Per l’areale milanese il 2018 non è stato fin qui particolarmente estremo dal punto di vista dello stress termico da caldo.
“Era il 38 luglio e faceva molto caldo ed era scoppiata l’afa”… ve la ricordate la canzoncina degli Squallor del 1971 (testo e storia)? E’ chiaro che senza il talismano, il piede di porco a pile della zia Woller, mettersi a “ragionare di climatologia” significa volersi fare del male, e poi fa troppo caldo….. Ciò nonostante nei giorni scorsi mi sono cimentato nell’analisi dei dati di temperatura massima e minima dell’areale rurale circostante a Milano per confrontare il 2018 con i 67 anni precedenti in termini di occorrenze di temperature estreme e di stress termico. Qui di seguito riporto i dati utilizzati e il metodo adottato in modo da porre tutti gli interessati in condizione di ripetere l’analisi svolta e commento brevemente i risultati ottenuti.
Dati e metodi
Ho utilizzato una serie storica di temperature massime e minime giornaliere costruita con i seguenti dati:
- 19510108-19721231: Linate 16080 (fonte Servizio Meteo AM)
- 19730101-19921231: Linate 16080 (fonte dataset GSOD)
- 19930101-20171231: Montanaso Lombardo (fonte CREA)
- da 20180101: Linate 16080 (fonte dataset GSOD).
Si noti che Montanaso Lombardo (figura 2) è stata da me introdotta per limitare l’effetto Isola di calore urbano (UHI) che su Linate si fa ormai sentire in modo sensibile. Purtroppo la Banca Dati Agrometeorologica Nazionale (BDAN) che fino al 2017 veniva aggiornata con solo pochi giorni di ritardo rispetto alla misura, ha i propri dati fermi al gennaio 2018, per cui ho dovuto tornare ad utilizzare i dati di Linate. Segnalo inoltre che i pochi dati risultati mancanti nei 68 anni della serie storica considerata sono stati ricostruiti sulla base di dati di stazioni limitrofe con un semplice modello a medie pesate con peso inversamente proporzionale al quadrato delle distanze previa omogeneizzazione per la quota.
Per ogni anno ho estratto il numero di giorni con temperatura massima maggiore o uguale a 33 e a 35°C (TX33 e TX35) e temperatura minima maggiore o uguale a 23 e a 25°C (TN23 e TN25). Al riguardo si consideri che sulle temperature minime l’isola di calore di Milano pesa oggi circa 2/5°C, per cui 25°C registrati nell’area rurale significano grossomodo 27/30°C a Milano.
A questo punto ho prodotto un indice empirico di stress termico strutturato come segue:
IEST=TX33+TX35*2+TN23+TN25*3
Si noti che il maggior peso da me attribuito a TN25 deriva dal fatto che per chi vive come me in città lo stress termico da caldo è legato soprattutto al disturbo del sonno, che si registra quando nelle nostre stanze da letto le temperature notturne non scendono sotto i 30°C.
Tutti i valori ricavati dal 1 gennaio al 4 agosto per gli anni che vanno dal 1951 al 2018 sono riportati in tabella 1 e nel diagramma in figura 1.
Risultati
Dall’analisi del diagramma di figura 1 si notino anzitutto i 4 anni con livelli di stress più elevati dell’intera serie e cioè il 2015 con IEST di 40 seguito 2003 E 2017 (25), dal 2013 (21) e 1983 (20). Il 2018, con un punteggio di 13 si colloca al 9° posto in termini di stress a pari merito con 1952 e 2016.
Si noti anche il trend all’incremento dei livelli di stress, con IEST che da una media di 3,2 del periodo 1951-1990 è salito a 4,3 nel 1991-2000 per giungere a 10,1 nel periodo 2001-2010 e a 16,5 nel periodo 2011-2018. Ciò riflette il cambiamento climatico registratosi in Europa e pone in evidenza il nuovo clima con cui dobbiamo oggi confrontarci.
Alcune riflessioni finali
Il nuovo clima che ho delineato in termini di stress termico può divenire problematico soprattutto in ambito urbano per effetto del’isola di calore (figura 2). Ciò porta a suggerire per chi sta all’aperto di sfruttare il più possibile l’effetto di ombreggiamento di alberi ed edifici. Per chi staziona all’interno di edifici non ben coibentati è consigliabile far ricorso ad un oculato uso dei condizionatori e a tenere ben arieggiati i locali cercando il più possibile di sfruttare le “correnti d’aria”. Peraltro riguardo a questo ultime so per esperienza diretta che gli anziani sono ahimè diffidentissimi in virtù di secoli di pregiudizio (“sole di vetro e aria di fessura portano alla sepoltura”…).
