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A Qualcuno Piace Caldo (non solo il clima)

No, non avete sbagliato blog, non siete finiti al cinema e non stiamo per buttarci in un revival anni 50. Ma in questi giorni d’estate, caldi sì, ma tutto sommato di stagione, il titolo ci sembrava decisamente appropriato per raccontarvi che se voi sentite un po’ di caldo…beh, tra poco qualcuno ne sentirà decisamente di più. Ma tanto, tanto di più.

E’ in partenza infatti da Cape Canaveral una delle missioni più ambiziose che la NASA abbia mai messo in cantiere, perché destinata a lavorare in uno degli ambienti più ostili del Sistema Solare, l’atmosfera del Sole. Lei, la sonda, si chiama Parker Solar Probe in onore di Eugene Parker, lo scienziato americano (ancora in vita) in forza alla Università di Chicago, che per primo, negli anni 50, elaborò una teoria sul vento solare e sul complesso sistema di plasma, campo magnetico e particelle che lo originano. Non solo. A Parker si devono anche importanti studi sulla eliosfera e sulla inaspettata natura della atmosfera del Sole, la corona, che, contrariamente a quanto prevedono le leggi della fisica, è estremamente più calda della fotosfera, cioè della “superficie” della nostra stella: 15 milioni di Kelvin contro 6mila.

Enigmi ancora senza una spiegazione, ma talmente importanti per il rapporto Sole-Terra, da convincere le più importanti agenzie spaziali del pianeta a finanziare due missioni destinate proprio allo studio dei meccanismi che regolano – da 4 miliardi e mezzo di anni -la vita della nostra stella, e, quindi, la nostra. Insieme alla sonda della NASA infatti, a distanza di 12 mesi, partirà anche una missione della Agenzia Spaziale Europea, chiamata Solar Orbiter. Che avrà obiettivi scientifici simili, tanto che le due sonde lavoreranno in coppia, come una vera squadra. Osservando il Sole da due punti di vista diversi: la Parker Solar Probe arriverà a sfiorare il Sole, più o meno a 6 milioni di chilometri (contro i 150 della Terra) dove le temperature toccano i 1400 gradi. In orbita equatoriale, studierà il vento solare e tutto ciò che succede nella fotosfera, dai flares alle espulsioni di massa coronale: dati fondamentali per una società come la nostra ormai completamente dipendente dalla tecnologia, che daranno un impulso fortissimo non solo alla fisica solare ma anche alla meteorologia spaziale.

Partenza nel 2020 invece per il Solar Orbiter di ESA. Con una differenza: lavorerà fuori dal piano equatoriale del sole arrivando a studiare anche una zona impossibile da vedere da Terra, i poli, per capire le origini del potentissimo e ancora per molti versi misterioso campo magnetico. Ma da una distanza maggiore rispetto alla quasi gemella americana: circa 43 milioni di chilometri, dove le temperature sono di circa 600 kelvin. A proteggere i delicatissimi telescopi delle due sonde da temperature così estreme, due scudi termici costruiti con tecnologie mai tentate prima, in grado di mantenere gli strumenti al fresco, appena 30 gradi centigradi contro i 1400 o 600 dell’ambiente esterno.

L’intelligenza artificiale penserà al resto: gli 8 minuti necessari per dialogare con i computer di bordo da Terra hanno costretto gli scienziati a dotare le sonde di un vero e proprio “cervello”, per gestire in autonomia e in tempo reale qualsiasi emergenza – 8 minuti a quelle temperature infatti le distruggerebbero in una manciata di secondi.

Il primo appuntamento è per l’11 agosto, giorno in cui si alzerà da Cape Canaveral un razzo Delta IV Heavy con la Parker Solar Probe. O dovrebbe alzarsi: il liftoff – già rimandato due volte – potrebbe slittare ancora avanti, fino al 23 agosto. Si chiama “finestra di lancio”: un insieme di date utili durante le quali una sonda deve necessariamente decollare per raggiungere nel più breve tempo possibile – e nei giusti valori di velocità – la sua destinazione. Se tutto andrà bene, il primo perielio è previsto per il 5 novembre, ma per il vero e proprio tuffo nel sole, a 6 milioni di chilometri, bisognerà aspettare il 22mo, nel dicembre 2024, quando sarà già affiancata dal Solar Orbiter. Ma la scienza inizierà subito, e come per tutte le grandi missioni, ogni scoperta poterà con sé tante nuove domande.

NB: qui i link alle missioni:

  • Parker Solar Probe: http://parkersolarprobe.jhuapl.edu/index.php
  • Solar Orbiter: http://sci.esa.int/solar-orbiter/

L’immagine in testa al post viene da: NASA/JHUAPL

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Published inAttualitàSole

2 Comments

  1. ale.meteo

    La nostra stella potrebbe essere più unica che rara.. altri mondi avere innumerevoli risorse minerarie, rispetto la Terra..

    bello fantasticare e fare qualche conto sulla metallicità della nostra stella.. dato che il rapporto di partenza sta 1:1. ogni mondo immaginato è sempre più fantastico.

    Di fatto le temperature sulla Terra a parte il permiano, sono scese e continueranno a scendere anche in futuro..

  2. donato b.

    Nel frattempo il Sole si sta immergendo nel suo minimo undecennale di attività. Ed iniziano le scommesse sulla durata del minimo, sulla sua profondità, sull’intensità del prossimo massimo e via cantando.
    Probabilmente il ciclo 25 sarà, (ma anche no 🙂 ) debole, come il ciclo 24 o, addirittura, ancora più debole.
    E forse a questi due cicli deboli ne seguiranno altri più o meno deboli o, addirittura un lungo minimo come quello di Maunder o quello di Dalton.
    Oppure il prossimo ciclo e quelli successivi saranno molto intensi, chi lo sa?
    .
    Questa nostra stella è estremamente misteriosa e, forse, è proprio a causa di tutti questi misteri, è altrettanto affascinante.
    Non conosco il programma scientifico completo delle due missioni di cui si occupa l’articolo e le possibili ricadute delle misure che esse riusciranno a fare, ma mi piace pensare che ci aiuteranno a chiarire alcuni dei misteri che caratterizzano il Sole, unica ed insostituibile fonte di energia per la nostra Terra e per tutto il sistema solare e motore primo di tutta la macchina climatica di cui tanto ci occupiamo.
    Ciao, Donato.

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