Non c’è niente da fare, siamo uomini, tutti dotati dello stesso potenziale intellettuale, alcuni in grado di sviluppare meglio quel potenziale, altri, molto pochi, capaci di essere geniali.
Stephen Hawking, fisico teorico, è uno di questi ultimi, indiscutibilmente. Eppure, in una recente intervista concessa alla BBC, neanche lui ha saputo resistere alla tentazione di scendere nell’agone politico e mescolare il suo sapere scientifico con le sue opinioni.
Ne abbiamo avuto notizia da corriere.it, in un articolo che non ha mancato di sottolineare il sapore politico della critica mossa da Hawking alla recente decisione del presidente USA Donald Trump di ritirare gli Stati Uniti dagli accordi sul clima raggiunti alla COP21 di Parigi alla fine del 2015.
Incurante o immemore del fatto che gli USA non hanno mai ratificato il Protocollo di Kyoto, a seguito di un voto al Senato talmente combattutto da aver fatto segnare un 95-0 e che lo stesso Senato non avrebbe mai approvato l’adesione concessa dall’ex presidente Obama alla COP21, Hawking ipotizza, senza alcun solido fondamento scientifico, che la decisione di Trump potrebbe portare la Terra a diventare come Venere, il pianeta più caldo del sistema solare.
Possiamo supporre che egli alluda all’innesco di quel runaway greenhouse effect che porterebbe ad un riscaldamento incontrollato e sempre più insopportabile, del tipo di quello che appunto c’è su Venere, la cui atmosfera è però formata quasi interamente di anidride carbonica (96%). Quello stesso effetto che la Terra non ha mai conosciuto, anche quando la concentrazione di CO2 è stata diversi ordini di grandezza superiore all’attuale, con o senza il recente contributo antropico.
Questo perché, nonostante quello che dicono i modelli climatici, che non hanno mai superato la prova sperimentale, cioè non sono mai stati efficacemente verificati e continuano ad allontanarsi dalla realtà di ciò che accade, la CO2 non è il driver principale del clima del nostro pianeta. Ne è un fattore, certamente importante, ma non l’unico e neanche il più incisivo.
Questo ruolo, con buona pace di quanti invece gli assegnano un ruolo da spettatore, è invece del Sole e, piaccia o no a quanti teorizzano il disastro imminente, sarà proprio il Sole a portare la Terra a somigliare a Venere. Questo però accadrà tra poco più di un miliardo di anni, quando la nostra stella, lungo il cammino della sua Sequenza Principale, avrà aumentato la sua luminosità e, conseguentemente, l’energia che ci trasmette, di circa il 10% rispetto ad oggi. Circa un punto percentuale di luminosità in più ogni cento milioni di anni, questo è quello che accade da sempre e, ineluttabilmente, continuerà ad accadere.
A seguire, quando tutto il combustibile del Sole sarà stato consumato (sorpresa, anche il Sole non è rinnovabile 😉 ), la stella comincerà ad espandersi diventando una Gigante Rossa e, probabilmente, ingloberà Mercurio, Venere e, forse, anche la Terra.
Ora, dal momento che tutte queste cose sono note, come nota è la storia climatica di questo pianeta, perché utilizzare la propria indiscussa fama scientifica per un attacco politico? E perché ipotizzare eventi catastrofici che nulla hanno a che vedere con la realtà di ciò che accade?
Forse perché siamo uomini, tutti dotati dello stesso potenziale intellettuale, e il bias non perdona.
[…] Posted By Guido GuidiData di pubblicazione: 20 Luglio 2017Fonte originale: http://www.climatemonitor.it/?p=45039 […]
“Tra poco più di un miliardo di anni ” La tranquillizzo ! ce ne vorranno almeno altri 4 o 5 prima che esca dalla Sequenza Principale. Abbiamo ancora un po’ di tempo…
saluti a tutti
Vero Roberto, infatti al termine della main sequence la luminosità sarà aumentata del 40%, praticamente un bollitore. Tra 1 mld di anni, invece, sarà “solo” il 10% in più.
gg
Gia, Peccato non esserci a verificare….!
Un po’ di giorni fa sul canale TV Focus ho assistito ad una puntata della serie “Come funziona l’Universo”, serie divulgativa nella quale figurano interviste e spiegazioni coi maggiori scienziati del settore, soprattutto astrofisici. Nella puntata s’argomentava del clima planetario del nostro Sistema, di come e quanto vari nel corso delle ere e parlarono del destino terrestre accomunandolo nel lontano futuro a quello venusiano, come in quest’articolo Guidi ben sintetizza. Comunque io, ormai abituato alle prediche climatologiche televisive, m’aspettavo durante l’arco della trasmissione il consueto riferimento all’effetto serra antropico per il destino terreno. Invece con mia sorpresa ciò non è mai avvenuto, la principale e maggior causa dell’effetto serra è o sarà da imputare al vapor acqueo e (a lor detta) pare che Venere avesse iniziato la sua storia con grandi oceani come la Terra e che fu innanzi tutto l’evaporazione di essi, a causa della vicinanza al Sole, a produrre il suo infernale ambiente molte ere or sono. Per l’intera trasmissione nessuno degli scienziati interpellati fece riferimento all’AGW. Almeno in quella puntata gli effetti drammaticamente rilevanti del riscaldamento di tutti i pianeti vennero ascritti principalmente al calore indotto dall’irradiamento solare e se non ricordo male, ma secondariamente, all’attività vulcanica e in generale alle emissioni geofisiche naturali, a parte fenomeni cosmici occasionali di scontri con altri corpi celesti più o meno massivi. In riferimento al nostro Pianeta non fu mai menzionata azione antropica.