Concludo evidenziando il fatto che dai dati da me analizzati e riferiti all’area rurale circostante alla grande conurbazione milanese (accreditata di oltre 7,5 milioni di abitanti) risulta che il 2018 non è stato fin qui particolarmente estremo dal punto di vista dello stress termico da caldo.
Ribadisco inoltre che il nuovo clima con cui ci stiamo confrontando dagli anni ’90 ha grandi vantaggi nel periodo invernale, durante il quale si registra il picco annuo di mortalità per cause meteorologiche, picco che la maggior mitezza termica tende a moderare.
Si tratta di concetti fondati su dati che i nostri grandi media (TV, quotidiani) ignorano scientemente con l’obiettivo di incrementare l’audience creando ansia nella collettività. Si tratta di una strategia che non mi stancherò mai di condannare perché la trovo particolarmente odiosa nei confronti delle fasce della popolazione più deboli ed influenzabili. Peraltro la strategia si palesa nella risposta data da Aldo Cazzullo, giornalista di norma assai equilibrato nei suoi giudizi, sul Corriere della sera del 5 agosto 2018 alla lettera del lettore Aldrea Bucci:
scrive Andrea Bucci: “Caro Aldo, ricordo che dopo la maturità sono stato al lago di Kemijarvi nella Lapponia finlandese una cinquantina di km a Nord del circolo polare. Era fine luglio, eppure io e il mio compagno di avventure nordiche abbiamo fatto il bagno tranquillamente mentre alcune ragazze prendevano il sole sulla spiaggetta. Più a sud c’era Turku, l’antica capitale delle Finlandia. La piscina all’aperto era costantemente affollata. Trent’anni fa il riscaldamento globale non c’era. Ora, grazie ai 390 gradi registrati al circolo polare, si prevedono sfracelli climatici. Procurare allarme conviene. Tanta gente è infatti convinta che in Scandinavia ci sia neve anche ad agosto.”
Risponde Aldo Cazzullo: “Caro Andrea, come ho sentito dire da qualche parte negare il riscaldamento del pianeta perché fa fresco o si aveva già avuto caldo in passato è un po’ come negare la fame nel mondo perché si è appena mangiato un cheeseburger. Si rassegni: per quanto possiamo essere affezionati a noi stessi non siamo il centro dell’universo.”
La lettera di Andrea Bucci, per quanto “tagliata” per ragioni di spazio, esprime dubbi circa il dogma, e la risposta di Cazzullo afferma di fatto la morte della climatologia come scienza: non contano prove documentali come quelle addotte da Andrea Bucci o magari dati osservativi, il dogma è dogma e non si discute! A questo punto trovo che abbia ragione da vendere Sergio Pinna che nel suo scritto di critica a un articolo uscito guarda caso sul Corriere conclude come segue: in doveroso ossequio alle verità ufficiali, l’articolo del Corriere si conclude con una frase di alto significato (scientifico e morale): «e pensare che c’è chi ancora dubita del cambiamento climatico…». Senza dubbio una bella frase, alla quale però preferirei questa: «e pensare che fino ad una ventina d’anni fa si poteva ancora discutere di climatologia . . .».
Se almeno avessimo il talismano della zia Woller….
Egregio Luigi, apprezzo l’analisi e condivido in pieno il fatto che per chi come lei, e me, vive in città, il problema non è tanto il giorno (quest’anno non ricordo una temperatura massima superiore ai 35°) quanto la notte. E di fatto l’effetto isola di calore è solo notturno, visto che di giorno le temperature in città e in campagna sono pressochè identiche. Noto con un po’ di stupore che considerando il suo algoritmo, non è il famigerato 2003 l’anno più “stressante”, bensì il 2015.Ricordo che il 2003 è stato implacabile da maggio fino a fine agosto, mentre il 2015 aveva iniziato col caldo fastidioso e persistente a fine giugno, sebbene aveva poi concesso alcune pause di tanto in tanto. Essendo appassionato di vini, so comunque che non tutto il male è venuto per nuocere, entrambe sono state grandi annate!
Gentile Andrea,
anche a me ha stupito il fatto che il 2015 abbia superato il 2003. Pertanto sono andato a rivedermi i dati da giugno ad agosto del 2003 per tre stazioni dell’area da me indagata a cioè Linate, Lodi (Crea – ex Istituto Colture Foraggere) e Montanaso Lombardo (Crea). Qui sotto riporto i dati giornalieri di temperatura minima Tn e massima Tx dal 1 giugno al 31 agosto (li può vedere anche in grafico nella figura allegata).
