Il Codice del Sole (e del Clima della Terra), potrebbero essere a 120 anni luce da noi
Parola del giorno: “metallicity”. E’ la frazione di massa di una stella o di un altro oggetto celeste, che non sia in idrogeno o elio. In poche parole, rispetto alla composizione della maggior parte dell’universo, con metalli city si intende tutto il resto.
Imparata oggi per cominciare a leggere un articolo interessante su Eurekalert, a sua volta scritto in commento ad un paper di recente pubblicazione. Eccoli:
- Special star is a Rosetta Stone for understanding the sun’s variability and climate effect
- The Influence of Metallicity on Stellar Differential Rotation and Magnetic Activity (qui per il pdf in pre-print)
Dunque, una stella a 120 anni luce da noi (HD 173701), nella costellazione del cigno, potrebbe fornire delle informazioni molto importanti per decifrare il comportamento della nostra stella, il Sole. Si tratta infatti di un astro molto simile al nostro sole, una similitudine riscontrata in molti parametri eccetto uno, appunto la frazione di massa differente da idrogeno ed elio. Secondo quanto osservato e studiato dagli autori del paper, questa differenza doterebbe la stella di una dinamo più intensa e, quindi, di una maggiore variabilità nella sua luminosità.
HD 173701 ha un ciclo di circa 7.4 anni, quindi più breve di quello di circa 11 anni del Sole, in cui aumentano, raggiungono l’apice e poi diminuiscono i disturbi sulla superficie noti come macchie solari. Quelle macchie che, in modo per noi ancora indecifrabile, possono scomparire quasi del tutto per decenni, come accaduto all’epoca del Minimo di Maunder nel diciassettesimo secolo. In quegli anni, inoltre preceduti e seguiti da fasi di scarsa attività sulla superficie del sole, la Terra ha vissuto il periodo più freddo della sua storia recente, la Piccola Età Glaciale. Capire quale fosse e quanto fosse diversa allora la luminosità del Sole in ragione della prolungata inattività, ci aiuterebbe a capire in che modo – perché c’è di sicuro – la nostra stella influisce sulle dinamiche del clima.
Chissà che la risposta non possa arrivare proprio da una stella a 120 anni luce da qui.
Ciao Guido.
Finalmente ! 🙂
Eh già,.. il sole e le sue macchie…
La sorgente principale, di gran lunga a tutto il resto, quale principale indiziata ai cambiamenti climatici.
Cito una frase pronunciata dal premio nobel per la fisica del 1915, Sir William Bragg:
“Dio fa funzionare l’elettromagnetismo il lunedì, il mercoledì e il venerdì secondo la teoria ondulatoria…e il diavolo lo fa funzionare, secondo la teoria quantistica, il martedì, il giovedì e il sabato.”
L’elettromagnetismo appunto, e non solo la frazione di massa che non sia H o He, sia mai che abbia anch’esso un ruolo importante, oltre a quelli già noti, sull’evoluzione del clima terrestre.
ps: mi piace osservare il sole col mio riflettore newton da 250mm, con l’astrosolar ovviamente. L’estate scorsa l’ho lasciato montato per una settimana, precisamente a inizio agosto. Volevo far vedere le macchie solari a mio nipote….erano piccole ma tante. Dissi a mio nipote che la Terra poteva starci tranquillamente all’interno di ciascuna di esse (sorrido).
Tuttavia sarebbe bello poter avere un collegamento diretto, qui, nel blog, e poter vedere in tempo reale le macchie solari. Tipo il Climate Lab, per intenderci. Io spesso, se non ho il riflettore montato, osservo qui : https://sohowww.nascom.nasa.gov/
Il Sole, ovvero, l’orologio di Dio 🙂
Buona notte. Ale