Soltanto pochi giorni fa è nominalmente iniziata la stagione degli uragani 2017 e vi abbiamo dato conto del l’outlook della NOAA orientato verso la probabilità che quella attesa possa essere una stagione piuttosto attiva, ovvero con numero di eventi superiore alla norma.
Ad oggi, ma non è affatto strano, di eventi non se ne vedono, forse anche perché, come commentava anche uno dei nostri lettori, il bacino Atlantico è in fase di raffreddamento sia a nord che a sud (fonte) e potrebbe venir meno uno degli ingredienti principali della ricetta degli uragani. Ad oggi tuttavia questo raffreddamento non riguarda quella che viene definita la Main Developement Region, ovvero l’area dove nascono più frequentemente le tempeste tropicali.
Quale sia l’evolvere di questa stagione, vale la pena prender nota dell’ennesimo paper che tenta di cavalcare l’onda dell’inizio della stagione come il migliore dei surfisti, naturalmente in chiave climate change.
The 2016 North Atlantic hurricane season: A season of extremes
La notizia della pubblicazione arriva come sempre sempre da Science Daily, dove trovate alcuni virgolettati degli autori. Si tratta per lo più di un consuntivo della passata stagione, il cui elemento più significativo è stata l’insorgenza di un evento molto precoce, addirittura in gennaio, cui però ha fatto seguito un discreto silenzio fino ai mesi estivi, quando poi sono arrivati un certo numero di eventi tra cui un uragano di categoria 5, Matthew, che ha duramente colpito Haiti. Tuttavia, ma questo gli autori non lo dicono a quanto pare, non è stata interrotta la fortunata (e fortuita) serie di oltre 10 anni senza lo sbarco di uragani di categoria 3 o superiore nel territorio degli USA, questo sí, per quanto casuale, un vero record. Dicono però che in termini di intensità cumulata dell’attività stagionale, che si misura con l’indice ACE (Accumulated Cyclone Energy), il 2016 è stato leggermente superiore alla norma. Dal grafico qui sotto (preso da qui), quale sia la norma per l’ACE, si vede invece chiaramente che il 2016 in Atlantico è stato un anno senza niente di speciale, nel contesto di una serie che non sembra presentare alcun trend subendo invece delle oscillazioni di medio-lungo periodo quasi sicuramente associabili alle dinamiche delle temperature dell’oceano, anch’esse soggette a cicli multidecadali.
Ad ogni modo, nel commentare questi estremi zoppi, gli autori non si privano di sottolineare che questo potrebbe essere l’anticipo di quello che dovrebbe riservarci il climate change, evidentemente ignari del fatto che, proprio in materia di uragani e clima che cambia, il mainstream scientifico prevede come al solito sfracelli ma è stato più volte costretto ad ammettere che non c’è traccia di aumento dell’intensita degli eventi o del numero degli stessi, soprattutto perché non ci sono dati sufficienti a disposizione.
Overall 2016 was notable for a series of extremes, some rarely, and a few never before observed in the Atlantic basin, a potential harbinger of seasons to come in the face of ongoing global climate change.
C’è da chiedersi innanzi tutto come siano stati validati i modelli di previsione se i dati che dovrebbero simulare non sono buoni, poi anche di che razza di modelli si tratti se prevedono che aumenti l’intensità degli uragani e questo non succede (vedi ACE), e poi ancora a cosa serva se non a genuflettersi al catastrofismo imperante scrivere un simile vaticinio – perché di questo si tratta – nell’abstract di un articolo, che, naturalmente, essendo in linea col disastro imminente, ha comunque passato allegramente il referaggio.
[…] Autore: Guido GuidiData di pubblicazione: 04 Giugno 2017Fonte originale: http://www.climatemonitor.it/?p=44696 […]
Perché continua a fare sempre le stesse domande? La risposta c’è e si chiama green-economy, e lei già lo sa.
Forse il nocciolo che è lo sanno ancora troppo pochi? Parlo del cittadino, gli investitori sono anni che lo sanno…
E allora perché gli investitori scommettono su Trump? https://shar.es/1RlS8Z
perchè sa fare investimenti vincenti…non tutti ne hanno le capacità!
La green-economy, qualla che si fa pagare 200euro/MWh quando il valore do mercato è meno di 50euro/MWh e gli altri 150euro/MWh vengono scaricati sulle bollette degli alti consumatori o quella che ne prende 400E/kwh per 20 anni?
Io la chiamo TRUFFA, FURTO!
Più che altro, IDIOZIA di chi l’ha permesso!!!
Soprattutto se penso che il 90% degli utenti privati “standard” lotta con 3kW di potenza che ormai sono quasi pari a un phon appena appena…..
Al di là del costo a kWh, l’assurdità di tutta questa “potenza” installata è che si affianca a quella ordinaria e non la sostituisce: con l’effetto malvagio e perverso di rendere poco economica la produzione “classica”, che lavora a singhiozzo e non raggiunge tempi e volumi remunerativi; essa va quindi sovvenzionata a sua volta, per il semplice motivo che quando fa brutto o non tira vento è indispensabile.
Complimentoni!
Concordo sull”IDIOZIA ” non solo di chi l’ha permesso ma anche di chi lo ha voluto.
“…..questa “potenza” installata è che si affianca a quella ordinaria e non la sostituisce……”
In realtà non è solo un’affiancamento ma una sostituzione dei generatori ad alto rendimento con grandi potenze e funzionamento continuo con generatori veloci nel variare la potenza generata per seguire le bizze del tempo che hanno META rendimento, potenze minori e costi superiori. Alla fine generare la stessa potenza costa molto di più in denaro, in carburante , in impianti ed anche in emissione di CO2.
I cittadini non farebbero/farebbero qualunque cosa per paura.
Generare terrore nel popolo è il modo più semplice per poter dirottare l’interesse dei cittadini e per pilotare le loro scelte.
Un’agenzia governativa di studi oceanografici perchè ricorda alla propria gente che il futuro ci riserverà probabilmente una stagione costellata di previsioni catastrofiche nonostante i dati dicano altro,? secondo voi?
“essendo in linea col disastro imminente, ha comunque passato allegramente il referaggio”
Amleto “c’è del marcio in Danimarca !”