Care lettrici e cari lettori del blog di Climatemonitor,
spesso sulla stampa, dai media mainstream alle pubblicazioni più piccole e di nicchia (a volte con ambizioni tecniche o scientifiche, a volte semplici fogli di parte), si leggono le promesse di un futuro green nel campo dell’energia, promesse a dir poco mirabolanti. In realtà, esse si basano su alcuni grossi equivoci, per usare un eufemismo, che qui andremo a vedere.
Il primo equivoco è che il kW di potenza installata rinnovabile valga il kW fossile/nucleare (prendo il kW, e non il W o il MW, per semplicità). Sembrerà strano che la stessa unità di misura sia diversa, anzi sembrerà proprio un’eresia: infatti c’è il trucco. Il kW della potenza installata, come appunto dice il nome, si riferisce alla potenza dell’impianto; in quell’istante, è capace di produrre la stessa energia, da cui i mirabolanti record di ore o anche giorni a 100% energia rinnovabile in qualche località. Ma per l’energia dobbiamo passare ad un’altra unità di misura, il kWh, cioè quanti kW vengono prodotti in un’ora: e l’energia rinnovabile, funziona per le stesse ore di quella “convenzionale”? Direi proprio di no, vediamo come va negli il fattore di capacità, cioè quanta parte dell’anno le centrali elettriche producano realmente energia, fonte EIA per gli USA:
Come ben si vede, in realtà ci vogliono es. da 3kW a 7kW rinnovabili installati, per pareggiare ogni 1kW nucleare installato. Per il solare, inoltre, con picchi massimi estivi comunque non comparabili, e picchi minimi invernali anche prossimi allo 0%.
Il secondo equivoco che ne deriva, è appunto quello dei costi. Essi possono abbassarsi ad libitum, ma siccome le energie rinnovabili dipendono da variabili esterne – principalmente meteorologiche ed astronomiche – non controllabili, allora il costo è in realtà un fattore secondario: per assurdo non ha nessun senso avere un costo nullo, se non si produce nulla. Anzi il costo reale viene quasi sempre taciuto, dato che non è il solo costo dell’impianto, col pannello solare o la pala eolica sempre più economici, ma pure i tre costi:
- degli interventi necessari sulla rete elettrica, ora sottoposta a stress per i (troppo) frequenti picchi minimi e massimi di potenza immessa in rete, a volte anche con altri problemi connessi (es. le piccole variazioni di frequenza elettrica dei generatori eolici);
- degli annessi impianti a gas e a batteria, necessari a compensare e a coprire i picchi minimi di energia, ovvero ad immagazzinarla durante i picchi massimi;
- ripetendo quanto detto sopra, il kW installato in sé potrà costare quanto gli altri o anche meno, ma ce ne vogliono comunque di più a parità di energia.
Se siete scettici sul tema, ed è giusto che lo siate, guardate il famoso grafico dei prezzi dell’elettricità in Europa, e chiedetevi chi ha l’Energiewende (Germania) e chi invece oltre i due terzi di nucleare (Francia), fonte Eurostat:
Qualche media nei giorni scorsi ha provato a convincerci che, passando al 100% di rinnovabili, avremmo diminuito sensibilmente i costi energetici all’utenza(1). Peccato che invece, leggendo l’articolo fino in fondo, si scopra che tale risparmio sia dovuto esclusivamente al quasi dimezzamento dei consumi: a quel punto, conta pure poco come si produce l’energia. Anche sui posti di lavoro ci sarebbe molto da ridire, visto che pare che nessuno lavori con le altre fonti di energia (vi assicuro che, per alcuni, l’uscita dell’Italia dal nucleare a fine anni ’80 fu un evento tragico). La realtà è che invece alcuni mega-progetti rinnovabili si stanno dimostrando dei clamorosi fallimenti, anche se su di essi è calato il silenzio dei principali quotidiani: non un disastro mentre li si costruisce (ritardi e aumenti dei costi appartengono a tutti i grandi progetti), ma un disastro finanziario mentre sono operativi, con energia che dovrebbe essere praticamente gratis. Vedere Ivanpah(2)(3), la mega-centrale solare (termica) californiana. Disastro ampiamente coperto dai soldi dei contribuenti di tutti gli USA.
Il terzo equivoco è quello della sostenibilità ambientale e umana. Sorvolo sul trattamento sia dell’ambiente che dei lavoratori nelle miniere di terre rare ed altri materiali indispensabili alle rinnovabili, assumendo che in molte miniere di carbone od uranio le condizioni siano simili (anche se non è proprio vero). Sicuramente invece il carbone è più inquinante, ma contrariamente a quanto si pensi, non lo è il nucleare (scorie incluse – anche le rinnovabili andranno smaltite). Voglio invece concentrarmi sul consumo di suolo, tanto giustamente esecrato quando si parla di poco utili nuovi “capannoni” o case, quanto ingiustamente dimenticato quando si parla di impianti solari, eolici ed idroelettrici. Faccio un solo esempio, dalla lontana California. L’unica centrale nucleare rimasta nello stato, Diablo Canyon(4), ha una potenza installata di 2200MW ed occupa una superficie di 900 acri, cioè circa 3km2 e mezzo. La già attiva centrale solare (fotovoltaica) di Topaz(5) ha un fattore di capacità del 23% annuo, con 550MW installati su 25km2: avete letto bene, facendo i calcoli produce ogni anno ca. 1100GWh contro i ca. 4200GWh annui di un equivalente reattore nucleare, cioè praticamente un quarto dell’energia e occupando 27 volte la sua superficie! Se non vi basta, nel centro dello stato americano è progettata la costruzione della più grande centrale solare (fotovoltaica) del mondo, Westlands(6), da 2700MW su 24.000 acri: quasi 100km2. Avete letto bene: cento chilometri quadrati. E nonostante la potenza installata sia superiore, come già detto produrrà molta meno energia ogni anno (solo un terzo) della centrale nucleare di Diablo Canyon, ma occupandone una superficie 27 volte maggiore! Perdonate i punti esclamativi.
Veniamo ora al quarto equivoco, quello per cui la gran parte delle rinnovabili sembra essere solare ed eolico. In realtà non è affatto così: anche idroelettrico e biomassa mantengono un impatto rilevante, anzi il primo rimane la prima fonte rinnovabile. Per la seconda, sì, esatto, bruciamo legna e rifiuti per produrre elettricità, e la consideriamo pure una fonte rinnovabile (che in effetti è):
Il quinto equivoco è infine quello legato alla mobilità elettrica, su ben tre punti. Ben venga l’elettrificazione dei trasporti, se significa meno inquinamento ad esempio: ma è davvero così? Non sempre, infatti dipende da come viene prodotta l’energia, in molti casi la situazione rimane quasi costante, in qualcuno peggiora pure almeno per la CO2:
Si dirà che si può produrre l’energia con fonti rinnovabili: molto semplice a dirsi, quanto molto difficile a farsi, per non dire quasi impossibile. Sostituire il parco veicoli odierni con veicoli elettrici infatti implicherebbe quasi il raddoppio della produzione di energia elettrica, con uno sforzo finanziario ed industriale senza precedenti in pochi decenni; e probabilmente inutile, se il nucleare (a bassissimo impatto di CO2) non sarà la parte principale della soluzione. Infine una constatazione più terra-terra: le auto elettriche non solo hanno scarsa autonomia e lunghi tempi di ricarica (pur in miglioramento), ma hanno anche sollevato grossi problemi di sicurezza legati agli incendi(7). Questo per una buona ragione: l’energia in forma “fossile”, cioè petrolio e carbone, è anche altamente stabile e facilmente maneggiabile. Gli accumulatori elettrici, non solo non raggiungono la stessa densità di potenza, ma sono anche meno stabili; inoltre la ricarica veloce dei veicoli, con gli alti amperaggi implicati, aumenta il rischio di sovraccarichi termici o elettrici. La mobilità elettrica a batteria (fuori quindi da treni, tram e filobus) rimane la grande promessa del futuro, non ancora la realtà del presente, in attesa di grandi miglioramenti su questi punti.
