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Gelato al Bordeaux, Global Cooling da CO2 e Parigi che si allontana

Non perdete tempo a decifrare il titolo di questo post, è solo un elenco che vi ripropongo in ordine sparso.

Parigi si allontana perché, causa inopinati eventi di acclarata origine naturale, il contenimento del global warming entro 1.5°C ipotizzato alla COP21 tra mille squilli di trombe sfiatate, non ci sarà. Già nel 2026, infatti, si prevede che le temperature medie superficiali globali supereranno quel limite. Complice di questa tragedia, l’oscillazione decadale del Pacifico, che potrebbe essere tornata in territorio positivo. Quindi, il pianeta si scalda per la CO2, ma quanto, quando e come, lo decide da solo.

Paris 1.5°C target may be smashed by 2026

Direttamente dal Dipartimento “il freddo arriva dal caldo”, ecco che l’ultima neve di primavera di cinematografica memoria, ti gela i vigneti del Bordeaux in Francia. Si prevede un raccolto ben misero. Pare che i viticoltori fossero stati avvisati del fatto che il disfacimento climatico gli avrebbe reso la vita difficile. Tutti pronti a fronteggiare caldo e siccità, ora raccolgono i rami secchi rimasti vittime del gelo.

‘Climate Change’ Clobbers French Wine Crop

Strani e inaspettati meccanismi nelle acque dell’oceano più settentrionali. Gli idrati di metano delle profondità oceaniche, erano sin qui l’incubo di tutti i climatologi, ma un paper appena pubblicato sul GRL ha ribaltato la situazione. Non più panico per un GW inarrestabile anche a causa del metano, ma raffreddamento accelerato dall’abbondanza di fitoplancton, la cui crescita – e conseguente aumento della capacità del mare di assorbire CO2, avrebbero alla fine un effetto sul GW in saldo negativo. Cioè questo processo alla fine il pianeta lo raffredda. Scenari apocalittici da rivedere, temo.

Scientists Found A ‘Totally Unexpected’ Source Of Climate Cooling.

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Published inAttualità

9 Comments

  1. Luca Maggiolini

    Purtroppo l’agricoltura è e sempre sarà a rischio di questi eventi “non abituali” – anomali sarebbe da dire, se non fosse che tale lemma ha ormai assunto una connotazione negativa che non ha, perlomeno quando si parla di meteorologia “mainstream”.
    E c’è troppa gente che ha si raffigura l’agricoltura essere in stile Fattoria di Nonna Papera, dove la roba cresce bella, sana, abbondante, ricca con Ciccio che ronfa beato sotto l’albero……ahimè non è proprio così.

  2. virgilio

    Finora c’è almeno 1 previsione non generica e a medio raggio dei pro-AGW che si possa dire verificata, almeno approssimativamente, con osservazione empirica?

    • Virgilio, la previsione migliore è la tripla, qualunque cosa succeda è riconducibile all’AGW causa impazzimento del clima. Successo garantito.
      gg

  3. Mi piacerebbe capire qualcosa in più sulla gelata bordolese (e non solo: leggo anche della Borgogna e di altre zone).

    Ora, capisco bene che il gelo in generale danneggia le piante. Ma in molte aree della Francia le vigne subiscono temperature sottozero tra fine autunno ed inverno, e vengono gestite. Essendo con una certa frequenza in Borgogna a ottobre o novembre, ho visto che in quel periodo – già molto freddo – i viticoltori disseminano le vigne di stufe a legna – come mostra la suggestiva immagine qui sotto:

    http://www.leguidedachatdesvins.eu/fr/images_news/13112894_1317290751620924_3069590909132874596_o.jpg

    Questa volta i viticoltori sono stati colti di sorpresa e non hanno fatto in tempo ad apprestare le contromisure? Oppure la differenza sta solo nel fatto che ad aprile ci sono le gemme e dunque le viti sono molto più fragili?

    • Luigi Mariani

      Fabrizio,
      devi anzitutto tener presente che quanto hai visto in Borgogna non è certo la norma e che è raro che i viticoltori abbiano i sistemi di difesa che da tempo hanno i frutticoltori (nno solo stufe ma anche irrigazione antigelo) e ciò per una serie di ragioni storiche e di livelli di rischio su cui sarebbe qui troppo lungo ragionare.
      Considera inoltre che nella terza decade di aprile la vite è già in piena attività vegetativa (non solo gemme ma varie foglie già distese) per cui bastano temperature di 1-2°C sotto per lo zero per uccidere i tessuti verdi. In gran parte dei casi la vite non muore e ricaccia dalle gemme di controcchio ma spesso si perde un anno di produzione.
      Tieni anche conto che:
      – lo stesso problema di gelate tardive non ha colpito solo la Francia (cosa di cui mi dispiaccio profondamente perchè considero gli agricoltori, italiani e non, come fratelli) ma l’abbiamo purtroppo avuto anche qui in Italia a causa dell’irruzione fredda di aria polare continentale che ci ha colpiti fra il 18 e il 21 aprile e su cui fra poco troverai maggiori dettagli nel tradizionale commento mensile di CM
      – sempre in Italia un fatto analogo di gelata tardiva era già capitato nell’aprile 2016, mi pare il 26, per la verità non sempre colpendo le stesse zone colpite nel 2017.
      Pertanto i nostri viticoltori sono a questo punto assai preoccupati (ad esempio venerdì scorso sono stato ad un incontro organizzato da un consorzio di tutela lombardo e mi ha colpito la massiccia presenza di produttori che hanno subito danni).
      Il consiglio che penso utile dare è quello di evitare di impiantare vigneti in zone storicamente soggette al rischio di gelate tardive pensando che “tanto farà sempre più caldo”, come i “cattivi maestri” hanno per anni blaterato. Inoltre sarebbe opportuno dotarsi di sistemi passivi (polizze multirischio) ovvero sistemi attivi (irrigazione antigelo, stufe, candele, ecc.).
      Luigi

    • Alessandro

      Confermo ciò che ha scritto Luigi, per esempio in Valdichiana era accaduta solo il 1° maggio 1970 una gelata tardiva di siffatta intensità.

    • Simone

      Veramente caro Alessandro in Valdichaina nel passato sono state decine e decine le gelate tardive tra la seconda metà di aprile e inizio maggio. La stazione di Arezzo AM (248 m) ha un bel -3.1°c il 2 maggio 1962, giusto per dire uno dei tanti dati.

    • Alessandro

      Fortunatamente nel 2-3 maggio 1962 qui a Foiano della Chiana e alle Capezzine non andò sotto lo zero.
      So che il tuo riferimento è la stazione AM del Molin Bianco, ma io stavo discutendo della Valdichiana e non di Arezzo che invece è zona di confluenza di tre vallate(direttamente interessata dalla confluenza della vallata casentinese).

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