Da oltre una settimana siamo sommersi da notizie su ondate di calore senza precedenti che starebbero colpendo la Scandinavia e il Giappone.
Tanto per fare un poco di chiarezza e per vedere a che punto è la notte ho scaricato dal dataset NOAA GSOD i dati per le stazioni sinottiche di:
- Tokyo (Giappone) – 476671
- Oslo Blindern (Norvegia) – 01492
- Goteborg (Svezia) – 02513
- Barentsburg (Isole Svalbard) – 20107
Tutti i dati sono risultati aggiornati al 21 luglio 2018 e il codice riportato a fianco di ogni stazione è il codice ufficiale della World Meteorological Organization.
Nella tabella qui sotto, ordinate a partire dalla più alta, ho riportato le 30 temperature massime più elevate registrate dalle tre stazioni in esame. Notare che in nessuna delle 4 stazioni il 2018 ha fin qui fatto segnare dei record, nel senso che nel passato si sono avuti valori più elevati. Per Tokyo e Barentsburg addirittura nessun dato di temperatura massima del 2018 rientra nei primi 30 valori: il primo valore del 2018 lo troviamo al 125° posto per Tokyo e al 423° per Barentsburg. Ciò almeno in parte si spiega con il fatto che le serie di questi ultimi due siti sono sensibilmente più lunghe di quelle di Oslo e Goteborg.
A questo punto la domanda fatidica: come farà il povero Babbo Natale con tutto questo caldo? E’ la domanda che il TG5 delle 21 di oggi (23 luglio 2018) ci ha proposto in “copertina” assieme a un’intervista alla dott.ssa Marina Baldi del CNR IBIMET che per la verità si espressa in modo molto equilibrato.
A voi i commenti!
A sentire TG ed “esperti” di clima e meteo, il caldo è sempre, solo e tutta colpa dell’uomo. Ma avete sentito e letto le castronerie sul caldo in Europa?
Una malafede stancante ma, ahime, ormai dominante.
Per quel che riguarda l’ondata “anomala” di calore in Scandinavia, c’e’ questo interessante studio recente…
Hydroclimate variability in Scandinavia over the last millennium – insights from a climate model–proxy data comparison – CP 13 2017 p1831-1850
https://www.clim-past.net/13/1831/2017/cp-13-1831-2017.pdf
… rivista Climate of the Past, dove confrontano i proxies di temperatura e umidita’ con l’output e le predizioni di “ensembles” di modelli al calcolatore.
Il risultato del confronto DATI vs MODELLI e’, come previsto, NEGATIVO per i modelli.. che cannano alla grande.
“In contrast to the proxy records, the model composite average reveals a 20th century temperature and rainfall increase yet little change in hydroclimate (Fig. 7b).”
“… large discrepancies between model simulations and the proxy reconstruction are shown to exist. ”
“The proxy data and the CMIP5–PMIP3 models reveal different effects of long-term temperature changes on summer hydroclimate in Scandinavia.
According to the GCMs, prolonged droughts generally coincide with elevated temperatures.
The proxy evidence, however, suggests that warm decades in the last millennium also tend to be wet decades.
Although the precise reason for the model–proxy mismatch remains to be unraveled,…”.
… e tanti altri esempi di mismatch fra dati e modelli…. vi invito a leggerlo.
Sulla base di questo risultato (e tanti altri), qualsiasi attribuzione di eventi “estremi”, come la recente ondata di calore, fatta sulla base dell’applicazione dei modellini farlocchi e’ pura pazzia.
Saluti.