In conclusione, se il nostro obiettivo è quello di decarbonizzare l’economia, è meglio farlo con criterio, utilizzando tutto il mix energetico senza puntare troppo su soluzioni ancora troppo incerte e sperimentali, escludendone altre di ormai rodate e ampiamente sicure; anche i tempi devono essere congrui alle tecnologie ed alle risorse finanziarie disponibili, senza “balzi in avanti” di tragica memoria. L’ambientalismo radicale ha dimostrato di essere inapplicabile in ogni campo; ma anche le derive populiste di certi governi sul tema, cavalcando paure poco razionali e progettando scenari tecnicamente e finanziariamente improbabili, hanno creato notevoli danni nel breve e nel medio periodo (sul lungo ancora non sappiamo, ma, come diceva un noto politico, saremo tutti morti). La storia della generazione elettrica in Italia nell’ultimo trentennio ed in Germania nell’ultimo lustro è lì a dimostrarlo: alti costi, grossi problemi, riduzione delle emissioni molto blanda se non inesistente al netto delle crisi economiche. Le soluzioni alternative ci sono, anche a livello europeo es. con grandi e nuove interconnessioni tra stati; basta non gettarle alle ortiche in nome di un cultismo neo-pagano ed irrazionale.
autore: Ing. Filippo Turturici, MBA
- http://www.repubblica.it/economia/2017/09/06/news/un_italia_a_energia_rinnovabile_farebbe_risparmiare_6_500_euro_a_testa_e_creerebbe_mezzo_milione_di_posti_di_lavoro-174683185/
- https://www.fool.com/investing/general/2016/04/02/how-a-22-billion-solar-plant-became-a-money-pit.aspx
- https://en.wikipedia.org/wiki/Ivanpah_Solar_Power_Facility#Fossil_fuel_consumption
- https://en.wikipedia.org/wiki/Diablo_Canyon_Power_Plant
- https://en.wikipedia.org/wiki/Topaz_Solar_Farm
- https://en.wikipedia.org/wiki/Westlands_Solar_Park
- https://www.technologyreview.com/s/521976/are-electric-vehicles-a-fire-hazard/
” Gianpiero Dalla Zuanna – commissione ambiente del Senato
17 settembre 2017
Il nucleare è difficilmente riproponibile, dopo il disastro del Giappone. Credo che la SEN italiana – mix fra metano e rinnovabili – sia una scelta lunhimirante ed economicamente valida.”
Mi pare una frase del tipo: “noi scegliamo quello che i finanzieri ci fanno scegliere”
Chi guida il ragionamento sono i finanzieri e i ragionamenti sono favorevoli alle proprie tasche. Noialtri possiamo ragionare come vogliamo, ma siamo “proprio finiti” ugualmente visto che non siamo finanzieri e siamo sotto a loro a prendere quello che arriva.
La discussione si sta vivacemente sviluppando da giorni, e me ne felicito: sinceramente non credevo di suscitare tanto interesse e tante reazioni.
Vorrei però precisare che il punto non è nucleare sì/no – tra l’altro, come se un reattore di 50 anni fa fosse uguale ad uno di oggi – ma se le energie rinnovabili, soprattutto eolica e solare, siano realmente in grado, oggi e nei prossimi anni (non tra 50, 100 o più anni) di sostenere adeguatamente un’economia contemporanea e nel contempo di decarbonizzarla. Ne ho dunque evidenziato le criticità: come detto, il confronto avviene col nucleare perché questa è generata con bassissimo impatto di CO2. Tra l’altro, con alcuni reattori di IV generazione ed in prospettiva con la fusione nucleare, anche il nucleare potrebbe essere definito “rinnovabile”.
Quanto ai disastri, non mi piace tanto fare la gara a “chi ha il disastro più grosso”. I dati si prestano a molteplici interpretazioni, e non sempre è possibile un preciso confronto. Il collasso della diga di Banqiao, Cina 1975, causò 170mila morti e 11milioni di sfollati: non per questo sono dell’avviso che l’idroelettrico sia necessariamente un pericolo. Lo stesso non ha alcun senso confrontare Fukushima-I con i reattori costruiti negli ultimi anni (e nemmeno negli ultimi 40), che sono più sicuri anche di 2 o 3 ordini di grandezza.
nei costi non vengono ovviamente conteggiati quelli di un possibile disastro, e altrettanto ovviamente non devono esserlo: né per il nucleare né per qualunque altra opera. Altrimenti non esisterebbero le assicurazioni. Devo però deludere alcuni, che tale costo per un reattore nucleare avrebbe un importo da pagare (possiamo ben dire un premio) molto basso: la probabilità di una fusione del nocciolo è nei progetti odierni di 1 ogni 1-10milioni di anni di funzionamento, e per di più con contenimento del materiale fuso. Dei casi accaduti per centrali commerciali, inoltre, Chernobyl non è applicabile (design diverso da tutti gli altri reattori e “proibito” altrove), e Three Mile Island ebbe fuoriuscite radioattive quasi insignificanti e senza zone permanentemente evacuate.
Quanto ai disastri, non mi piace tanto fare la gara a “chi ha il disastro più grosso”. […] non per questo sono dell’avviso che l’idroelettrico sia necessariamente un pericolo. […] Devo però deludere alcuni, che tale costo per un reattore nucleare avrebbe un importo da pagare (possiamo ben dire un premio) molto basso:
Non leggo nei commenti sopra si sia fatta la gara al disastro più grosso. Si è ribattuto il principio che il rapporto rischi/benefici va studiato in modo serio e quantitativo (che poi è esattamente il tuo discorso del “premio basso”). Certamente io non sono contrario all’idroelettrico (anzi), pur sapendo che ha dei costi e può far – raramente – danni ingenti. Parimenti, non intendevo neanche fare il propaganda attiva per il nucleare; nel senso che, se me lo chiedete, sono favorevole, ma mi rendo conto che al momento è politicamente insostenibile: nessun politico di quelli oggi in circolazione farà mai lo sforzo di impostare un discorso su termini seri e quantitativi (ormai non lo fanno più su niente, neanche sulla disifenstazione delle zanzare, quindi figuriamoci).
Però sostenere fortemente, a livello di metodo, che si deve ragionare così è importante, se non per il nucleare, almeno per tutte le altre cose. Altrimenti siam proprio finiti.
Mi pare di capire nei grafici e nei calcoli dei costi del nucleare, che non siano compresi quelli relativi agli effetti possibili di un disastro. In questo caso i costi di abbandono di un areale piuttosto vasto per centinaia di anni siano enormi.
In generale, sull’argomento degli effetti del nucleare, operazione e incidenti di vario tipo, si trovano TUTTI gli articoli scientifici del pianeta facilmente qui:
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/
Basta digitare “fukushima nuclear accident” nel campo di search… e si trova tutto.
Ci sono tantissimi articoli che sono completi, non c’e’ bisogno di abbonamento o di pay-per-view.
Non c’e’ alcun segreto ne’ cover-up.
Federico, prima di tutto una risposta sui toni. Il problema è tutto tuo, perché ti stai presentando con presuzione e saccenza, per di più fondati sull’ignoranza sia sui dati che sul metodo. Tu con i tuoi amici al bar puoi discutere come ti pare dei massimi sistemi, ma se ti presenti in un posto dove si discute sulla base dei dati, come questo, ti adegui. Altrimenti sei in gran maleducato. Puoi fare domande, chiedere opinioni: non presentarti con asserzioni basate totalmente sulla soggettività. Io non sono un esperto né di meteo né di nucleare, ma so capire i dati. Non mi azzardo a fare affermazioni basate sulla mia opinione e quando non capisco faccio molte domande. Intanto perché questo è il modo con cui si ragiona qui; ma soprattutto perché è l’unico modo di ragionare di certe cose in modo non cialtronesco. Qualsiasi questione politica su base tecnico-scientifica non può prescindere dai dati: lo dimostra, tanto per fare un esempio attuale, la questione dei vaccini; senza dati si può sostenere che i vaccini salvano i bambini come pure che uccidono i bambini.
Come tutti possono vedere, la mia prima risposta non è stata quella di contestarti subito (avrei potuto farlo benissimo, perché l’esperienza mi fa capire dove vanno a parare commenti come i tuoi), ma ti ho dato l’opportunità di cambiare tono. Alla terza tua risposta tu continui a rispondere con saccenza, e quindi ti meriti ampiamente i miei toni.
Detto questo, veniamo alle ultime cose che hai scritto:
Quindi prima di dire che non è morto nessuno suggerirei di aspettare qualche statistica sui tumori nella zona fra qualche decennio.
