Alcuni giorni avevo letto un tweet con la notizia della “scomparsa” delle Nubi Nottilucenti, quelle tenui formazioni nuvolose che occupano a volte la parte più alta della Mesosfera (circa 80 Km di quota).
Good Read: Tony Phillips: Mystery of the MISSING Noctilucent Clouds.. https://t.co/JzQ9lBhlKo pic.twitter.com/FCGMqvfjg3
— Climate Realists (@ClimateRealists) 15 giugno 2017
Sembra che, nonostante stessimo entrando nella stagione in cui si formano con maggiore frequenza, le Nubi Nottilucenti, dopo una fugace comparsa, erano scomparse invece di aumentare d’intensità. La causa di questo comportamento anomalo è da ricercarsi nelle dinamiche di breve periodo della temperatura di quello strato atmosferico, che ha subito un aumento piuttosto marcato proprio all’inizio di giugno. Un riscaldamento che ha dissipato le nubi.
Passata l’oscillazione delle temperature, le nubi stanno tornando. Ce ne da conto spaceweather.com lo stesso sito web da cui proveniva il tweet. Scoperte e osservate per la prima volta relativamente da poco, le Nubi Nottilucenti pare stiano diventando più abbondanti e frequenti. Naturalmente – leggiamo – anche questo potrebbe essere un portato del climate change.
Incuriosito dalla vicenda, ho fatto una breve ricerca sulle serie storiche delle temperature dell’alta atmosfera, trovando una pagina web in cui sono pubblicate serie che vanno dal 2005 ai giorni nostri.
Si nota, per la serie relativa ad 85 Km di quota, lo spike dei primi giorni di questo mese, che però pare anche affogare in una miriade di eventi molto simili, almeno con riferimento a questi ultimi anni. Per il lungo periodo, tuttavia, la letteratura disponibile (un esempio qui) è sostanzialmente concorde nell’osservare dei trend negativi, ovvero di raffreddamento, che a parità di vapore acqueo disponibile sarebbero la conferma di un ambiente più incline a produrre più nubi.
Interessante.
A proposito di nubi nottilucenti (nn) e cambiamento climatico leggo dalla parte finale di https://en.wikipedia.org/wiki/Noctilucent_cloud :
– nel 2012, Lonnie Cumberland interpreta le nubi nottilucenti come un canarino nella miniera (…l’ennesimo) del cambiamento climatico in quanto sintomo dell’aumentata presenza di acqua nell’alta atmosfera.
– gli scienziati della NASA pensano invece che il metano proveniente dagli allevamenti venga portato nella mesosfera e lì liberi acqua stimolando la formazione di nubi nottilucenti
– I modelli climatici prevedono che l’aumentata emissione di gas serra provochi un raffreddamento della mesosfera, che porterebbe a frequenti e diffusi avvistamenti di nubi nottilucenti.
– Tromp et al. suggeriscono infine che una transizione verso un’economia dell’idrogeno comporterebbe un aumento della concentrazione di idrogeno in mesosfera, il che aumenterebbe il numero di nubi nottilucenti.
Insomma, anche per una delle cose meno note in natura e per la quale nessuno dispone di una climatologia, quel che emerge è una marea di ipotesi antropiche, il che dal punto di vista antropologico potrebbe essere un interessante tema di riflessione.
Morale che ne traggo: godiamoci le nubi nottilucenti, ammesso che si riesca ad osservarle (a me non è mai capitato, forse perchè vivo a 45° di latitudine mentre la zona più vocata pare essere quella fra 50 e 60*) perchè se tutto va bene saremo presto rovinati.