Più o meno negli stessi giorni in cui il lancio di una monetina decideva la nuova sede dell’Agenzia del Farmaco, in Europa si celebrava la COP23 e si discettava di un argomento di importanza vitale per i membri dell’Unione: come sequestrare la CO2. La questione, come spesso accade dalle parti di Bruxelles, si svolge in gergo altamente burocratico e si risolve in una battaglia di sigle. In questo caso si fronteggiano CCS e CCU, ovvero “Carbon Capture & Storage” Vs. “Carbon Capture & Utilization” (euobserver.com, 2017). Per usare un gergo carcerario, nel primo caso la CO2 viene catturata e sbattuta in un luogo dove non possa più nuocere, mentre nel secondo viene catturata e messa ai lavori forzati.
CCS: Sequestro e Stoccaggio
Fino a ieri la filosofia prevalente era stata proprio la CCS, ovvero il sequestro della temibile molecola al fine di re-iniettarla nelle viscere della terra. Un programma ambizioso è stato avviato nel 2007 con un budget-monstre di un miliardo di euro allo scopo di finanziare progetti di sequestro e stoccaggio. Con risultati semplicemente disastrosi: 10 anni dopo, nonostante una spesa di 587 milioni di euro, nemmeno un progetto è stato portato a termine, in uno stillicidio di cancellazioni, ripensamenti e ritardi.
Il problema è che re-iniettare il gas nel sottosuolo non si associa ad alcun beneficio economico, è estremamente costoso, genera emissioni addizionali di CO2 e presenta problematiche di impatto ambientale paragonabili a quelle di una perforazione petrolifera o a gas. Non sorprende, quindi, che tra le cause di cancellazione dei progetti in questione ci sia stata la mancata concessione dei permessi ambientali o la mera considerazione da parte dei governi che spendere soldi pubblici per sotterrarli insieme alla CO2 non ha nessun senso.
Consoliamoci, poteva comunque andare peggio: la UE era infatti pronta a spendere altri 300 milioni di euro per progetti di sequestro e reiniezione, finanziandoli con il solito balzello dei crediti verdi imposti a danno delle aziende che la CO2 la emettono e che magari generano persino dei profitti. Tutti i progetti che si intendeva finanziare sono stati bloccati, sostanzialmente perché i governi si sono rifiutati di mettere sul piatto i contributi necessari alla realizzazione dei progetti stessi, in aggiunta a quelli gentilmente offerti dall’Unione Europea.
Ma niente paura, il CCS torna in vita quando meno te l’aspetti, come uno zombie di Romero: la Scozia si è infatti appena dichiarata pronta a finanziare un progetto per lo stoccaggio della CO2 nel Mare del Nord. Un tempo facevano soldi perforando offshore e producendo idrocarburi; oggi chiedono soldi all’Europa per perforare offshore e sperperare denaro reiniettando CO2. Metafora perfetta della parabola industriale ed economica del Vecchio Continente.
CCU: Sequestro e Utilizzo.
A fronte del disastroso esito dei progetti CCS, a Bruxelles si è pensato di estrarre il coniglio dal cilindro: la CO2 non si re-inietta più, ma si “utilizza”. Come?
- Per fare bevande frizzanti. Facile a dirsi, difficile a farsi: produrre CO2 a specifica alimentare a partire da emissioni industriali è estremamente costoso per la necessità di processi di purificazione estremamente spinti. E con le emissioni attuali di CO2 su scala mondiale, si saturerebbe l’intero mercato delle bibite gasate in un batter d’occhio.
- Per produrre…combustibili. Ebbene sì: a partire dalla CO2 si possono produrre combustibili. Sembrerebbe l’uovo di Colombo, se non fosse che la termodinamica mette i bastoni tra le ruote: per produrre combustibili a partire da CO2 (ad esempio con la reazione di Sabatier) è necessario usare processi catalitici, ad alta pressione, e con dispendio enorme di energia. Una follia assoluta e ridicola dal punto di vista energetico ed economico. Non per l’Europarlamento però, che in questo processo sta meditando di riversare ulteriori risorse economiche.
- Per dare da mangiare alle piante. Pare che qualcuno in Europa si sia accorto che le piante si nutrono di CO2, sono contente se il tenore di CO2 aumenta, e le rese agricole aumentano di conseguenza. Scoperta strabiliante che ha convinto qualcuno a riutilizzare la CO2 pompandola nelle serre. Geniale vero? Resta da capire come mai la CO2 è nutrimento per le piante in serra, e veleno per tutti in atmosfera.
Provando a riassumere
In Europa da molti anni si sperperano miliardi di euro nel vano tentativo di sequestrare un gas che è ritenuto nocivo perché fa scaldare la Terra. Curiosamente, la presenza dello stesso gas in atmosfera consente la vita sulla Terra, che in mancanza della CO2 sarebbe una sterile palla di ghiaccio.
