Salta al contenuto

Il livello del mare alle Isole Figi e la COP23

Le Isole Figi sono il principale organizzatore della COP23 di Bonn e il loro presidente, Frank Bainimarama, è anche il presidente dell’attuale Conferenza delle Parti. In questa occasione Nils-Axel Mörner ha scritto al presidente una lettera aperta dove, insieme alla considerazione per l’ambiente delle Isole e per la gentilezza degli abitanti, cita i risultati di una serie di articoli scientifici relativi al livello del mare e alla subsidenza/sollevamento del terreno nell’isola principale di Viti Levu dove sono collocati due mareografi e due stazioni GPS (una delle quali in funzione fino al 2014). Le due stazioni mareografiche sono Suva-a (Suva) e Lautoka e i loro dati sono registrati nel database PSMSL. I dati di Suva sono riportati in figura 1 (pdf) insieme al loro spettro.

Fig.1: Livello marino a Suva dal 1972, da PSMSL, e il suo spettro.

Il grafico dell’altra serie (Lautoka, più breve) è nel sito di supporto: il suo spettro è decisamente strano e non ho una spiegazione per la sua forma.
La figura 1 ci dice che il livello marino a Suva è salito di circa 30 cm in 46 anni (circa 6.5 mm/anno) e che dall’inizio del 2012 ad oggi è sceso al ritmo di 20 mm/anno. Quest’ultimo andamento può far pensare che il temuto (ma da chi?: vedremo in seguito) “rischio annegamento” per le Figi sia quanto meno prematuro e forse anche inesistente.
In realtà la situazione è complessa e ricca di probabili cause diverse (v. gli articoli in bibliografia, liberamente accessibili):

 

  • la stazione attuale di Suva è vicina a pesanti strutture portuali che facilmente possono provocare subsidenza, simulando un innalzamento del mare;
  • la serie mareografica (figura 1) è la combinazione di due strumenti situati, in successione, in tre luoghi diversi;
  • la vicina stazione GPS ha misurato tra il 2012 e il 2014 (poi ha smesso di funzionare) un innalzamento del suolo e quindi un’apparente diminuzione del livello marino.

Quindi l’uso di un tasso medio di crescita (invece di, ad esempio, una serie di “scalini”) fornisce un risultato falso. In figura 1 la retta dei minimi quadrati, e la pendenza complessiva riportata, è usata solo per calcolare la serie “detrended” da cui si deriva lo spettro e non per considerazioni diverse.
Sulla base di osservazioni naturalistiche (il livello a cui si sono formati i coralli negli ultimi 150-200 anni) e di considerazioni fisiche (variazioni del livello marino dovute a eustasia, subsidenza/sollevamento), Mörner e Klein (2017) deducono una costanza (o variazioni non significative) del livello marino, almeno negli ultimi 1.5-2 secoli.
Lo spettro, che non misura variazioni assolute del livello marino, non dovrebbe essere stato modificato dalla validità o meno delle considerazioni precedenti: il quadro inferiore di figura 1 mostra che le oscillazioni oceaniche hanno ciclicità di 16-19 anni (Mörner le definisce “planetarie”); di 8 e 11 anni; di 3-6 anni, tipiche di El Niño come ci si può attendere, data la posizione geografica delle Figi. Non trovo invece i periodi ~30 e ~60 anni di cui parla Mörner, se non a livelli praticamente impercettibili, come si può vedere nel file numerico dello spettro nel sito di supporto.

Mi sono chiesto se fosse possibile verificare in altro modo le paventate paure del livello marino crescente o la loro inesistenza: se davvero la paura pervadesse le menti dei figiani, questi dovrebbero cominciare a fuggire (in massa?) dalle isole (sono 322 in tutto lo stato, di cui 106 abitate) e il fatto dovrebbe riflettersi sulla demografia. Ho quindi scaricato i dati demografici delle Figi da http://countrymeters.info/en/Fiji/ e li ho rappresentati in fig.2 (pdf).

Fig.2: in alto l’andamento demografico delle Isole Figi e la retta dei minimi quadrati da cui calcolare i dati “detrended” per lo spettro. In basso lo spettro MEM dei dati demografici. Nell’angolo in alto a sinistra si riporta il sito da cui sono stati scaricati i dati (accesso del 16 novembre 2017). Notare la similitudine con i massimi spettrali di figura 1.

