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Falsi Pericoli e Pericoli Veri

I Falsi Pericoli hanno sempre avuto il grande pregio di poter essere usati per secondi fini più o meno nobili da chi governa, intende governare, o ha comunque un interesse più o meno dichiarato nel manipolare le masse. Gli esempi storici si sprecano. Dal pericolo giallo del primo Novecento, riferito alla presunta minaccia di invasione asiatica a danno dell’Occidente, al pericolo ebreo di epoca nazista (e non solo), dal pericolo rosso dei comunisti mangia-bambini al pericolo populista e al pericolo russo dei nostri giorni.

I pericoli paventati da chi detiene il potere hanno l’indubbio pregio di compattare le masse dietro cause più o meno (ig)nobili e comunque urgenti. Ché laddove c’è un pericolo imminente, c’è anche bisogno di chi ti protegga. Laddove c’è un pericolo mortale si giustificano leggi speciali. E laddove c’è da convincere i riluttanti ci pensa la propaganda, o il manganello, o il campo di concentramento, o i forumisti di professione, o gli algoritmi di ricerca anti-fake-news. Ogni epoca ha i suoi strumenti, del resto.

E per rimanere in tema di pericoli “colorati”, come non citare il pericolo-verde, nella sua declinazione attuale di salvamondismo ecologista? Nessuno lo chiama così, anche perché qualcuno potrebbe intenderlo nel modo sbagliato, ovvero giusto, secondo i punti di vista: il pericolo di un fondamentalismo ambientalista che sull’altare di presunte emergenze ambientali sacrifica benessere, sicurezza alimentare e sviluppo economico degli abitanti del Pianeta. Forse lo chiameranno davvero così, fra qualche lustro, sui libri di storia.

Pericoli Veri

I Pericoli Veri, invece, portano solo rogne. Parliamo di quelli gravi, dagli esiti potenzialmente esiziali. A chi giova parlarne? Di sicuro non a chi detiene il potere. Per la loro natura, i Pericoli Veri sono estremamente difficili da affrontare. La gente ama ricette, soluzioni facili o comunque alla portata degli esperti del caso: tipicamente qualcuno che appartiene alla parte politica che certi falsi pericoli contribuisce a crearli, li ingigantisce e infine li “risolve” (rigorosamente sulla carta) per meri fini elettorali o lobbistici.

Il Global Warming è semplicemente perfetto: presentato come pericolo grave ed esiziale, è nella sua attuale manifestazione semplicemente un non-problema, quando non una benedizione. Un Pianeta più caldo di qualche decimo di grado, più verde e più efficiente nel produrre beni alimentari viene presentato come malato, anzi moribondo. La cura? Ce l’ha una sola parte politica, che gli altri sono sfasciamondo e assassini di massa. La prova? Non esiste: occorrono altri decenni per avere la conferma che i modelli attuali sono fallimentari in maniera ridicola esattamente come quelli del (recente) passato. Ma soprattutto, per dirla alla Keynes, nel lungo termine saremo tutti morti: politici salvamondo, attivisti, giornalisti salmodianti e scienziati mainstream. E dissidenti. Ed elettori.

Magari morti per cause naturali. Vecchiaia, auspicabilmente… Oppure per mano di uno dei Pericoli Veri di cui non parla nessuno.

Qualche Esempio

Gli esempi di Pericoli Veri si sprecano. Alcuni hanno tempi di ritorno talmente lunghi che è obbiettivamente un esercizio abbastanza ozioso discuterne: parliamo di impatti astronomici, asteroidi o comete di dimensioni tali da assumere i connotati di eventi estintivi di massa. Possono accadere, è necessario studiarli e investire risorse ingenti per prepararsi ad affrontarli, ma obbiettivamente le possibilità che possano verificarsi in tempi brevi sono fortunatamente irrisorie.

