Da qualche settimana sta accadendo qualcosa di strano. Nonostante l’appuntamento di Copenhagen sia prossimo e si ripetano gli appelli alla necessità che si raggiunga un accordo serio e stringente in materia di emissioni di gas serra, alcune delle testate giornalistiche più famose e quindi maggiormente capaci di fare opinione si stanno smarcando.
BBC, Daily Mail, Le Monde e quant’altro. Tutti lì a riesumare un dibattito che sembrava ormai morto e sepolto ed a sollevare dubbi sul fatto che le cose siano destinate ad andare come ce le hanno raccontate -spesso proprio loro- cioè che si sia sull’orlo del disastro climatico.
A prima vista direi che ci sono due possibilità . La prima e più ovvia è che dato che il dubbio esiste eccome non si voglia chiudere completamente la porta, onde evitare di far pessime figure qualora dovesse venir fuori che questo disastro è molto più virtuale che reale. La seconda è che siccome dubbi o no parecchi governi pur dichiarando buona volontà sotto sotto sperano che non se ne faccia nulla perchè sanno che i costi delle azioni sono reali, mentre rischi e risultati sono per ora solo virtuali, si stia provando a creare una specie di cuscinetto d’opinione per evitare ricadute interne in conseguenza delle posizioni che si assumeranno a Copenhagen.
Vada come vada, registriamo con piacere che il dibattito si è riaperto, questo potrà far solo del bene alla conoscenza e consentirà a tutti di formarsi una propria opinione. Del resto questo è irrinunciabile, visto che le decisioni poi finiscono per riguardare tutti.
Leggete qui un buon punto di situazione sull’atteggiamento della stampa mondiale scritto da Piero Vietti sulle pagine de Il Foglio.
ieri a Cremona in un convegno il dott. Rotundo ( confagricoltura) ha detto :
Con gli accordi della 20 20 20 l’Italia rischia di pagare una multa di 1,75 miliardi di euro se non raggiungerà entro il 2020 il 17 % del proprio fabbisogno energetico con le energie rinnovabili.