Mi domando quale strana antropologia covi dietro a questo occhiello che faceva bella mostra di sè nella prima pagina delle cronache locali del Corriere della Sera:
“MALTEMPO: UN CENTINAIO DI INTERVENTI SULLE STRADE – Un fondale grigio per il clima instabile (tra pioggia e freddo) che stravolge l’estate
“Un altro posto. Quasi all’improvviso, a metà mattinata ieri Milano è cambiata. Non più abbagliata dal sole ma plumbea, non più torrida ma di colpo fredda, fin sotto i 20 gradi che hanno fatto ricomparire capi d’abbigliamento che sembravano dimenticati nei cassetti. E nel deserto urbano sono stati un centinaio di interventi di emergenza”
Milano, l’estate delle tempeste lampo «Effetto dello choc climatico»
Una volta, prima dell’AGW, quelli descritti erano semplici temporali estivi, e con tranquillità li vedeva Leopardi (1), che proprio ottimista non era, in “la quiete dopo la tempesta”. Oggi invece mi pare di essere in una gabbia di matti: nessuna conoscenza di meteorologia e climatologia, nessuna nozione del fatto che tempo eclima non sono la stessa cosa e al contempo cavolate a gogo!
Spero solo che i miei concittadini, che fra qualche giorno ahimé ingombreranno tutto l’igombrabile con le loro stramaledette automobili, chiedano lo status di “profugo climatico”, oggi tanto di moda, e non rientrino dalle ferie o magari che la smettano una buona volta di far crescere in altezza la città enfatizzando a dismisura l’isola di calore urbano.
Ma sono solo pie illusioni…
(1) Nello Zibaldone, lo vedo citato su Wikipedia, Leopardi afferma che:
“Le convulsioni degli elementi e altri tali cose che cagionano l’affanno e il male del timore all’uomo naturale o civile […] si riconoscono per conducenti, e in certo modo necessarii alla felicità dei viventi, e quindi con ragione contenuti e collocati e ricevuti nell’ordine naturale, il qual mira in tutti i modi alla predetta felicità. E ciò non solo perch’essi mali danno risalto ai beni, e perché più si gusta la sanità dopo la malattia, e la calma dopo la tempesta: ma perché senza essi mali, i beni non sarebbero neppur beni a poco andare, venendo a noia […]”
Alfredo,
veramente interessante l’articolo su PNAS “Female hurricanes are deadlier than male hurricanes” in quanto evidenzia una differenza significativa fra morti e danni a seconda che all’uragano venga preventivamente assegnato (e l’assegnazione è del tutto arbitraria) un nome femminile o un nome maschile, con più morti e più danni per uragani con nome femminile. Il fenomeno è evidenziato dagli autori sia analizzando morti e danni registrati in 60 anni sia con test eseguiti su volontari. La ragione starebbe nel fatto che la percezione del pericolo è più elevata se all’uragano viene assegnato nome maschile, per cui ci si prepara meglio.
A parte che se le cose stanno davvero così sarebbe il caso di eliminare uno dei due generi assegnando nomi o solo maschili o solo femminili.
Ciò detto, il caso segnalato mi pare molto interessante per la luce che getta sull’influenza degli aspetti psicologici sulla percezione degli eventi atmosferici e di conseguenza sulle nostre capacità di adattamento agli stessi, evidenziando l’enorme responsabilità dei media rispetto ai cittadini.
Al riguardo penso ad esempio che presentare qualunque evento come “senza precedenti” incida negativamente sulla nostra percezione del tempo atmosferico e abbia ripercussioni negative sulla nostra capacità di adattamento al clima che cambia, nel senso ad esempio che si rischia di fare investimenti del tutto incongrui rispetta alla reale variabilità dei fenomeni.
… assegnando nomi o solo maschili o solo femminili.
Basta usare l’asterisco: d’altronde questa differenza di percezione è una chiara dimostrazione di sessismo!
Comunque si vede che ragionano al contrario: io avrei molta più paura degli uragani femmina.
In ogni caso fateci sapere se almeno la correlazione è provata: fa sempre piacere avere esempi alternativi alle cicogne di Oldenburg.
Fabrizio,
ho dato una scorsa all’articolo e ai dati di supporto (nell’articolo c’è il link a un file excel con i dati – http://www.pnas.org/lookup/suppl/doi:10.1073/pnas.1402786111/-/DCSupplemental/pnas.1402786111.sd01.xlsx) e mi pare che la differenza maschio-femmina abbia fondamento e che l’ipotesi più probabile per spiegarla sia quella proposta dagli autori. Purtroppo ora non ho tempo di approfondire ulteriormente l’interessante argomento ma per chi volesse eventualmente cimentarsi segnalo un unico elemento di dubbio che è il seguente: dai dati noto che i 30 cicloni tropicali maschili sono più giovani (anno medio 1990) dei 60 femminili (anno medio: 1978) e sappiamo che le norme di protezione delle popolazioni sono migliorate negli anni più recenti.
Il fatto poi che i numeri siano 30 maschi contro 60 femmine dovrebbe essere legato al fatto che le regole di nomenclatura (descritte qui: https://en.wikipedia.org/wiki/Tropical_cyclone_naming) sono mutate nel tempo (come descritto qui: http://www.nhc.noaa.gov/aboutnames_history.shtml ).
