Salta al contenuto

Ancora in tema di AMOC… collassata

Che strano, ormai esce un articolo a settimana in tema di circolazione oceanica e suo impatto sulle condizioni climatiche. A pensar male si potrebbe dire che, mancando ancora gli elementi per attribuire in modo diretto alle attività antropiche le dinamiche delle recenti evoluzioni del clima e avendo l’inconfessata certezza che nel lungo periodo comanda il sole e nel breve-medio comanda il mare, si stia preparando la giustificazione ad un eventuale prossimo cambiamento di segno diverso da quelli prospettati ;-).

Eppure, anche in questo tentativo, non si riesce proprio a fare a meno di mostrare un bias grosso come una casa.

La notizia di questa nuova pubblicazione arriva da Eurekalert, che titola così:

Collapse of the Atlantic Ocean heat transport might lead to hot European summers

Cioè, un collasso (brusco rallentamento) del trasporto di calore operato dall’oceano (nella fattispecie l’Atlantico), potrebbe portare delle calde estati sull’Europa.

Il paper vero e proprio, tra l’altro liberamente accessibile, è uscito su Nature Communications:

Warm summers during the Younger Dryas cold reversal 

Il paper punta a risolvere un enigma dell’interpretazione dello Yunger Dryas (YD), ovvero un periodo di raffreddamento durato circa 1100 anni arrivato ben dopo il termine dell’ultima glaciazione, quindi in un periodo di rapido aumento della forzante astronomica e di significativo aumento delle temperature. Teoria vuole che lo YD si sia innescato per effetto della massiccia deglaciazione, che avrebbe riversato grandi quantità di acqua dolce nel nord Atlantico rallentandone la circolazione termoalina (AMOC) e quindi riportando il freddo sull’Europa. Però, dai dati di prossimità disponibili, essenzialmente sedimenti e/o fossili, pare che, pur in un generale trend di consistente raffreddamento, sussistessero comunque delle estati relativamente calde, pattern questo che non si era sin qui riusciti a riprodurre con le simulazioni climatiche.

Prima di proseguire il bias: nonostante i titoli, la notizia è che un’eventuale improvvisa frenata dell’AMOC porterebbe il freddo sull’Europa, con inverni molto rigidi, brevi stagioni di crescita e brevi estati relativamente calde. Quindi NON si andrebbe nella direzione del caldo, e neanche delle ondate di calore. Per cui riponete pure i testi epici perché non ci sarebbe da dar nomi, quanto piuttosto da correre ai ripari, questo sì, perché il freddo, notoriamente, fa molti ma molti più danni del caldo.

Ora proseguiamo. Ricorrendo a delle simulazioni con maggiore dettaglio spaziale, i ricercatori hanno individuato dei fattori di distribuzione della massa atmosferica sulle medie e alte latitudini atlantiche, che potrebbero favorire delle dinamiche tali da portare in effetti sull’Europa centro-orientale delle brevi anomalie termiche positive in estate, in un contesto di anomalie altrimenti fortemente negative su tutto il resto del continente, che sarebbe tra l’altro interessato da un tipo di clima molto più continentale, cioè anche piuttosto secco.

Volendo – perché no – dar credito alla capacità di queste simulazioni di riprodurre con efficacia gli impatti ad una scala spaziale relativamente piccola, c’è da notare anche che per l’Europa occidentale e per il Mediterraneo (riferito al mare), l’anomalia sarebbe invece fortemente negativa anche d’estate, ergo, può darsi anche che nello YD e in un paragonabile futuro possa aver fatto e fare più caldo a luglio in Romania e dintorni, ma dalle nostre parti invece non è andata e non andrebbe affatto così.

Comunque, come da tradizione di CM, è meglio che vi facciate un’idea da soli leggendo articolo e paper, poi semmai tornate a commentare ;-).

NB: il fiore in testa al post è un Camedrio Alpino (Dryas octopetala), fiore degli ambienti montani, che ha dato il nome allo YD per la sostituzione della foresta scandinava con la tundra glaciale. La foto è di Di Simon Eugster —Simon 14:01, 1 July 2006 (UTC) – Opera propria, CC BY-SA 3.0, Collegamento

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...Facebooktwitterlinkedinmail
Published inAttualità

6 Comments

  1. ale.meteo

    Sedimenti e fossili indicano mutamenti climatici. Le temperature in certi casi, potrebbero essere più fredde o più calde di quelle ricostruite dalle simulazioni.
    La forzante astronomica (Sole-pianeti) potrebbe alterare diversamente dal passato, la distribuzione degli equilibri del sistema Terra-Luna.

    Da sopra, in poche parole la forzante astronomica è ricostruita nell’andamento delle ere glaciali, mentre nelle ere “caldo-umide” o “caldo-secche” la condizione climatica terrestre, è da attribuire puramente alla distribuzione delle masse continentali e delle relative correnti oceaniche.

    Quel che penso è che fattori astronomici alterano gli equilibri terrestri, ma non c’è una costante (in chiave) temporale sempre presente, più che costante c’è una variazione. Questo perché ciò che sarebbe la costante principale, il Sole, evolve ( invecchiando) nel tempo.

    Tuttavia il sistema esterno al Sole, muta anche esso, quindi rispetto miliardi, milioni o migliaia di anni fa. La situazione (la posizione dell’oggetto in transito) altera in modalità differenti le condizioni nel sistema.

