La scorsa sera (23 dicembre 2017 ore 20,15) ho avuto modo di seguire sul TG di La7 il servizio “Tempesta tropicale fa strage nelle Filippine. Almeno 180 morti” di Luca del Re. Al riguardo devo dire che, fermo restando il dovere di pietà per le tante vittime, sussiste anche la necessità di stigmatizzare l’uso ideologico che viene oggi fatto di queste sciagure. Il finale del servizio recitava infatti così: “la tempesta tropicale è arrivata in ritardo e con una violenza inusuale per le tempeste di fine stagione. Un’altra conseguenza del processo interminabile di alterazione del clima provocato da noi esseri umani”.
Per verificare la fondatezza di tale asserzione ho consultato l’articolo “Climatology of Philippine tropical cyclone activity: 1945–2011” di Irenea L. Corporal-Lodangco and Lance M. Leslie della School of Meteorology, University of Oklahoma, da poco pubblicato sull’International Journal of Climatology.
Da tale articolo emerge che sulle Filippine la stagione dei cicloni tropicali (di cui le tempeste tropicali fanno parte – http://glossary.ametsoc.org/wiki/Tropical_cyclone) può essere suddivisa in MAS (Most Active Season) che và da giugno a dicembre e LAS (Less Active Season) che và da gennaio a maggio. Inoltre il numero medio mensile di cicloni è riportato in figura 1, da cu si vede che dicembre fa parte della MAS e non della LAS.
Inoltre, come appare dalla figura 2, il trend temporale dei cicloni tropicali appare positivo se si ragiona sull’intero periodo 1945-2011. Tuttavia gli autori correttamente segnalano che la serie non è omogenea in quanto dal 1980 si sono iniziati a usare i dati satellitari per individuare i cicloni. Se si rifà dunque la stessa analisi per il periodo dal 1980 al 2011 il trend risulta negativo, il che è coerente con quello riscontrato da Moon et al. (2015) per l’area del western North Pacific, che comprende le Filippine.
A corredo di quanto qui scritto segnalo l’articolo dell’amico Sergio Pinna uscito solo pochi giorni fa sulla Rivista di Meteorologia Aeronautica dal titolo “SULLE TENDENZE DEGLI URAGANI NEL BACINO ATLANTICO” e che riporta anche vari dati riferiti all’areale pacifico.
Da tale scritto mi piace segnalare questa frase che rende bene l’idea della temperie in cui ci è dato di vivere: “L’idea che il riscaldamento registratosi nel corso del XX secolo sia stato accompagnato da tutta una serie di mutamenti (o addirittura di sconvolgimenti) in svariati caratteri del clima è così radicata da costituire una sorta di verità assoluta che sembrerebbe non necessitare delle indispensabili conferme scientifiche che dovrebbero derivare dall’analisi dei dati storici disponibili. Gli uragani rappresentano un esempio perfetto di questo quadro, visto che si da per certo un sensibile aumento della loro intensità e frequenza connessi al cambiamento climatico, al punto che ogni evento finisce per essere ritenuto come un effetto del global warming.”
Sempre Pinna scrive che “In vero gli studi disponibili sia per l’Atlantico, sia per altri bacini oceanici, non confermano affatto un chiaro incremento nel numero degli uragani ed anzi sembrano indicarne in alcuni casi una leggera diminuzione della frequenza…. È ovvio comunque che il solo numero dei grandi cicloni non è sufficiente a mostrare le tendenze del fenomeno, in quanto vari potrebbero essere i parametri da considerare: la massima velocità del vento, la caduta barica fra l’esterno ed il centro, la dimensione complessiva, l’estensione dell’area interessata da venti con forza di uragano ecc.”
Quest’ultima considerazione ha spinto Pinna a sviluppare un indice sintetico dell’intensità annua degli uragani atlantici, che sono quelli per i quali sono disponibili più dati. I risultati riassunti nella figura 5 dell’articolo in questione sono che “nel periodo 1851-2016, non si siano manifestate delle variazioni di particolare rilievo nell’intensità degli uragani atlantici”.
Circa l’intensità dei cicloni tropicali del Pacifico segnalo lo scritto di Kossin et al. (2013) in cui per i diversi mari tropicali si presentano i trend nei cicloni più violenti per il periodo 1982-2009 e, con riferimento all’area del western North Pacific, si conclude che “negative changes are found in the western North Pacific, that is, the strongest hurricanes have become weaker.”
Da questi dati deduco che la conclusione esposta dal giornalista nel servizio di La 7 è falsa in quanto non fondata su dati. In altri termini la notizia fa parte di quel mantra ripetuto all’infinito dai media generalisti per convincere la popolazione mondiale che l’aumento delle temperature globali debba necessariamente tradursi in un incremento di intensità degli eventi estremi, fatto questo che la stessa IPCC è oggi sempre più prudente nell’affermare (IPCC, 2012).
Bibliografia
- Corporal-Lodangco I.L., Leslie L.M., 2017. Climatology of Philippine tropical cyclone activity: 1945–2011, Int. J. Climatol. 37: 3525–3539.
- Kossin J.P., Olander T.L. e Knapp K.R. 2013. Trend Analysis with a New Global Record of Tropical Cyclone Intensity, JOURNAL OF CLIMATE, VOLUME, 9960-9976
- Moon I-J, Kim S-H, Klotzback P, Chan JCL. 2015. Roles of interbasin frequency changes in the poleward shifts of the maximum intensity location of tropical cyclones. Environ. Res. Lett. 10: 104004, doi: 10.1088/1748-9326/10/10/104004.