Riguardo ad Hawking da anni lo leggo e da tempo so che ha una visione catastrofista e non solo riferita all’inquinamento da CO2. Ma il fatto che su ciò non sia d’accordo con lui non significa che smetto di apprezzarlo per i contributi dati alla scienza fisica e alla mia cultura personale. Ho sempre saputo che fortunatamente esistono altri intellettuali che in merito hanno opinione differente. Gli scienziati per quanto geniali sono uomini soggetti a tutti i limiti umani, il giudizio morale su loro potrebbe vertere negativamente qualora agissero o s’esprimessero per interesse personale ma non è il caso di S.H. egli è, almeno da quando frequento i suoi scritti, pessimista e sospettoso riguardo all’attività umana. Continua ad esser coerente con tal sua visione ma è uomo come tutti noi: concediamogli anche di sbagliare su qualcosa ogni tanto…
È giusto, però ci sono alcune cose da puntualizzare. Per esempio Einstein, uno dei più grandi scienziati del secolo scorso, prese i suoi granchi (universo statico e quantistica); questo non riduce la sua grandezza, proprio perché – come si diceva sopra – si deve tenere presente che gli scienziati sono esseri umani.
Però Einstein non aveva la notorietà “contemporanea” di Hawking, né è particolarmente noto come divulgatore: questo è un ruolo che Hawking indubbiamente ha, e ne aumenta le responsabilità. Inoltre la teoria dell’universo statico si reggeva su un modello serio, seppur sbagliato; e sarà pure stata in qualche modo dovuta ad un bias, ovvero le personali convinzioni metafisiche del grande tedesco. Nel caso di Hawking, non è così: evocare lo scenario di Venere è una cagata pazzesca, per rendere omaggio a Paolo Villaggio, e per non fare tanti giri di parole: non c’è nessun fondamento scientifico; questa è pseudo-scienza. Non avrei espresso la mia delusione se si fosse limitato ad appoggiare uno dei tanti modelli agwari, pur senza fondamento, ma almeno basati su un po’ di lavoro di modellazione. Essere pessimista è un suo diritto, ma se – come temo – il suo pessimismo lo porta a giustificare la manipolazione della realtà scientifica oltre l’immaginabile, allora si tratta di disonestà intellettuale. Finché a rivendicare una non stretta aderenza alla realtà in nome dell’ideale salvamondo è un direttore scientifico del WWF – cosa avvenuta nella prefazione di un noto libro – siamo in presenza di una cosa già grave, ma alla fine quella persona è nota al pubblico per l’incarico associativo e non per i meriti scientifici; insomma, è evidente che ci sono interessi di parte. Non così nel caso di Hawking.
Con questa sparata ha battuto persino Al Gore. Non valuterò certo io il vincitore, ma Hawking si piazza certamente in pole position per il Premio Cazzonte.
Devo aggiungere: che tristezza. Era uno dei miei “miti” giovanili.
Guido,
quella di Hawking mi pare l’opinione di uno scienziato che si occupa di cosmologia, importante fin che si vuole perché gli altri pianeti sono comunque dei modelli a cui richiamarci per i nostri studi sulla Terra e tuttavia non decisiva, proprio perché come dicevi tu il paragone con Venere è parecchio forzato in quanto il nostro sistema climatico manifesta una tendenza strutturale ad opporsi ai fenomeni di runaway greenhouse effect.
Questa tendenza ce la evidenzia la forma a “dente di sega” di tantissime serie storiche di temperatura. Ad esempio ad ogni El nino le temperature salgono in modo abrupto ma poi a riportare le cose a posto ci pensa quella chiagnona della Nina che libera in forma di pioggia il vapore acqueo in eccesso presente in atmosfera, quello cioè che è il principale candidato ad essere l’artefice del runaway greenhouse effect. Forse la Terra potrebbe imboccare la via di un pernicioso runaway greenhouse effect se in ciclo dell’acqua venisse interferito al punto tale da inibire la pioggia ma non ne sono del tutto sicuro (bisognerebbe fare qualche prova con modelli adeguati, cosa che magari qualcuno ha già fatto…).
Ciao.
Luigi