Il numero di abitanti dal 1951 ad oggi mostra tassi di crescita sicuramenti diversi in periodi diversi, ma è indiscutibile la crescita continue (ad un tasso medio di poco meno di 9500 abitanti/anno). La parte superiore di figura 2 dice che i figiani non hanno troppa paura del mare che avanza, anzi che non ne hanno affatto.
In un commento al post su WUWT Pamela Klein (collega e coautrice di Mörner) scrive: “… Le loro isole sono belle e sicure dalle alluvioni. Se l’IPCC desse loro molto denaro, si può solo sperare che vada agli amabili figiani che vivono nelle isole esterne. Usano generatori diesel per l’elettricità per il raffreddamento, un’opzione costosa. Non è così per Viti Levu.”

Questo sarebbe un nobile scopo al quale, credo, i paesi sviluppati contribuirebbero volentieri, senza bisogno che i PVS si straccino le vesti, adducendo motivi inesistenti e non accettando etichette sui fondi ricevuti.

Ma, ritornando velocemente ai dati, per me la sorpresa è stata lo spettro della serie demografica. In modo del tutto inaspettato, i massimi spettrali del quadro inferiore di figura 2 sono praticamente gli stessi del livello marino di figura 1. Il ritmo, il “respiro” della popolazione è lo stesso del mare!
Mentre è facile immaginare uno stretto legame tra la popolazione di uno stato insulare e il mare, è difficile entrare nei dettagli di una tale relazione. Perché la popolazione debba variare con ritmi già definiti “planetari” o con quelli (2.7 anni, ad esempio) tipici di El Niño è, almeno per me, quasi incomprensibile; ma i periodi comuni sono troppi e troppo simili per pensare solo al caso.

Tutti i grafici e i dati, iniziali e derivati, relativi a questo post si trovano nel sito di supporto qui.

Bibliografia

  • Mörner N-A, Klein P.M. The Fiji Tide-Gauge Stations , International Journal of Geosciences, 8, 4, 536-544, 2017. doi:10.4236/ijg.2017.84028
  • Mörner N-A. Our Oceans-Our Future: New Evidence-based Sea Level Records from the Fiji Islands for the Last 500 years Indicating Rotational Eustasy and Absence of a Present Rise in Sea Level, Int J Earth Environ Sci, 2:137, 2017. doi:10.15344/2456-351X/2017/137

 

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...Facebooktwitterlinkedinmail
Published inAttualitàCOP23

11 Comments

  1. @Robertok06
    Articolo interessante: gli autori non trattano il sollevamento del terreno, la tettonica o l’eustasia e tuttavia trovano un aumento del 7% della superficie emersa. Direi che è un bel risultato per isole che sulla carta (cioè nelle chiacchiere dei “coppisti”) stanno scomparendo, travolte dalla crescita del livello marino.
    @Fabrizio Giudici
    Se si ricordassero della complessità del sistema non andrebbe bene: gli ascoltatori potrebbero prendere strade eretiche e addirittura farsi venire dei dubbi! E la favola potrebbe restare incastrata negli ingranaggi di questi dubbi. Meglio dimenticare.
    @Donato
    Il quadro generale è quello che illustri e che altro non è che la “vita” della Terra, come sottolineato anche da Fabrizio Giudici. In questa “vita” c’è anche l’influenza umana? Certo che sì e credo che siano ben pochi a dubitarne. Quanto pesa questa influenza? E’ qui che nascono gli scetticismi (che non sono negazioni, anche se molti -anche autorevoli, come abbiamo letto molto recentemente- sembrano non saperlo) che si nutrono male con le affermazioni categoriche, anche se in questo modo crescono rigogliosi.

    Grazie a tutti per i commenti. Franco

  2. robertok06

    Questo articolo…

    https://pubs.geoscienceworld.org/gsa/geology/article-abstract/43/6/515/131899/coral-islands-defy-sea-level-rise-over-the-past?redirectedFrom=fulltext

    … non parla delle Fiji, ma di Funafuti, un altro atollo che fu al centro di un’altra CoP, quella di Lima… quando il primo ministro di Tuvalu, di cui Funafuti e’ la capitale, disse all’audience salvapianeta di quella CoP…

    “If you were faced with the threat of the disappearance of your nation, what would you do?”

