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Lo Stato del Clima nel 2016

Riuscireste a definire le condizioni di un sistema senza osservarlo? Domanda retorica, mi rendo conto. Tuttavia, questo è quello che succede nella grande maggioranza dei casi quando sentite parlare del clima e del suo presunto impazzimento.

Infatti, lo scostamento delle dinamiche del clima dalla sua naturale evoluzione, non è oggi frutto di osservazione, perché non disponiamo di dati con i quali sia possibile fare dei paragoni oggettivi – in termini climatici e quindi ad ampia scala temporale – tra quanto accaduto nelle decadi recenti, o anche nell’ultimo secolo, e quanto accaduto nel passato climatico. Certo, sappiamo che la temperatura media superficiale è aumentata, ma non sappiamo se qualcosa di simile per i tempi in cui è accaduto e per la sua ampiezza, abbia avuto luogo anche in passato, per la semplice ragione che le dimensioni assolute e temporali di questa dinamica necessiterebbero di un dettaglio di conoscenza del passato climatico attualmente indisponibile.

Quindi, quando sentite parlare di clima impazzito, oltre a ricordarvi magari anche del fatto che nessun evento atmosferico del quotidiano è riconducibile al clima, quanto piuttosto è afferente al tempo meteorologico, ricordatevi anche di quanto abbiamo appena spiegato.

Nonostante ciò, ha senso parlare di Stato del Clima? Sì se ci si basa esclusivamente sulle osservazioni di cui disponiamo oggi. E’ quello che per la Global Warming Policy Foundation ha fatto Ole Humlum, un nome molto noto nell’ambito climatico perché alimenta e gestisce una delle aree web più ricche di informazioni su questi temi, il sito www.climate4you.com.

Humlum ha postato un video su you tube in cui descrive, molto chiaramente ed in soli 4 minuti, lo Stato del Clima del 2016. Un anno in cui le temperature medie superficiali hanno segnato probabilmente un altro record – riferito però ai tempi moderni ovviamente – ma anche un anno in cui questo è eccesso di calore è stato essenzialmente causato da uno dei più intensi El Niño osservati, tanto è vero che al termine del ciclo caldo nell’Oceano Pacifico, e temperature globali sono rapidamente tornate dov’erano prima che El Niño iniziasse. Questo ha innescato, sempre stando alle osservazioni, un altrettanto significativo picco di radiazione termica uscente al top dell’atmosfera in area artica, il meccanismo attraverso il quale il sistema si libera del calore in eccesso. Inoltre, anche nel 2016, è proseguito quel pattern ormai conclamato di discostamento delle osservazioni superficiali da quelle satellitari, due sistemi di misura ancora non paragonabili, sebbene il secondo sia molto più omogeneo e condizionato del primo. Infine i ghiacci artici e antartici, che proseguono nel loro andamento di segno opposto, ma che sono anche contestualmente giunti al minimo dei cicli di breve periodo che si identificano nel loro andamento, causando un minimo nell’estensione globale del ghiaccio marino proprio a termine del 2016.

Tutto questo e molto altro, con una grafica molto accattivante e con delle spiegazioni chiare e semplici, nel video che vi ripropongo qui sotto. Buona visione!

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Published inAttualità

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