Se l’Italia fosse un paese serio esigerebbe che chi fa il giornalista alla RAI avesse un minimo di conoscenza della nostra storia, quantomeno per evitare l’infortunio in cui è incorsa la giornalista del GR1 Tiziana Ribichesu la quale, parlando della triste vicenda della bimba trentina morta ieri di malaria a Brescia, ha affermato che “se il clima anche da noi diventa equatoriale, con tanto caldo e forte umidità, le zanzare anofele trovano condizioni molto favorevoli”.
Tale affermazione infatti trascura totalmente il fatto che l’Italia è paese soggetto alla malaria fin da epoche remote. Di malaria (il cui nome internazionale è guarda caso un termine italiano) soffrirono infatti gli etruschi e poi i romani e alla presenza di vaste aree malariche nei fondovalle si deve ad esempio il fatto che le nostre città erano spesso allocate su colli e montagne.
Nonostante i grandi sforzi volti a contenere tale flagello (e al riguardo ricordiamo fra gli altri il contributo determinante del grande malarialogo Giovani Battista Grassi – https://it.wikipedia.org/wiki/Giovanni_Battista_Grassi) il problema si mantenne fino agli anni 50 del XX secolo allorché, in tempi evidentemente non sospetti di global warming, l’Italia vantava ancora una mortalità da malaria particolarmente elevata, specie in Sardegna e in vaste aree del meridione.
Nei secoli scorsi la mortalità da malaria era peraltro elevata anche nell’Europa del centro Nord. Al riguardo ricordo che a Londra nel 1658 (e dunque nella piccola era glaciale) muore di malaria contratta sul Tamigi Oliver Cromwell e che fino almeno al XIX secolo erano importanti aree malariche il circondario di Cambridge in Inghilterra e di Goteborg in Svezia (Reiter, 2000, 2005 e 2008). Ricordo anche le tremende epidemie di malaria che colpirono a più riprese l’Unione Sovietica negli anni 20 del XX secolo con 10 milioni di casi l’anno e 600mila morti.
En passant rammento che l’anemia falciforme che ancor oggi colpisce molti nostri concittadini dev’essere letta come un’eredità genetica lasciataci dalla malaria.
Già, ma se non occorre conoscere la storia del nostro Paese e più i generale quella europea per diventare giornalista RAI cosa occorrerà mai allora? Forse l’asservimento all’ideologia dominate che vede nel global warming la causa di tutti i mali? Noi che grazie a Dio non abbiamo di questi problemi, possiamo permetterci di dire che negli anni 50 la malaria fu sconfitta grazie a un rimedio non “politicamente corretto” che si chiama DDT (Zanzare, malaria e DDT: note storiche su un caso di damnatio memoriae) e che da allora un elemento chiave sono le politiche sanitarie volte a limitare gli areali adatti alla presenza e alla moltiplicazione della zanzara anofele.
Ci auguriamo pertanto che la triste vicenda dalla bimba trentina non coincida more solito con ondate di stupidità collettiva orchestrata dai media ma viceversa consenta una volta tanto di ragionare sulle cause che hanno fatto sì che l’Italia, paese malarico fin da tempi remoti, sia da 70 anni quasi del tutto indenne da tale flagello.
Bibliografia
- Gilioli G. e Mariani L., 2001. Sensitivity of Anopheles gambiae population dynamics to meteo-hydrological variability: a mechanistic approach, Malaria Journal201110:294
- Reiter P., 2000. From Shakespeare to Defoe: Malaria in England in the Little Ice Age [disponibile in rete al sito http://www.cdc.gov/Ncidod/eid/vol6no1/reiter.htm]
- Reiter P., 2005. Memorandum to the UK parliament, https://publications.parliament.uk/pa/ld200506/ldselect/ldeconaf/12/12we21.htm
- Reiter P., 2008. Global warming and malaria: knowing the horse before hitching the cart, Malaria Journal20087(Suppl 1):S3 (https://malariajournal.biomedcentral.com/articles/10.1186/1475-2875-7-S1-S3
- Sallares R., 1999. Malattie e demografia nel Lazio e in Toscana nell’antichità, Demografia, sistemi agrari, regimi alimentari nel mondo antico, Atti del Convegno Internazionale di Studi (Parma, 17-19 ottobre 1997), a cura di Domenico Vera, EDIPUGLIA, 131-188.
