Viviamo tempi difficili. Giove Pluvio che, vada come vada, alla fine fa sempre tornare i conti dando di qua e togliendo di là, ha deciso che, per ora, toglie al Mediterraneo ed al Belpaese. Dato che quando non piove, di norma, è perché mancano le nuvole, capita anche che il Sole faccia il suo. E siccome d’estate il Sole è piuttosto generoso, ecco che all’assenza di nubi e conseguenti piogge si somma anche il caldo e, la frittata (nella fattispecie arrosto) è fatta.
Ora, capita anche che, quando fa caldo, salga la domanda di energia, perché se fuori ci sono 35°C (ma anche 40, perché una volta la chiamavamo estate), mantenerne intorno a 20 in negozi, uffici e luoghi di diffusa frequentazione che dir si voglia, implica dei consumi piuttosto importanti.
Va da se che acqua ed energia siano beni primari, sui quali si dovrebbe mettere almeno la stessa cura e le stesse risorse. Inoltre, a dirla tutta, nel Belpaese (ma non solo) l’acqua è e sarà ancora a lungo l’unica reale risorsa energetica rinnovabile, con in aggiunta un ruolo tutt’altro che banale in termini di stoccaggio dell’energia, almeno fino a quando non esisteranno metodi di accantonamento migliori dell’acqua pompata in alto con l’energia in eccesso e riutilizzata a caduta con quella in difetto.
Ma, sembra che nessuno se ne sia accorto, fatta eccezione, naturalmente, per chi paga le bollette.
Leggiamo un estratto di un Comunicato Stampa del Censis di qualche tempo fa (dicembre 2014), quando non si parlava né di siccità, né di Lucifero e i suoi sodali:
Risorse idriche nazionali: gli effetti di una cronica debolezza infrastrutturale. I dati riguardanti la gestione delle risorse idriche per uso civile rilanciano l’allarme su un settore che, mentre cerca di migliorare la propria efficienza gestionale, continua a operare in un contesto di obsolescenza delle infrastrutture di base. Le perdite delle reti acquedottistiche tra il 2008 e il 2012 sono aumentate ulteriormente, passando dal 32,1% al 37,4%. In pratica, rispetto alla totalità dell’acqua che viene immessa in rete, più di un terzo sparisce, non viene consumata né fatturata, non arrivando all’utente finale. Il dato sulle perdite di rete ci caratterizza come una vera e propria anomalia tra i grandi Paesi europei: queste sono infatti pari al 6,5% in Germania, al 15,5% in Inghilterra e Galles, al 20,9% in Francia. Per recuperare il terreno perduto, rimettendo a posto reti acquedottistiche colabrodo e realizzando finalmente reti fognarie e impianti di depurazione delle acque reflue adeguati, servono investimenti rilevanti. Anche da questo punto di vista il confronto con l’Europa più avanzata è preoccupante: in Italia si investe ogni anno l’equivalente di 30 euro ad abitante, in Germania 80, in Francia 90 e nel Regno Unito addirittura 100 euro.
Le politiche energetiche tra obiettivi ambientali e rapporti costi-benefici. Nei consumi lordi di energia tra il 2000 e il 2013 si registra una diminuzione del contributo del petrolio, la cui quota è passata dal 49,5% al 34,5%, ormai raggiunto in termini percentuali dal gas (33,5%). Gli incentivi e i forti investimenti per lo sviluppo e l’adozione delle tecnologie rinnovabili hanno portato a una crescita del settore dal 6,9% del 2000 al 18% del consumo nazionale nel 2013. La penetrazione delle rinnovabili è stata molto significativa nel comparto elettrico, dove nel 2013 un terzo dei consumi (33,4%) è stato coperto dalla produzione idroelettrica, eolica, fotovoltaica e geotermica. Non vi è dubbio che i sussidi, in particolare per il fotovoltaico, sono stati molto onerosi per la collettività: oggi i costi derivanti dall’incentivazione delle fonti rinnovabili sono coperti per ben 12 miliardi di euro/anno tramite la componente A3 della bolletta energetica di famiglie e imprese.
Quindi, 3 anni fa, ogni cittadino spendeva (si fa per dire) 30 Euro per ammodernare la rete idrica e 200 per fantasticare su quella elettrica. Con ogni evidenza – notare la lungimiranza – il nostro problema non era l’approvvigionamento idrico, quanto piuttosto quello elettrico (del Paese dei balocchi, che oggi sono mulini e specchi).
Liberi di aggiornare i conti se credete, ma temo che, nonostante l’onda di calore in atto, potrebbero farsi vivi dei sudori freddi. Ad oggi le perdite della rete idrica hanno largamente superato il 40% e gli incentivi per le rinnovabili (non idroelettrico che è figlio di un rinnovabile minore) hanno raggiunto un paio di volte la terza cifra. Qui, qualche numero recente sullo stato delle cose in materia di rete idrica con inedita assoluzione (parziale per carità…) per il clima che cambia.
Post scrittum per l’utente che non legge CM perché è troppo tecnico o perché in qualche modo ce l’ha sempre con qualcuno.
Tutto questo si traduce in un fatto chiaro e semplice. Mentre la “bolletta della luce” pesa un bel 20% in più per pagare risorse che non producono energia, quando apriamo il rubinetto l’acqua non arriva. In un mondo che va avanti a suon di previsioni, certe decisioni brillano per la loro lungimiranza…
Leggere per credere qualche numero sulla siccità a Roma e dintorni.
NB: Grazie a Mimmo per la segnalazione e gli spunti di riflessione
[…] Autore: Sancho Senza PanzaData di pubblicazione: 02 Agosto 2017Fonte originale: http://www.climatemonitor.it/?p=45363 […]
È vero che, come dice il ministro Galletti, il nostro paese ha una capacità di captazione dell’acqua piovana di solo l’11%? Come si raffronta a paesi vicini? È vero che molti invasi artificiali in attività lavorano a capacità ridotta per via dei sedimenti accumulati sul fondo, che andrebbero rimossi, ma nessuno interviene?
Un interessante documento con alcuni dati…
http://www.idrotecnicaitaliana.it/EXTRA/SEZ%20LIGURIA/10-intervento_Bonifacino-Brizzo.pdf