Dunque, è cosa nota che i temibili 2°C di aumento della temperatura media superficiale del pianeta fissati come punto di non ritorno dalla politica del clima, siano scientificamente privi di senso. Talmente senza senso che neanche chi li ha fissati ci ha mai creduto, se è vero che anche i buoni propositi (individual commitments) dei Paesi che si sono dati delle gran pacche sulle spalle alla COP21 di Parigi di due anni fa non sarebbero sufficienti a restarci dentro. Per non parlare di quel che realmente è stato fatto da allora…
Pare che, sempre in termini di buoni propositi, manchi all’appello solo 1°C. Poco? Tanto?
Secondo il paper fresco fresco che vi sto per segnalare è tanto, ma la consapevolezza di quel che ci aspetta dovrebbe farlo sembrare poco. I numeri, presi e messi con le spalle al muro, hanno parlato:
Risk of extreme weather events higher if Paris Agreement goals aren’t met
Un estratto…
The researchers found that emissions consistent with the commitments countries have made are likely to result in a more than fivefold increase in probability of record-breaking warm nights over approximately 50 percent of Europe, and more than 25 percent of East Asia. This 2 to 3 degrees of global warming would also likely result in a greater than threefold increase in record-breaking wet days over more than 35 percent of North America, Europe and East Asia. The authors found that this level of warming is also likely to lead to increases in hot days, along with milder cold nights and shorter freezes.
Meeting the Paris Agreement’s goal of keeping the global-scale warming to less than 2 degrees is likely to reduce the area of the globe that experiences greater than threefold increases in the probability of record-setting events. However, even at this reduced level of global warming, the world is still likely to see increases in record-setting events compared to the present.
Modelli alla mano, se il pianeta resterà sotto il limite dei 2°C, tanto quanto, farà un po’ più caldo, un po’ più freddo, un po’ più umido e un po’ più secco, un normale clima disfatto insomma… Se invece si andrà oltre, bé, le probabilità di passare buona parte delle notti a sventolarsi si quintuplicherà.
Il fatto che, numeri non torturati alla mano (IPCC SREX del 2012), sul collegamento tra eventi estremi e dinamiche del clima passate, presenti e, soprattutto future ci siano ancora enormi incertezze pare non sia contemplato.
Stay Committed 😉
Nella mia ignoranza e presunzione (ma sono solo ingegnere) ho sempre sostenuto che non si possono e quindi non si devono dare giudizi e fare previsioni sul clima basandosi sulla misura delle temperature (di che cosa, di dove, di quando?). Mi chiedo quando finalmente una persona (“scienziato”) autorevole avrà il coraggio o il permesso dalle “autorità” (economiche e politiche) di denunciare l’insensatezza di fissare i due gradi (centigradi) come limite critico rispetto alla temperatura a una ignota data di inizio di un’indefinita “Era Industriale”. E la sciocchezza di dare le temperature come media fra massima e minima, senza tener conto del tempo in cui dura la massima e di quello in cui dura la minima (insomma: manca una definizione scientifica di “media”, e di tutte le grandezze usate in meteorologia e climatologia). E le limitazioni della significatività della griglia in cui si situano i punti di misura, che potrebbero escludere, o al contrario evidenziare eccessivamente, luoghi particolarmente assolati o ghiacciati o umidi o secchi. E infine la differenza tra i metodi e gli strumenti di misura tra oggi e 200 anni fa. Sono osservazioni banali, ma non ho mai trovato analisi accurate che evidenzino queste anomalie della “ricerca scientifica dei poveri”. L’uso dei satelliti ha migliorato la precisione dei risultati, ma non ha corretto molto i criteri di scelta dei siti e dei tempi di misura. Non parliamo poi dell’inaffidabilità dei modelli matematici, usati in particolare dall’IPCC, ben descritta da alcuni articoli di Climatemonitor. Del resto si avrà presto la conferma degli errori, visto che le catastrofi dovrebbero arrivare, o cominciare a manifestarsi, nei prossimi due anni, secondo gli allegri sapienti di Parigi XXIII. Cordialità.
Giusto Buroni (Milano, giustoburoni@libero.it, tel. 026433161)
Siamo al cabaret climatologico.