    Beh… basta leggere lo studio scientifico, serio e ben fatto, per capire che la realta’ e’ agli antipodi della fanta-realta’ di questi qui della CoP.
    Copio e incollo l’abstract:

    “The geological stability and existence of low lying atoll nations is threatened by sea-level rise and climate change.
    Funafuti Atoll, in the tropical Pacific Ocean, has experienced some of the highest rates of sea-level rise (∼5.1 ± 0.7 mm/yr), totaling ∼0.30 ± 0.04 m over the past 60 yr. #
    We analyzed six time slices of shoreline position over the past 118 yr at 29 islands of Funafuti Atoll to determine their physical response to recent sea level rise.
    Despite the magnitude of this rise, no islands have been lost, the majority have enlarged, and there has been a 7.3% increase in net island area over the past century (A.D. 1897 2013).
    There is no evidence of heightened erosion over the past half-century as sea-level rise accelerated. Reef islands in Funafuti continually adjust their size, shape, and position in response to variations in boundary conditions, including storms, sediment supply, as well as sea level.
    Results suggest a more optimistic prognosis for the habitability of atoll nations and demonstrate the importance of resolving recent rates and styles of island change to inform adaptation strategies.”

    Le CoP sono basate su invenzioni, se non falsi ideologici veri e propri. Qualcuno chiami la magistratura ad indagare.

    • Fabrizio Giudici

      Reef islands in Funafuti continually adjust their size, shape, and position in response to variations in boundary conditions, including storms, sediment supply, as well as sea level.

      Grazie per questo interessante contributo: perché gli stessi che paventano le catastrofi climatiche sono anche quelli che ci insegnano che la Terra “vive” – ovvero, che è un sistema estremamente dinamico, in modo molto complesso – ma quando prospettano certi scenari se ne dimenticano…

    • donato b.

      Queste sono le conclusioni di quasi tutti gli studi che si occupano degli Stati insulari. Per Kiribati vale lo stesso discorso ed anche per altri. Nel caso di Kiribati ci sono stati dei fenomeni erosivi da qualche parte e, di contro, dei fenomeni di accumulo da altre parti. Tutto rientra, però, in una dinamica tipica di queste isole.
      Ciò è quanto scrive di Simon D. Donner in un articolo pubblicato qualche anno fa su “Le Scienze” e di cui riporto l’abstract.
      .
      Molti paesi e organizzazioni umanitarie internazionali stanno frettolosamente realizzando argini e altre iniziative simili per cercare di salvare gli Stati insulari impoveriti dall’innalzamento del livello dei mari. Alcune isole, però, non stanno affondando, e anzi potrebbero persino crescere, in conseguenza di processi ecologici naturali. La fretta di fare del bene a tutti i costi, la mancanza di conoscenze scientifiche e know-how in loco e la difficoltà della popolazione locale a dire no agli stranieri hanno portato a pessimi progetti di adattamento. C’è bisogno di conoscenze scientifiche e culturali più profonde per escogitare la migliore strategia per fronteggiare il cambiamento climatico negli Stati insulari, prendendo in considerazione anche soluzioni per offrire un trasferimento dignitoso alla popolazione.
      .
      http://www.lescienze.it/archivio/articoli/2015/05/04/news/l_isola_che_non_c_e_-2583775/

  3. donato b.

