L’analisi dell’anomalia precipitativa del 2017 espressa come percentuale rispetto alla media del trentenni 1987-2016 è stata condotta su 250 stazioni, 200 del dataset Gsod (https://www1.ncdc.noaa.gov/pub/data/gsod/) e 48 della rete Crea (http://cma.entecra.it/Banca_dati_agrometeo/index3.htm).
Lasciando per un attimo da parte ogni giudizio circa la qualità dei dati GSOD (già abbondantemente discussa qui: http://www.climatemonitor.it/?p=46954), invito i lettori a tener presente che la rete utilizzata ha quantomeno il vantaggio di essere la stessa sull’intero arco temporale considerato. Quello che emerge è l’enorme variabilità spaziale del livello di anomalia, con un’anomalia media di -22.1% al Nord (stazioni a latitudine > 44°N), -32.9 al Centro (latitudine di 41-44°N) e -25.2 al Sud (latitudine <41°N). Inoltre le anomalie più spiccate si evidenziano sul versante tirrenico e sul Nordovest, a mio avviso segno della scarsa presenza delle grandi perturbazioni atlantiche e dei minimi del Golfo di Genova.
La domanda che sorge spontanea è se in termini di servizio sia più utile un’analisi di questo tipo rispetto all’ansiogena pletora dei record secolari. E su quest’ultimo appassionante (si fa per dire) tema segnalo a mò di appendice che questa mattina ho analizzato la serie storica precipitativa mensile di Bologna dal 1813 al 2017. Il risultato è che l’anno 2017, con 571 mm di precipitazione totale, si colloca al 59° posto nella graduatoria dei meno piovosi. I dati dal 1813 al 2011 sono di fonte Histalp (http://www.zamg.ac.at/histalp/dataset/station/csv.php) mentre quelli dal 2012 al 2017 provengono da Arpa Emilia Romagna (http://www.smr.arpa.emr.it/dext3r/).
Non male per quello che a inizio dicembre fu definito l’anno meno piovoso dal 1800!
Caro Luigi,
noto che il cumulato annuale 2017 del mio pluviometro (a Bologna) ha fornito il risultato di 507.5 mm, una differenza dell’11% rispetto al dato ufficiale. Non male per uno strumento che ha a meno di 3 metri il muro del palazzo che copre la pioggia proveniente da ovest, alto circa 4.5 metri rispetto al pluviometro. E che per di più sta misurando una grandezza che, come fai notare, mostra una importante variabilità. Ciao. Franco
Grazie: un lavoro da citare e diffondere. Noto con tristezza come ancora una volta il “record assoluto dal…” abbia funzionato da foglia di fico per nascondere i mancati investimenti nei famosi provvedimenti strutturali. Ossia la costruzione di bacini e riserve minori, il contenimento degli sprechi per malfunzionamento, le innovazioni nelle tecniche irrigue e così via.
Caro Luigi, grazie per il tuo importante lavoro sui dati (temperature e precipitazioni) in quanto esso riesce a fornirci un quadro obiettivo di quanto sta, effettivamente, succedendo in Italia indipendentemente dalle impressioni e dai “racconti” delle agenzie e degli organi di stampa.
Come tu giustamente sottolinei, i dati grezzi lasciano un po’ a desiderare, ma le serie sono omogenee rispetto al periodo di riferimento e ciò è un fatto di non poco rilievo.
Molto interessante la tua lettura del dato pluviometrico: la “siccità” del 2017 potrebbe essere conseguenza di eventi circolatori che hanno interessato l’oceano Atlantico e, di riflesso, il Mediterraneo, in particolare il mar Tirreno. Ciò chiarisce molte cose circa il regime pluviometrico dell’anno passato.
Ciao, Donato.