Si tratta di un Rex Block iniziato parecchi giorni fa.. decadi si può dire.. Anche perché la genesi è data dal monsone indiano. In pratica tutto questo forcing nel 2017 avveniva direttamente sulla catena dei Monti Urali. Non c’è neppure la certezza che l’attuale dinamica oscillatoria polare, porterà un non Iverno. Dato il dipolo sembra traslare dal Canada occidentale, alla Scandinava, l’intera dinamica del getto polare, forzata appunto dall’onda planetaria. In questo caso atlantica piuttosto che pacifica. Ci sono dinamiche che si metterebbero in gioco con il passare delle stagioni e forse degli anni. Mentre ora avvengono nel giro di mesi. Ci sono varie sfasature tra e sui corridoi atmosferici.
Qui si tratta non di un picco termico, perché gli alisei li ho notati abbastanza costanti sull’Africa, ma piuttosto, di una massa d’aria che si muove al di sotto della depressione d’Islanda. Non si può sapere data l’instabilità polare cosa risulterà di questo gioco di forze. Qui si tratterà di termiche livellate sul circolo polare Artico attorno ai 5° alla quota di 850 hPa. Chiaramente la possibile rotturna del ponte anticiclonico euro-mediterraneo, ha buona probabilità di verificarsi oltre la prima decade agostana.
Cioè se certi centri di calcolo mi danno una attendibilità sulle stagionali superiore al 50 %, altri fanno buchi nell’acqua.. Si tratta di capire su cosa si basano alcuni esperti rispetto altri loro colleghi.
In pratica siamo forse assistendo ad una prima dicamica di vera Estate, dove iniziano a radicarsi al suolo le masse d’aria tropicali sul Mediterraneo. In problema è la media delle prcp. ed il fatto che da qui in avanti la depressione polare inizierà a raffreddarsi.. Non è definito l’orientamento e la frontolisi sull’alta pressione scandinava. La vediamo ora espandersi verso il Mediterraneo occidentale.
Adesso toccherà a noi..
Dire che certi modelli fisico-matematici sono al rialzo è poco, soprattutto osservando i grafici.. le proiezioni di ieri notte erano senza senso. Grafici in media in Sicilia e Sardegna. L’ondata di caldo tropicale prenderà piede sulla penisola Iberica e paesi come Francia avranno un momentaneo e intenso rialzo delle termiche in quota.
La dinamica dell’onda atlantica, favorirà la formazione di un’anticiclone euro-mediterraneo.. ma è da valutare l’intensità delle correnti atlantiche e nord-orientali.. Questo perché leggo un sopramedia riguardo le prcp agostane.. Nel complesso la situazione letta nei modelli globali, rispecchia quanto già da tempo si dice..
Saluti..
Immagine allegata
Incuriosito dalla sterile e violenta forza polemica di alcuni commenti, sono andato a “vedere” le carte di chi sosteneva la “falsità” dei dati utilizzati da L. Mariani in questo post. Già robertok06 ha detto dei dati norvegesi ed ale. meteo ha accennato a quelli giapponesi.
Qualche considerazione in più sui dati giapponesi vorrei farla.
Il sito della Japan Meteorological Agency è in giapponese per cui non sono riuscito a capire bene, nonostante l’uso di Google Translator, i dettagli, ma la prima cosa che balza agli occhi è che il record di 41,1°C del 23/07/2018, é contrassegnato con un asterisco. Nelle note si parla di elaborazioni statistiche e di “punti di rottura” di cui non ho compreso il significato. Appare chiaro, comunque, che il dato è frutto di elaborazioni statistiche che dovrebbero essere comprese meglio e, quindi, generate da modelli che operano sulle misurazioni effettuate.
Il dato è riferito ad una località posta a circa 40 km a nord-ovest di Tokyo ed ha un clima che appartiene alla stessa fascia climatica della capitale giapponese (Cfa, secondo Koppen). Esso rappresenta, in ogni caso, un record di temperatura massima per il Giappone anche se differisce di pochi decimi di gradi da altri valori massimi di temperatura misurati in Giappone.