[…] alcuni giorni orsono, l’articolo “Malaria, Global Warming e la Santa Ignoranza” (http://www.climatemonitor.it/?p=45763). L’amico Luigi Rossi lo ha divulgato ai laureati in agraria attraverso il sito sito […]
[…] Vedi articolo […]
Credo che più dell’asservimento alla teoria del Global Warming, ad influire sulla narrazione di questa vicenda sia il razzismo e la xenofobia :la bambina sarebbe stata contagiata da due bambine africane ricoverate nel suo stesso reparto un mese fa – cosa che chiunque lavori in ospedale sa essere attribuita ad un errore del personale sanitario, come dimostra il fatto che in decenni di flussi migratori dall’Africa non si è mai verificata alcuna epidemia di malattie africane.
Ma purtroppo gli italiani sono molto ignoranti dal punto di vista scientifico, e la regia occulta che usa Salvini e Forza nuova per indurre una nuova situazione di “nessuna maggioranza => governo larghe intese” ci fa leva sopra
Gentile Gianuario, direi che occorre stare ai fatti ed evitare strumentalizzazioni, sia in chiave xenofobica (e qui vale la mia risposta a Franco Zavatti) sia in chiave AGW (perantro il link con l’AGW l’ho sentito fare anche da Mentana sulla 7 due sere fà, prima che la vicenda sparisse dai titoli).
Il mainstream è pilotato da questi due? boh
[…] Fonte: Malaria, Global Warming e la Santa Ignoranza […]
Caro Luigi,
mi associo a Stefano Ricci per sottolineare la serietà e sobrietà dell’articolo e per ringraziarti di averlo scritto.
Ho seguito poco e male la vicenda della bimba trentina ma mi sono fatto l’idea che si stia diffondendo la diceria che siano i migranti a portare la malaria e che la giornalista, nel tentativo di coprire questa sorta di vulgata, abbia tirato in ballo l’AGW (la coperta sotto cui spazziamo tutte le polveri), facendo con questo un danno peggiore: non ha dato la notizia così com’è (che poi sarebbe il suo mestiere) e ha contribuito a diffondere delle stupidaggini, insinuando la colpa dell’uomo in un processo che in larghissima parte è naturale.
Possiamo discutere a lungo sulla necessità o meno di accogliere i migranti ma utilizzarli in questa triste vicenda per tirare l’acqua al mulino dell’una o dell’altra tesi e davvero un atteggiamento che indigna.
Hai fatto benissimo a mettere in evidenza che l’Italia (e non solo lei) è sempre stata terra di malaria che ora è sconfitta dalla tecnologia (DDT in primis e poi anche altro) da quasi settant’anni.
Ciao. Franco
Una nota di metodo sulla questione della povera bimba deceduta a Trento: bastano pochi giorni, se non ho capito male, per un’analisi che faccia comprendere se il ceppo malarico che ha ucciso la bimba è lo stesso degli altri ricoverati nell’ospedale. L’esito di questo esame permette di sfrondare decisamente le piste da battere. Perché ogni giorno, mattina, pomeriggio e sera, dobbiamo sentire e leggere decine di opinioni diverse, che sono tutti possibili scenari, ma ancora basati praticamente sul nulla? Non si può dire: ne riparliamo tra qualche giorno, quando saremo in grado di dire cose un po’ più concrete?
Mi associo nel ringraziare Luigi Mariani per questo sua utilissima iniziativa per aiutare l’opinione pubblica a reagire alla becera e vergognosa ignoranza (che però io faccio fatica a non definire anche speculativa, soprattutto se a farla è chi ha il compito di fare informazione – corretta informazione verrebbe da dire!). Un ringraziamento anche agli altri commenti sopra citati.
“Possiamo discutere a lungo sulla necessità o meno di accogliere i migranti ma utilizzarli in questa triste vicenda per tirare l’acqua al mulino dell’una o dell’altra tesi e davvero un atteggiamento che indigna.”
Pienamente d’accordo. Il plasmodio non fà distinzioni di razza, sesso, età o credo religioso e se la nostra tecnologia ci ha consentito in passato di debellare questo flagello dobbiamo esportarla per fare in modo che ciò si verifichi anche a livello globale.
Ciao.