Be’, prima di tutto dittelo da solo: suggerisci di aspettare, ma intanto hai già sciorinato abbondanti affermazioni catastrofiche senza aspettare. Secondo, vedi di studiare un po’. Basta andare su Wikipedia per trovare qualche informazione sulle previsioni, perché non è certo che i giapponesi attendono inerti lo svolgersi degli eventi. Riporto un paio di pezzi, ma ti invito ad andare a leggere tutto.
https://en.wikipedia.org/wiki/Fukushima_Daiichi_nuclear_disaster#Aftermath
In 2013, WHO reported that area residents who were evacuated were exposed to so little radiation that radiation-induced health effects were likely to be below detectable levels.[221][222] The health risks were calculated by applying conservative assumptions, including the conservative linear no-threshold model of radiation exposure, a model that assumes even the smallest amount of radiation exposure will cause a negative health effect.[223][224] The report indicated that for those infants in the most affected areas, lifetime cancer risk would increase by about 1%.[222][225] It predicted that populations in the most contaminated areas faced a 70% higher relative risk of developing thyroid cancer for females exposed as infants, and a 7% higher relative risk of leukemia in males exposed as infants and a 6% higher relative risk of breast cancer in females exposed as infants.[37] One-third of involved emergency workers would have increased cancer risks.[37][226] Cancer risks for fetuses were similar to those in 1 year old infants.[38] The estimated cancer risk to children and adults was lower than infants.[227]
These percentages represent estimated relative increases over the baseline rates and are not absolute risks for developing such cancers. Due to the low baseline rates of thyroid cancer, even a large relative increase represents a small absolute increase in risks. For example, the baseline lifetime risk of thyroid cancer for females is just three-quarters of one percent and the additional lifetime risk estimated in this assessment for a female infant exposed in the most affected location is one-half of one percent. […]
According to a linear no-threshold model (LNT model), the accident would most likely cause 130 cancer deaths.[12][13] However, radiation epidemiologist Roy Shore countered that estimating health effects from the LNT model “is not wise because of the uncertainties.”[228] Darshak Sanghavi noted that to obtain reliable evidence of the effect of low-level radiation would require an impractically large number of patients, Luckey reported that the body’s own repair mechanisms can cope with small doses of radiation[229] and Aurengo stated that “The LNT model cannot be used to estimate the effect of very low doses…”[230]
[…]
In October 2015, 137 children from the Fukushima Prefecture were described as either being diagnosed with or showing signs of developing thyroid cancer. The study’s lead author Toshihide Tsuda from Okayama University stated that the increased detection could not be accounted for by attributing it to the screening effect. He described the screening results to be “20 times to 50 times what would be normally expected.”[40] By the end of 2015, the number had increased to 166 children.[243]
However, despite his paper being widely reported by the media,[239] an undermining error, according to teams of other epidemiologists who point out Tsuda’s remarks are fatally wrong, is that Tsuda did an apples and oranges comparison by comparing the Fukushima surveys, which uses advanced ultrasound devices that detect otherwise unnoticeable thyroid growths, with data from traditional non-advanced clinical examinations, to arrive at his “20 to 50 times what would be expected” conclusion. In the critical words of epidemiologist Richard Wakeford, “It is inappropriate to compare the data from the Fukushima screening program with cancer registry data from the rest of Japan where there is, in general, no such large-scale screening,”. Wakeford’s criticism was one of seven other author’s letters that were published criticizing Tsuda’s paper.[239] According to Takamura, another epidemiologist, who examined the results of small scale advanced ultrasound tests on Japanese children not near Fukushima, “The prevalence of thyroid cancer [using the same detection technology] does not differ meaningfully from that in Fukushima Prefecture,”.[239]
Thyroid cancer is one of the most survivable cancers, with an approximate 94% survival rate after first diagnosis. That rate increases to a nearly 100% survival rate if caught early.[244]
Come vedi, se non ci sono dati perché la cosa si evolverà nel tempo, ci sono le previsioni. La peggiore parla di 130 morti per cancro (ed è molto contestata). Ammesso e non concesso che sia corretta, siamo ben sotto il Vajont, più di un’ordine di grandezza. Si capisce bene perché non ti piace portare dati: perché smontano quello che dici. Infatti…
ti accorgerai che i danni non consistono solo nel numero di morti. A tale riguardo ti consiglierei per la prossima estate una simpatica vacanza balneare nel suggestivo golfo di Sendai dove non dovresti farti assolutamente mancare di giorno una sana nuotata nelle sue acque cristalline.
… preferisci questa retorica da quattro soldi. Se vogliamo parlare dei danni legati al turismo e alla produzione agricola, parliamone (faccio presente che l’argomento “danni oltre ai morti” l’ho tirato fuori già io nei miei precedenti commenti). Ma sulla base di misure concrete, non di aria fritta. Anche qui ci vuole poco a documentarsi:
https://en.wikipedia.org/wiki/2011_T%C5%8Dhoku_earthquake_and_tsunami#Aftermath
The aftermath of the earthquake and tsunami included both a humanitarian crisis and a major economic impact. The tsunami resulted in over 340,000 displaced people in the Tōhoku region, and shortages of food, water, shelter, medicine and fuel for survivors. In response the Japanese government mobilized the Self-Defence Forces (under Joint Task Force – Tōhoku, led by Lieutenant General Eiji Kimizuka), while many countries sent search and rescue teams to help search for survivors. Aid organizations both in Japan and worldwide also responded, with the Japanese Red Cross reporting $1 billion in donations. The economic impact included both immediate problems, with industrial production suspended in many factories, and the longer term issue of the cost of rebuilding which has been estimated at ¥10 trillion ($122 billion). In comparison to the 1995 Great Hanshin earthquake, the East Japan earthquake brought serious damage to an extremely wide range.[343]
The aftermath of the twin disasters also left Japan’s coastal cities and towns with nearly 25 million tons of debris. In Ishinomaki alone, there were 17 trash collection sites 180 metres long and at least 4.5 metres high. An official in the city’s government trash disposal department estimated that it would take three years to empty these sites.[344]
In April 2015, authorities off the coast of Oregon discovered debris that is thought to be from a boat destroyed during the tsunami. Cargo contained yellowtail jack fish, a species that lives off the coast of Japan, still alive. KGW estimates that more than 1 million tons of debris still remain in the Pacific Ocean.[345]
Questi sono i dati del terremoto in sé, che come vedi sono enormi, indipendentemente dall’incidente nucleare. Come argutamente ha scritto Maurizio, il contesto è un terremoto catastrofico, che ha causato danni di tutti i tipi, tra cui quelli della centrale. Non un incidente nucleare che ha causato il terremoto.
Se uno sragionasse a modo tuo dovrebbe concludere che, per correre rischio zero in caso di terremoti come quello, sia per i morti (16.000, due ordini di grandezza più della peggior stima da contaminazione nucleare) che per i danni economici, la fascia costiera giapponese dovrebbe essere totalmente evacuata per alcuni chilometri, sia di abitazioni che di attività produttive di qualsiasi tipo. Chissà come mai, nessuno ci pensa neanche lontanamente.
PS Traparentesi, non posso fare a meno di sottolineare che, tra le varie sciocchezze, riferirsi alle “acque cristalline” a proposito di un posto devastato da un maremoto, che l’ha riempito di fango e detriti derivati da attività umane, meriterebbe un premio. Comunque il primo link ha anche ampi riferimenti ai danni da contaminazione in mare e, in generale, a flora e fauna.
Caro Fabrizio Giudici, ero tentato di non risponderti nemmeno visti i toni del tuo commento.
In fin dei conti non sono responsabile delle turbe altrui ne intendo farmici trascinare.
Però visto che a quanto pare di tutto il discorso vedo che ti sta particolarmente a cuore la faccenda dei morti a Fukushima vorrei farti notare che a differenza delle alluvioni stile vajont, le radiazioni non uccidono subito (a meno di assorbirne una dose cospicua tutta in una volta). Ci mettono anni e anni. Quindi prima di dire che non è morto nessuno suggerirei di aspettare qualche statistica sui tumori nella zona fra qualche decennio.