Luigi
PS: per completezza segnalo che gli autori hanno eliminato dall’analisi statistica due cicloni femminili molto mortiferi -> ” We removed two hurricanes, Katrina in 2005 (1833 deaths) and Audrey in 1957 (416 deaths), leaving 92 hurricanes for the final data set. Retaining the outliers leads to a poor model fit due to overdispersion.”
Io sapevo, ma non ricordo la fonte ne’ se fosse affidabile, che fino ad un certo anno i nomi assegnati agli uragani erano SEMPRE femminili e poi, probabilmente con l’avanzare del femminismo, e’ cambiata l’usanza (fine anni 70, vedo con google).
L’immagine che vedete riporta la notiziona (https://www.tpi.it/mondo/stati-uniti/gli-uragani-con-nomi-femminili-uccidono-piu-persone-perche-sono-presi-meno-sul-serio/), data ieri, da un blog italiano (uno dei tanti) che ricicla notizie, in questo caso un’articolo della CNN di un anno fa (forse lo avete anche indicato in qualche vostro post o commento). Qui l’articolo originale della CNN (Female hurricanes are deadlier than male hurricanes, study says):
http://edition.cnn.com/2016/09/01/health/female-hurricanes-deadlier-than-male-hurricanes-trnd/index.html
A sua volta la CNN ricicla uno studio apparso in “Proceedings National Academy of Sciences” del 2014 (Female hurricanes are deadlier than male hurricanes):
http://www.pnas.org/content/111/24/8782.abstract
Non so se sia vero quanto affermato in quella ricerca (e qui chiedo aiuto a sociologi e psicologi, anche se mi pare alquanto strano che il genere con cui si nomina un uragano incida così tanto nella “percezione” della pericolosità nel singolo). Ve la giro, così per capire lo spessore del nostro e altrui giornalismo e per continuare (spostandola un po’) nella scia della “questione antropologica” aperta dal prof. Mariani.
Immagine allegata
Scusate: “in questo caso UN ARTICOLO”
Come si dice su internet ” se paghi noccioline, finirai con l’assumere delle scimmie”.
qui il problema va oltre le disquisizioni climatico-metereologiche,
ormai lo staff dei giornali è ridotto al lumicino sia per quantità che per qualità:
basta vedere come vengono trattate anche le notizie relative ad argomenti non “sensibili” :
vengono date anche con/ fino a 2 setitmane di ritardo rispetto ai media “internazionali”
contenogno resoconti goffi, errati e ormai obsoleti ,
rimaneggiati successivamente più volte…..
che “usare pari pari il traduttore di google” si farebbe migliore figura…
di coneseguenza Leopardi mi pare un po’ troppo colta come citazione 🙂
Immagine allegata
Ci sarebbero tante notizie più utili da diffondere che potrebbero far comodo a molti milanesi, un territorio non dipende solo da fattori fisici, ma anche dalla capacità delle comunità colpite di sapersi preparare, affrontare e rispondere all’evento.
Si potrebbe iniziare a far conoscere alla popolazione che certi eventi hanno radici profonde e un percorso storico consolidato, proprio questa conoscenza che manca ed inevitabilmente questa ignoranza storica si ripercuote nella realtà in scarsa prevenzione.
Caro Luigi, il “nuovo”-corriere è una miniera di queste perle. Un giornale letteralmente stravolto con la nuova gestione. Quella che ha messo frettolosamente da parte grandi firme anti-globaliste come Sartori (liquidato da morto con poche righe quasi infastidite) per lasciare via libera ad articoli da bar-dello-sport e alla propaganda globalista più becera. Ieri corriere e repubblica alle 5 del pomeriggio avevano due homepage uguali, identiche, con gli stessi articoli, gli stessi contenuti, nella stessa sequenza. È il “neo”giornalismo. Per quanto mi riguarda, se la scelta fosse tra vivere nell’ignoranza e informarmi attraverso certi giornali, preferirei decisamente la prima opzione. Per fortuna le alternative non mancano (finchè non ce le tolgono).
Esatto caro Flavio, finché non ce le tolgono: https://goo.gl/UkT3GM
Eh Ale… ci sarebbe tanto da dire e da discutere su questo argomento ma non in questa sede direi. Di sicuro spiega in buona parte il modo in cui i nostri media trattano le vicende geopolitiche. La grandissima parte di queste per lo meno. Per esempio, la guerra in siria sta finendo, isis in rotta completa, e con la riconquista di deir-ezzor la guerra sarà di fatto finita con la spartizione del paese in aree di influenza pacificate e concordate a seguito di un accordo globale tra america, russia e turchia. Accordo passato sopra la testa di alcune…forze, chiamiamole in questo modo.
Quindi non se ne deve parlare sui media, o ci fanno bella figura quelli di cui invece bisogna parlare per forza male. Siamo decisamente in off-topic direi che puo bastare.. 🙂
A dire la verità non è che il Corriere di prima fosse chissà che. Però è vero, con la nuova gestione è crollato. Si è adeguato al livello delle altre riviste del gruppo.
Caro Luigi,
Bel post tragicomico.
Spero solo che i miei concittadini, che fra qualche giorno ahimé ingombreranno tutto l’igombrabile con le loro stramaledette automobili, chiedano lo status di “profugo climatico”
Quanto mi piacerebbe vedere una cosa del genere! E poi leggere i commenti dei giornali pro-AGW.
Ciao
Franco