Decontestualizzando, però, questo numero dai contesti storico, geografico e fisico-matematico esso è privo di significato in quanto non consente di valutare le oscillazioni rispetto ad una serie storica e, quindi, ai suoi margini di oscillazione. Approfondendo un po’ di più la questione, si scopre che Kumagaya è una delle aree più calde del Giappone, in quanto su di essa convergono due venti: il fohn che scende dalla montagna ed un vento caldo proveniente da Tokyo, la cui temperatura è aumentata dall’isola di calore urbano di Tokyo. Essa ha una temperatura media che nel mese di luglio oscilla tra 21.2°C e 29,2°C (media bassa e media alta, rispettivamente).
https://en.wikipedia.org/wiki/Kumagaya,_Saitama
Dopo tutto quanto ho scritto, appare evidente che un valore di 41.1°C a luglio può starci, non è normale, ma può capitare, se si dovessero verificare certe condizioni particolari che, nella fattispecie, possono essersi verificate. E’ il classico cigno nero statistico.
Vorrei far notare, infine, che il 25 luglio 1933 (in tempi non sospetti di AGW), a Yamagata si verificò una temperatura massima di 40,8°C. Anche il clima di quest’area è classificabile Cfa secondo Koppen ed ha valori di temperature massime e minime (medie) a luglio inferiori di oltre 1°C rispetto a quelle di Kumagaya. Molto più preoccupante questo di Yamagata che quello di Kumagaya. Basta studiare un po’ e si potrebbero evitare delle ridicole cadute di stile.
Tanto rumore per nulla o, visto che parliamo di clima, la classica tempesta in un bicchier d’acqua. 🙂
Ciao, Donato.
Caro Donato,
grazie per le tue considerazioni. Al riguardo posso aggiungere che in effetti nei record termici entrano sovente fattori a mesoscala (foehn) e a microscala (l’Isola di calore urbano). Circa lo zampino del foehn ricordo un mio commento (http://www.climatemonitor.it/?p=29558) al record termico dell’11 settembre 1922 (+58°C) registrato da meteorologi italiani in Libia ad El Azizia e che il WMO ha (a mio avviso in modo non sufficientemente fondato ma tant’è) tolto di suoi annali.
Aggiungo infine che Cfa è lo stesso tipo climatico dell’areale padano italiano, per cui non è più di tanto esotico.
Ciao.
Luigi
Il vento di caduta dal versante orientale della catena delle Montagne Rocciose, in Nord America di fatto ha prodotto un deserto..
Ciao 🙂
Io continuo a restare basito dalla supponenza dell’uomo (pseudo?)-scientifico e mi limito a notare che:
– la Terra ha qualche miliardo di anni, uno più uno meno.
– Le ere climatiche durano milioni di anni, con cicli di migliaia quando sono corti
– Le misure “globali” forse hanno 30 anni di vita
Si sparano dunque previsioni a 100 anni basandosi su numeri e trend che, quando va bene, si basano su 50 anni di dati verificati e sicuri. Dati, la cui qualità, peraltro, è quasi sempre opinabile, sia per il cambiamento e la taratura della strumentazione sia per i margini molto sottili di lavoro sia per la assoluta disomogeneità dei dati, con una stazione in africa che vale per mezza africa mentre una stazione in occidente vale per 50 km quadri scarsi (per dire)….
Boh, a me pare che trarre conclusioni su tali basi sia un po’ come voler predire se un satellite sia o meno craterizzato avendone visto solo un metro quadro di superficie…..
A beneficio dei lettori sottolineo il fatto che la mia analisi si riferisce a serie storiche aggiornate al 21 luglio 2018 e pertanto NON CONSIDERA dati registrati nei giorni successivi.
Continuero’ a non capire chi pensa di poter sostenere la narrativa dell’arrostimento globale spiattellando record di calore qua e la’, magari cambiando nickname secondo convenienza.