Ci sarebbero poi le glaciazioni…Pochi sanno che quasi 400,000 degli ultimi 700,000 anni sono appartenuti a periodi glaciali. In altri termini, la Terra ha trascorso più tempo nel freezer che in condizioni di clima temperato, o comunque compatibile con lo sviluppo della specie umana. Se si considera che l’ultimo periodo glaciale (il Wurm) è terminato solo 12,000 anni fa, allora possiamo dire che anche in questo caso la statistica è dalla nostra parte. Vale comunque la pena ricordare che la paleoclimatologia ci insegna che il pericolo principale per la specie umana rimane il freddo, non il caldo. E che le variazioni di temperatura sbandierate dai salvamondo al giorno d’oggi come pistole fumanti di climate change antropogenico impallidiscono di fronte all’entità degli sbalzi termici che il pianeta Terra ha vissuto in passato.

C’è tanto altro di cui parlare, ma qualche Pericolo Vero è più attuale di altri, e minaccioso. Innanzitutto perché i tempi di ritorno sono meno benevoli di quanto descritto finora. E in secondo luogo perché certi Pericoli Veri non sono affatto alieni: ce l’abbiamo in casa nostra, sono numericamente significativi, e statisticamente non trascurabili. Per esempio, i supervulcani.

Pericolo Yellow(stone)

Negli scorsi giorni si è parlato (sottovoce) della situazione nei Campi Flegrei, comunque attualmente sotto controllo, attentamente monitorata e ben lontana dal proporre emergenze di qualche tipo. I Campi Flegrei appartengono alla categoria dei supervulcani, come il loro cugino più famoso, lo Yellowstone. Parliamo di un sistema collocato negli Stati Uniti centro-occidentali e la cui caldera si estende su una superficie paragonabile a quella dell’intero Molise, giusto per dare un’idea.

In rete si trova di tutto di più sullo Yellowstone, e non ha senso fare un riassunto del materiale disponibile online in questa sede. È notizia di questi giorni, però, che nell’area dello Yellowstone è in corso uno sciame sismico significativo: circa 300 terremoti nell’ultima settimana. Ben lungi dal significare alcunché in termini di imminenza di una eruzione, il dato conferma l’attività della struttura in questione.

Vale la pena snocciolare comunque qualche numero, a testimonianza del fatto che si parla di un Pericolo Vero:

  • Lo Yellowstone ha eruttato in modo catastrofico 3 volte in 2.1 milioni di anni, l’ultima 640,000 anni fa. In altri termini, secondo gli scienziati è overdue, ovvero in ritardo sulla tabella di marcia. Di circa 20,000 anni.
  • Alcuni scienziati considerano plausibile una eruzione catastrofica dello Yellowstone in questo secolo. Ad esempio, secondo il fisico teorico americano Michio Kaku, la probabilità in questione è del 10%.
  • Secondo alcune simulazioni (probabilmente più realistiche di quelle sul global warming) circa 100,000 persone morirebbero quasi istantaneamente al momento dell’eruzione, e uno strato di cenere spesso da alcuni centimetri a più di un metro ricoprirebbe la maggior parte degli Stati Uniti, rendendoli di fatto inabitabili. E incoltivabili.

Proviamo allora a immaginarlo sotto la forma di alcuni flash, questo scenario che potrebbe verificarsi in tempi relativamente brevi e con un grado di probabilità non trascurabile:

