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Tutto torna nel reality check

E dopo l’Atlantico tocca al Pacifico. Con la stagione degli uragani che volge al termine – manca poco più di un mese al 30 novembre – archiviati Harvey, Irma, Ophelia e i loro fratelli che hanno spazzato l’Oceano Atlantico in lungo e in largo complice una combinaizone di fattori favorevoli come ne se ne vedevano da anni, ecco che l’energia si sposta sull’Oceano Pacifico, come spesso accade per la parte terminale della stagione calda della fascia tropicale del nostro emisfero.

Si chiama Lan il mostro rotante di questi giorni, un Tifone molto potente che ha appena seminato distruzione sul Giappone uccidendo almeno quattro persone.

Fonte: https://www.theweathernetwork.com/news/articles/most-powerful-storm-on-earth-headed-for-tokyo/88057/

Incredibilmente, è stata già scritta la sua pagina, sebbene pare che il titolo sia ancora in fase di elaborazione per effetto dei meccanismi alquanto cervellotici della generazione di contributi di Wikipedia.

Imperdibili poi le immagini che Paolo Nespoli ha scattato dalla cupola della ISS e pubblicato sul suo account Twitter:

Dunque dopo i disastri del Mar dei Caraibi e lo spaghetto che si è presa l’Europa – complici anche dei media alquanto superficiali nell’affrontare il tema Ophelia – finiremo col commentare una stagione terribile?

Ehm… pare proprio di no. Ecco i numeri dell’Accumulated Cyclone Energy, l’indice con cui si misura la somma dell’energia sprigionata da questo genere di eventi.

Prestate attenzione al numero in alto a destra (100), significa che la stagione degli uragani per l’emisfero nord è stata sin qui al 100% della norma, ovvero, assolutamente normale, proprio come ha twittato Ryan Maue, indiscusso esperto della materia.

Certo, la media nella media scaturisce da un consistente aumento dell’ACE per l’area atlantica che è stato bilanciato da una signficativa diminuzione per l’area del Pacifico. Un’evoluzione in controtendenza rispetto agli ultimi anni, in cui è stato registrato l’opposto. Questo succede perché il pianeta è uno, è grande, e molto difficilmente presenta numeri diversi da quelli che ha sempre avuto, tranne naturalmente per quel che riguarda i fiumi di inchiostro spesi per commentare stranezze che a ben guardare sono del tutto … … normali.

Per sincerarvene, un altro piccolo scroll verso il basso e troverete il grafico dell’ACE così come è stato calcolato dagli anni ’70 ad oggi. Chi trova segnali di cambiamento diverso dalle oscillazioni decadali e interannuali vince un premio.

Fonte: http://wx.graphics/tropical/

Qui, infine, qualche altro numero per chi proprio non ne potesse fare a meno.

Buona giornata

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Published inAttualitàClimatologiaMeteorologia

3 Comments

  1. Luca Rocca

    Puo’ darsi che dica una cretinata ma credo di aver capito che gli uragani si inneschino per importanti differenze di temperatura e pressione fra alta e bassa atmosfera dove il mare funzione da accumulatore di energia. Se e’ così sono delle macchine che seguono il principio di Carnot. L’effetto serra in questo caso influenzerebbe la T media alzando sia le temperature massime che minime ma non cambiando sostanzialmente il differenziale fra t Max e min quindi non influenzando il ciclo di Carnot . Se la crescita delle T medie dovuta all’ effetto serra e’ lenta nel tempo e quindi il sistema atmosferico non genera importanti differenze di temperatura non dovrebbe esserci un incremento dei fenomeni .

  2. Luca Maggiolini

    Io, umilmente, suggerisco: consideriamo i temporali oltre una certa intensità come tifoni/uragani et voilà….

  3. donato b.

    Secondo me c’è qualcosa che non va. Gli eventi estremi sono aumentati, anzi devono aumentare per forza in quanto il clima cambia e cambia male. Non capisco, però, perché questi benedetti cicloni, uragani, tifoni o come diavolo si chiamano, si ostinano a restare sempre intorno alla media e non evidenziano alcun trend di aumento.
    Eppure ANSA ci comunica che a New York bisogna aspettarsi tempeste mostruose ogni 5 anni e il livello del mare aumenterà di oltre 2,5 metri a fine secolo (se si dovesse sciogliere la calotta antartica occidentale, ovviamente a causa delle emissioni di gas serra). Nooo! deve esserci per forza qualcosa che non va, qualche bias nei dati che bisogna individuare il più velocemente possibile. Ho il dubbio, infatti, che i dati relativi all’ACE di cui parla G. Guidi sono sbagliati.
    Mi sa che è necessaria, anzi urgentemente necessaria una bella omogeneizzazione o un’analisi statistica che individui un trend nascosto nel rumore dei dati, anzi una bella mazza da hockey nell’ultimo ventennio (meglio se nell’ultimo trentennio). 🙂 🙂 🙂
    In alternativa ci vorrebbe qualcuno di buona volontà che informasse i cicloni di aumentare la loro violenza e la loro frequenza. C’è qualcuno che si offre volontario?
    🙂
    Ciao, Donato.

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