    Caro Franco, ho letto il tuo articolo ed ho meditato sui grafici allegati.
    La prima cosa che salta agli occhi è che la stazione di misura è stata spostata nel corso degli anni. Non conosco le modalità con cui questi spostamenti sono avvenuti, ma la cosa mi lascia molto perplesso circa la continuità ed uniformità della serie numerica.
    Altro aspetto che merita attenzione, riguarda alcune anomalie del grafico riportato in figura 1 del tuo articolo. Tra il 1997 ed il 1999 noto una variazione assoluta del livello del mare di quasi 30 cm. E’ un’enormità visibile ad occhio nudo, per cui presumo che deve essere accaduto qualcosa di veramente eccezionale. Stessa cosa, ma di segno opposto, tra il 1989 ed il 1990. Sbalzi di qualche decina di centimetri nell’arco di brevi periodi temporali sono visibili un po’ lungo tutta la serie, ma i due che ho citato sono quelli più evidenti: sembrano quasi delle discontinuità nella serie . Essi si sovrappongono temporalmente con eventi El Nino ed La Nina per cui potrebbero essere legati a questi fenomeni, come avviene in tutti gli Stati insulari del Pacifico. Non mi sembra, però, che l’ultimo El Nino abbai lasciato tracce simili nel grafico.
    Quello che mi incuriosisce molto è la successione dei due trend: “rialzista” per diverse decadi e decrescente nell’ultimo periodo. Decisamente contrario alle ipotesi AGW che prevedono un trend rialzista continuo. Si potrebbe obiettare che se consideriamo tutto il periodo di misurazione il trend è monotono. In realtà la teoria che l’innalzamento del livello del mare sia indice del cambiamento climatico di origine antropica, presuppone che la variazione del trend di aumento del livello del mare sia positiva, cioè cresca nel tempo la velocità con cui aumenta il livello del mare: non dovrebbero esserci pause o diminuzioni del trend.
    Molto interessanti anche le ciclicità che sono state individuate nelle serie di dati e che potrebbero spiegare alcune anomalie del trend. L’attuale fase di decrescita, per esempio, potrebbe essere una conseguenza di queste periodicità. Ciò implica, però, che anche una parte delle precedenti crescite, potrebbe essere conseguenza di variabilità intrinseca al sistema. Non mi sembra del tutto peregrina l’idea di L. Maggiolini che cause tettoniche possano influenzare l’andamento del livello del mare mediante aumenti o diminuzioni del livello della crosta terrestre: potrebbero essere una delle cause di variabilità interna del sistema.
    Secondo il mio modesto parere l’aumento del livello del mare è fuori discussione, ma sembra riduttivo attribuirlo tutto al riscaldamento globale antropogenico.
    Curioso che tutte queste considerazioni e tutti questi dubbi circa l’andamento del trend di variazione del livello del mare, debbano essere ispirate dai dati mareografici di una stazione di misura delle Isole Figi. Il presidente della COP23 non ne sarebbe contento se lo venisse a sapere e, visti i suoi precedenti, potrebbe procurarci qualche grana. 🙂
    Ciao, Donato.

    • Caro Donato,
      le variazioni del livello marino di decine di centimetro nel giro di alcuni anni a Suva (in tutte le Figi) ci sono e sono evidenti: alcune, come quelle del 1983 (leggo dal grafico di Morner, gli anni sono indicativi) o di poco prima del 1990 avvengono in corrispondenza degli spostamenti del mareografo e potrebbero essere attribuiti a questa operazione, anche se non ne sarei troppo sicuro. Altri, come quello tra il 1976 e il 1978, o come quelli che tu citi, avvengono all’interno di un posizionamento “stabile” dello strumento e quindi dipendono da fattori oggettivi e/o locali. In questi casi è difficile parlare di crescita dovuta ad AGW, anche perché si tratta in genere di forti diminuzioni del livello seguite da un recupero, che in un paio di casi (1983-1990 e 2003-2012), e quindi non sempre, si “appoggiano” ad una base media in crescita.
      Come Morner scrive nei suoi articoli (e come ha scritto al presidente delle Figi) non ha senso parlare di crescita media
      del livello marino in presenza di tanti fattori esterni in grado di modificare il rapporto tra altezza del mare e altezza delle terre.
      In quelle zone ENSO picchia duro, con enormi spostamenti di masse d’acqua e la tettonica della Cintura di Fuoco non è certo da meno. Il contributo umano c’è sicuramente, con la costruzione di pesanti edifici su zone che subiscono la subsidenza e la compressione del terreno, ma sarei cauto nell’attribuire all’uomo cattivo, produttore di CO2, tutti i mali di quelle zone.
      Il suggerimento di L. Maggiolini è talmente poco peregrino che mi fa pensare ad una certa dose di malafede nel presidente (delle Figi, ma forse anche in quelli di molte altre isole) che non può non conoscere le forze in gioco nella sua area ma approfitta della nuova religione mondiale per trarre
      vantaggi. Possiamo discutere sulla profondità morale del suo atteggiamento, ma qualcuno può dargli torto? E qualcuno gli ha fatto notare che, qualunque sia la causa, il livello del mare a Suva negli ultimi cinque anni è diminuito e che quindi i suoi “problemi climatici” sono in via di estinzione?
      Ciao. Franco