Come vede le tre stazioni sono coerenti fra loro (più sulle massime che sulle minime e ciò si spiega con il fatto che le minime sono più influenzate da fattori locali).
Inoltre emerge che le minime notturne sono state relativamente basse (in nessuna stazione si sono mai superati i 25°C).
Questo a mio avviso spiega i valori più elevati dell’indice di stress ottenuti per il 2015.
Altre cose da dire:
– l’indice di stress che ho accrocchiato è pieno di difetti (non considera l’umidità, è troppo sensibile e effetti di soglia…)
– per essere certi dei dati su cui ragioniamo bisognerebbe conoscere lo stato di manutenzione delle stazioni. Ad esempio mi hanno molto colpito i record di temperatura massima registrati in Spagna è mi hanno altrettanto colpito vedere le foto riportate su WUWT (https://wattsupwiththat.com/2018/08/06/laughable-weather-station-maintenance-causes-highest-ever-temperature-record-in-spain/) dello stato di alcune delle stazioni che avevano prodotto i record (capannine con tetti dipinti di nero, con la porta divelta, siti in condizioni pietose,…). Simili dati non si dovrebbero nemmeno commentare ma come ahimè sappiamo tutto fa brodo nel gran calderone dell’AGW.
– l’isola di calore urbano pesa senza dubbio più sulle minime che sulle massime. Tuttavia anche le massime a Milano manifestano ormai un tangibile effetto UHI (in condizioni anticloniche con tempo stabile e soleggiato grossomodo 1-2°C per il centro). Ciò si deve a svariati fattori quali l’albedo ridotto, i condizionatori e le altre attività antropiche che emettono calore, la minor visione del cielo dei canyon urbani (la città continua a crescere in altezza con sopralzi di tutti i tipi eseguiti sugli edifici), le unità di turbolenza (eddies) nelle aree urbane sono mediamente più piccole che in area rurale e dunque meno efficienti nel garantire gli scambi verticali di calore.
Credo di aver detto quasi tutto. Evito solo di esprimermi sulla qualità dei vini ritenendola questione troppo complessa con un paese lungo 1200 km e centinaia di vitigni diversi all’opera.
Luigi
data MLOM TX MLOM TN LODI TX LODI TN LINA TX LINA TN
20030601 27.7 18.5 28.3 17.7 30.3 18
20030602 28.8 18.5 29.9 17.7 30 15
20030603 26 17.6 27.5 17 28.2 16.2
20030604 28.4 18.5 29.3 18.2 30.3 14.2
20030605 29.6 18.7 30.8 18 31.6 17
20030606 30.8 18.5 31.8 18.3 31.9 14.8
20030607 30.5 17.3 31.8 17.9 32.5 15.9
20030608 32.3 19.2 33.4 19.9 33 17
20030609 32.9 20.3 33.7 21.2 33.7 18.7
20030610 33.7 18.2 34.2 18.8 34.5 19.4
20030611 34.7 18.6 35.2 18.6 35 21.8
20030612 35 20.5 35.9 21.2 36.1 20
20030613 35.9 21.1 36.7 22.1 36.6 16.8
20030614 34.3 21 34.9 20.8 36.2 16.7
20030615 33.1 19.9 35.1 20.6 34.8 19
20030616 32.5 21.2 33.5 20.9 33 19.7
20030617 27.7 18.8 28.8 19.5 28.1 18.5
20030618 30.9 17.7 31.7 17.5 32.3 18.5
20030619 30.9 18.7 32.2 18.2 32.8 19.2
20030620 34.2 17.3 35.4 18 35.6 15.9
20030621 35.1 18.8 36.4 18.3 35.2 14.8
20030622 31.9 20.1 33.1 20 34 17
20030623 33.3 21.9 34.1 21.2 34.7 19.4
20030624 33.3 22.9 34.5 23.1 34.5 18.5
20030625 34.4 21 34.8 21.1 35.7 20.7
20030626 33.5 21.3 34.2 22.5 36 20.8
20030627 30.2 19.2 31.4 18.6 32.2 20.2
20030628 28.5 16.9 29.7 16.9 30.7 21.9
20030629 27.7 18 28.5 17.6 29.4 23.2
