Per parlare di emissioni zoogeniche prendo spunto da un recente articolo sul Corriere della Sera: “La bistecca che distrugge il pianeta”1 che cito:
L’impatto ambientale del consumo di carne è molto più devastante di quanto non si sia pensato fino ad ora. Lo affermano gli scienziati americani Robert Goodland e Jeff Anhang, co-autori di Livestock and Climate Change, uno studio pubblicato sull’ultimo numero dell’autorevole World Watch Magazine dove affermano che oltre metà dei gas serra (o GHG) prodotti oggi dall’uomo sono emessi dagli allevamenti industriali di bestiame
La rivista sarà anche autorevole ma non è soggetta a nessuna revisione scientifica e infatti le affermazioni e i metodi usati per ottenere i dati sono molto discutibili. Gli autori del rapporto2 citato dal Corriere della Sera sono due consulenti ambientali che lavorano per una banca molto importante, la World Bank Group (un insieme di 5 associazioni che si occupa di finanziare i paesi in via di sviluppo).
Per la produzione di 225 grammi di patate si emette una quantità di CO2 pari a quella generata dal guidare un’auto per 300 metri. Per la stessa quantità di asparagi, è come guidare la stessa auto per 440 metri. Per la carne di pollo, molto di più: 1,17 km, per il maiale 4,1 km, per il manzo 15,8 chilometri.
Per fare i confronti non si parla di equipollenza proteica, nemmeno di equivalenza calorica, ma si va a peso: 225 gr di asparagi paragonati a 225 gr di manzo. Per fare un confronto serio tra due diete, queste devono essere bilanciate sia nelle calorie, sia nelle proteine e bisogna considerare l’intera filiera alimentare. La differenza nelle emissioni totali di gas serra antropogenici stimate per le due diete, potrebbe indicare la possibile riduzione di emissioni.
Per fare un confronto sui valori proteici di una dieta bisogna considerare il valore biologico e la digeribilità della proteina vegetale nei confronti di quella animale, ma anche l’appetibilità reale. La proteina di origine animale è una proteina completa basata sul suo profilo di aminoacidi (cioè ha un’alta costellazione aminoacidica) e ha circa 1,4 volte il valore biologico delle proteine vegetale3. La proteina vegetale cruda è scarsamente digeribile (piselli) o addirittura tossica (soia), cotta è comunque meno digeribile della proteina animale, che invece è altamente digeribile anche cruda.
L’appetibilità e la possibilità reale di una sostituzione è pure importante: che si mangi il tofu va bene, ricordo che per fare 1 kg di tofu in ss però ne servono 2 di soia in ss, che si mangi il fagiolo di soia invece è un po’ una teoria. Per quanto riguarda l’appetibilità il tofu, per me insapore, non sarà mai come una fetta di prosciutto crudo o come una fetta di quartirolo lombardo. Quindi l’intera filiera produttiva della proteina animale proveniente da carne, latte, uova, pesce, molluschi e derivati andrebbe confrontata con la filiera produttiva per produrre:
- un equivalente in kilocalorie di cereali e tuberi: questo comporta sicuramente un risparmio energetico e quindi di emissioni;
- un equivalente in proteina animale per una dieta vegetariana quindi proveniente da latte uova e derivati: in questo caso le differenze sono minime se non nulle;
- un equivalente in proteina vegetale equiparata al valore biologico, alla digeribilità e realmente appetibile, quindi legumi e tofu: che questo comporti un risparmio energetico e quindi di emissioni lo si dovrebbe dimostrare, perché le rese dei legumi all’ettaro sono molto basse, le loro proteine di scarso valore biologico, e le lavorazioni richiedono molta energia. lessare e inscatolare, o surgelare, o nel caso del tofu cagliare. Anzi sicuramente i piselli surgelati comportano un aumento dei consumi energetici rispetto alla carne e derivati locali freschi;
- un equivalente in kilocalorie di ortaggi: questo è impossibile, bisognerebbe mangiare una rotoballa di insalata al giorno;
- un equivalente in peso di ortaggi: l’equivalente in peso non ha alcun senso in un confronto tra due diete bilanciate.
Comunque in questo ultimo caso se la verdura è fresca di stagione c’è sicuramente un risparmio energetico. Se invece proviene da serre o dall’Emisfero Sud, potrebbe essere più energivora della carne locale fresca! Ricordo che la verdura imbustata può arrivare a costare 11-18 €/kg (ed è tutta acqua!) e a noi allevatori il suino lo pagano a 1,4 €/kg, al supermercato la carne suina varia dai 6 agli 8 €/kg. Rendetevi conto che è la metà dell’insalata e con i soldi che si potrebbero risparmiare sulle verdurine di serra lavate e imbustate, si potrebbero comprare trattori o migliaia di pompe per l’irrigazione nel terzo mondo dove fare il silomais a mano, come dire: è un po’ difficoltoso.
