Strano, questa mattina pensavo di aver letto un titolo ANSA normale. Ve lo ripropongo: “Esperti, per definire clima ‘pazzo’ sono necessarie misure più precise”. Diavolo, ho pensato, vuoi vedere che per una volta riuscirò ad arrivare in fondo all’agenzia? Per carità, anche l’incipit non è che mettesse proprio voglia di continuare:
Dalle nevicate record sugli Appennini alla quasi scomparsa dei ghiacciai sulle Alpi il clima è in rapida evoluzione ma servono strumenti per misurarne i cambiamenti in modo preciso…
Nonostante questo ho tentato ma… Niente da fare, stop a metà…Perché?
L’argomento è quello della certezza della misura dei parametri atmosferici, dove per certezza si intende il massimo grado di affidabilità, continuità e robustezza raggiungibile delle osservazioni, al fine di disporre di una serie che, nel tempo, proprio in ragione di queste caratteristiche consenta delle analisi scientificamente altrettanto robuste.
Nel 2011, è nato un progetto finanziato dalla Comunità Europea che si chiama MeteoMet, con il fine di raccordare la Metrologia con la Meteorologia, ossia, la misura con le dinamiche dei parametri misurati. Per l’Italia, oltre ad alcuni operatori commerciali e qualche associazione, partecipano anche il CNR e l’INRiM, Istituto Nazionale di Ricerca Metrologica.
E’ proprio il ricercatore che a quanto pare cura la partecipazione dell’Istituto al progetto ad ispirare il lancio di cui sopra e, in occasione di un incontro che sta avendo luogo a Torino per ”mettere a confronto gli esperti di misure con gli esperti di clima”, si focalizza l’attenzione sul clima di alta montagna, sottolineando che:
…per evitare di dare adito a chi si appella alla scarsa validità delle misure per esprimere ancora dubbi sui cambiamenti climatici in atto è necessario avere misure più precise.
Ah, ecco, essendo noto a tutti che il clima cambia e cambia male, la misura precisa serve per zittire chi invece sostiene che cambia sì, ma come sempre e, principalmente, anche per i fatti suoi. Mi vengono in mente un paio di cose al riguardo:
- Non si tratta di appellarsi, si tratta di prendere atto che né la misura, né i dati disponibili, specie se non correlati da adeguato livello di incertezza, consentono di fugare i legittimi dubbi sull’eccezionalità delle dinamiche del clima, siano esse passate o attuali. Forse non tutti sanno che la misura della temperatura, quindi la sua stima a livello globale, è approssimata al centesimo di grado per calcolo, ma è misurata al decimo nella realtà. Ogni differenza inferiore al decimo è quindi insignificante ai fini statistici in quanto non verificabile.
- Se si riconosce che ci sia bisogno di dati più precisi, vuol dire che quelli disponibili non sono buoni né per aver dubbi, né per avere certezze. Ergo non si capisce le certezze da dove vengano.
Quindi, l’onere della prova non solo è rovesciato, una tesi va innanzi tutto dimostrata, non la si può affermare e poi chiedere a chi non la sostiene di fornire la prova del contrario, ma non esiste proprio, visto che i dati non sono buoni.
Che fatica…
NB: nella foto in testa al post un fulgido esempio di misura secondo gli standard internazionali 😉
Vanno operate migliori misurazioni, più precise, non per verificare qualche tesi ma per zittire chi ne dubita…? Non so che penserebbe Popper. Chi presenta una tesi deve preoccuparsi di corredarla, per quanto possibile, con previsioni precise e/o misure ben definite per permettere che essa sia falsificabile da chi ne dubita, solo qualora essa resista ad ogni falsificazione allora dovremmo ragionevolmente darle credito. Dubitare nella Scienza è un dovere (ovviamente se anche il dubbio si basa sui medesimi canoni che si pretendono dalla tesi di cui si dubita).
Il problema non e’ solo il grande numero di stazioni non adeguate secondo gli standard internazionali, ma soprattuuto la concentrazione di stazioni in particolari zone, mentre altre sono quasi completamente sguarnite, per non parlare poi delle “secchiate” tanto care al nostro Lupicino. Questo richiede interpolazioni che non sarebbero mai accettate per applicazioni di tipo ingegneristico.
Se la NASA (quella vera) calcolasse le orbite dei satelliti usando la stessa approssimazione con cui vengono “omogeneizzati” i dati della serie terrestre GISS (NASA finta) sulla luna non ci sarebbero arrivati.
Per l’ appunto qualche anno fa un gruppo di austronauti e di tecnici spaziali scrisse una lettera per denunciare la pseudo scienza che veniva promulgata in nome della NASA: http://www.huffingtonpost.com/2012/04/11/nasa-global-warming-letter-astronauts_n_1418017.html
Ma se “è necessario avere misure più precise”, allora sono legittimi dubbi sulla validità delle misure stesse.
O no?
La foto dimostra con quali standard internazionali ci si confronti attualmente. Inutile parlare di misure fino a che esisteranno tali problemi logistici di controllo della strumentazione. Forse era meglio quando lavoravamo nei campi invece che nelle città, così sarebbero state misure più confrontabili con quelle del passato.
Se tutto si fonda sul preconcetto secondo cui “Il clima cambia e cambia male”, ogni misura, ogni ricerca sono inutili se non servono ad irrobustire il dogma. Direi che siamo fuori da una ambito scientifico e ci troviamo invece di fronte a un’ideologia.
Alla domanda “Sentinella, a che punto è la notte? ” (Isaia 21,11) non possiamo dunque che rispondere “qui è notte fonda e il mattino è ancora lontano”.
Luigi