Detto questo, aggiungo anche che se riesci per un attimo a uscire dalla tua ristretta visione antropocentrica, ti accorgerai che i danni non consistono solo nel numero di morti. A tale riguardo ti consiglierei per la prossima estate una simpatica vacanza balneare nel suggestivo golfo di Sendai dove non dovresti farti assolutamente mancare di giorno una sana nuotata nelle sue acque cristalline (abbronzatura assicurata) e di sera una gustosa frittura di pesce locale (sempre che ce ne sia ancora) con contorno di insalatina del posto.
Poi torni e ci racconti ancora che in Giappone non è successo assolutamente nulla.
Ti aspettiamo.
@federico
Luoghi comuni anti-nucleari a go-go, i tuoi!
” le radiazioni non uccidono subito”
Tu preferisci quindi morire subito delle conseguenze delle emissioni delle alternative al nucleare, carbone, lignite, gas?
Ad ogni modo, di dati sulla mortalita’ e morbidita’ dell’esposizione a radiazioni ionizzanti ne esistono tantissimi, da decenni e decenni… non occorrera’ certo aspettare 50 anni per vedere cosa succedera’ a Fukushima!
La moderna radioprotezione, assumendo la validita’ del modello lineare senza soglio (ipotesi LNT) assume che per ogni gray di radiazioni assorbite ci sia un aumento della probabilita’ di sviluppare un tumore mortale nei 70 anni seguenti l’esposizione del 5%.
Nota che 1 Gray (Gy) sono 1000 milliGray, che equivalgono nel caso di Fuushima a 1000 milli Sievert (mSv).
La dose MISURATA della popolazione di Fukushima e’ stata di meno di 2 mSv/anno, per i primi anni (a decrescere negli anni successivi per ovvi motivi di decadimento). Anche assumendo che rimangano 2 mSv/anno, in 50 anni il Fukushimese medio ricevera’ 0.1 Sv… cioe’ avra’ una probabilita’ dello 0.5% di sviluppare un tumore radio-indotto. Dato che sono effetti stocastici (probabilita’) si deve applicare questo dato alla popolazione in toto. Vuol dire che in un ipotetico mezzo milione di persone che assorbono quella dose, 2500 muoriranno… a fronte del 35% che (statistiche giapponesi alla mano) muoiono ogni anno di tumori di altra origine… cioe’ 175 mila. Di fatto, sara’ impossile notare l’aumento di morti… che significa, tradotto, che gli effetti dell’incidente saranno insignificanti…. diamine, hanno 35 mila suicidi all’anno in Giappone (vado a memoria).
Altra leggenda metropolitana e’ quella della qualita’ dell’acqua, dell’oceano pacifico, di fronte al giappone:
Questa e’ assolutamente ridicola, dato che la quasi totalita’ delle emissioni che sono finite nell’acqua sono isotopi di cesio, e che anche assumendo che il 100% del cesio sia finito in mare corrisponde ad una piccolissima frazione della radioattivita’ naturale dell’acqua di mare.
Tu evidentemente non sei al corrente che ogni metro cubo di acqua di mare emette 12 mila becquerel (Bq), cioe’ ci sono 12 mila decadimenti per secondo, in maggioranza dovuti al potassio-40 (K-40)… cioe’ raggi gamma di alta energia… assolutamente simili ai raggi gamma emessi dai radioisotopi di Cs (anzi, l’energia del K-40 e’ maggiore). La differenza e’ che la vita media del Cs-137 e’ di una trentina di anni… quella del K-40 piu’ di un MILIARDO di anni.
Per quel che riguarda il pesce… il pesce pescato DI FRONTE alla centrale di Fukushima e’ mangiabile senza alcun problema, contiene poche centinaia di Bq di Cs-137, rispetto ai 500-1000 Bq della carne di tonno… che sono Bq di K-40 e Po-210 NATURALI… cioe’ inevitabili.
Posso fornirti decine e decine di referenze a studi scientifici seri a supporto di quanto ho scritto, non c’e’ problema.
Ciao.
Visto il tono di molti commenti vorrei chiarire alcuni punti.
Forse l’incipit è stato frainteso: quando dico che il nucleare è tutto molto bello, non lo dico ironicamente.
Lo so, ne sono convinto.
Non c’era bisogno di inondarmi di dati scientifici, che tra l’altro non ho le capacità di comprendere, conoscendo a grandi linee come funziona non ho problemi ad ammetterlo.
Altra cosa: non sono un fanatico ambientalista col paraocchi (Dio me ne scampi e mi scampi da ogni fanatismo) ma ho lavorato per parecchi anni nel campo del trattamento rifiuti e qualcosina ho imparato.
Ho imparato per esempio che al di là dei vari proclami e conseguentemente di quello che si crede comunemente, la realtà è leggermente diversa e viene più o meno taciuta per questioni fondamentalmente economiche e di immagine politica.
Se anche le scorie nucleari venissero prodotte continuativamente in quantità chi mi dice che parte di esse prima o poi non saranno trattate in modo non adeguato?
Luca Maggiolini, in base a cosa puoi affermare che la mafia non verrà mai in contatto con scorie nucleari? Glielo dici tu?
Sarebbe un business ricchissimo. Vuoi che non ci provino? Pensi forse che si facciano problemi di tipo ambientale? Fatti un giro nella terra dei fuochi e poi ne parliamo.
robertok06 a quanto mi risulta esistono anche scorie liquide (ma potrei anche sbagliarmi) e comunque il volume occupato dai rifiuti è un dato fuorviante. Perchè non tiene in considerazione la tossicità. Capisci anche tu che se un sassolino può uccidere una persona, con una carriola fai una strage.
Fabrizio Giudici, scusa hai ragione tu. Non è successo nulla in Giappone, si vede che mi sono sbagliato 🙂
Scherzi a parte, come dicevo prima puoi stare tranquillo, non sono un becero ultraambientalista/complottista ecc e finora non ho avuto problemi nell’interpretazione della realtà.
Quando dico che il Giappone ha similitudini con l’Italia grazie al cielo non dicevo per intensità, ma semplicemente che anche il nostro territorio è in buona parte sismico.
Alessandro(Foiano) lo so che siamo circondati da centrali. Non è che non ci dormo per carità. Ma il mio discorso vale anche per il resto del mondo. Forse da noi non saranno più sicure che altrove e probabilmente nemmeno meno, ecco, diciamo solo che in Italia c’è qualche piccola aggravante sociale, non certo tecnica. So benissimo che abbiamo ottime eccellenze, sia umane che di know how (e alcune le ho conosciute). E’ la loro gestione che mi lascia qualche dubbio (e anche qui parlo per esperienza diretta). Del resto se da decenni assistiamo alla cosidetta fuga dei cervelli e alla svendita di quelle eccellenze di cui sopra, un motivo ci sarà.
E non è auto razzismo (curiosa definizione cara Rosa meriterebbe un approfondimento ma sarebbe ot) è semplicemente la realtà dei fatti.
Ogni paese e ogni popolo hai i suoi pregi e i suoi difetti, perchè negarlo. Tra l’altro credo che genialità italica e individualismo sfrenato privo di ogni senso dello stato con tutto ciò che ne consegue a livello di corruzione e mafiosità, anche questo molto italico, siano piuttosto correlati e non esisterebbero l’uno senza gli altri.
E, cara rosa, in un blog serio come Climatemonitor auspicherei che le opinioni altrui venissero un minimo rispettate e non bollate come superficiali senza un minimo di spiegazione.
Io non porto dati perchè non ce ne sono da portare. Il mio è un semplice ragionamento dettato da buon senso, esperienza pluridecennale nel campo delle società operanti nel campo dei rifiuti, e altrettanto pluridecennale conoscenza del mio prossimo (inteso in senso lato) che mi hanno portato a giudicare il rapporto rischi/benefici di una tale scelta troppo sbilanciato a favore dei primi.
Ma posso sempre sbagliarmi.
Io non porto dati perchè non ce ne sono da portare.
Tu non porti dati perché sei in malafede: così come fanno tutti quelli che non portano dati e che hanno il minimo di dignità di una persona normale che porta argomenti alle proprie posizioni. Con la tua faccina rivolta alla mia domanda hai fatto la figura del troll e hai dimostrato che rosa alla fine ha ragione (solo che è opportuno avere pazienza e accoglierli con soddisfazione i commenti come il tuo: sono proprio quelli che convincono le persone come me). Infatti ti è stato fatto presente che a Fukujima non è ancora morto nessuno per via della centrale nucleare e che la porzione di territorio interdetta è piuttosto piccola. Ma non hai neanche la faccia di contestare questa affermazione.