Sempre nel fare i confronti tra le filiere agroalimentari delle due diete di riferimento bisogna considerare che i mangimi zootecnici sono costituiti dal 20 al 50% di sottoprodotti: paglia, crusca, siero di latte, residui della produzione di olio di semi, di zucchero, di birra, di succhi di frutta, di salse di pomodoro, di svariati residui della lavorazione di prodotti alimentari dalla pasta ai biscotti ecc. Inoltre bisogna tener conto di tutto quello che si utilizza di un animale (non si butta nulla) compreso: trippe, fegato, frattaglie, cotiche, lardo, dadi, gelatine, cibo per animali, cioè milioni di tonnellate di proteina animale, ma anche piumini, pellami, effluenti come concimi, perchè i prodotti alternativi a questi hanno un costo energetico, che si deve per forza conteggiare, altrimenti si truccano i conti.
Nell’articolo sull’autorevole magazine non fanno nulla di tutto ciò.
Cito sempre l’articolo del Corriere della Sera:
La conclusione dei due ricercatori è drastica quanto inevitabile: “Per invertire il devastante trend che sta inesorabilmente modificando il clima del pianeta Terra basterebbe sostituire i prodotti animali con quelli a base di soia o di altre colture vegetali. “Questo approccio avrebbe effetti molto più rapidi sulle emissioni di GHG e sull’effetto serra di qualsiasi altra iniziativa per rimpiazzare i combustibili fossili con energia rinnovabileâ€, affermano i due esperti. Non si tratta, insomma, dell’ennesima moda alimentare o imperativo etico-religioso ma di una condicio sine qua non per assicurarsi che il nostro meraviglioso pianeta esista ancora per i figli dei nostri figli. Prima che sia troppo tardi
La gran parte delle affermazioni fatte sul magazine dell’istituto WWI sono errate o discutibili quindi “prima che sia troppo tardi” farò dei commenti sull’articolo che come altre recenti pubblicazioni, avrà sicuramente un peso sulle decisioni del prossimo summit di Copenaghen.
Robert Goodland e Jeff Anhang iniziano a conteggiare le emissioni dovute alla filiera zootecnica da un dato di un famoso rapporto FAO del 20064, che non è stato sottoposto a nessuna revisione paritaria. In questo rapporto la FAO conteggia le emissioni di metano zoogenico come se fossero perturbazioni aggiuntive in atmosfera simili alle emissioni antropogeniche, il valore è circa il 18% delle emissioni antropogeniche totali.
Penso che non sia corretto perché:
- le emissioni zoogeniche calcolate dalla FAO sono quelle lorde, senza gli assorbimenti, ma il bilancio del carbonio deve essere uguale a zero, tanto ne entra negli animali con i vegetali, tanto ne esce dagli animali, che viene nuovamente captato dai vegetali, vedi Il metano zoogenico5 ;
- questo vale anche per le emissioni di metano delle termiti e dei ruminanti selvatici, o per le emissioni di metano provenienti da tutti gli escrementi dell’intera massa vivente del regno animale, che esiste al mondo da qualche milione di anni.
Se i calcoli fossero fatti come fa il WWI, in atmosfera ci sarebbe talmente tanto carbonio accumulato in questi milioni di anni, da rendere di fatto impossibili le ere glaciali applicando i valori delle forzanti attribuite dall’IPCC ai gas serra antropogeniche.
Inoltre nel magazine del World Watch Institute considerano il coefficiente GWP di equiparazione tra la CO2 e il metano come 72 e non come 21-25 come la FAO e l’IPCC, moltiplicando enormemente le emissioni zoogeniche. Per meglio definire l’apporto che i vari gas serra forniscono al fenomeno del riscaldamento globale, si è concepito il potenziale di riscaldamento globale (Global Warming Potential, GWP). Questo valore rappresenta il rapporto fra il riscaldamento globale causato in un determinato periodo di tempo (di solito 100 anni) da un gas serra ed il riscaldamento provocato dalla CO2 nella stessa quantità . Il GWP della CO2 è pari a 1 (vita media 100 anni), il metano ha GWP pari a 21-25 (vita media 8-12 anni). Il coefficiente per il metano pari a 72 si riferisce non ad un periodo di 100 anni ma di 20 anni, è più alto perché il peso del metano non è diluito sul lungo periodo. Secondo me però, questo potrebbe valere per il metano fossile, che viene scisso in CO2 che si accumula in atmosfera, ma non per quello zoogenico dove la CO2 è assorbita dai vegetali. Inoltre se si considerano solo 20 anni, tutti i parametri vanno rapportati a 20 anni, anche la deforestazione, la crescita zootecnica e la crescita atmosferica del metano che però è quasi stabile da 20 anni6.