  • Esplosione del supervulcano, distruzione quasi immediata di una porzione significativa degli USA centro-occidentali.
  • Fallout di ceneri che ricopre la quasi totalità degli USA e una porzione significativa del Canada bloccando qualsiasi attività umana, rendendo impossibili gli spostamenti e distruggendo gran parte delle specie vegetali. Il traffico aereo mondiale è paralizzato.
  • Problemi di ordine pubblico, razzie di generi alimentari, imposizione della legge marziale, ritorno in massa dei militari americani da missioni all’estero.
  • Ricollocamento di milioni di persone dalle aree più colpite ad altre meno interessate, possibile richiesta di asilo temporaneo per milioni di cittadini americani e canadesi presso paesi stranieri.
  • Crollo verticale di mercati azionari mondiali e obbligazionario americano, tracollo del dollaro, imponente fuga di capitali verso beni rifugio (oro in primis), inflazione alle stelle.
  • Altri paesi dichiarano lo stato di emergenza: sequestro e razionamento di derrate alimentari, mobilitazione dell’esercito, razionamento di acqua, carburanti, energia elettrica. Sequestro di beni immobiliari. Confisca dell’oro fisico. Corsa disperata agli sportelli bancari.
  • L’emissione imponente di composti solforati provoca un cambiamento climatico immediato su scala pluriennale: raffreddamento generalizzato, inverno nucleare, ondate di gelo senza precedenti nella storia recente, ulteriore distruzione delle attività agricole residue. Carestie.
  • Recessione economica globale, crollo della domanda di molti generi di consumo, crollo della produzione industriale, collasso degli scambi commerciali, perdita di decine di milioni di posti di lavoro.
  • Marasma geopolitico, rivoluzioni, guerre per la conquista di terreni coltivabili o altre risorse naturali, esplosione di conflitti già latenti, rischio di escalation militare globale.

Ma che volete che sia? Robetta, quisquilie rispetto ad un aumento di temperatura di qualche decimo di grado in trent’anni… O no?

Riflessioni Alternative

Probabilmente lo Yellowstone se ne starà buono per qualche altro migliaio di anni e il mondo farà in tempo a cambiare tante volte senza bisogno di interventi esterni, e catastrofici. Se il calcolo delle probabilità resta, vivaddio, dalla nostra parte, è comunque il caso di sottolineare per un’ultima volta la differenza tra i Pericoli Veri e i Falsi Pericoli.

I Pericoli Veri in molti casi si concretizzeranno. Possiamo attaccarci al calcolo delle probabilità per dormire sonni più tranquilli, possiamo disquisire sull’entità del danno che procureranno. Ma molti di questi accadranno, perché i tempi di ritorno di certi eventi sono un fatto puramente statistico.

I Pericoli Veri non portano voti, non fanno i titoli dei telegiornali, e affrontarli significa spendere risorse ingenti oggi per non farlo domani. Un esempio tra i tanti: il rischio idrogeologico. Spendere miliardi di euro oggi per mettere in sicurezza l’Italia (creando, tra l’altro, tanti posti di lavoro) costa tanto, e ci verrebbe comunque impedito per i meravigliosi vincoli di spesa pubblica imposti dalla Commissione Europea. Tanto vale aspettare il prossimo terremoto o la prossima alluvione per dare la colpa al global warming e chiedere a Bruxelles la gentile concessione di una spesa straordinaria per tappare l’ennesima falla a babbo morto.

I Falsi Pericoli portano voti, mobilitano attivisti, calamitano spesa pubblica, foraggiano O(N)G ed enti inutili, fanno titoloni sui media compiacenti, non costano null’altro che il finanziamento della propaganda necessaria e possono portare introiti di nuova e altra natura, collegati come sono alla narrativa delle “emergenze strumentali” e alla presunta impellente necessità di gestirle: emergenza clima, emergenza caldo, emergenza maltempo, emergenza Zika, emergenza fake news, e chi più ne ha più ne metta. Quando poi un’emergenza strumentale rischia di essere percepita come un Pericolo Vero, allora smette di essere definita “emergenza“, e diventa “normale, fisiologica”. Un esempio? L’emergenza immigrazione, termine un tempo popolarissimo sui media e adesso sostituito con eufemismi orwelliani più consoni alla narrativa dominante come, per esempio, “macchina dell’accoglienza“.

E allora viva i Falsi Pericoli, che riempiono giornali e telegiornali, che si risolvono benissimo sulla carta, che addolciscono ricette politiche altrimenti indigeste, che aiutano a controllare le masse e che non costano nulla, anzi.

Viva i Falsi Pericoli ché quasi tutti sappiamo essere falsi e ci fanno dormire per questo sonni tranquilli, mentre il signor Rossi il sonno lo perde per problemi veri di cui nessuno parla: disoccupazione, malavita, disagio sociale, crisi economica, deindustrializzazione, decrescita, malasanità, istruzione e tanto, tanto altro.