O meglio, in realta’ lo/li capisco, sono tentativi generosi e sicuramente in buona fede. Ma dimostrano una mancanza totale di cultura scientifica che fa quasi tenerezza. Un record puntuale di temperatura non significa niente. Tanto meno se parliamo di 0,1 gradi su 41. Significa ancor meno in un momento in cui il Pianeta non e’ particolarmente caldo, come segnalato in modo chiarissimo dai dati satellitari.
E’ estate sull’emisfero Nord, quindi fa caldo. E quando fa caldo, fisiologicamente cadono record di calore qua e la’. Cadono piu facilmente, in contesti urbani sempre piu’ cementificati, asfaltati e popolati. Talvolta anche con l’aiuto di una marmitta generosa o di una siepe non tagliata.
Si tratta, ad ogni modo, di un fatto puramente statistico se de-contestualizzato dal quadro complessivo. Usato come strumento di propaganda dai soliti, e dato in pasto come frattaglia para-scientifica alle menti piu’ semplici e scientificamente impreparate. Contenti loro…
bisognerebbe ragionarci sopra, più che ascoltare a bocca aperta, ogni qualsiasi cosa viene scritta in rete o sparata dal “tubo catodico”..
Io ieri sera avrei voluto replicare, e avrei scritto esattamente le stesse cose che avete scritto voi oggi: mi sono trattenuto, perché qui sono quello che ci capisce meno ed era meglio lasciar fare ai più competenti.
Ma, in sintesi, non è stato troppo difficile neanche per me trovare il dataset citato da Luigi, andare a cercare i dati (al netto del fatto che, fatemi dire, quell’interfaccia web del NOAA pare un residuato degli anni ’90… e poi i file con i dati usano i Farenheit… speravo che almeno in ambito scientifico anche gli americani usassero i Celsius) e verificare che effettivamente il record si è verificato proprio il giorno dopo che Luigi aveva fatto uno “snapshot” della situazione.
Ho provato ad immedesimarmi in un agwaro e mi son detto che avrei commentato magari con dell’ironia, tipo “le ultime parole famose”, e nessuno avrebbe potuto dire niente perché l’ironia la usiamo anche noi. Quello che non sta né in cielo né in terra è la reazione scomposta e fanatica che si può leggere nei commenti sotto. Fanatica e autolesionista, perché accusare di “falsità” citando prima dati incongruenti e non cogliere il punto chiave, ovvero che il record era successivo ai dati pubblicati, cadendo poi nel ridicolo di accusare o una persona di aver riportato dati farlocchi (nel momento in cui sono verificabili) oppure il NOAA di pubblicare dati farlocchi, indica una volontà spasmodica di contestare l’articolo senza il minimo metodo scientifico, ma con l’attitudine del tifoso.
Comunque ringrazio per aver citato quel documento giapponese, che mostra che in Giappone temperature intorno ai 40°C, pochi decimi sotto il record, si sono verificate anche prima della Seconda Guerra Mondiale.
Detto questo, una domanda (che è una curiosità, non particolarmente rilevante ai fini della discussione):
Cadono piu facilmente, in contesti urbani sempre piu’ cementificati, asfaltati e popolati.
Una cosa che non sono stato bene in grado di comprendere è la stazione precisa di Tokyo: ne vedo riportate almeno tre, che mi pare siano città, aeroporto ed eliporto. Se non erro non solo la temperatura più alta è registrata in città (suppongo che le altre due siano postazioni decentrate, dunque meno soggette all’isola di calore), e fin qui niente di strano, ma il “delta” del picco relativo al giorno precedente mi pare superiore in centro rispetto alla periferia. Nella mia ignoranza, questo mi ha un po’ sorpreso: supponevo che l’effetto isola di calore si presentasse come un bias costante (perlomeno nel ristretto intorno temporale che stiamo considerando), ovvero p.es. oggi ci sono 30°C fuori e 32°C in città, l’indomani le temperature salgono di 3°C e quindi misuro 33°C fuori e 35°C in città; mentre, se ho compreso bene, si è verificata una situazione tipo 33°C fuori e 36°C in città.