Tutto il tuo sragionamento è bacato. Perché se uno dovesse applicare il tuo sragionamento, allora: chi ti dice che noi italiani pieni di malaffare siamo capaci di progettare e costruire dighe? Perché pure quelle possono essere fatte male: crollare o causare enormi problemi per altre vie. Vajont ti dice qualcosa? Circa duemila morti (e una non piccola porzione di territorio interdetta per qualche tempo). Ora tutti quelli come te sanno benissimo cos’è il Vajont, ah, sicuramente hanno anche seguito lo spettacolo di Paolini, ma non collegano insieme due neuroni per realizzare che Vajont = energia idroelettrica, ovvero rinnovabile. Quei duemila morti sono da ascrivere ai rischi dell’energia idroelettrica, e sono molti più morti di quanti ne abbia fatti l’energia nucleare (il Vajont non è l’unico incidente del settore in tutto il mondo). Se negli anni ’60 avessero sragionato a tuo modo, invece che studiare le specifiche cause di quella tragedia per evitarne altre, avremmo chiuso e smantellato indiscriminatamente tutte le dighe: con il risultato di non aver praticamente niente rinnovabile (perché il grosso delle nostre rinnovabili è quello) e una situazione di carenza idrica ancora peggiore. Con tanti complimentoni alla tua “decennale esperienza” e “buon senso”.
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Infatti ti è stato fatto presente che a Fukujima non è ancora morto nessuno per via della centrale nucleare e che la porzione di territorio interdetta è piuttosto piccola. Ma non hai neanche la faccia di contestare questa affermazione.
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La contesto io. L’evacuazione di massa causa fallout è ovviamente attribuibile direttamente all’incidente nucleare. E avrai letto da qualche parte quanti sono stati evacuati e cosa ha comportato questo, morti comprese.
E avrai letto da qualche parte quanti sono stati evacuati e cosa ha comportato questo, morti comprese.
Se è così ovvio ed evidente, perché non ci riporti questi dati? Così li confrontiamo, per esempio, con quelli del Vajont.
http://www.world-nuclear.org/information-library/safety-and-security/safety-of-plants/fukushima-accident.aspx
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Official figures show that there have been well over 1000 deaths from maintaining the evacuation, in contrast to little risk from radiation if early return had been allowed.
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E per quanto riguarda il Vajont, di nuovo ovviamente il paragone stride visto che la bonifica dei territori nei due casi necessita di modalità molto ma molto diverse.
Dai su, anche io sono favorevole al nucleare civile, ma arrampicarsi sugli specchi per difendere punti di vista indifendibili a buon senso mi pare davvero esagerato.
@AleD
“Dai su, anche io sono favorevole al nucleare civile, ma arrampicarsi sugli specchi per difendere punti di vista indifendibili a buon senso mi pare davvero esagerato.”
Guarda che sei fuori strada… le morti di cui parla il sito world-nuclear NON sono state causate dalle radiazioni, ma da una politica sbagliata che ha fatto spostare di corsa centinaia di malati terminali, quasi tutti persone anziane, quando non serviva spostarle.
Che senso ha spostare qualcuno che ha, esempio, 2 mesi di vita per sottrarlo agli effetti, eventuali, dell’esposizione a radiazioni che gli procurerebbero un tumore fra 30 o 50 anni?
@aleD
“E per quanto riguarda il Vajont, di nuovo ovviamente il paragone stride visto che la bonifica dei territori nei due casi necessita di modalità molto ma molto diverse.”
Dimenticavo… quale bonifica? L’incidente e’ degli anni 60… la diga e’ ancora li!… e le zone allagate a monte della diga stessa sono inabitabili ad vitam aeternam.
Ma dai!
@robertok06:
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Guarda che sei fuori strada… le morti di cui parla il sito world-nuclear NON sono state causate dalle radiazioni,
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Questo mi era già ben chiaro da qualche anno…
Ma l’evacuazione forzata causa fallout è comunque imputabile all’incidente nucleare, o no?
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ma da una politica sbagliata che ha fatto spostare di corsa centinaia di malati terminali, quasi tutti persone anziane, quando non serviva spostarle.
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E’ successo quello che è successo, vaglielo dire te all’agenzia nucleare giapponese come di deve comportare. L’aiea ai tempi si era già ben che defilata subito dicendo che il suo ruolo non era e non è quello di fare il poliziotto sul nucleare ma solo quello di seguire e consigliare le singole agenzie nazionali.
E non mi pare che con fukushima si sia azzerato il sistema lnt che è quello che viene usato a livello precauzionale in questi casi.
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Dimenticavo… quale bonifica? L’incidente e’ degli anni 60… la diga e’ ancora li!… e le zone allagate a monte della diga stessa sono inabitabili ad vitam aeternam.
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A monte della diga? Ma a monte della diga c’era il bacino, erano già inabitabili, tanto che hanno evacuato un paesotto proprio per il riempimento del bacino. Per il resto, mai stato da quelle parti, magari a Longarone o tra le montagne di quei posti? Hai visto zone interdette dove per entrare è bene che tu vada in giro con un dosimetro e qualche protezione particolare?
”
Ma dai!
”
Appunto, ma dai!
” Appunto, ma dai!”
AleD, i tuoi punti non stanno in piedi, e ti ha già risposto in parte robertok. Faccio presente che l’errore della protezione civile è stato dovuto proprio alla _sovrastima_ dei rischi nucleari, chiara dimostrazione di quali danni può fare il non affrontare i problemi in modo quantitativo. Il tutto anche perché l’efficientissima protezione civile giapponese si è trovata di fronte ad un problema imprevisto: l’intensità del terremoto fuori scala. Sono cose che succedono, con eventi di portata millenaria.
Quanto all’area “sacrificata” dall’idroelettrico. Intanto il paragone con Longarone lo faremo tra qualche decennio, e chi ti dice che l’area sarà ancora off-limits? E poi non è che la settimana dopo l’incidente Longarone era agibile, eh! Ci sono voluti anni per rimuovere il fango, ricostruire le infrastrutture distrutte e ricominciare una vita normale. Il “ma dai” non ha nessun senso: facciamo due conti e vediamo quanto territorio è rimasto inagibile e per quanto tempo. Poi facciamo il paragone debitamente proporzionato alla potenza fruibile della centrale alimentata dal lago e dalla centrale nucleare, perché evidentemente i costi e i benefici vanno commisurati. Lo farei io stesso il conto, se ne fossi capace, ma è fuori dalle mie possibilità.
Secondo, l’area persa per allagamento di un invaso è persa _PER SEMPRE_, non per un periodo limitato. Non ha alcun senso che tu la dia per scontata come se niente fosse. Mi è capitato di approfondire le conseguenze sociali dell’evacuazione di interi paesi – non per quanto riguarda l’idroelettrico, nel mio caso specifico parlo di un paese francese evacuato per creare una zona militare off-limits, il concetto comunque non cambia – e questi costi sono pesanti: comunità e tradizioni distrutte, con conseguenze anche sui nuclei familiari. Niente che non si gestisca in qualche modo in un rapporto costo/benefici, ma bisogna tenerne conto eccome.
@AleD
“A monte della diga? Ma a monte della diga c’era il bacino, erano già inabitabili, tanto che hanno evacuato un paesotto proprio per il riempimento del bacino.”
Hanno evacuato piu’ di un paesotto.
Informarsi mai prima di scrivere?
@Per il resto, mai stato da quelle parti, magari a Longarone o tra le montagne di quei posti?”
Si, piu’ volte.
“Hai visto zone interdette dove per entrare è bene che tu vada in giro con un dosimetro e qualche protezione particolare?”
No, mai visto… cosi’ come non vedresti tu lapidi di morti per radiazioni a Fukushima.
“However, overestimation of the dose at the time of an accident has a great influence on the psychology of residents. More than 100 000 residents have not returned to the evacuation areas 5 years after the Fukushima accident because of the social and mental effects during the initial period of the disaster. Estimates of radiation doses placed in the public domain must be based on scientific evidence, and the way such information is communicated to residents should be carefully considered to avoid psychosocial effects that may have a greater bearing on health than the radiation itself.”