I Pericoli Veri, invece, sono per i fessi, i complottisti e i perdenti. Ché la statistica resta comunque dalla nostra parte.

Forse.

 

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Published inAttualità

10 Comments

  1. A. de Orleans-B.

    Riflessione notevole !

    Ai pericoli veri elencati ne aggiungerei almeno un paio:

    – una “perdita di controllo” di uno o più sistemi intelligenti

    – il superamento impulsivo di una o più soglie critiche di scelte democratiche irrazionali .

    E per capire la convenienza nel paventare pericoli immaginarii, può essere utile ricordare l’antico, poco elegante ma sempre valido proverbio “comandare è meglio che fottere”, ascoltare con un sorriso questo scanzonato video introduttivo https://youtu.be/QzWbQkPf4nQ …e ammirare come un tema serio quale la ricerca sul clima sia stato splendidamente catturato per questi fini.

  2. virgilio

    Al telegiornale, puntualmente come in questi tempi, ricominciano a paventare questa stagione come la più calda a partire dall’Eternità fino a qua… Ma nella località dove abito, cittadina del cosiddetto litorale romano, qualche giorno fa in riva al mare non ho potuto togliermi la camicia per il gran vento che tirava. Mi ricordo epoche passate, quand’ero ragazzo, in cui non di rado qui tirava così tanto vento ma a maggior ragione bisognava togliersi i vestiti di dosso perché era vento caldo, qui si diceva “vento del deserto”. Ora, e mi è confermato da altri, è vento rinfrescante tanto che alcuni lo apprezzano proprio per questo. Poi è ovvio che all’interno dell’agglomerato urbano cresciuto in modo rilevante negli ultimi decenni faccia più caldo di tanti anni fa. Ma secondo me la temperatura dell’aria la dà proprio la costa che ha dinanzi solo l’orizzonte spianato del mare, lì si sente com’è l’aria nuda e cruda senza interferenze di traffico e costruzioni urbane, e finora nei recenti anni, almeno nel punto dove solitamente mi reco ad espormi un poco al Sole per nutrire le mie ossa, tutto ‘sto mondo in fiamme proprio non lo percepisco. Il Potere pubblico e culturale si nutrono delle paure dei popoli che mirano a sottomettere.

  3. roberto

    La mancanza di rimozione delle macerie del terremoto dipenderà da tanti fattori . Potrebbe però essere interessante capire se le continue leggi e leggine , rendendo più grave la responsabilità della pubblica amministrazione, abbiano favorito o frenato i responsabili dall’assumere ulteriori oneri amministrativi. Per cui questi procedano con “i piedi di piombo” per non incorrere negli strali della magistratura. La stessa procedura del appalti pubblici è in continuo divenire e questo forse questo non aiuta.

    • donato b.

      Molto più semplice. Le macerie sono rifiuti speciali che devono essere smaltite in idonee strutture (normalmente coincidono con i grossi impianti di produzione degli inerti) e lo smaltimento può avvenire solo dopo che le stesse sono state opportunamente “tipizzate”. Dopo la tipizzazione esse devono essere opportunamente “processate” per ottenere quella che si definisce “materia prima seconda” e che può essere utilizzata come inerte.
      Se può far piacere è un altro “regalino” delle leggi e leggine partorite per contrastare il pericolo ambientale (per restare in tema con il post di M. Lupicino). 🙂
      .
      Io vivo in un paese che nel corso dei miei quasi sessant’anni di vita, ha vissuto ben due terremoti (1962 e 1980). I due terremoti hanno generato migliaia e migliaia di metri cubi di macerie che giacciono da anni (decenni) sotto le nostre strade o sotto i pavimenti delle case ricostruite. In questo modo esse furono recuperate e destinate ad un uso utile che non ha determinato nessuno sconquasso ambientale, anzi ha impedito escavazione di letti fluviali e di cave nelle nostre colline.
      .
      Ora non si può più e il riutilizzo delle macerie è diventato talmente oneroso che si preferisce ricorrere agli inerti fluviali o di cava. Ecco spiegato il motivo per cui costa tanto smaltire le macerie: è molto meglio lasciarle là dove si trovano. 🙂
      Ovviamente con questo non voglio assolutamente dire che le motivazioni da te indicate siano sbagliate, ma ci troviamo di fronte ad un “combinato disposto” che rende un problema semplice (smaltimento delle macerie) di una complicazione unica.
      Ciao, Donato.