Qualsiasi processo di sequestro e reiniezione della CO2 si associa ad un gigantesco sperpero economico che deve essere caricato sulle spalle della comunità sotto la forma di tasse, balzelli o “crediti verdi”. Alla luce di questo, in Europa si è pensato bene di utilizzare la CO2, piuttosto che sequestrarla, ma ad oggi l’unico uso sensato resta darla in pasto alle piante. Tale uso, tuttavia, è accettabile solo se fatto al chiuso di una serra.
Si narra che nel 1453, mentre Costantinopoli cadeva sotto l’assedio di Maometto II, si discutesse di sesso degli angeli. Oggi dalle nostre parti si discute di COP e di sequestri di CO2, di serre miracolose e di crediti verdi. Questo mezzo millennio, tuttavia, non è passato invano. Rispetto ai trogloditi di Costantinopoli, infatti, oggi abbiamo un’arma segreta da giocarci: male che vada, possiamo sempre lanciare una monetina.
Il sequesto (e tecniche assimilabili) non funziona nono
http://www.ansa.it/canale_ambiente/notizie/clima/2018/02/02/togliere-co2-dallaria-non-evitera-il-cambiamento-climatico_546d1966-598a-4042-aa68-3f978e17a00f.html
Bisogna TAGLIARE sisi
Lo dicono gli “esperti” 😉
L’ultima è di qualche buontempone che ha calcolato l’emissione di CO2 in tutta la filiera di preparazione dei panini pre-confezionati (parliamo di GB). Ovviamente, sono certo che si sono messi a fare misurazioni per validare il modello. Comunque:
una pagnotta da 800 grammi prodotta nel Regno Unito ha un costo in termini di emissioni pari a 0,589 chilogrammi di CO2
http://www.corriere.it/ambiente/17_febbraio_28/se-panino-costa-all-ambiente-mezzo-chilogrammo-co2-anidride-carbonica-ambiente-c307f488-fdbd-11e6-8934-cbc72457550a.shtml
Ue’, raga: 0.589, non 0.588 o 0.59! Agli esami di fisica mi davano tanti calci nel culo se sparavo decimali ad minchiam in questo modo nelle esercitazioni di laboratorio.
‘Resta da capire come mai la CO2 è nutrimento per le piante in serra, e veleno per tutti in atmosfera.’
Facile: appena escono studi basati su DATI come questo…
‘Carbon Dioxide Fertilization Greening Earth, Study Finds’
https://www.nasa.gov/feature/goddard/2016/carbon-dioxide-fertilization-greening-earth/
… basta contrapporre un’altro ‘studio’ basato su proiezioni al 2100 e oltre basato su MODELLINI farlocchi
https://www.google.fr/amp/s/phys.org/news/2017-03-co2-due-climate-agriculture.amp
‘Rising CO2 due to climate change may not improve agriculture, model shows’
‘Zhuang and graduate student Peng Zhu devised six model experiments using historic climate data from 1850 to 2011. They found that although a few areas would see improved plant growth – including parts of Canada, most of Madagascar, and the southern tip of India – other regions on the planet would suffer.’
… e il secondo, secondo il mantra ‘verde’ preponderante oggi, vince SEMPRE.
Cari scettici di doman non v’è certezza, chi vuol esser lieto, sia…..
Non sono uscito di senno e, posso assicurarvi, sono sobrio, ma l’avvertimento è serio.
Si discute di sequestri e di riutilizzo della famigerata CO2, ci si lamenta dei costi esorbitanti delle varie soluzioni per toglierla di mezzo, ma i tempi si stanno facendo bui e fra poco sarà pericoloso anche solo discutere di AGW ed avanzare dubbi sulla veridicità del legame CO2 cambiamenti climatici. E’ quanto emerge da un fatto di cronaca accaduto vicino a noi, nella green Germania.
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Un contadino peruviano, tal Saul Luciano Lliuya, ha citato in giudizio la RWE, colosso energetico tedesco, perché essa avrebbe, a suo giudizio, determinato con le sue emissioni, lo scioglimento dei ghiacciai delle Ande poco lontani da casa sua ed il conseguente allagamento della sua dimora e di quelle di altri suoi concittadini. In seguito a ciò egli ha patito dei danni stimati in circa 17000 euro (diciassettemila euro) che lui vorrebbe gli fossero risarciti da RWE. La RWE si è difesa sostenendo che se cambiamento climatico c’è stato, la colpa è anche di altri per cui non è giusto che paghi solo un’azienda. Essa ha chiesto, pertanto, il rigetto del ricorso. Un primo giudice aveva reputato corrette le rimostranze della RWE, ma un secondo giudice cui si sono rivolti gli avvocati di Saul, ha ammesso il ricorso ed ha stabilito un termine di una quindicina di giorni di tempo affinché le due parti presentino prove a sostegno delle rispettive tesi.
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Inutile dire che Germanwatch, potente gruppo ambientalista che sta alle spalle del contadino peruviano, è andata in brodo di giuggiole e già prevede milioni di altri ricorsi.
http://www.huffingtonpost.it/…/un-contadino-peruviano-ha-fatto-causa-ad-un-gigante-ener...
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Si narra che nel 1453, mentre Costantinopoli cadeva sotto l’assedio di Maometto II, si discutesse di sesso degli angeli….