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/26805911
… e…
” Excess lifetime cancer incidents were estimated to be between 360 and 850, whereas 220-520 of them will be fatal. Nevertheless, these numbers are expected to be even smaller, as the response of the Japanese official authorities to the accident was rapid. The projected cancer incidents are much lower than the casualties occurred from the earthquake itself (>20,000) and also smaller than the accident of Chernobyl.”
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/24361922
Piu’ chiaro adesso quanto sia veramente pericoloso il nucleare?
Ciao.
@robertok06: ma quindi secondo te e altri a fukushima non c’era da fare nessuna evacuazione? Per capirsi.
No perchè col senno di poi è un conto, mentre sono in atto gli eventi spiegatemi perchè non si sarebbe dovuto evacuare che son curioso…
“robertok06 a quanto mi risulta esistono anche scorie liquide (ma potrei anche sbagliarmi) e comunque il volume occupato dai rifiuti è un dato fuorviante. ”
Perche’ fuorviante? Motiva.
Il fatto che ce ne siano “tantissime” e’ una delle obiezioni principali che si leggono sui siti “ambientalisti” de noantri.
“Perchè non tiene in considerazione la tossicità. ”
Perche’, qual’e’ la tossicita’ delle scorie? Io ho lavorato per piu’ di 2 anni a 800 m di distanza dal piu’ grande deposito di plutonio d’europa e non ho mai visto ammalarsi nessuno… e tutti i dipendenti del laboratorio (il piu’ grande d’europa) hanno esami annuali precisi, e godono di aspettative di vita uguali a quelle della popolazione non esposta.
Poche idee e ben confuse, le tue… mi pare.
“Capisci anche tu che se un sassolino può uccidere una persona, con una carriola fai una strage.”
Non preoccuparti: io capisco l’argoomento al di la dei luoghi comuni che tu, e purtroppo altri, avete sollevato contro il nucleare in questo thread… se non altro perche’ sono fisico di professione e lavoro in ambiente radioprotetto da decenni. La conoscenza di una materia aiuta nella sua comprensione… ed e’ per quello che non mi troverai mai a discutere su un blog di letteratura, giardinaggio o filosofia… perche’ non ne so nulla… al contrario di tanti che non sanno la differenza fra kW e kWh ma sono esperti in materie energetiche perche’ hanno visto una puntata di Report.
Ciao.
Il nucleare è difficilmente riproponibile, dopo il disastro del Giappone. Credo che la SEN italiana – mix fra metano e rinnovabili – sia una scelta lunhimirante ed economicamente valida.
Due giorni fa “quello che è successo in Giappone”, e ora “il disastro del Giappone”. Ho chiesto di esplicitare cosa sarebbe questo disastro: si può avere una risposta completa? Filippo Turturici ha già spiegato la questione, ma non leggo smentite da chi non è d’accordo. Insomma, devo accontentarmi di sentire parole vaghe?
Ok, te l’ disi mi! Te lo dico io: a Fukushima è esplosa una centrale nucleare che ha causato un terremoto che a sua volta ha causato uno tsunami. t’e capì? 😉
Eh già Maurizio… proprio così!
Per il momento l’import, in stragrande maggioranza da nucleare francese, svizzero e sloveno, è maggiore del contributo di eolico e fotovoltaico assieme.
Domanda: ma l’obiettivo non era di decarbonizzare ?… col gas si decarbonizza poco.
Volevo solo rimarcare alcuni punti visto il titolo “ commissione ambiente del Senato “
L’ ottimo articolo Di Filippo T. espone velocemente 5 punti da analizzare ed in ognuno ci sono delle criticità non banali verso questo modo di pensare green.
Mi pare semplicistico dire “..Il nucleare è difficilmente riproponibile, dopo il disastro del Giappone…” e risolvere il problema energetico con il mix attuale.
I valori errati sul capacity factor non sono un semplice errore ma un modo per far credere che il fotovoltaico possa rendere di più.
L’energia elettrica prodotta da biomassa ha pochissimo valore in quanto “NON REGOLABILE” però la paghiamo carissima alle mafie del legno austriache e tedesche in legno da ardere e impianti vari.
Paghiamo altri per riscaldarsi con le nostre immondizie, in germania il KWH termico viene venduto a 0,05 Euro, in Italia quando va bene siamo da 0,11 a 0,18 e tutta l’impiantistica pagata con altri fondi pubblici.
Sulle bollette elettriche degli italiani la famosa voce A3 che paga tutti gli sprechi green ormai sta superando la voce energia.
Le auto elettriche con più di 20KW di potenza sono uno spreco tecnologico e finanziario per cui non sono favorevole a finanziarle con 5000 di incentivi dalle mie tasse ed altre agevolazioni.
“Se vuoi la Tesla da 100mila euro te la paghi intera perchè è un costosissimo giocatolo.”
Caricare una auto con 60kwh di energia in un’ora vuol dire avere un contatore di 60 KW, se tutti torniamo a casa la sera e vogliamo ricaricare per il giorno dopo bisogna fare una o più centrali nucleare in ogni provincia per avere energia a sufficienza e potenziere tutti i sistemi di trasmissione.
La mobilità elettrica si può fare, per ora, solo con mezzi piccole che fanno percorsi brevi. Per il di piu c’è il treno, non i finanziamenti dei contribuenti!
Una nota a margine. Perché ho scelto di fare il confronto principale col nucleare e non es. col carbone? Perché come deciso e ribadito con gli Accordi di Parigi (COP 21), l’urgenza è quella di decarbonizzare l’economia globale. Il nucleare è l’unica fonte che coniuga insieme intensità delle emissioni di CO2 paragonabile alle rinnovabili, costi finanziari ed industriali accettabili, e durata ed affidabilità superiore alle fonti rinnovabili. Tralascio ogni giudizio di merito, personale o meno, sul COP 21 e mi limito a fare un calcolo di ciò che sarebbe necessario per la transizione ad un’economia a basso/issimo impatto di CO2, senza provocare un disastro economico: cioè sostenibile sia ambientalmente che finanziariamente.
Ringrazio innanzitutto tutti per gli interventi, e penso che tutti sollevino problemi reali, per cui cercherò di rispondere in breve.
Nel confronto solare/nucleare in California, il confronto diretto è Westlands con Diablo Canyon; Topaz è invece posta a confronto con “un equivalente reattore nucleare”. Per cui mi sono spiegato male io, Topaz occupa circa 27 volte la superficie di un reattore da 550MW (che produce più energia).
I valori che ho dato sulla superficie dei vari impianti sono, me ne scuso, approssimati. Questo spiega i valori leggermente differenti (es. 27 e 28.5) che possono uscire.
Il rendimento dichiarato del solare fotovoltaico varia sensibilmente sia durante l’anno, a seconda delle stagioni, sia a seconda della latitudine e del clima. E’ vero che spesso i valori dichiarati sono ben superiori a quelli realmente ottenibili durante l’anno: checché se ne dica, di notte, con la nebbia, la pioggia o la neve, i pannelli non funzionano; ma anche ad alte temperature, come può essere una giornata estiva sotto il sole, perdono efficienza.
Tuttavia i valori nominali delle centrali californiane, costruite in zone aride e semi-aride a latitudini sub-tropicali, sono abbastanza credibili. Anche in queste condizioni ottimali, però, l’energia solare richiede enormi superfici di raccolta, ed alterna picchi estivi relativamente elevati (anche >40%) a picchi invernali con pochissima energia prodotta (anche <5%). E lo stesso, non funziona dal tramonto all'alba (già quando il sole è basso, perde molta capacità di generare energia).
Venendo infine al nucleare in Italia. Tutta la filiera del nucleare civile è sottoposta a controlli nazionali, europei ed internazionali, e deve quindi rispondere a standard e normative non solo italiani (che sono comunque molto validi). Anche io ho i più che legittimi dubbi su certi persone, enti o aziende, e chi non li avrebbe con i periodici scandali che sentiamo? Ma a livello scientifico e industriale l'Italia è uno dei principali paesi europei, per cui in realtà non ci sarebbe nessun ostacolo tecnico a costruire nuove centrali e a costruirle e gestirle bene. L'Italia è anche uno dei capofila del progetto ITER per il reattore (sperimentale) a fusione nucleare.