    Tornando sulla lavorazione semi-empirica si può valutare questa carta.. Cioè è vero che se AMOC collassa possiamo pensare ad estati brevi, ma dico intense. Non dobbiamo escludere le ondate di calore. Il discorso è nella persistenza del caldo sul mare Mediterraneo e relativamente le zone di subsidenza.
    Il caldo c’è sull’area mediterranea, ma viene “stemprato” durante la stagione primaverile ed estiva dalle perturbazioni in transito.

    La Terra non è un pendolo, anche se abbiamo abbastanza uniformità dalle ricostruzioni, cioè anche dalle prove sul geomagnetismo terrestre… Si sono ciclicità ma più che altro vedo un’evoluzione nel tempo. (variazioni su scala temporale)

    Saluti

    Immagine allegata

  2. ale.meteo

    Questa è una delle tante situazioni calde, poi se guardiamo nel complesso la situazione della depressione polare di fine Aprile, vediamo analogie e dinamiche che accadono e sono avvenute anche le ultime decadi annue. Ora comunque vorrei segnalare o sfatare alcuni miti se possibile..

    Se guardate il Luglio del 1851 si può notare quasi l’intera mensilità molto calda. Anomala? Direi che si va nel forno totalmente a partire dalla fine della prima decade di Luglio 1851. Con un crescendo della calura estiva durante la prima decade del Luglio 1851. Si presume che sono tante le giornate calde ed afose, come il 5 ed il 15 Luglio 1851. Specialmente la giornata del 30 luglio 1851 deve essere stata terribile. Anche Agosto 1851 prosegue caldo anomalo 😀 .. Per esempio vediamo sempre le giornate del 5 ed il 15 Agosto 1951 molto calde. In quest’annata la durante Settembre la situazione drasticamente cambiava. La depressione artica era pressoché centrata sull’Artico, fuori dalla attuali anomalie dipolari.

    Nonostante ciò la depressione polare, durante i mesi estivi rimaneva compatta, più ampia e meno fredda degli anni attuali.

    Ancora saluti e ringraziamenti per gli articoli.

    Immagine allegata

  3. ale.meteo

    Inequivocabile, molti pensano bene quando poi si parla di persistenza delle ondate di calore estive.
    Razzolano male per tutto il resto… Un’estate con temperature gradevoli (non fresca, intendiamoci..) ed un non inverno, sono sintomo di riscaldamento globale. Diversamente un’estate torrida ed un inverno “boreale” (intendiamoci bene, su scala emisferica..) molto freddo. Sono sintomo di global cooling..
    Qui si tratta di accorgersi della gradualità della situazione, e sicuramente per qualcuno, ripassare le leggi della termodinamica.
    Le sorprese non finiscono mai.. il bimbo cresce e nessuno se ne accorge.. C’è una situazione di costante e graduale raffreddamento, un alta situazione dinamica. Abbiamo risalite di masse torride dai tropici e discese polari tardive con cadenza decennale. Dalla metà del xx secolo, il riscaldamento su scala emisferica ha prodotto la tipica estate buona, questa è esplosa poi in una staticità invernale. Non è da confondersi tutto ciò, con un’estate fresca. Quest’ultima è caratterizzata da fronti freddi nord atlantici, magari richiami di correnti settentrionali sul Mediterraneo ed un persistente regime di zonalità. Tutte cose già viste o assaggiate.., nessuno è un mago o robe simili..
    Se il Sole ripartirà più forte di prima, i problemi sono altri, situazione incerta e molti esperti dicono il contrario.

    Saluti

    Immagine allegata

  4. donato b.

    Mi sembra un lavoro abbastanza interessante che chiarisce alcuni aspetti lasciati in ombra da Buizert et al., 2015. In particolare la concomitanza di fattori orbitali e variazione di ‘AMOC che determinano l’innesco degli eventi freddi durante il Dryas recente. Il fatto che li autori siano riusciti a intercettare queste due concause con dei modelli è notevole.
    .
    Altro aspetto degno di nota, è la calibrazione del modello con dati di prossimità di varia natura, sulla base dei quali sono state determinate le temperature locali.
    .
    E per finire una considerazione circa l’impatto del cambiamento climatico sulla meteorologia del continente europeo. Mi è sembrato di capire che sulla base delle simulazioni, le stagioni hanno subito una variazione di durata, ma che, in ultima analisi, le conseguenze in termini di variazioni di temperatura sono state molto meno drastiche di quanto facevano presagire le elaborazioni modellistiche con minore risoluzione. Detto in altri termini il raffreddamento intenso ha riguardato aree non molto estese del continente europeo. Questo mi sembra un esempio non trascurabile di come il sistema climatico disponga di risorse per poter “smussare gli spigoli”, attenuare, cioè i picchi di caldo e di freddo. In tale ottica gli eventi freddi/caldi come quello esaminato, dovrebbero determinare importanti cambiamenti nelle condizioni globali, ma non catastrofici. E ciò non è poco.
    .
    Ed infine mi sembra degno di nota il meccanismo di blocco della circolazione atmosferica che ha portato all’attenuazione degli effetti del periodo di raffreddamento: la macchina climatica è capace di sorprenderci in modo sempre nuovo.
    Ciao, Donato.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Categorie

Termini di utilizzo

Licenza Creative Commons
Climatemonitor di Guido Guidi è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale 4.0 Internazionale.
Permessi ulteriori rispetto alle finalità della presente licenza possono essere disponibili presso info@climatemonitor.it.
scrivi a info@climatemonitor.it
Translate »