Mi rendo conto di aver formulato la domanda da cane, ma oggi più che il caldo può l’umido e sto sgocciolando sulla tastiera…
commento 24x – 29 – Luglio 2018
In effetti il ragazzo sotto non ha letto l’articolo attentamente, perché quel registro proviene dal dataset NOAA GSOD. Con dati per le stazioni sinottiche di:
Tokyo (Giappone) – 476671
Oslo Blindern (Norvegia) – 01492
Goteborg (Svezia) – 02513
Barentsburg (Isole Svalbard) – 20107
In conclusione è ben evidente: chi ha scritto l’articolo sa bene che Barentsburg non è in Scandinavia. Non ho ancora avuto risposta, ma presumo che il cerchio del dataset rappresenti anche l’area artica e sub-artica attorno al Mare di Kara… (cosa non di poco conto..)
Detto questo è da tempo che mi domando se effettivamente l’inquinamento atmosferico sia responsabile delle elevate temperature europee. Quando vedo la matrice delle ondate di calore tropicali, ha origine in zone inabitate e quindi aree con poca ingerenza antropica.. a me vengono ancora più dubbi.
Quanche giorno fa.. quando le termiche estive era ancora accettabili, ho letto un termometro di una farmacia segnare vistosamente 40°C. Questo termometro (classico delle farmacie) è in bella vista attaccato ad un muro, al di sotto un piazzale ciottolato: asfalto, strade e muri di case un pò ovunque. Leggevo di fronte da un muro, perciò mi domando se certe rilevazioni hanno un senso. Visto il valore indicato era proveniente da un’area extraurbana (non densamente urbanizzata) Figurarsi se fosse stato a Milano, Roma o Napoli, in una zona densamente cementificata.
Il discorso ozono (O3) è un fattore importante in stratosfera, soprattutto nel raffreddamento della depressione polare. Più la percentuale è bassa, più avvengono raffreddamenti importanti, la massa d’aria polare tende perciò a raffreddarsi. Aumenta il gradiente termico poli-equatore, ma di fatto la depressione polare tendenzialmente si chiude a riccio, laddove si comprime, causando dei non inverni da qualche parte.
Rimane infine da valutare, l’aspetto antropogenico. In sintesi la massa “ignorava” il fatto che il buco dell’ozono avesse altre origini. Impossibile attribuire all’uomo (alle sue politiche verdi) l’attuale ripresa (avvenuta durante gli anni duemila) di O3 in alta atmosfera. Altrimenti si potrebbe proprio terraformare Marte, magari perché no! Venere.. 🙂
Adesso bisognerà rivedere le stime sul range di emissione, delle varie sostanze immesse sulla colonna d’aria cittadina. In loco, attribuire un reale valore. Perché non mi torna il fatto dell’ozono e la capacità di un vortice polare più o meno compatto, di influenzare o non farlo.. Nello specifico influenzare gli inverni, in determinati settori od intere aree emisferiche continentali. Da qui, dai non inverni avanzano le siccità. Cioè! il pattern East Atlantic, va per i fatti suoi rispetto AGW.
La temperatura sull’isola urbana, aumenta di 3/4°C rispetto le aree extraurbane e/o rurali. Si tratta di poca dispersione del calore e fonti di calore. Il valore delle termiche in quota, si alza relativamente alla densità ed estensione del centro urbano. L’origine dell’ondata di calore, la si legge nelle anomalie di geopotenziale, poi la si valuta nelle reanalisi NOAA. Per esempio la si valuta l’entità. L’origine dell’evento metereologico diventa del tutto estranea all’uomo, non antropogenica.