Caro Massimo oggi si vede che, mentre la società occidentale vive un periodo di decadenza (senza neanche assedio), si discute di cambiamenti climatici prodotti dall’uomo e un tribunale è pronto ad emettere una sentenza che potrebbe creare un pericoloso precedente, sulla base del famigerato consenso del 97%. Qualche decennio fa nei civilissimi States o nell’altrettanto civilissima Svezia i tribunali decretavano la sterilizzazione sulla base di considerazioni eugenetiche e qualche secolo fa altri tribunali ti mandavano al rogo perché ti spostavi su di una scopa. Quando la verità scientifica viene stabilita dai giudici, il sonno della ragione comincia ad imperare.
Mala tempora currunt, sed peiora parantur. 🙁
Ciao, Donato.
“per produrre combustibili a partire da CO2 (ad esempio con la reazione di Sabatier) è necessario usare processi catalitici, ad alta pressione, e con dispendio enorme di energia.”
Non fa una piega, pero’ se hai abbondante energia in eccesso del fabbisogno, come per esempio su una portaerei nucleare, si potrebbe utilizzare la CO2 estratta dal mare per produrre carburante per gli aeroplani imbarcati .
Si vocifera che l’ US Navy stia studiando qualcosa del genere
Quando, con sommo piacere dei salvamonditsi avremo (avranno…) raggiunto l’ esaurimento del petrolio, se vogliamo (vorranno…) continuare ad usare il trasporto aereo, si dovra’ produrre qualcosa di analogo all’ attuale carburante. Di carbone ce ne sara’ ancora a bizeffe, ma l’ energia dove la prenderanno? Io un’ idea ce l’ avrei…Se non si riuscira’ finalmente a sfruttare la mitica fusione, la scelta e’ obbligata.
Quell che pensano che si volera’ sfruttando i pannelli solari e l’ energia elettrica, forse farebbero bene a considerare anche l’ impiego di quadriglie di cavalli alati…
[…] Si narra che nel 1453, mentre Costantinopoli cadeva sotto l’assedio di Maometto II, si discutesse di sesso degli angeli. Oggi dalle nostre parti si discute di COP e di sequestri di CO2, di serre miracolose e di crediti verdi. Questo mezzo millennio, tuttavia, non è passato invano. Rispetto ai trogloditi di Costantinopoli, infatti, oggi abbiamo un’arma segreta da giocarci: male che vada, possiamo sempre lanciare una monetina. FONTE http://www.climatemonitor.it/?p=46606 […]
Leggo il punto uno sugli utilizzi del sequestrato e ancora un po’ collasso dal ridere…. La mitica Satana di tutte le BIG CORP del mondo, Coca Cola, dovrebbe salvare il mondo dalla CO2 con le sue bevande!!!! Che nemesi….
Una delle tante nemesi. Come detto in un altro pezzo, e’ lo stesso Marx che insegna che la storia si ripete due volte: la prima come tragedia, la seconda come farsa. Penso sia del tutto evidente che la farsa e’ in pieno svolgimento…
Che poi non servirebbe a niente: tutta la CO2 messa nelle bibite ritorna in atmosfera comunque.
Magari con sonori rutti 🙂
Per fare bevande frizzanti.
Quando ho letto l’inizio dell’articolo, tra me e me mi son detto: “Riuso? Le bibite gassate”, ma così per ridere, ripensando poi quanto era scema la mia battuta. E poi sotto ho letto che è roba “seria”…
Caro Massimo,
se la sequestrano ci sarà poi anche da pagare un riscatto? Me lo domando perché CO2 è essenziale per il settore agricolo e anche per i consumatori (niente CO2 niente pappa!).
Osservo inoltre una cosa che faccio sempre più spesso rilevare quando mi chiamano a parlare a convegni vedendo poi la gente cadere dalle nuvole: da 30 anni i satelliti ci mostrano che è in atto l’imponente fenomeno del global greening
(pianeta che rinverdisce grazie ai maggiori livelli atmosferici di CO2). Io dico che occorre rebbe assecondare e potenziare il global greening per stabilizzare i livelli atmosferici cdi questo benemerito gas.
Il guaio è che potenziare il global greening significa investire in agricoltura e foreste (es: sfruttare al meglio il patrimonio boschivo italiano che è più che raddoppiato in 100 anni) , e questo non piace a quelli che vedono nel GW un grande business da tradurre in pannelli solari, generatori eolici e le geo-ingegnerie di cui parli tu nell’articolo.
Insomma: abbiamo di fronte un’opportunità enorme ma non la sfruttiamo e nemmeno ne parliamo alla gente, per paura che qualcuno prima o poi capisca.
Caro Luigi, e’ che non li capiamo perche’ non siamo preparati, intelligenti e altruisti come loro. Noi pensiamo a dar da mangiare alla gente con il global greening, ma loro volano piu’ alto: stoccano la CO2 sotto terra per poterla tirare fuori in occasione della prossima glaciazione e salvare il mondo. Sono dei bravi padri di famiglia, e noi dei figli ingrati…