra ed è diventato il più vorace negli annali dello Stato (vedi qui e qui): circa 400mila gli acri inghiottiti (circa 162mila ettari; vedi qui e qui). E poco più a nord un altro incendio ancora attivo, il Carr, ha già investito quasi 230mila acri (circa 93mila ettari; vedi qui).

Ma lobby ecologiste (per note ragioni) e grandi utilities di gas ed elettricità si ritrovano sullo stesso fronte nell’incolpare il global warming (vedi qui; le utilities, scaricando la responsabilità, mirano ovviamente a scongiurare il danno d’immagine e il versamento di pesanti indennizzi che devono fronteggiare quando si accerta che sono state loro apparecchiature a innescare gli incendi). La grancassa mediatica  (ad esempio, l’Economist: vedi questa copertina e questo editoriale) sta strepitando in questo senso, squalificando chi non concorda (vedi qui). Eppure, se la colpa fosse del global warming, negli ultimi decenni il numero di incendi annui e la relativa estensione di territorio in fiamme avrebbero presentato un chiaro andamento crescente, tendenzialmente lineare, come lineare e costante da decenni è indiscutibilmente la crescita della concentrazione atmosferica di CO2.

Ma così non è. Come ha evidenziato Cliff Mass nel suo blog, dal 1987 in California il numero di incendi mostra una tendenza alla diminuzione (vedi qui), mentre l’area interessata dalle fiamme presenta una grande variabilità da anno ad anno e nessun trend statisticamente significativo (vedi qui il grafico; i dati sono reperibili qui e, per il 2017, qui).

Sul rapporto della California con gli incendi prima degli anni Ottanta informa uno studio del 2017 di Keeley e Syphard. Per quanto concerne le zone di competenza dei vigili del fuoco dello Stato della California (Cal Fire), ossia generalmente quelle a minore altitudine e più popolate, almeno dagli anni Quaranta del XX secolo ad oggi si registra, confrontando i decenni, un evidente trend calante (vedi qui) quanto all’estensione di territorio colpita da incendi; fa eccezione soltanto la Costa Sud, che non manifesta trend significativi.

Per quanto concerne le zone di competenza del servizio forestale USA (USFS), ossia generalmente quelle a maggior altitudine, nel XX secolo si registrano andamenti molto diversificati (vedi qui), ma nessuno congruente con quello che ci si attenderebbe se il global warming stesse determinando, di decennio in decennio, il tasso di variazione dell’estensione di territorio arso. Nella Costa Nord il picco si registra negli anni Dieci e Venti, replicato negli anni Ottanta e Duemila, con un minimo negli anni Sessanta e Settanta. Simile l’andamento dell’entroterra settentrionale. Nella Costa Centrale si segnala un incremento costante dagli anni Quaranta a quelli Duemila, ma gli anni Venti hanno un dato addirittura superiore a quello degli anni Novanta e gli anni Dieci del XXI secolo si stanno distinguendo per un minimo perfino inferiore a quello degli anni Quaranta. Nella Costa Sud risalta un’impennata nel Duemila, che tuttavia non è stata bissata nel decennio in corso; per il resto, nessun trend significativo. Soltanto in Sierra Nevada si è verificato un andamento crescente dagli anni Sessanta ad oggi, ma gli anni Venti sono in marcata controtendenza, eccedendo addirittura il livello dei Duemila.

Si considerino inoltre le conclusioni, non ancora pubblicate, di uno studio di Jon Keeley, dal quale risulta che dal 1910 ad oggi il 95% degli incendi in California è stato causato dall’uomo. Ma non dalle emissioni umane di CO2 (il global warming non c’entra), bensì (vedi qui) da incuria (ad esempio durante la combustione di rifiuti) e imperizia nell’uso di strumenti come falciatrici, tosaerba, motoseghe, trattori e altri mezzi agricoli, nonché dal malfunzionamento degli stessi e, più in generale, delle apparecchiature adoperate per le utenze elettriche e del gas (e qui è la carenza di manutenzione a essere chiamata in causa). Meno frequente il dolo. Il restante 5% è causato dai fulmini.

Tirando le somme: i grandissimi incendi che stanno flagellando e hanno flagellato la California negli ultimi anni vanno indagati per predisporre, se possibile, la più efficace prevenzione futura; ma non si creda che tra le cause da combattere ci siano le emissione antropiche di CO2.

NB: l’articolo è di Alessandro Martinetti e lo trovate in originale qui.

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Published inAmbienteAttualità

3 Comments

  1. Giovanni

    La questione degli incendi ricorrenti in California è storicamente correlata alla quantità di materiale combustibile che si accumula nel tempo nelle foreste selvagge e quindi poco coltivate, non mi meraviglierei che l’andamento fosse regolato da una sorta di equazione logistica.
    Saluti

  2. Alessandro Martinetti

    Caro Ten. Col. Guidi

    grazie mille per aver ospitato il mio piccolo contributo, pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana, in questo blog che ritengo davvero un punto di riferimento pregevole.
    Approfitto per esprimere amichevole sostegno a fronte dei virulenti attacchi da parte di sventurati troll che non meritano nemmeno la soddisfazione di essere nominati.
    Grazie ancora a lei, a quanti collaborano al blog e ai lettori, troll esclusi 😉

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