In soldoni.. su quel piazzale che ho visto, la velocità di raffreddamento notturno è notevolmente inferiore (più lento) rispetto al mio giardino. In generale tutta l’area residenziale sub-urbana, ha una velocità di raffreddamento inferiore, rispetto le aree rurali adiacenti. Nel complesso l’intera area sub-urbana raffredda più velocemente, della più vicina area urbana cittadina (per inteso, anche l’intero centro cittadino) Quindi anche durante l’Inverno.. Una -4 in quota produce solo acquaneve, perché di notte, il raffreddamento non è costante ed è influenzato: dal cemento, l’asfalto ed il calore delle attività umane.
Quel che non mi torna sono certi viaggi astrali sulla CO2..
Saluti
“A voi i commenti!”
C’è poco da commentare, purtroppo.
Quando anche uno dei “più famosi climatologo del mondo”, durante un seminario in una universita’, dice che (vado a memoria) “se mi avessero chiesto quanto salirà il livello dei mari nel 2100 un paio di anni fa avrei risposto 1 metro, la ora visto i record consecutivi su qualche anno direi 2 metri”… non c’è molto da sperare.
Se dice cazzate lui che è esperto noi non esperti non possiamo dire nulla.
Get with the program, come dicono negli iuessei… o “taci è pedala” come diremmo noi.
La Scandinavia diventerà la nuova costa azzurra, non c’è niente da fare.
P.S.: complimenti per il bel articolo e i DATI, ci voleva.
In uno scampolo di TG (non li seguo più), stasera ho sentito _3_ metri.
Questi sono i dati VERI E UFFICIALI in Giappone, non la spazzatura di dati falsi e inventati pubblicati da lei.
http://www.data.jma.go.jp/obd/stats/etrn/view/rankall.php?prec_no=&block_no=&year=&month=&day=&view=
La temperatura più alta mai registrata nella storia del paese è stata pochi giorni fa con 41.1C. Lo stesso vale per la quasi totalità delle stazioni giapponesi.
Quindi prima di truffare la gente e mentire pubblicando falsità totali, si informi su come si fa a trovare i dati ufficiali, dato che così solo mostra la sua ignoranza totale in materia.
Lo stesso vale per la Norvegia con i record di praticamente tutte le stazioni, Oslo compresa, battuti, tutto è disponibile sul servizio meteorologico norvegese ma evidentemente lei è troppo incompetente anche solo per scorrere un sito con dati pubblici. Inventare dati falsi per mentire e ingannare i lettori non le fa certo onore.
Quando si fa un lavoro o si sa come farlo o sennò meglio andare a vendere le patate.
@Ale (Rovigo)
“Lo stesso vale per la Norvegia con i record di praticamente tutte le stazioni, Oslo compresa, battuti, tutto è disponibile sul servizio meteorologico norvegese”
????
Strano… perché ti ho preso alla lettera e sono andato a controllare… equesta pagina del sito web dell’Istituto meteorologico norvegese…
http://www.yr.no/place/Norway/rekorder.html
… dice che a luglio il record di temperatura più alta ce l’hanno le città di Trondheim e Oslo nel 1901, con 35,6 gradi.
Se anche l’avessero battuto in questi giorni non ci sarebbe nulla di strano, i record sono fatti per essere battuti… soprattutto in meteorologia.
Inoltre dalla tabella si deduce come in Norvegia in nessuno dei 12 mesi dell’anno sia stato battuto il record di temperatura negli ultimi anni, che secondo il mantra CAGW sarebbero i più caldi di sempre, soprattutto alle latitudini vicine all’artico. L’anno più recente durante il quale è stato battuto il record di caldo è il 2012, a marzo e maggio.
Cherchez l’erreur.
Sei sicuro di non aver preso un colpo di sole?
Prova con impacchi freddi su fronte e nuca, funzionano a meraviglia. 🙂
I dati utilizzati per questo commento provengono dalla rete sinottica che è sotto l’egida dell’Organizzazione Meteorologica Mondiale e che sono raccolti dalla NOAA e resi accessibili dal sito di GSOD (https://www7.ncdc.noaa.gov/CDO/cdoselect.cmd?datasetabbv=GSOD).
