Con chiunque vi dovesse capitare di parlare del rischio per la vita umana generato dal global warming e i suoi derivati, primo tra tutti il cambiamento climatico, trovereste assoluta convinzione di un aumento della sensazione di pericolo e, quindi, l’assoluta certezza di una tendenza all’aumento delle vittime dei disastri collegati al clima.
Questo perché nessuno legge i numeri, perché pochi si informano seriamente, e perché si continuano a confondere le proiezioni – tra l’altro mai verificate e chiaramente errate – con la realtà di quello che accade.
I numeri però ci sono, li raccoglie l’International Disaster Database. Si possono mettere facilmente in grafica e, dal momento che un’immagine vale più di mille parole, ecco qua:
Hu, ho…. La curva blu non lascia adito a dubbi. Da quando le serie si possono definire affidabili, con i primi anni che hanno comunque un margine di incertezza importante, probabilmente per difetto, le vittime dei disastri riconducibili al clima sono scese drammaticamente. Non sono diminuiti gli eventi, anzi, essendo aumentata la capacità di osservazione e comunicazione, ne conosciamo di più anche se non sono neanche aumentati, e dalle serie storiche non emergono trend per molti di essi.
Quindi è aumentata la resilienza, nonostante nello stesso periodo, gli ultimi cento anni, la popolazione globale sia aumentata di 4 volte. Visto che il periodo è largamente coincidente con i “ruggiti del global warming”, non si direbbe che questo abbia mietuto vittime per se. Lo farà domani, dicono quelli che sanno, lo sta già facendo, dicono quelli che speculano. Tanto ai primi, quanto ai secondi, quanto anche a tutti gli altri, consiglierei di guardare anche l’altra curva, quella rossa. Le vittime causate da terremoti, tsunami e vulcani sono sempre le stesse, segnale evidente che non c’è stato un altrettanto significativo aumento della capacità di difesa.
Sono numeri semplici ma molto importanti che mettono in luce problemi irrisolti. Mi chiedo perché non ci si riunisca annualmente in località esotiche e caratteristiche per affrontarli, al pari di quanto si fa per il clima che invece sembra proprio non averne bisogno ;-).
La grafica l’ha generata e commentata Bjørn Lomborg, e l’ha ripresa anche WUWT.
NB: L’immagine che accompagna questo post sulla home page viene dal Norwegian Refugee Council, che alla voce Disaster and Climate Change recita così:
Every second, one person is displaced by disaster.
In 2016, more than 31 million people fled disasters in 125 countries and territories. Disasters displace three to ten times more people than conflict and war worldwide.
The basics of climate change, disasters and displacement
As climate change continues, it will likely lead to more frequent and severe natural hazards. The impact will be heavy. Climate change causes poverty and food shortages, and forces even higher numbers of men, women and children to flee their homes.
On average, 26 million people are displaced by disasters such as floods and storms every year. That’s one person forced to flee every second.
Il tutto, con la benedizione del Segretario Generale del council, Jan Egeland, politico e diplomatico norvegese nonché ottimamente posizionato alle Nazioni Unite che dichiara:
Climate change is our generation’s greatest challenge
Evidentemente, politici e diplomatici non guardano i numeri.
Il bello è che noi consideriamo con disprezzo i nostri politici… come se i norvegesi all’ONU fossero migliori.
Bisognerebbe fare autocritica prima di giudicare. Probabilmente se la realtà è questa, si dovrebbe disprezzare la maggioranza del popolo, perchè i dirigenti sono lo specchio delle scelte/mode quotidiane del popolo.
Grazie di esistere Guido Guidi e Climatemonitor…! Finalmente qualcuno fuori dal coro ipocrita dei cambiamenti climatici avete guadagnato un vostro nuovo follower
Mi par sconsiderato paragonare l’organismo umano a quello dell’intero sistema terrestre. Pure perché non è provato che una temperatura moderatamente più elevata della presente o di quella precedente di qualche secolo sia dannosa per il pianeta. I dati del passato storico e preistorico, a mio parere, indicano il contrario.
Commento moderato.
Admin
Simone,
il tuo autolesionismo è sconcertante. Il fatto che ti sia stato concesso nuovamente di commentare in due occasioni, non te ne garantisce comunque una terza. Nel tuo caso non c’è il 3 dopo il 2. Buona serata.
gg
Sei veramente autolesionista Simone, il grafico è espresso in media di morti per decennio e quindi che come scrivi che sia espresso in percentuale lo può vedere solo un visionario.