Quindi perchè si dovrebbe considerare il GWP a 72 quando in realtà la concentrazione reale del metano non è creciuta negli ultimi 20 anni? L’IPCC sostiene che sul coefficente di GWP non c’è accordo scientifico e che il carbonio equivalente può essere indicativo, ma la forzante radiativa va calcolata facendo le somme di ogni gas, proprio perchè tra i gas serra antropogenici è diversa l’evoluzione nel tempo.
http://www.noaanews.noaa.gov/stories2006/images/methane-global-average-05-2006.jpg
Questo è un grafico del noaa sulle concentrazioni atmosferiche del metano: sopra ci sono le concentrazioni, è evidente la stasi degli ultimi 10 anni, (in correlazione alle temperature) dal 90 al 2000 la crescita è stata di 40-50 ppb, dal 2000 al 2009 una decina (ppb = una parte per miliardo, un millilitro in un metro cubo in pratica una traccia infinitesimale); sotto invece il tasso di crescita annuo (global growth rate) decisamente in calo.
Come già detto, la crescita zootecnica è stata invece esponenziale negli ultimi 20 anni. E’ praticamente impossibile che siano corrette le stime sul referenziato World Watch Magazine che cito:
Il tonnellaggio dei prodotti animali dal 2002 al 2009 è aumentato del 12% questo deve dare un proporzionale aumento delle emissioni di gas serra
Invece il tasso di crescita del metano atmosferico negli stessi anni è decisamente in decrescita.
Al calcolo della FAO delle emissioni zoogeniche, già di per sé discutibile, i due ricercatori americani sommano le emissioni dovute a:
- respirazione degli animali;
- deforestazione;
- produzione foraggi e mangimi;
- refrigerazione trasporto e cottura dei cibi.
Arrivando al 51% del totale delle emissioni antropiche, ovvero la prima causa del riscaldamento globale. Come ci arrivano e perché tutto questo calcolo sia discutibile, lo vedremo nella seconda parte.
- http://route66.corriere.it/2009/10/la_bistecca_che_distrugge_il_p.html [↩]
- http://www.worldwatch.org/files/pdf/Livestock%20and%20Climate%20Change.pdf [↩]
- http://www.ajcn.org/cgi/reprint/78/3/660S.pdf David Pimentel and Marcia Pimentel Sustainability of meat-based and plant-based diets and the environment J Clin Nutr 2003;78(suppl):660S–3S [↩]
- http://meteo.lcd.lu/globalwarming/FAO/livestocks_long_shadow.pdf FAO: “Livestock’s long shadow” [↩]
- http://www.climatemonitor.it/?p=4810 “Il metano zoogenico” [↩]
- http://www.climatemonitor.it/?p=4810 “Il metano zoogenico” [↩]
[…] all’articolo del World Watch Magazine sul ruolo della zootecnia nel riscaldamento globale2. I confronti devono essere fatti […]
[…] già visto nella prima parte di questo post, Robert Goodland e Jeff Anhang, co-autori di Livestock and Climate Change, ovvero […]
http://www.climalteranti.it/2009/11/06/emissioni-dall%e2%80%99agricoltura-attenzione-alle-differenze/#comment-9109
Stessa spiaggia stesso mare, ma con altri occhi, quindi un altro punto di vista, usano termini come criticità (ho ancora molto da imparare!)
[…] l’originale qui: La zootecnia è la causa del 50% delle emissioni antropogeniche … Pubblicato in Dieta Proteica | Tag: confronto-sui, della-proteina, origine-animale, […]
E’ vero che molti scienziati credono che il metano emesso per cause naturali o da sorgenti antropiche sia assorbito a livello atmosferico dal radicale libero OH (che si forma nell’atmosfera nella fascia dell’ozono), che il premio Nobel Crutzen chiama “il detersivo dell’atmosfera”?
Si è così e il radicale OH determina in pratica la lifetime del metano che può essere 4 o 12 anni.
[…] zootecnia è responsabile del 50% delle emissioni antropogeniche? La zootecnia è la causa del 50% delle emissioni antropogeniche? Parte I° | Climate Monitor La zootecnia è responsabile del 50% delle emissioni antropogeniche? Prima parte. Direi […]
[…] […]
Complimenti anche da parte mia, è un lavoro davvero organico!
questa è buona. grazie
M ail 50% delle emissioni dalla zootecnia non vi ha sbalordito?
Bravo Claudio!
Nel video in home page c’è l’onnipresente Al Gore che raccomanda la conversione al Veganesimo, ammettendo però di non essere affatto vegetariano. Come dire, tutti bravi con la bistecca degli altri.
A titolo di cronaca storica, vi segnalo questo articolo di Niall Fergusson sempre del Corriere nel luglio del 2007: http://archiviostorico.corriere.it/2007/luglio/31/bistecca_ragione_Malthus_co_9_070731093.shtml.
gg
Grazie molte
Sul corriere si parla più che altro di crescita demografica, qualcuno pensa sia il vero problema, altri non so in base a cosa che si stabilizzerà : certo non può crescere all’infinito.
Penso che la proceazione responsabile sia da aspicare per tutti popoli, ma la scelta va fatta liberi da condizionamenti culturali.
Comunque nell’articolo parlano di 3 t/Ha di cereali come produzione media globale in Lombardia si fanno 10 t/Ha di mais quindi i margini di miglioramento delle produzioni agricole sono alti.