  4. Luca Maggiolini

    La butto lì, da non tecnico al 100% (faccio tutt’altro nella vita).
    Le Fiji sono in prossimità di una congiunzione di due placche tettoniche, in una delle zone più soggette a terremoti dell’intero globo (zona di Vanuatu e della Nuova Caledonia a ovest ed a sudovest nonché zona delle Samoa e di Tonga a nordest e ad est), dove sismi del 7-8 grado Richter sono frequenti.
    Non credo possa sorprendere se tale attività possa generare variazioni nell’altezza terreno, sia a terra che sul fondo del mare, anche consistenti e di segno contrario nel volgere di pochi anni, senza scomodare chissà quali teorie più o meno farlocche.
    Just my two cents…..

    • E’ vero, però ascoltiamo (noi un po’ meno degli altri) la favola che trascura i fattori diversi dalla CO2 -robetta come le forze tettoniche presenti lungo tutta la cintura di fuoco- così non ci facciamo venire strane idee e … la scienza resta “settled” e (quasi) tutti sono felici. Franco

  5. Fabrizio Giudici

    A me è venuta una domanda tecnica, banale:

    a vicina stazione GPS ha misurato tra il 2012 e il 2014 (poi ha smesso di funzionare)

    “Smesso di funzionare” lo intendo come “si è rotta e nessuno ha cacciato i soldi per aggiustarla/sostituirla”. Dico bene?

    Se è così, rimango sorpreso: ma come, sarebbero a rischio per un certo fenomeno, e poi non lo tengono costantemente sotto sorveglianza? Come se a Pisa non monitorassero in continuazione la pendenza della torre, o a Napoli il Vesuvio e gli altri vulcani circostanti, eccetera…

    • Morner e Klein, 2017 scrivono:
      “There is a GPS station at Lautoka. It is located on a hill at an elevation of +89 m (Figure 5), without any relation what-so-ever to the tide-gauge station. The GPS-station is said to record a subsidence of −1.15 ± 0.26 mm/yr. The record is cut
      in four segments by earthquakes in 2016 and 2009, and technical problems in 2012.
      The record shows stability 2002-2006, a subsidence of −1.0 mm/yr 2006-2009, a subsidence of −0.5 mm/yr 2009-2012, and a rise of 0.5 mm/yr 2012-2014. This is far more complicated than a mean subsidence of 1.15 ± 0.26 mm/yr.
      In conclusion, we have a tide-gauge station in unstable conditions due to a heavy harbour construction resting on soft sediments. The GPS station is located on a bedrock hill 1.0 km away. Despite the mixed character, the station might
      record a component of regional crustal subsidence.
      e, per Suva:
      There is a GPS station at Suva. It is located at a hill at an elevation of +74 m (Figure 8), without any relation what-so-ever to the tide-gauge station. The station is built on gently dipping sedimentary bedrock. This implies a questionable
      stability. The GPS-station is classified as “non robust”, and it was deactivated in 2002. This may be construed as shedding additional doubts on the stability of the tide-gauge station located on huge and heavy harbour constructions resting
      on soft sediments.
      Furthermore, the Suva area was subjected to earthquakes;”

      Ho sbagliato io: la stazione GPS di Suva è stata disattivata nel 2002 e quella di Lautoka sembra non essere affidabile del tutto, anche perché i suoi dati ultimi sembrano essere del 2014.
      Questo non cambia le domande che si pongono sulla decrescita del livello marino dal 2012 (causata, certo, dal sollevamento, ma la crescita precedente a cosa era dovuta?). Franco

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Categorie

Termini di utilizzo

Licenza Creative Commons
Climatemonitor di Guido Guidi è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale 4.0 Internazionale.
Permessi ulteriori rispetto alle finalità della presente licenza possono essere disponibili presso info@climatemonitor.it.
scrivi a info@climatemonitor.it
Translate »