- IPCC, 2012. Managing the risk of extreme events, summary for policymakers, https://www.ipcc.ch/pdf/special-reports/srex/SREX_Full_Report.pdf
Coraggio ragazzi, che nel villaggio di Asterix ci si diverte pure… 🙂
Questa non è la prima dittatura che pare imbattibile. Ma poi crollano. Quindi… dotarsi di buon umore e procedere!
Grazie Luigi per il tuo costante impegno di approfondimento e divulgazione.
Colgo l’occasione per offrire questa importante riflessione di Vaclav Klaus che fa da stimolo per aggregare quante più persone di buona volontà possibile.
http://cornwallalliance.org/2017/12/vaclav-klaus-lets-not-give-up-fighting-climate-alarmism-it-is-never-late/?utm_source=Cornwall+Alliance+Newsletter&utm_campaign=929454a14c-EMAIL_CAMPAIGN_2017_12_22&utm_medium=email&utm_term=0_b80dc8f2de-929454a14c-131648161
Caro Luigi, qualche tempo fa ti chiedevi, amareggiato, se valeva la pena battersi per una causa che sembra irrimediabilmente persa come quella contro il mainstream AGW ed annesso cambiamento climatico. Oggi ho i tuoi stessi dubbi perché mi sembra di essere circondato da un esercito soverchiante di avversari. L’immagine del villaggio di Asterix (CM) circondato dalle legioni romane (il mainstream) che qualcuno ebbe a proporre tempo addietro, è estremamente efficace per descrivere la situazione (almeno come appare a me).
Poi penso che non possiamo assistere inerti a questo massacro della verità che opera la pubblicistica mainstream e trovo la forza per andare avanti. Ci sarebbe da scrivere più di un post al giorno come il tuo, ma non è possibile.
.
Ho appena finito di dare uno sguardo ai lavori su cui si basa il Bulletin dell’AMS sugli eventi estremi che affliggono il mondo ed ho potuto toccare con mano l’enorme incertezza che avvolge la questione. Su 131 lavori esaminati nel corso delle sei edizioni del Bulletin, circa 85 riescono ad individuare un legame con il cambiamento climatico entro i consueti margini di incertezza della ricerca scientifica e, sempre entro i consueti margini della ricerca scientifica, 46 non trovano alcun legame con esso. Come si vede la discussione è ancora viva e non si può ancora dire l’ultima parola, ma di ciò non traspare nulla nei resoconti dei mezzi di informazione di massa: tutti (o quasi) concordano nel sostenere che la variazione in intensità e frequenza degli eventi estremi (ammesso e non concesso che ci sia) sia conseguenza del cambiamento climatico di origine antropica (presunta secondo me). E, come nel classico caso del cane che si morde la coda, invocano questa circostanza come una prova dell’esistenza del cambiamento climatico di origine antropica. Mah!
Buon Natale, Donato.
Caro Donato,
scusa anzitutto se ti rispondo solo ora.
Ti ringrazio molto per la tua riflessone sull’argomento e per i dati riferiti al Bulletin dell’AMS sugli eventi estremi.
Personalmente penso che valga sempre la pena di contrapporre dati a miti (e slogan conseguenti), anche se temo che contro i miti (peraltro spinti da enormi interessi economici) non vi sia speranza di vittoria almeno nel breve termine, per cui non ci resta che il villaggio di Asterix…
Peraltro penso che, a ben vedere, noi stessi siamo sostenitori della teoria AGW, nel senso che nessuno di noi credo neghi il ruolo di gas serra di CO2 o l’aumento delle temperature globali avvenuto negli ultimi 150 anni. Rispetto al mainstream le opinioni divergono soprattutto circa il significato catastrofico o meno da dare ai trend in atto e sul peso, tuttora rilevantissimo, della variabilità naturale (che per l’Europa si chiama AMO e NAO).
E qui credo che coloro che abitarono nel villaggio di Asterix in tempi passati – penso a Galileo Galilei e ai suoi allievi Evangelista Torricelli da Faenza e Benedetto Castelli da Montisola – siano per noi icone essenziali, un pò come lo è Nicolai Vavilov per i genetisti.
Appena ascoltato da una giornalista del Tg4…”il clima sta per cambiare” invece la cronista stava descrivendo il tempo che cambiava.
Capite che se la “giornalista” è lì e fa quel lavoro vuol dire che qualcuno ce l’ha messa e lei spara parole di cui nemmeno sa il significato, è normale…
Grazie di essere la nostra sentinella della verità. Ho provato a condividere con Facebook ma è comparso “REJECTED” che anche Fb sia un convinto assertore dell’AGW?
Colgo quest’occasione per augurarti un sereno Natale con i tuoi cari.
Caro Paolo,
grazie per quel “sentinella” che scatena memorie del mio servizio militare. Circa facebook ho trovato questo: https://thebakerorange.com/13254/voices/politically-correct-facebook-is-labeling-you-based-on-your-friends/.
Luigi
Grazie Luigi per queste piccole ma importanti lezioni di corretto atteggiamento scientifico
Nella patria di Galilei il procedimento scientifico non esiste più. Galilei ormai serve solo per accusare la Chiesa
Restiamo come dinosauri ad attenerci ai fatti e veniamo emarginati per non essere conformisti del pensiero comune.
Un buon Natale
Caro Giovanni,
scriveva Galileo che la natura è un libro aperto per chi ha occhi sulla fronte (per osservare e misurare) e nella mente (per interpretare). Questo è un messaggio che ha un valore universale e che dobbiamo far di tutto per diffondere!
Luigi