Luigi
Caro Luigi, ho avuto la malasorte di ascoltare lo stesso servizio del GR1 che ha “ispirato” il tuo post e, come te, sono rimasto allibito. Ormai dovrei averci fatto l’abitudine: ogni cosa succeda nel mondo, è colpa del clima che cambia e che cambia male. Guerre, catastrofi naturali e non dipendono dal clima che cambia. Il caldo scatena gli istinti bestiali degli psicopatici; il caldo e la siccità conseguenti al cambiamento climatico (sic) causano gli incendi boschivi (il fatto che il 90% e più di essi sia causato dalla bestialità umana che NON dipende dal clima, passa in secondo piano); la guerra siriana è causata dal clima che cambia male e, forse, a breve scopriremo che anche il Coreano è ammattito a causa del caldo. 🙂
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Io non butterei, però, la croce solo sulle spalle del giornalista più o meno ignorante in quanto anche gli scienziati ci mettono del loro. Sempre il GR1 (edizione odierna delle 13,00), ha inanellato l’ennesima “perla”. Si parlava del ciclone Irma e del fatto che sia caratterizzato dalla solita energia “senza-precedenti”. Dopo la rituale introduzione di cronaca ecco arrivare l’intervista con l’esperto. Questa volta si trattava di un ricercatore del CNR che, dopo aver correttamente descritto la genesi e l’evoluzione dell’uragano, stimolato dalla giornalista, si è lanciato in un’analisi “cambioclimatista-catastrofista” per spiegare che questi fenomeni dipendono dal cambiamento climatico globale.
Ad essere sincero la cosa è stata piuttosto soft. Ha esordito dicendo che i mari sono molto caldi per cui hanno molta “benzina” per alimentare gli uragani (che è corretto), ma ha imputato ciò al fatto che il 2017 sarà il secondo anno più caldo di sempre dopo il 2016 (mancano tre mesi al 31/12/2017, ma il dono della preveggenza consente di trarre le conclusioni anzitempo 🙂 ) ed ha chiosato dicendo che ciò è un chiaro sintomo che il mondo si sta scaldando perché il 2016 era stato più caldo per colpa del Nino mentre il 2017 è caldo di suo. Questione opinabile, ma lasciamo perdere.
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Non ho messo le mani nei capelli per due motivi: non ho molti capelli dove metterle e stavo guidando 🙂 , ma non ho potuto trattenere un gesto di stizza.
Avrei voluto chiedere all’esperto come mai nel 2016, anno più caldo di sempre secondo la vulgata AGW, non c’erano stati uragani intensi come quelli di quest’anno e come mai ciò si era verificato anche nella precedente decade (caratterizzata da un numero eccezionalmente basso di uragani) visto che stiamo parlando della decade più calda di sempre (sempre secondo la vulgata mainstream).
La radio non è, però, interattiva e la domanda (retorica) la faccio, quindi, su CM.
Peccato che le risposte (retoriche) non le leggeranno i milioni che hanno ascoltato il (dis)servizio del GR1.
Ciao, Donato.
Grazie Donato per le tue considerazioni e per il sentire comune che ne emerge.
Io penso che di fronte a queste fesserie si debba scrivere sempre, quanto meno perché resti traccia del nostro pensiero.
Ciao.
Luigi
La pianura pontina, nella zona laziale di Latina, era infestata da zanzare a causa della sua area paludosa, la sua bonifica per iniziativa del governo fascista negli anni ’30-’40 ridusse di molto questo fenomeno patologico sia là che nella provincia limitrofa romana. Certamente un ambiente caldo favorisce l’aumento degli insetti fra cui vari tipi di zanzare ma è solo uno dei fattori come può esserlo l’immigrazione o comunque gli spostamenti umani da località infestate ad altre, eventualmente anche il semplice turismo, uova e larve di insetti non è raro che si annidino in bagagli e merci trasportate. Fra l’altro che in Italia d’estate operino le zanzare questo se lo aspettava pure mio nonno che nacque precisamente nell’anno ‘900. Ma ormai nei mass-media si fa a gara a chi ipotizza più disgrazie da addebitare al clima che cambierebbe. E’ l’inizio di settembre, ancora estate, e piove e le temperature son ampiamente moderate. Il dramma climatico sarebbero stati i due mesi centrali estivi luglio e agosto un po’ più caldi della media stagionale decennale del periodo. Quanta esagerazione in tutte queste valutazioni climatologiche!
Virgilio, grazie per il contributo. Solo una precisazione su questa frase “Certamente un ambiente caldo favorisce l’aumento degli insetti fra cui vari tipi di zanzare”: messa così è troppo generica, nel senso che ogni specie d’insetto ha un minimo un optimum e un massimo termico per poter vivere e riprodursi. Pertanto se le temperature si portassero su valori sovraottimali si potrebbe assistere per alcune specie di anofele a un declino delle popolazioni. la cosa ovviamnte va vista specie per specie.
sulle cause che hanno fatto sì che l’Italia, paese malarico fin da tempi remoti, sia da 70 anni quasi del tutto indenne da tale flagello.
Incluso il tanto demonizzato DDT.
Grazie per la lucida e sobria serietà dell’articolo
Buona giornata
Stefano Ricci