Qualche giorno fa, intervenendo in uno dei nostri post, un lettore ha fatto una battuta sferzante:
Viviamo in tempi di cambiamenti “veloci” e anche il “clima” si adegua. Ora cambia da un giorno all’altro.
A conferma di questa percezione, qui espressa con una battuta ma purtroppo molto diffusa nel sentire comune, arrivano ad esempio commenti sui media come quello di SkyTG24 di domenica scorsa, dove si affermava con grande autorevolezza che “il caldo della settimana scorsa e i successivi temporali sono segno del climate change“. Una volta la chiamavamo estate, ma ora non va più di moda.
Peccato che il clima non si adegui, con buona pace di quanti commentando questi episodi continuano a parlare di “clima”, ignorando il fatto che si tratta piuttosto di “tempo”, non solo per definizione, ma proprio per come le cose effettivamente avvengono.
Ignoranza? Probabilmente sì, cui si somma una scarsa voglia di capire diffusa nel panorama informativo attuale, in cui con 4 click siamo convinti di aver imparato tutto quel che c’è da sapere su ogni argomento. Capita invece che spesso di click ce ne vogliano alcune migliaia, di cui un certo numero solo per tirar giù interi libri o, per alcune cose in quanto unica soluzione disponibile, per acquistarne la versione cartacea.
Così oggi è di un libro che desidero parlare. L’argomento è presto detto, del resto come potrebbe essere altrimenti:
Lineamenti di climatologia – di Sergio Pinna, ed. Aracne, che lo descrive così:
Il volume fornisce le conoscenze di base della Climatologia, la scienza che si occupa di definire i climi, di classificarli, di spiegare le diverse cause che ne determinano l’esistenza e le modificazioni, di porli in relazione con i molteplici aspetti dello spazio geografico, e di interpretarne l’influenza sui vari tipi di ambienti, naturali e/o antropizzati. I primi cinque capitoli sono rivolti all’esame degli elementi meteorologici (radiazione solare, temperatura, umidità dell’aria, precipitazioni, pressione atmosferica e vento), mentre il successivo tratta dei principali fattori climatici e degli effetti da questi indotti sugli elementi appena citati. I capitoli VII, VIII e IX sono rispettivamente dedicati ai caratteri essenziali del clima a livello globale, ai metodi per le classificazioni climatiche e agli aspetti generali del clima in Italia. Nel X capitolo è discusso il tema delle variazioni del clima e delle metodologie seguite per il loro studio; la questione è affrontata nell’ottica di diverse scale temporali: dalle grandi oscillazioni nel corso del Fanerozoico alle fasi di breve periodo nell’Olocene. Conclude il testo una sintetica trattazione della climatologia dei cicloni tropicali e dei tornado.
Sergio Pinna, professore ordinario all’Università di Pisa, è anche un amico di CM (qui trovate alcuni dei suoi contributi), ha scritto questo testo per i corsi di climatologia della laurea magistrale in scienze ambientali dell’ateneo (qui il curriculum climatologico e le informazioni necessarie), nel contesto della lodevole iniziativa di aprire un corso di studi interamente dedicato all’argomento climatologia.
Tra le tante utili e rigorose informazioni in esso contenute, potrò sembrarvi ripetitivo, ma voglio ripetere proprio la breve descrizione che nell’introduzione si fa del “tempo” e del “clima”:
Nel linguaggio comune, Tempo e Clima sono due termini che vengono spesso usati come sinonimi; tale consuetudine però non è affatto corretta. Invero, da un punto di vista scientifico, è importante che i loro significati siano nettamente distinti:
Tempo – è lo stato dell’atmosfera in un determinato momento e in un dato luogo; è definito quindi dall’insieme degli elementi meteorologici (temperatura, precipitazioni, nuvolosità, vento,
radiazione solare, pressione e umidità), valutati in un certo istante, mediante diverse grandezze misurabili. Il tempo è perciò in continua evoluzione, come ben possiamo renderci conto osservando che da un’ora all’altra l’entità dei singoli elementi presenta variazioni anche rilevanti.
Clima – è il quadro delle condizioni atmosferiche caratteristiche di una determinata parte della superficie terrestre, quadro che scaturisce da un’analisi statistica completa delle serie storiche di dati meteorologici. Tale quadro sarà allora definito in base: a) valori medi delle grandezze per un certo intervallo temporale; b) variabilità associata alle medie calcolate; c) caratteri di stagionalità; d) valori estremi misurati; e) andamenti tendenziali nel lungo periodo.L’individuazione del clima si fonda quindi sul calcolo di medie pluriennali, anche se non può certo limitarsi solo a questo, visto che pure certi aspetti della variabilità rivestono una notevole importanza.
In ogni modo, la differenza fra i concetti di clima e di tempo appare ben marcata, per cui deve essere evitata ogni confusione nel loro utilizzo; in proposito si può far presente che l’abitudine ormai diffusa in sede di previsioni del tempo di pronunciare frasi del tipo di «domani sull’Italia centrale avremo un clima mite» è ovviamente erronea, visto che il clima è una caratteristica dei luoghi che, almeno in un ambito temporale non troppo lungo, possiamo ritenere costante.
Lettura altamente consigliata! E ringrazio l’amico Sergio per aver voluto condividere con le nostre pagine il suo lavoro.
[…] Posted By Guido GuidiData di pubblicazione: 28 Giugno 2017Fonte originale: http://www.climatemonitor.it/?p=44883 […]
Se è permesso parlare a chi il clima non lo conosce, sarà permesso paragonare il Pakistan all’Italia:
http://www.ilsecoloxix.it/p/italia/2017/06/18/ASynksxH-giugno_sempre_record.shtml
Ovvia… ecco l’ISTAT che scrive sul clima italiano:
https://www.istat.it/it/archivio/217402
Allora è vero c’è l’AGW.
Anni fà cercai dei dati di temperatura, annuali con rilevazioni ogni 15 minuti ma una serie annuale senza periodi mancanti o aggiustamenti vari non ero riuscito a trovarli.
Ma non avevo chiesto all’istat loro li avevano!
E fu così che il clima entrò nel paniere…
La moda è riassumibile così:
“se sei un asino in quell’argomento, allora parli di quell’argomento”