20030630 30.3 19.6 31.2 19.2 31.3 21
20030701 31.5 18.6 32.7 19.5 31.2 22.6
20030702 29.1 15.5 29.1 15.6 30.2 21.9
20030703 28.9 17.6 30.3 17.6 30.5 18.3
20030704 26.5 15.1 27.4 14.3 28.2 19.8
20030705 28.1 13.8 29.1 14.5 29.6 20
20030706 29.7 15.5 30.4 14.4 31.1 20
20030707 31.1 17.6 31.9 17.3 32.2 21.7
20030708 31.3 18.2 32.2 18.2 33 21.6
20030709 28.7 20.3 29.7 19.1 30.2 18.7
20030710 31.5 18.2 31.5 18.2 32.5 18.7
20030711 31.2 19.9 32.3 23.2 33.1 15
20030712 31.1 20.8 32.1 20.2 33 14.2
20030713 32.9 21.3 34.3 20.9 34.6 14.2
20030714 25.2 22 25.4 21.4 26.3 16.6
20030715 30.2 21.2 31.5 20.8 31.2 17
20030716 30.9 20.5 32.3 20.6 32.2 19.6
20030717 32.9 22.1 34.5 21.6 35 20.6
20030718 31.9 20.8 32.8 21 33.1 21.7
20030719 31.6 20.3 32.7 19.1 33.1 21.7
20030720 32.7 19.9 33.4 19.2 34.2 22.8
20030721 33.5 21 34.1 20.5 35.2 21.3
20030722 32.9 18.9 34.8 19.5 35 21.6
20030723 33.1 21.2 34.3 20.8 34.6 23
20030724 25.4 18.7 25.8 18.1 26.9 20
20030725 30 17.5 30.7 17.9 31.9 19.4
20030726 31.3 19.6 32.7 19 34 21.5
20030727 31.7 20 32.1 20.5 33.2 19.7
20030728 31.5 18.1 32.7 18.1 33.1 18.8
20030729 30.7 19.2 31.6 18.8 32.3 19.7
20030730 30 18.6 30.1 17.8 32.1 19
20030731 28.3 16.4 28.3 16.5 29.4 21.5
20030801 31.3 16.1 32.3 16.1 33 21.5
20030802 32.7 20.2 33.1 19.1 34.1 21.7
20030803 34.1 21.4 34.8 20.7 35.5 21.9
20030804 36 22.8 36.7 22.5 37.1 19
20030805 36.5 22.9 37.4 22.5 -999.9 19.2
20030806 35.7 22.6 37.3 22.5 37.2 19.7
20030807 33.9 22.8 34.8 22.2 36 20.2
20030808 34 22.5 35.4 20.9 35.5 19.4
20030809 35.5 21.7 36.5 22.1 -999.9 20.7
20030810 36.1 20.7 37.4 21.1 -999.9 20.6
20030811 37.8 21.3 38.6 20.9 -999.9 22.7
20030812 35.3 22.6 36.3 21.7 -999.9 21.3
20030813 35.9 22.3 37.4 21 -999.9 20.7
20030814 34.6 22.3 35.5 22.3 36 16.5
20030815 32.2 20 32.4 19.4 33.6 15.9
20030816 32.7 19.4 34.1 19.1 34.3 19.3
20030817 32.7 21.3 33.6 20.9 34.7 20.6
20030818 31.1 19.3 32.7 19.1 33.3 21.6
20030819 33.4 17.4 34.5 18.6 35.2 20.8
20030820 32.9 18.8 34.4 18 34.6 21
20030821 31.6 19 33.1 19.5 33.5 17
20030822 32.6 20.4 33.9 20.8 35 13.8
20030823 34.4 20.8 35.4 21 36.2 15.3
20030824 33.9 20.8 35.9 20.8 36 19.7
20030825 30.1 19.1 30.5 18.4 31.9 20.5
20030826 31.2 20.2 32.7 19.9 33 18
20030827 33.2 18.5 34.7 18.2 35.1 14.7
20030828 32.3 20.3 34.1 19.5 34.2 14.7
20030829 33.7 19.4 34.8 19.7 33.1 18.2
20030830 32.8 17.5 34.2 18.9 34.5 19.2
20030831 30.5 16.9 30.7 17.8 31.6 21
Immagine allegata
Caro Luigi,
da un po’ di tempo ho difficoltà a parlare di clima con parenti e amici. Li trovo (quelli che hanno un’idea diversa dalla mia) sempre più’ radicalizzati, come se non si dovesse mettere in dubbio un punto così ampiamente dimostrato. Mi lasciano parlare guardandomi con un sorriso beffardo che sottintende “guarda qui, un altro stupido che non capisce” e questo mi mette in difficoltà perché contro l’ignoranza ideologica non hai armi. Provo allora a spiegarmi con la logica, con la scienza (per quel piccolo che conosco) irritandoli perché li porto su un terreno per loro difficile. E si radicalizzano ancora di più, questa volta per l’incapacità di sostenere scientificamente la loro tesi. Semplicemente ribattono che ben il 70% degli scienziati sostengono che questo cambiamento ci porterà presto alla rovina.
