Incredibile ma vero, leggete qua:
We are a long way from having skill in predicting natural variability on decadal time scales
Ebbene sì, siamo molto distanti dall’avere la capacità di prevedere con efficacia le dinamiche della variabilità naturale a scala temporale decadale. In poche parole, non siamo in grado di fare le previsioni climatiche che servirebbero, quelle cioè che sarebbero utilizzabili in termini di policy.
A rilasciare questa dichiarazione su Science Daily è l’autore di un paper appena pubblicato su Nature Climate Change, il cui messaggio chiave è ancora più dirompente della frase che abbiamo appena letto. Il paper è questo.
Influence of high-latitude atmospheric circulation changes on summertime Arctic sea ice
La frase chiave:
Internal variability dominates the Arctic summer circulation trend and may be responsible for about 30–50% of the overall decline in September sea ice since 1979
Stando ai risultati ottenuti da questo studio, che compie un’analisi dei pattern di circolazione atmosferica alle alte latitudini negli ultimi decenni, una parte consistente del declino dell’estensione del ghiaccio artico sarebbe da attribuire alla variabilità naturale. Una configurazione barica persistente che avrebbe indotto una ventilazione in grado di determinare condizioni che si sarebbero sommate a quelle indotte dall’aumento della temperatura media superficiale, ottenendo l’effetto di causare un declino del ghiaccio superiore a quello atteso con l’ausilio dei modelli climatici (tanto per cambiare).
Pur non essendo in grado di capire se questa situazione persisterà o cambierà di segno, gli autori ipotizzano che un passaggio a condizioni di variabilità naturale diverse, potrebbe nel futuro a medio termine – sempre a scala climatica – rallentare la diminuzione dell’estensione del ghiaccio alle altitudini artiche.
Ma non abbiate timore, perché, sempre non sapendo dire cosa succederà (e vorrei vedere) gli autori ci rassicurano sul fatto che di qui a fine secolo, la componente antropica avrà senz’altro il sopravvento, e quindi addio ghiaccio. #maiunagioia.
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Sempre in tema di ghiaccio, più che mai abbondante durante le glaciazioni, nel fantastico mondo che funziona a CO2 che pensiamo di vivere, scopriamo anche che la biosfera sarebbe stata in grado nelle ultime ere glaciali di prevenire una riduzione troppo marcata della concentrazione di anidride carbonica, salvando il pianeta da un raffreddamento perenne. Una specie di termostato insomma, tipo quello che fa accendere automaticamente la caldaia di casa quando la temperatura scende troppo.
- Su Science Daily: Ice age thermostat prevented extreme climate cooling
- Su su Nature Geoscience: A lower limit to atmospheric CO2 concentrations over the past 800,000 years
Tuttavia, siccome non ce ne va mai bene una, are che non esista un meccanismo simile per gli eventi di segno opposto, ergo, la biosfera che ci avrebbe salvati dal freddo, nulla potrà contro il cado. #maiduegioie
[…] Autore: Guido GuidiData di pubblicazione: 17 Marzo 2017Fonte originale: http://www.climatemonitor.it/?p=43989 […]
Forse perché la “natura ” non ritiene il “riscaldamento ” altrettanto pericoloso del ” raffreddamento”.
🙂
La biosfera previene invece di curare e lo fa con un era di anticipo.