Ah gli scienziattivisti, se non ci fossero bisognerebbe inventarli. Sono capaci di fornire degli spunti di comicità imperdibili. Appena due anni fa, Chris Turney, docente di clima che cambia, di questi tempi mestiere garantito come quello delle pompe funebri, aveva lanciato un grido di dolore per l’inesorabile destino di una colonia di pinguini adelia il cui numero si era drasticamente ridotto per le mutate situazioni ambientali. Troppa strada da fare, sul ghiaccio (!), per le povere bestiole! Che il ghiaccio aumenti e si allunghi la strada o diminuisca e ci sia più mare è comunque a causa del clima che cambia, quindi se i pinguini invece di cambiare aria (strada) ci lasciano letteralmente le penne, è comunque colpa nostra.
E invece pare di no. E’ di questi giorni la pubblicazione dei risultati di una campagna di osservazione della popolazione di pinguini su di un’isola della Penisola Antartica.
Multi-modal survey of Adélie penguin mega-colonies reveals the Danger Islands as a seabird hotspot
Si chiama Danger Island e di pinguini pare ce ne siano più di un milione e mezzo, contro i 300.000 che si credeva fossero.I ricercatori hanno usato un drone per scattare foto dall’alto seguendo una griglia precisa e hanno poi lasciato ad un software di riconoscimento fotografico (che usa la tecnica dell’auto-apprendimento) il compito di trovare e contare gli animali.
L’isola è parecchio ad ovest della Commowealth Bay, il posto dove i pinguini se la stavano passando male… vuoi vedere che causa allungamento della strada da fare per andare da casa al supermercato invece di lasciarci le penne se ne sono andati a Danger Island?
Per ora non è dato saperlo, ma resta il fatto che il grido di dolore si sarà strozzato in gola a qualcuno. Trattasi di “previously unknown maxi colony of Adelia penguins“, attendiamo fiduciosi che qualcuno ci venga a raccontare che, causa climate change, per quanto affollata all’ineverosimile di pinguini, quella di Danger Island è comunque per loro l’ultima spiaggia.
…io penso che si estingueranno quelli che pronosticano scenari apocalittici con aumenti di temperatura oltre i…gradi!
…ad maiora!
Quella dei pinguini di Adelia è una storia che fa il paio con quella degli orsi polari: saranno vittime del cambiamento climatico.
Sono anni che se ne parla e, inevitabilmente, alla fine si arriva sempre allo stesso punto: sono destinati a finire male, anzi malissimo.
Ciò è quanto concludeva, nel 2011, un articolo su “Le Scienze”: quando il clima si sarà surriscaldato dove potranno mai andare questi animali che possono vivere solo al freddo?.
http://download.kataweb.it/mediaweb/pdf/espresso/scienze/2011/11/22/120917067-ca1c4713-bacd-4738-8266-36c325658edd.pdf
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L’Antartide è un ambiente molto particolare che nel corso della sua storia, come tutte le altre parti del globo ha subito, però, una serie di cambiamenti. In alcune epoche l’habitat per i pinguini non è stato ideale (come per gli altri esseri viventi, del resto) per cui il loro numero è aumentato o è diminuito; le aree di nidificazione e di soggiorno sono cambiate notevolmente e, in qualche caso, i pinguini hanno rischiato di estinguersi, come tutti gli altri esseri viventi, uomo compreso.
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L’articolo che ci ha segnalato G. Guidi, mi è sembrato estremamente interessante per diverse ragioni.
Si è scoperta una colonia di oltre un milione e mezzo di pinguini di cui non sapevamo nulla: quante ce ne sono ancora da scoprire?
Lo scorso anno una ricerca di alcuni studiosi australiani portò a rivedere le stime del numero di pinguini di Adelia nell’Antartide orientale: da poco più di due milioni a circa sei milioni. La cosa sorprendentemente non fu considerata in modo positivo da tutti: se i pinguini diventano troppi, minacciano le specie concorrenti e, quindi, l’ambiente. Vuoi vedere che alla fine bisogna abbatterli, mi chiesi?
http://www.nationalgeographic.it/multimedia/2017/03/20/video/in_antartide_ci_sono_3_6_milioni_di_pinguini_in_piu_-3461946/1/
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Sulla base di due sole ricerche il numero di pinguini di Adelia è passato da circa quattro milioni a quasi dieci milioni. Quanti sono in tutto? Non lo sappiamo, così come non sappiamo un sacco di altre cose. Eppure con estrema facilità passiamo da un estremo all’altro: sono sul punto di sparire oppure sono troppi e costituiscono una minaccia per l’ambiente. Mah!
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Lo scorso anno ci si stracciava le vesti perché in una colonia di 18000 coppie nidificanti, solo due pulcini erano sopravvissuti. Estrapolando il risultato, si paventava la prossima scomparsa dei pinguini.
http://www.nationalgeographic.it/natura/animali/2017/10/13/news/crollo_riproduttivo_in_una_colonia_di_pinguini_di_adelia-3709004/
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Con questo voglio dire che dobbiamo fregarcene? Neanche per sogno: il pinguino di Adelia merita il massimo rispetto ed il massimo impegno per comprenderne la biologia, l’evoluzione, i bisogni e per proteggerne l’habitat. Per fare tutto questo, però, non servono le trombe: non mi sembra il caso né di gridare alla catastrofe (come lo scorso anno), né di saltare di gioia (come quest’anno) ad ogni evento positivo o negativo che riguardi questi simpatici uccelli.
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Così come non serve gridare alla catastrofe imminente ad ogni evento meteorologico un po’ diverso dal solito (freddo o caldo che sia).
Come sarebbe bello se tutti fossero un po’ più moderati nell’esprimere il proprio pensiero. 🙂
Ciao, Donato.