Un Comunicato Stampa molto interessante del CNR: Certe nuvole riflettono di più.
Si tratta del lancio di uno studio pubblicato recentemente su Nature, in cui è stato confermato con verifiche sperimentali che le sostanze organiche tensioattive di origine marina portano ad un aumento significativo del numero delle goccioline d’acqua nelle nubi – anche per un fattore dieci; quindi anche ad un significativo aumento della capacità di queste nubi di incidere sul bilancio radiativo del pianeta attraverso una modifica dell’albedo.
Surface tension prevails over solute effect in organic-influenced cloud droplet activation
Né il ruolo delle sostanze tensioattive di origine marina, né gli effetti sulle dinamiche della nucleazione e dell’albedo, sono considerati secondo questa prospettiva nelle simulazioni climatiche, per le quali queste novità si prospettano piuttosto interessanti.
Giusto per ricordarcelo, le dinamiche delle nubi sono tra gli aspetti del funzionamento del sistema, quello in cui il livello di comprensione scientifica e la conseguente capacità di riprodurre i processi efficacemente in sede di simulazione è ancora piuttosto basso. A questo contribuisce la scala microscopica a cui avvengono questi processi, lontana diversi ordini di grandezza dalla risoluzione spaziale delle simulazioni.
Sempre per promemoria, mi è tornato in mente un articolo di Roy Spencer del 2008:
Con un modello estremamente semplice, si dava una robusta spiegazione di come fosse possibile attribuire una parte significativa del trend delle temperature alle oscillazioni della nuvolosità che avvolge il pianeta, oscillazioni che avverrebbero in risposta a quelle delle variazioni multidecadali delle temperature di superficie degli oceani.
La questione è intrigante inoltre anche in relazione ai meccanismi di retroazione (feedback) che di fatto governano il funzionamento del sistema. Mi chiedo: se un aumento della temperatura degli oceani conduce ad una maggiore evaporazione, ne consegue una maggiore disponibilità di aerosol di origine marina, tra cui immagino ci siano anche quelli tensioattivi. Quindi il sistema reagirebbe al riscaldamento con un tipico effetto autoregolante, ossia con la formaizone di nuvolosità in grado di riflettere una maggiore quantità di radiazione entrante, contribuendo così a mantenere le condizioni di equilibrio.
E il bello è che c’è ancora chi va in giro dicendo che la scienza è “settled”…
Il fatto che non sia “settled” rende evidente come certe proiezioni o addirittura previsioni dettagliate falliscano meramente.
In quest’ottica di prevedere il futuro qualunque meteorologo o climatologo mostra inconscienza anzichè imprudenza.