La stagione degli uragani in Atlantico va dal 1 giugno al 30 novembre nominalmente, un periodo lungo che però produrrà il suo picco non prima dei mesi di agosto e settembre.
Gli uragani sono la peggior minaccia che il tempo meteorologico può produrre, per dimensioni, durata e intensità degli eventi associati. In valore assoluto in teoria secondi solo ai Tornado, ma visto che un uragano può produrre anche molti tornado direi che non c’è storia.
Nel Mediterraneo ne conosciamo solo delle timide caricature per fortuna, perché la forzante latitudinale, la temperatura dello strato superficiale del mare e le ridotte dimensioni delle acque libere giocano a nostro favore. Non così sugli oceani, non così in Atlantico, che non produce di norma il maggior numero di eventi, ma che ha le aree costiere esposte ogni anno a questi eventi così intensi più popolose.
Logico che si cerchi di fare tutto il possibile per anticipare quello che succederà, non certo per prevedere il “come e quando” ovviamente, quanto piuttosto per capire se sarà una stagione intensa oppure no.
Il 2017 ha interrotto una serie lunghissima (10 anni) di assenza di uragani di categoria 3 o superiore dalle coste USA, una “siccità” del tutto fortuita se si considera che i numeri sono in genere ben diversi.
Quest’anno, la NOAA, servizio meteo americano, prevede una stagione che con il 40% di probabilità potrà essere nella norma, per il 35% potrà essere sopra la norma e per il 25% sotto la norma.
Qual’è la norma? Nei numeri mediamente una stagione produce 12 tempeste cui viene assegnato un nome, e perché questo avvenga è necessario che l’intensità del vento raggiunga e superi i 40 nodi, ovviamente in una struttura organizzata che risponda alle caratteristiche della Tempesta Tropicale; di queste, sempre in media, 6 diventano dei veri e propri uragani, cioè con vento oltre i 74 nodi e 3 raggiungono l’intensità di categoria 3 o superiore, cioè vento oltre i 111 nodi.
Se l’outlook sarà rispettato, i numeri di quest’anno saranno quelli indicati nell’immagine qui sopra. Tra gli elementi che hanno pesato di più nella formulazione della previsione, il segno dell’ENSO che sarà leggermente positivo, quindi un El Niño debole, molto prossimo alla neutralità ma forse in grado di sostenere un po’ lo shear verticale del vento, facendo venir meno una delle condizioni fondamentali all’organizzazione delle depressioni tropicali. E poi la temperatura superficiale della porzione di oceano nota come area principale di sviluppo di questi eventi, che è prossima a valori medi.
In sostanza, gli elementi decisivi per una eventuale stagione scarsa sono deboli, quelli per una stagione normale o un po’ più intensa appena più percettibili e sulla previsione regna un bel po’ di incertezza.
Come sempre staremo a vedere. Qui l’outlook completo. Buona giornata.
A proposito di casa nostra… i 400 mila fulmini in due giorni, nello scorso fine settimane, riportati dal Corriere sono calcolati correttamente? Come si collocano statisticamente?
https://lightning.nsstc.nasa.gov/research.html
🙂
“Typically, more than 2,000 thunderstorms are active throughout the world at a given moment, producing on the order of 100 flashes per second.
Each year, lightning is responsible for about 24,000 deaths per year, 240,000 injuries per year, and millions of dollars in property damage per year.”
~ 1 morto ogni 22 minuti, in media!
🙁