La sicurezza è la preoccupazione principale di molti, ma come mi piace ripetere, paragonare i reattori anni '60 come Fukushima-I a quelli costruiti oggi, è come paragonare la sicurezza di una vecchia 500 a quella di un moderno SUV. In Giappone, per altro, la catastrofe biblica con ca. 20mila morti ha dimostrato che:
– tutte le centrali hanno resistito al terremoto, di energia molto più elevata di quelli sperimentabili in Italia (compresi i peggiori come quello dello Stretto nel 1908);
– le centrali appena più moderne di Fukushima-I, come es. Fukushima-II, hanno retto bene e senza gravi danni all'onda di maremoto (tsunami);
– la radioattività non ha ancora ucciso una sola persona in zona, e la zona di evacuazione (in gran parte precauzionale) è comunque di superficie inferiore a quella di un'equivalente centrale solare.
L'incidente e le fasi seguenti sono state gestite molto male dalla Tepco, ma questo non significa che nessuna delle utilities nel resto del mondo imparerà nulla dagli errori commessi. Questo rimane però un punto delicato, da monitorare con attenzione.
Cosa manca però al nucleare in Italia? Ecco, tutto questo discorso, per dire che anche io sono scettico. Non per ragioni tecniche però: per ragioni politiche. Il nucleare fa solo programmi a lungo termine, e ci vorrebbe l'assicurazione che nessun governo italiano chiuderebbe le centrali per almeno i 40-60 anni successivi alla loro costruzione. La decisione di una chiusura completa ed anticipata delle centrali dopo il 1987, al contrario di quanto fatto in Svezia, Germania o Svizzera (chiusure programmate a fine vita), è lì a dimostrare che manca uno stabile ed ampio consenso politico e popolare all'energia nucleare. Il che è stato ribadito col referendum del 2011: il fatto che il voto anti-nucleare fosse più un voto anti-Berlusconi, non fa che peggiorare le cose, per l'uso politico che si fa della questione energetica. Insomma credo anche io che, in Italia, il nucleare sia un discorso chiuso. A livello europeo e mondiale è invece un discorso apertissimo, come dimostrano i paesi con nuovi reattori in costruzione o in programma: Francia, Finlandia, Slovacchia, Cechia, Ungheria, Romania, Polonia, Regno Unito, Bielorussia, e poi ancora Russia, Cina, India, Emirati Arabi, Brasile, Argentina ecc. Meno definita invece, per incertezze politiche, la situazione in USA, Corea del Sud e Giappone, che avrebbero anch'essi grandi programmi di nuove costruzioni.
Ovviamente volevo dire “e ci vorrebbe l’assicurazione che nessun governo italiano CHIUDESSE” e non “e ci vorrebbe l’assicurazione che nessun governo italiano chiuderebbe”.
[…] Autore: Filippo TurturiciData di pubblicazione: 15 Settembre 2017Fonte originale: http://www.climatemonitor.it/?p=45827 […]
[…] Fonte: Equivoci Verdi […]
Complimenti per l’ottimo articolo!
Guardando i numeri mi viene sempre qualche prurito e cerco di capire meglio.
Non mi torna il fattore di capacità di un impianto a pannelli fotovoltaici e mi pare che c’è un piccolo imbroglio dei soliti.
Lei scrive :”…un fattore di capacità del 23% annuo, con 550MW installati su 25km2…” e questo è quello che si trova come documentazione in rete, però quel 23% mi pare troppo ed allora faccio il conto:
550MW diviso 9milioni di pannelli fa 61 wp a pannello ma la First Solar per quei pannelli da specifiche di 110 wp in condizioni standard.
Rifacendo il conto ne esce un capacity factor intorno al 12% ed una potenza installata di 990MWp.
Sulla stessa wikipe in fondo alla pagina danno un capacity factor del 12 % in un altra centrale……
La resa REALE non è MAI quella indicata dai produttori… che usano per i loro test, in laboratorio, delle speciali lampade con luce PURA perfettamente direzionata sul pannello da testare e in un ambiente climaticamente controllato.
Potenza nominale in condizioni standard:
STC- Standard Test Conditions che consentono di confrontare celle diverse in condizioni univoche per le misurazioni. Sono contenute nelle norme IEC 60904 e fissano: densità di radiazione 1000 W/m2; temperatura esercizio cella 25 °C; distribuzione spettrale della radiazione secondo norme IEC 60904-3 e AM (cfr.)=1,5.
Chiaro non è la potenza reale perche intervengono altri fattori ma quando si parla di potenza di picco (wp o Kwp) installata si parla di questa. Quando si acquistano è quello il numero magico.
Il capacity factor è, invece, un numero chiave per capire la resa reale nel periodo di riferimento.
Se monto pannelli per 3KWp e parlo CF al 12% mi aspetto 3,15 MWh annui di energia resa se invece parlo di CF al 24% mi aspetto 6,31 MWh annui.
Le ISO sono applicate in condizioni ottimali.
Il rendimento è misurato a monte del sistema di Inverter
Il pannello è nuovo
I vetri sono puliti.
L’orientamento è perfetto
L’insolazione è effettivamente dal’ alba al tramonto , non ci sono montagne o ostacoli che ombreggiano il pannello col sole vicino all’ orizzonte
La temperatura non supera i 25 gradi (la perdita di rendimento è dello 0,45 % per ogni grado di aumento della temperatura)
Dai miei conti il rendimento effettivo di un ottimo pannello solare monocristillno in italia non supera il 10-12%
Il fattore di capacità CF dipende principalmente dal paese dove i pannelli sono installati, non dalla potenza nominale o tuo di pannello. È l’insolazione, irraggiamento solare, che conta. Per l’Italia, il CF medio oscilla attorno al 14% , per la fantastica Germania ‘verde’ dell’Energiewende è del solo 10%. Ma il CF medio calcolato su tutto l’anno dice poco… conta molto l’intermittenza e la stagionalità. In Germania il FV medio produce al 5% di CF per i 4 mesi da novembre a febbraio, e al 15% da aprile a agosto.
Chiedo scusa se insisto, hai perfettamente ragione sopratutto sull’intermittenza e la stagionalità, ma per fare il calcolo annuale la formula è: CF=(energia resa in 1 anno)/(365*24* potenza installata) , Mettendo il numero sbagliato al posto di”potenza installata” si cambia tutto. Nel caso di impianto fotovoltaico si deve mettere la potenza nominale del pannello (Wp). Nel caso della Topaz parlano di 9 milioni di pannelli installati e la First Solar produce un pannello da 110wp non da 60 wp.
“Nel caso della Topaz parlano di 9 milioni di pannelli installati e la First Solar produce un pannello da 110wp non da 60 wp.”
Guarda… non so cosa dirti:
Qui…
https://en.wikipedia.org/wiki/Topaz_Solar_Farm
… dicono che hanno installato 9 milioni di pannelli… se divido il totale di 550 MWp per 9 milioni ottengo 61 Wp/pannello.
Topaz ha utilizzato i panneli di tipo FS 2… che hanno questa specifica:
http://www.firstsolar.com/-/media/First-Solar/Technical-Documents/User-Guides/FS-Series-2-PV-Module-User-Guide-NA.ashx?la=en
… cioe’ da 70 a 80 Wp… non 110.
Tra l’altro, la superficie della centrale non e’ la superficie dei pannelli, ma quella del terreno. A quelle latitudini bisogna moltiplicare per circa 2 la superficie dei pannelli, perche’ bisogna lasciare spazio fra una fila e l’altra… se si fanno ombra perdono enormemente in efficienza. A latitudini maggiori, tipo la Germania, bisogna moltiplicare per 3 e anche piu’.
I conti che ho fatto sono basati sui dati… in Germania hanno 39 GWp che hanno generato 37 TWh…. 37miliardi diviso 8760 diviso 39milioni fa 0.108, cioe’ il 10,8%… per l’italia sono 19 GWp incentivati in Conto Energia che hanno prodotto 23 TWh (vado a memoria, dovrei guardare il rapporto del GSE, non ho tempo adesso)…. fa un CF del 13,8%.
Ti ringrazio e ti chiedo scusa per il tempo.
Pensavo di aver fatto uno sgoob ed invece sono stato sgobbato.
Però 80 e sempre il 30% in piu di 60…..(??)
Grazie
Del resto basta vedere cosa è successo in Giappone, altro paese con caratteristiche geografiche e delinquenziali simili al nostro.
Prima domanda: cosa è successo in Giappone? Non è retorica: dimmelo, perché ho l’impressione che tu intenda cose che non fanno parte della realtà.
