Pochi dei lettori ricorderanno immagino lo psicologo e psicoanalista milanese Cesare Musatti. Io me lo ricordo bene perché quando facevo il servizio militare a Udine, nel 1981, in gruppo operativo di artiglieria da campagna, vi furono alcuni casi di suicidi fra i giovani di leva (non nel mio gruppo, per il vero) e in tale occasione mi colpì l’affermazione di Cesare Musatti, il quale in totale solitudine sostenne (sul Corriere, mi pare) che l’unico modo per evitare che accadessero altri suicidi era quello di evitare nel modo più assoluto di parlare di quelli già accaduti, in modo tale da non stimolare l’emulazione.
Una affermazione tanto drastica pone ovviamente un problema delicato e cioè quello dell’autocensura da parte della stampa e delle televisioni e tuttavia mi torna spesso alla mente in questi giorni allorchè assisto all’esagerato spazio che sulle emittenti radiofoniche e televisive viene dato al tema degli incendi boschivi associati al caldo e alla siccità. L’impressione è che più se ne parla e più il problema esplode. Non sarà forse un caso analogo a quello di cui parlava Musatti? Delinquenti a parte infatti abbiamo a mio avviso parecchie persone che sono affette da piromania, che è un problema psichico come un altro. Da ciò l’idea che se se ne parlasse meno sui media i casi scemerebbero. Ma può ovviamente darsi che mi sbagli…
E a proposito di piromani mi torna in mente la vicenda di Erostrato, il quale per ansia di acquisire fama incendiò il tempio di Artemide a Efeso. Gli abitanti di Efeso, forse seguaci ante litteram di Musatti, stabilirono che il nome dell’autore di un tale scempio non dovesse essere mai più pronunciato, sentenza questa che si rivelò un fiasco tremendo, tant’è vero che ancor oggi siamo qui a parlare del piromane Erostrato.
Riporto qui di seguito alcuni fatti che ritengo utili a corredo di quanto scritto:
1. ricordo il lancio dei sassi dai cavalcavia, fenomeno per il quale l’emulazione da parte di giovanissimi di atti ampiamente descritti dai media ebbe risultati nefasti.
2. ricordo il caso dei blocchi di ghiaccio che cadevano dal cielo. Anche in quel caso il tanto spazio riservato dai media al fenomeno (che era in sostanza dovuto a scherzi di cattivo gusto) suscitò moltissimi casi di emulazione
3. l’altro ieri in Lomellina è stato arrestato un Vigile del Fuoco che appiccava incendi in una zona in mezzo alle risaie in cui di incendi ne accadono pochissimi
(http://milano.corriere.it/notizie/cronaca/17_agosto_11/pavia-vigile-fuoco-appiccava-roghi-volevo-imitare-serie-tv-americane-d74c9542-7e56-11e7-9e20-fd5bf758afd2.shtml). A suo dire l’avrebbe fatto per imitare quanto aveva visto in TV.
4. Questa sera su Rai Storia ho visto una vecchia sequenza di interviste di Enzo Zavoli a personaggi più o meno in vista delle Brrigate Rosse. Mi ha colpito una domanda a Entico Fenzi (https://it.wikipedia.org/wiki/Enrico_Fenzi), al quale Zavoli chiese se tutto quel parlare di brigate Rosse che fecero i media i quegli anni abbia o meno giovato alla loro causa. La risposta di Fenzi è stata la seguente: non abbiamo avuto alcun vantaggio e anzi l’ampio spazio dato dai media alle BR ha spinto molti giovani a entrare in clandestinità per “accreditarsi” come terroristi presso le BR stesse (al riguardo non posso non pensare al tragico caso dell’uccisione di Walter Tobagi da parte di terroristi in erba della Milano bene).