Commento moderato
Admin
Non sanno neanche leggere i grafici. O piu’ semplicemente gli conviene fingere di non saperlo perche’ se si da’ un’occhiata ai grafici dei principali indicatori economici dell’italia dal 2001 ad oggi, la sentenza e’ chiara e incontrovertibile.
Nani e ballerine, panem et circenses, l’importante e’ che la gente continui a dormire.
No, no… Massimo!… non e’ che non sanno leggere i grafici… secondo me inventano/travisano di proposito.
Non proprio su questo argomento, ma argomento pur sempre legato a clima e attivita’ umane… e’ da un po’ di giorni che mi sto documentando su un “rapporto” di una nota organizzazione “ambientalista” che parla di legami fra emissioni di NO2 dal traffico (i “terribili” motori diesel) e tumori che sarebbero generati dalla NO2 stessa.
Gratta gratta… ma non serve grattare proprio tanto… tutte le balle che la detta organizzazione ha scritto nel “rapporto” cadono, ed in realta’ si scopre che NON ESISTE evidenza epidemiologica diretta fra la concentrazione di NO2 e il cancro, nemmeno quello del polmone.
Ipotizzano anche una causalita’ fra la concentrazione di NO2 e l’insorgenza di diabete e anche quella si rivela NON esistente.
Io mi ero gia’ fatto un’idea ben precisa della mendacita’ ripetuta di tale organizzazione, ma questa volta mi ha stupito la sfacciataggine con la quale hanno messo in tavola l’ennesima balla.
Saluti.
Questo Simone che è stato “moderato” è probabilmente uno di quelli che “buttano in caciara”. Sarebbe carino mettere i commenti del genere in una apposita pagina, per far capire a chi vuol seguire con serietà quali insulti o provocazioni vengono infilati nei post….
Il clima che cambia (male) è diventato un comodo alibi per molti. 🙂
L’ultima uscita di Mercalli sulla Stampa. per illustrare il clima che fa. L’esperto spiega ai profani e il contesto mi pare ovvio : … se due gradi vi sembran pochi, pensate all’organismo Terra come al vostro corpo: significa passare da 37 a 39 gradi, dalla salute al letto. Chi è stato colpito dalla recente influenza capirà. Se poi i gradi in più sono cinque e la febbre va a 42, si muore. http://www.lastampa.it/2018/03/19/scienza/ambiente/focus/clima-soltanto-due-gradi-ma-sono-quelli-che-fanno-la-differenza-tra-vita-e-morte-QMjq5luAs7tcqMo6NarPOJ/pagina.html
“… se due gradi vi sembran pochi, pensate all’organismo Terra come al vostro corpo: significa passare da 37 a 39 gradi, dalla salute al letto. Chi è stato colpito dalla recente influenza capirà. Se poi i gradi in più sono cinque e la febbre va a 42, si muore”
Grandissimo giornalismo scientifico di divulgazione… roba da Novella 2000.
Se questo e’ il meglio che la climatologia italiana ha da mettere in campo… ben messi siamo!
Pa-te-ti-co.
Mercalli e Stampa sono scienza allo stato puro, gli altri sono “pagati dai petrolieri”.
Salve: anche sul sito del Center for Research on the Epidemiology of Disasters (CRED) si trova dovizia di dati e grafici che smentiscono il mantra climatocatastrofista: http://www.cred.be
… rubrica “publications”.
Provare per credere.
R.
Evidentemente politici e diplomatici guardano eccome i loro numeri, quelli del loro portafoglio…ma a vedere le scelte dei consumatori sembra che quelle tasche siano anche le loro…creduloni!
Forse è perché i morti non si spostano (emigrano) come i vivi. Bisogna stare attenti al senso e delle dichiarazioni per non farsi accusare di paragonare mele con pere.
Il (presunto) problema del clima è il perfetto Jolly da giocare all’occorrenza. Soprattutto, consente di spostare miliardi di euro da qui a lì senza che nessuno possa verificare effettivamente i risultati prodotti dallo spostamento delle risorse.
Le conseguenze degli interventi sui vulcani e sui terremoti invece hanno il difetto di essere decisamente e chiaramente verificabili.
Il che non va bene, ma proprio per niente.