Sarà che bisogna dar tempo al tempo, ma sarei curioso di sapere cosa ne pensano tutti quelli che sono convinti che in materia di clima e, soprattutto, di futuro del clima, sia tutto molto chiaro e si debba discutere solo di alcuni dettagli.
Le due richerche di cui parliamo oggi e di cui ho saputo tramite Science Daily, non direi proprio che parlino di dettagli.
La prima:
Deciphering the expression of climate change within the Lower Colorado River basin by stochastic simulation of convective rainfall, o, su SD, Rainfall trends in arid regions buck commonly held climate change theories.
In pratica, l’analisi dei dati reali, tanto per cambiare, contraddice la teoria sottostante alle simulazioni. Si parla di trend di lungo periodo delle precipitazioni nelle aree aride dove, secondo la teoria, il riscaldamento e la conseguente maggiore disponibilità di vapore dovrebbero innescare delle precipitazioni più intense e più frequenti. Dal momento che nelle aree aride la piovosità viene tutta o quasi dagli episodi convettivi, l’incapacità strutturale di descrivere con efficacia queste dinamiche nelle simulazioni produce risultati opposti alla realtà. Le serie dimostrano infatti che le precipitazioni divengono meno intense.
La seconda.
Causes of model dry and warm bias over central U.S. and impact on climate projections, o su SD, Study reveals need for better modeling of weather systems for climate prediction.
Il tema è sempre quello delle dinamiche convettive, che sono fondamentali perché è attraverso quelle che avvengono gli scambi verticali di calore in atmosfera. In questo lavoro gli autori hanno individuato un bias persistente di eccesso di riduzione dell’umidità e di aumento del calore in un set di 19 modelli climatici. Correggendo questo bias, il trend prospettato per le precipitazioni è neutrale e il riscaldamento si riduce del venti per cento.
In tutti e due questi lavori, è difficile non pensare che qualunque decisone fosse stata presa in base alle informazioni precedenti sarebbe stata condizionata da gravi errori e quindi passibile di altrettanti errori di valutazione. Alzi la mano chi pensa che questi siano dettagli.
Nel frattempo la scienza “settled” del clima che cambia va avanti, per fortuna. Un paradosso no?
Altro esempio di modelli che non funzionano proprio… recentissimo… l’uragano Irma, di un mese fa circa.
https://arstechnica.com/science/2017/09/us-forecast-models-have-been-pretty-terrible-during-hurricane-irma/
… e primo link nel testo, la parola “superiority”… dove si vedono le previsioni della traiettoria dell’uragano, e l’importantissimo parametro del punto di land-fall esatto. Sia il “preciso” modello Europeo, che quello meno “preciso” USA hanno cannato alla grande… infatti entrambi prevedevano un land-fall dalle parti di Miami (costa est della penisola della Florida), mentre Irma e’ arrivato a terra dall’altra parte, prendendo Miami solo “di striscio” (per fortuna).
Tutto questo con soli pochi giorni di anticipo… non gli si chiedeva di prevedere il tutto un anno o 50 anni prima.
Ilare (secondo me) poi la seconda figura del link “superiority”… dove mostrano che TUTTI i modelli hanno sbagliato la previsione, alcuni di centinaia di miglia!…
Non c’e’ niente da fare: l’interazione oceano/atmosfera e’ non linerare, cosi’ come lo sono altri effetti importanti, la formazione delle nuvole e relativa albedo, e altro… sperare di poter prevedere il futuro con precisione semplicemente facendo girare un “ensemble” di modelli diversi (e tutti approssimati/sbagliati) e mediando i loro risultati e’ da folli.
Ovviamente non dico che NON si debba continuare a sviluppare e cercar di migliorare tali modelli di calcolo, e la qualita’ dei dati
da loro utilizzati (soprattutto)… . quello che voglio dire e’ che e’ irrealistico pensare di prevedere il futuro sulla base dei lacunosi e imprecisi modelli di oggi, e raccontare al mondo che la scienza e’ “settled”, si e’ capito tutto, e bisogna solo fidarsi ciecamente di loro.
Io non lo accetto.
Concordo 100%. Le simulazioni vanno prese con le “pinze” anche su sistemi semplici. C’e sempre un qualche parametro che va inserto “a esperienza”. Immaginare di simulare un sistema complesso come la terra, per me, è pura follia. La riduzione a modelli più piccoli e semplificati puo aiutare ma anche il risultato sarà più piccolo e semplificato, per cui di poco valore.
Intanto però non sarebbe male mettersi d’accordo sul fatto se gli eventi estremi aumentino oppure no, per frequenza e intensità.
Non si riesce a mettersi d’accordo su quelli che dovrebbero essere dati di fatto, figurarsi sulle previsioni da modelli…