Peraltro la rete sinottica è installata in base a normative (distanza da ostacoli, tappeto erboso, ecc,) che dovrebbero evitare l’influsso di fattori a microscala quali l’isola di calore urbano che hanno un peso non indifferente quando si parla di ondate di calore.
Un conto è scrivere che le stazioni sinottiche qui utilizzate non sono rappresentative del fenomeno e dunque consigliare di usare altre stazioni sinottiche, altro è scrivere che i dati sono falsi.
@Ale (Rovigo)
Punto primo, per i dati utilizzati c’è il link.
Punto secondo, non ti è permesso di accusare l’autore del post di aver pubblicato dati falsi o di essere incompetente.
Punto terzo, un altro commento così e non ti sarà più permesso commentare.
gg
Tokyo ha registrato 40.6C la temperatura piu alta della sua storia.
Oslo ha registrato la temperatura più alta della sua storia con 34.6C ieri.
Barentsburg non c’ entra NULLA con l’ ondata di caldo record in Scandinavia dato che sta alle Svalbard. Disinformazione totale e dati falsi. Complimenti !
Deciditi o 41.1C oppure 40.6C, certi commenti ignorano totalmente il contenuto del sito metereologico giapponese..
Saitama – Kumagaya: 41.1° – July 23, 2018
Kochi Prefecture – Egawa-zaki: 41.0° – August 12, 2013
Gifu Prefecture – Tajimi: 40.9° – August 16, 2007
Tokyo – Ome: 40.8° July 23, 2018
Yamagata Prefecture – Yamagata : 40.8° – July 25, 1933
ect..
Wakayama Prefecture – Wiggly :40.6° August 8, 1994
Ehime Prefecture – Uwajima: 40.2° July 22, 1927
Visto che lei parla a vanvera per un grado centigrado.. Può cortesemente spiegare perché Barentsburg non CENTRA nulla con la situazione ?
http://www.data.jma.go.jp/obd/stats/etrn/view/rankall06.php?prec_no=&block_no=
Saitama – Kumagaya: 39.8° June 24, 2011
Saitama – Hatoyama: 39.4 June 24, 2011
I dati riportati sono FALSI. Tokyo ha registrato 39 gradi a 4 decimi dal suo record assoluto. In ogni modo sono oltre 400 le stazioni in GIappone e 650 in Norvegia che hanno battuto i loro record assoluti.
Prima di pubblicare dati falsi bisognerebbe informarsi un pochino.
Eh dai …. quanta supponenza e saccenza…e maleducazione..tipico di chi ha argomenti molto deboli da far valere o che non addirittura non valgono nulla
Non vale neanche la pena di perdere tempo con uno come lei
Tutto il mondo in cui viviamo è diventato incommentabile. Vogliamo parlare degli asini al governo che pontificano in tema di vaccini? Per lo meno sparare cavolate sul clima produce effetti solo marginali anche se sarebbe meglio che si distraessero parlando di calcio… ora prepariamoci alla settimana di caldo torrido strombazzata per favorire il movimento ed i commerci…
…gli asini al governo c ‘erano sino a 4 mesi fa…
Sarebbe da vacinare chi viene dentro, le pontificate sono da attribuire al sistema.
Di fatto, vengono in Italia molte persone anche da paesi vicini all’unione europea. Non è bene dire da dove, ma svegliarsi. Non è detto che non si debba vacinarsi, ma stabilire il grado di contagio questo si! Alcune parole dette lasciano il tempo che trovano, leggendo pubblicazioni autorevoli, questo in ogni campo medico. Si può dire che la sanità pubblica italiana deve farsi alcune domande. (chi è rimasto o chi sovente rimane..)