    • roberto

      grazie roberto

  4. Comunque Massimo, in qualche modo tu sei andato su problemi concreti e reali, ma non percepibili nell’immediato: quei 20.000 anni di “ritardo” potrebbero diventare tranquillamente 21.000 o 22.000, e il problema non essere imminente.

    I Solar Flare, per esempio, sono un pericolo più concreto (Obama emise un ordine esecutivo per approfondire il problema e prendere contromisure, ma è roba passata sottotraccia). Per rimanere nel locale, io leggo che a quasi un anno dall’ultimo terremoto non siamo stati in grado di dare un alloggio decente alla maggior parte degli sfollati e la ricostruzione è così indietro che in un gran numero di comuni manco si sono sgombrate le macerie. Visto che i terremoti sono un problema ricorrente con frequenza di pochi anni, è gravissimo che il nostro paese sia così regredito nelle capacità di gestione.

  5. Se seguite il TG4 in questi giorni, è uno spasso. A parte aver appreso, pochi minuti fa, che il Po è 2,5 metri sotto lo zero idrotermico, già la settimana scorsa, quando alcune città morivano letteralmente dal caldo di ben 27° C, il titolo era “La temperatura in molte città è come quella del Cairo”. Sarà stato anche vero, ma se era 27° C non c’era niente di anormale. Ora che poi andiamo sui 35/36° C, ovviamente “volano” le temoerature percepite, sopra i 40 °C. Nel frattempo, in una veloce carrellata dei disastri del caldo, hanno pure detto che è causa dell’aumento di vipere in Provenza (peccato che il vero problema oltralpe, sempre che tutte le coe che sono state scritte siano vere) è che è finito il siero anti-vipera, per una questione che a me è incomprensibile (un cambiamento del metodo di produzione che avrebbe creato un “buco” di disponibilità da qui al 2019).

    • donato b.

      Per restare in tema (Tg4) ieri sera un valente giornalista ci informò del fatto che faceva talmente caldo che anche animali che mai avrebbero fatto un bagno …. erano costretti a farlo. Questo commento sulle immagini di un povero gufetto che annaspava faticosamente nell’acqua: anche lui suo malgrado era costretto a bagnarsi dalla canicola fuori norma, pensa il povero spettatore e, poiché scettico, gli vengono le crisi di coscienza .
      Dopo qualche minuto l’attonito spettatore scettico scopre, per ammissione diretta del giovane aspirante giornalista sensazionalista, che le immagini erano riferite ad un piccolo gufo che negli USA era caduto dal nido in uno specchio d’acqua sottostante (non a causa del caldo, ovviamente, ma per colpa della sua inesperienza nel volo) e che riesce a guadagnare faticosamente la riva: è sicuro che mai più ci riproverà, caldo o non caldo. 🙂
      Quando l’idiozia supera l’immaginazione: ma dico io che cavolo ce le metti a fare le immagini del gufetto scalognato in un servizio sul caldo torrido ed eccezionale (sic) di questi giorni estivi se sai che quello è caduto dal nido (negli USA, per giunta)? E poi lo dici pure, come stanno i fatti: roba da licenziamento in tronco.
      Ciao, Donato.

    • Ho notato l’episodio del gufo: dimostra che siamo al ridicolo. Ma è tutto così. Del poeta Caproni, scelto quest’anno per la maturità, è stata messa in evidenza una poesia i cui ultimi versi sono:

      Come/ potrebbe tornare a essere bella,/ scomparso l’uomo, la terra

      E ci risiamo, no? L’uomo è un virus da eliminare. La stessa propaganda ovunque ti giri.

  6. Alfredo

    Credo che Massimo Lupicino abbia fatto centro su una evidente criticità.

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