Seconda domanda: “simili al nostro”? Cioè anche noi siamo soggetti a terremoti di magnitudo 8.9/9.0?
Egregio Ing. Turturici, grazie per le informazioni.
Temo vi sia un refuso: due volte 27 volte maggiore rispetto alla centrale nucleare, pur variando l’estensione delle due centrali solari non è possibile.
Se non ho sbagliato a fare i calcoli, la prima volta in quel “27 volte la sua superficie! ” c’è un 2 di troppo. Mentre il secondo “27 volte maggiore!” mi sembra corretto.
il secondo è 28.5
GRAZIE x questo “eccellente” art. contro le pazzie del verdame. l.m.
ecco le tredici centrali nucleari a meno di 200 km dall’Italia:
Immagine allegata
Gran bell’articolo Filtur.
@Federico si hanno centrali nucleari così vicine in Svizzera e in Francia, eppure non vedo proteste degli italiani.
Sul fatto che una centrale nucleare in Italia sia meno sicura che in altri paesi europei mi pare un’idiozia, anzi credo che in Italia invece sarebbero più sicure.
Gli altri paesi europei non hanno meno mafia e corruzione di noi.
Tutto molto bello, il nucleare: costa poco, è pulito, è anche di piccole dimensioni.
Però da solo non va. Servono le persone per gestirlo.
E qui nascono i problemi.
In un paese poi come l’Italia, oltre a una situazione di rischio idrogeologico piuttosto elevata e soprattutto ad alto tasso di mafiosità e corruzioni varie, io una centrale nucleare non la vorrei mai.
Già i resti passati del nucleare italiano non mi pare siano messi propriamente in sicurezza, figuriamoci a produrre nuove scorie.
Come minimo ci ritroveremo i pomodori e le mozzarelle di bufala campana dop radioattive oltre che alla diossina come ora.
Del resto basta vedere cosa è successo in Giappone, altro paese con caratteristiche geografiche e delinquenziali simili al nostro.
Lo so che il nucleare in teoria è sicuro e pulito, ma il rischio è troppo grosso col materiale umano che abbiamo a disposizione sul pianeta.
E’ un ragionamento che mi sento di condividere. Almeno fino al prossimo Prefetto Mori, niente centrali nucleari, please.
I “resti passati” del nucleare italiano sono ampiamente in sicurezza. Non so da quale fonte puoi aver tratto un’affermazione così grave. E aggiungo che in passato l’Italia era leader mondiale della tecnologia nucleare e non avrebbe avuto alcun problema a gestire un parco nucleare in totale sicurezza. La mafia e la corruzione c’entrano poco con gli incidenti, non a caso il nostro Paese è al primo posto per la presenza di associazioni a delinquere (ben 4) ma tra gli ultimi per incidenti gravi ad impianti industriali.
In merito all’articolo, che dire, un perfetto concentrato di “scomode verità”, tanto per citare il nostro simpatico salvamondo con la villa in riva al mare il cui livello salirà di decametri. Le rinnovabili sono un’ottima cosa purché gestite con approcci scientifici e razionali, e non ideologici come fatto finora e come, ahimé, si farà in futuro, con gravi ripercussioni economiche per noi e per i nostri figli…
La mafia non gestirà mai roba così facilmente controllabile come le scorie di una (o cinque, è uguale) centrale atomica. Chi glielo fa fare di gestire un singolo affare, oltretutto facilmente controllabile? Molto, molto meglio gestire i rifiuti ospedialieri, o la raccolta della monnezza, che è diffusa e impossibile da controllare e gestire capillarmente.
E poi: in Italia siamo quello che siamo, e va bene, ma i millemila scandali più grossi e ad impatto mondiale degli ultimi anni sono avvenuti e originati tutti nei paesi cosiddetti “non corrotti come noi” (Enron per dirne uno, i trucchi del governo crucco con le proprie banche che, se applicassero gli stessi standard di quelle italiane, sarebbero tutte fallite da anni). Le migliaia di conti svizzeri intestati agli onestissimi tedeschi (cui però pagare troppe tasse fa schifo come agli altri).
Noi vediamo il nostro schifo ma non è che gli altri profumino di violette…
In un blog serio come Climatemonitor auspicherei che i commenti fossero meno superficiali ed autorazzisti di quello di Federico. Gradirei non ascoltare in questa sede generalizzazioni prive di fondamento e non giustificate dai dati.
Le scorie non sono un problema, assolutamente… se non altro perché le quantità sono irrisorie, e sono in forma di solidi metallici, quindi non vanno da nessuna parte, specialmente una volta che siano state vetrificate e diluite.
Quante sono? Non è un segreto, anche se gli anti-nucleari cercano di mantenerlo tale.
Le scorie a alta attività è lunga durata, cioè quelle ‘pericolosissime’, sono 0,3 milligrammi per ogni kWh elettrico prodotto. Vuol dire che se tutti i 270 miliardi di kWh che sono prodotti in Italia ogni anno fossero prodotti con nucleare italiano, dovremmo stoccare la bellezza di … ?
81 tonnellate di scorie metalliche, di una densità media attorno a 8 ton/m3… cioè un volume di poco più di 10 m3 ogni anno. Anche diluite e vetrificate di un fattore 10, si tratterebbe di 81 m3 all’anno, cioè, stoccate su 5 metri di altezza, 16 m2/anno di superficie. Prima di riempire la superficie di un campo di calcio, 100×60, 6000 m2, ci vorrebbero 375 anni.
E’ tanto secondo te?
La realtà è che la paura del nucleare la si può inculcare nella testa della gente solo se si nascondono i numeri, una qualsiasi analisi razionale basata sulla logica e le conoscenze scientifiche attuali mette subito le cose a posto.
Saluti, Roberto
La paura reale per il nucleare è che in caso di fallout si debba evacuare, e di corsa, con tutti i grossi problemi che comportano le evacuazioni di massa.
Fallout di cosa? Per lo iodio basta non mangiare verdure contaminate e bere latte per 3 settimane… per il cesio e’ diverso ma molto meno pericoloso, a parita’ di dose (non e’ un’opinione mia, ma risultato di studi seri noti da decenni).
Fukushima insegna che non c’e’ fretta nell’evacuare. I reattori ci misero un paio di giorni prima di arrivare alle esplosioni (chimiche, sottolineo), un intervallo di tempo che permetterebbe di evacuare anche grandi zone.
Ad ogni modo… il nucleare e’ la prima fonte di energia elettrica nell’Unione Europea “allargata” (includendo UK e CH)… ci sono un centinaio di reattori in funzione, giorno e notte, da decenni, e non e’ mai successo nulla.
In compenso l’alternativa al nucleare ammazza molto di piu’… e senza bisogno di incidenti!… carbone, lignite e gas hanno mortalita’ infinitamente superiori a quelle dell’atomo… anche includendo gli incidenti di quest’ultimo.
Di nuovo… questa non e’ la mia opinione, sia chiaro… ma il risultato di studi seri, di cui posso fornire le fonti senza alcun problema, anzi… ecco qui una fra le piu’ recenti e note (vista la notorieta’ di uno degli autori, J Hansen):
https://pubs.giss.nasa.gov/abs/kh05000e.html
“Using historical production data, we calculate that global nuclear power has prevented an average of 1.84 million air pollution-related deaths and 64 gigatonnes of CO2-equivalent (GtCO2-eq) greenhouse gas (GHG) emissions that would have resulted from fossil fuel burning.”
I veri ambientalisti si battono per aumentare il nucleare (Hansen, o Patrick Moore, l’unico dei fondatori di Greenpeace con una preparazione specifica in materie scientifiche… dottorato in ecologia)… i nostri “ambientalisti” invece hanno lauree in sociologia, o insegnano filosofia e lettere, oppure neanche quello… in un caso hanno un diploma di liceo classico e studi di canto al conservatorio… e parlo di esponenti maggiori dell’intellighentsia “ambientalista” italiana… mica di semplici iscritti che distribuiscono volantini o chiedono firme per strada.
Fukushima insegna che evacuazioni di massa sono difficili da gestire e causano gran bei problemi.
Non credo sia così tragico accettare che in caso di fallout questo sia lo scotto da pagare.
Ripeto, sono pro nucleare, ma il rischio di evacuazione di massa non è zero ed è molto difficile da far digerire.