Il contagio da cosa nasce? Questo avviene presumibilmente, anche perché, in certi paesi di provenienza le vacinazioni sono basse. Molto più basse rispetto l’Italia. Conseguentemente certe persone possono entrare a contatto con anziani e/o bambini, la fascia più debole e percettibile.. In certi paesi di origine, certe malattie non sono state debellate. Logicamente anziani e bambini, hanno meno anticorpi o difese immunitarie.
Perciò se queste malattie ormai scomparse in Italia si ripresentano, vuol dire si è fatto di tutto, tranne fare controlli e soprattutto tranne tutelare il popolo italiano. (qui si tratta di opposizioni più che governo)
Ho letto recentemente grafici con percentuali di vacinazioni allarmanti, per quanto concerne certi paesi vicini a EU.
Non sono contrario ai vacini, ma stabilire perché vengono fatti e perché sono stati fatti, in primis.
Poi capire il grado di contagio, dopo quanto scritto sopra. Attribuire le responsabilità mediche e politiche al sistema.
Logicamente se non sono stati fatti controlli ed il grado di contagio si è alzato tutto è da valutare. Ma chi ha dormito ? o semplicemente chi se ne è fregato?
Saluti
Caro Luigi,
vedendo i numeri, non si può far altro che ridere. Il problema però, come ho già avuto modo di dirti, è che quella del “clima impazzito” è ormai da tempo una vera e propria religione, per cui è del tutto inutile presentare dei dati, in quanto la Verità è già stabilita a priori.
Sergio
La cosa curiosa di Barentsburg è che vedo molte annate degli anni ’70 in cima alla classifica: all’epoca i climatologi prevedevano il raffreddamento globale (Times and Newsweek ci fecero due articoli nel ’74 e ’75). Dunque in qualche modo già all’epoca il clima perculava certi climatologi.
Rispondo qui di seguito alle considerazioni di Fabrizio,
“interfaccia web del NOAA pare un residuato degli anni ’90” gli americani stravedono per i Fahrenheit e non cambiano volentieri interfacce ma va senza dubbio ascritto a loro merito il fatto di tenere in rete un dataset globale aggiornato a 2 giorni prima. Se non ci fossero loro non vedo come potrei fare ad esempio per redigere le analisi che compaiono nei commenti meteo mensili per CM.
“le ultime parole famose” … pienamente d’accordo con te; coloro che scrivono post per CM lo fanno a titolo volontario e gratuito, per cui garantire il real time ci è impossibile. Nessuno vuole una medaglia ma almeno un maggiore fair play sarebbe gradito…. Anche perché scrivere che una persona ha falsificato dei dati è roba da querela….
Circa le tre stazioni di Tokyo, francamente ho scelto la serie più lunga che è quella dell’aeroporto internazionale (TOKYO INTL, codice WMO 47671, codice aeroportuale RJTT, altitudine 10,2 m slm), fidandomi anche del fatto che gli aeroporti sono si spera un po’ meno afflitti dell’isola di valore urbana (ho scritto “un po’ meno” perché penso a varie situazioni italiane – paese che per livelli di sovrappopolazione e simile al Giappone – in cui la cosa non è del tutto vera come hanno evidenziato le analisi condotte dall’amico Paolo Mezzasalma). Circa ulteriori notizie (non molte per la verità) sulle stazioni meteo di Tokyo rinvio all’anagrafica di GSOD che si trova qui: ftp://ftp.ncdc.noaa.gov/pub/data/noaa/isd-history.txt
Circa infine il tema dell’UHI tieni conto che il delta urbano-rurale sulle massime come costante anche su periodi di pochi giorni si presta ad errori, nel senso che il delta stesso è influenzato da svariati fattori. Fra questi rammento a titolo di esempio la struttura delle turbolenza: in città gli eddy sono mediamente più piccoli che nelle aree rurali per cui gli scambi verticali di colore che tendono a raffreddare le superfici sono meno efficienti che in campagna. La struttura delle turbolenza si lega a sua volta al vento che può variare di giorno in giorno…