Ma si può parlare in serenità? Secondo me non più.
Cari saluti
Paolo
Caro Paolo,
confesso che anche a me capita di lasciar cadere discussioni che rischiano di diventare inutilmente polemiche.
Tuttavia penso che si debba continuare a discutere e a ragionare sui dati. Ad esempio In questo post e nei commenti che ne sono scaturiti abbiamo parlato di cambiamento climatico visto da un piccolo angolo di mondo cercando di circostanziare il fenomeno in base ai dati disponibili, cercando altresì di distinguere fra AGW e UHI, cosa che oggi quasi nessuno fa, mescolando il tutto in un calderone unico, quello dell’AGW, ovviamente.
Ricordo anche che esprimere critiche a una teoria scientifica fondate su dati e modelli è enormemente salutare per la scienza nel suo complesso in quanto in questo modo la teoria “vera” ne uscirà rafforzata risolvendo le eccezioni che in ogni teoria di questo mondo sono presenti (e a maggior ragione lo sono in una teoria riferita al sistema più complesso esistente sul pianeta).
Al riguardo mi colpisce sempre la paura dei “negazionisti” espressa dai tanti seguaci acritici della teoria AGW: se il 95% degli scienziati (non è vero che siano il 95% ma i seguaci acritici hanno questa convinzione e per quel che mi riguarda se la possono anche tenere … perché la scienza non si fa a colpi di maggioranza) e il 95% dei governi (aggiungo io) è con loro, perché tanta paura delle critiche? Perché tutta quest’ansia di soffocare qualunque forma di dissenso? Forse che qualche dubbio, magari sugli output dei GCM o su come si comporteranno le nubi nei prossimi decenni…) venga ogni tanto anche a loro?
Caro Luigi, quella de “Era il 38 luglio e faceva …” è stata un’eccellente trovata! Grazie per averla ricordata: io sono totalmente negato per ogni tipo di musica ma quella degli Squallor è una canzone che ancora qualche volta ascolto e che, per me, è di un non-senso geniale.
Mi dispiace dover ammettere che, in quanto a non-senso, la risposta di Cazzullo ad Andrea Buc151 66 52 131 69 51 | 156 73 47 146 76 46ci è superiore al “38 luglio”: nessuno nega che ci sia una tendenza al riscaldamento, quello che si nega è l’attività umana come unica (o, bene che vada, principale) causa di questo riscaldamento e la quantità di CO2 come unica (o principale) manopola di controllo di questo riscaldamento. Ma di questo i vari Cazzullo e soci non parlano mai. Peccato, perché come scrive Sergio Pinna, forse si sarebbe potuto parlare di clima in modo sensato …
Sono d’accordo con te per i locali arieggiati: dopo le mie recenti vicende ho lasciato il campeggio, sono tornato a casa e ho fatto montare i ventilatori a soffitto nelle due stanze che ancora ne erano prive. Il risultato è che stiamo (mia moglie ed io) benissimo, meglio che con un più impegnativo e pericoloso condizionatore, e passiamo giornate (36°C di massima tutti i giorni da circa un mese) senza un filo di sudore. Ciao. Franco
Caro Franco,
ragionare sulla base di dati può portare a risultati in grado di orientare razionalmente le politiche a livello nazionale e locale. Ad esempio se l’isola di calore urbano è uno dei grandi problemi del nostro tempo, che senso ha continuare a far crescere in verticale le nostre città? Ma la razionalità interessa ancora a qualcuno? Io credo di no, per cui è molto comodo attribuire tutte le colpe all’AGW o a qualche altro “nemico del popolo” su cui aizzare la rabbia collettiva. Ragionamenti analoghi si potrebbero fare per incendi boschivi, le alluvioni, le frane e n altri fenomeni per i quali l’AGW è un’ottima “foglia di fico” buona per tutte le occasioni.
Circa il condizionatore è tutto un problema di dove vivi. A esempio io lavoro in un sottotetto con sopra un terrazzo non coibentato che è un vero “castigo di dio” e che on c’è verso di far coibentare perché il condominio non vuole far spese. Finché con la ventilazione naturale o artificiale (normale ventilatore) riesco a tenere la temperatura interna sotto i 31° non attivo il condizionatore (ad esempio in questo momento sono a 29,7 e vado con il ventilatore). Se tuttavia nel locale supero i 31°C non c’è ventilatore che tenga, devo attivare il condizionatore pena sudore, sonnolenza e errori a non finire.