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Two is megl che one

Ci credereste? Riducendo di 1/4 la dimensione delle celle di un modello climatico e portandone così la risoluzione a 25Km dai 100/200 attuali, nonché utilizzando una capacità di calcolo 64 volte superiore a quella di cui si ha bisogno ora, si possono produrre previsioni climatiche capaci, di qui a cento anni, di intercettare anche la formazione degli uragani. Non basta, accompagnate dai venti fortissimi che questi producono, si “vedono” anche le altissime onde che generano sul mare. Il risultato, naturalmente, è che in un mondo più caldo, perché quello futuro lo sarà, parola dello stesso modello climatico, gli uragani saranno più potenti e le onde più alte, con tutto quello che ne consegue.

Il fatto che nella simulazione di un sistema complesso se si aumenta la definizione spaziale si deve aumentare anche la conoscenza dei processi che avvengono a quella risoluzione e che questo non sia accaduto, perché notoriamente i modelli climatici sono poco utili a scala globale e perfettamente inutili a scala regionale, è puramente accessorio… Infatti, nella simulazione, al confronto con le osservazioni, i valori estremi eccedono la realtà. Quindi il modello “vede” per il passato, quello che non è mai accaduto. Perciò, statene certi, sarà tutto molto peggio del previsto…

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Published inAttualità

2 Comments

  1. Mario

    Per quello che si è osservato sino ad ora, mi sembra che, nonostante il feroce riscaldamento globale non c’è stato un altrettanto feroce aumento degli uragani, o sbaglio.
    :). Oppure il riscaldamento non è stato abbastanza feroce come sarà in futuro 🙂 🙂

  2. Luigi Mariani

    Caro Guido,
    penso che se si aumenta il dettaglio si dovrebbe essere in grado di descrivere meglio i cicloni tropicali in quanto scendiamo a scale più vicine ad esempio agli scambi di energia mare-atmosfera o a quelle delle migliaia di cumulonembi che li compongono. Tuttavia non è detto che un maggior dettaglio con una descrizione meccanicistica del sistema ci dia alla fine risultati migliori rispetto ad una parametrizzazione più empirica e grossolana (penso ad esempio al caso dei modelli globali e ad area limitata nelle previsioni di precipitazione a breve termine -> non è sempre detto che un modello spazialmente più dettagliato preveda meglio la precipitazione).
    Credo anche che sia abbastanza scontato che un mare più caldo possa supportare cicloni tropicali più intensi. Quello che può non essere descritto in modo realistico in un GCM sono le forzanti sinottiche future (penso ad esempio al numero e alla traiettoria delle perturbazioni delle medie latitudini che scendendo vero i tropici contribuiscono all’innesco de cicloni tropicali: meno perturbazioni d’innesco significano meno cicloni tropicali).
    Insomma, credo che di ricerca attorno a questo argomento ve ne sia moltissima e di grande interesse applicativo anche per l’oggi.
    Il rischio costante che si percepisce è tuttavia quello di un uso becero e demagogico dei risultati, che poi fu il motivo per cui anni fa Chris Landsea si dimise da IPCC ravvisando un uso demagogico delle conclusioni delle sue ricerche sulla climatologia dei cicloni tropicali.

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