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Outlook Inverno 2016-2017 – Ci siamo?

Con questa brevissima appendice all’articolo di lunedì scorso vorrei descrivervi, in particolare per coloro che vogliono approfondire un po’ l’argomento, la partenza della dinamica dell’impulso che prenderà le mosse a partire dal prossimo 25 gennaio, e dello sviluppo della subtropical wave breaking, secondo l’ultima uscita modellistica disponibile di ECMWF riferita alla corsa delle 12 UTC del 17 gennaio.

Dall’animazione della figura 1, nel frame contrassegnato alla lettera “A” è possibile vedere un’onda spingersi il giorno 25 gennaio dal vicino atlantico verso la Gran Bretagna oltrepassando il parallelo dei 60°N (cerchio in nero). Il trasporto meridionale dei flussi di calore è indirettamente rilevabile dal frame contrassegnato alla lettera “B” con l’abbassamento della temperatura, cerchietto viola. Il flusso meridionale si sviluppa sotto il più basso flusso dei venti zonali del vortice polare stratosferico, ben visibile dal frame contrassegnato alla lettera “C” riferita alla vorticità potenziale alla superficie isoentropica di 475K. Lo svilupparsi dei flussi meridionali di calore, appartenenti all’onda di cui alle figure A e B, sotto il bordo del vortice implicherà una forte propagazione d’onda verso l’alto testimoniato dal frame contrassegnato dalla lettera “D”, proprio dalla deformazione della vorticità potenziale sempre rilevabile dalla posizione del cerchietto in viola.

In figura 2 possiamo invece vedere come si svilupperà la “Subtropical Wave Breaking“.

Nei frame contrassegnati dalla lettera “A” alla lettera “D”, riferiti alla superifice isoentropica di 1000 K (circa 10hPa), è possibile vedere la rotazione del vortice rilevabile dagli alti livelli di vorticità potenziale con elevata eccentricità e ben oltre la latitudine di 60°N a causa delle forzanti troposferiche. Il cambiamento di orientamento del vortice stesso determinerà un aumento della quantità di moto del flusso orizzontale come da frame alla lettera “E”, freccia nera, determinando inizialmente la propagazione equatoward (verso l’equatore) dell’onda di Rossby e successivamente una propagazione poleward (verso il Polo) appena rilevabile nelle sue fasi iniziali dal tracciante della vorticità potenziale nel frame contrassegnato dalla lettera “F” cerchietto verde.

Tutto questo per confermare che il countdown comincerà, come indicato nell’articolo, dalle dinamiche attese per la fine del mese.

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Published inAttualitàMeteorologiaOutlook

14 Comments

  1. Fulvio

    Carlo, lei comunque ha fatto un ottimo lavoro, mi sarei seriamente preoccupato se avesse azzeccato tutto, questo la rende più umano! Quest’anno il suo lavoro l’ha ripagata con una previsione diciamo presa al 75/80%, che è un qualcosa di eccezionale se pensiamo fatta 3 mesi fa. E febbraio, c’è mancato davvero poco che venisse preso anche lui.

  2. Fulvio

    Purtroppo, gli aggiornamenti successivi con ultimo quello odierno, sono per un AO che dopo una decina di giorni in territorio negativo attorno ai -1/-2, dovrebbe tornare prepotente positiva per un nuovo accorpamento del VP e il mese potrebbe chiudere con un valore attorno al neutro-debole negativo, che sommato ai due precedenti mesi finiti a +1.78 per dicembre e +0.94 per gennaio darebbe un valore trimestrale invernale a +0.9 circa, ben distante dai -0.3 previsti dall’ottimo Tosti che è stato un cecchino fino quasi alla fine della stagione. Una mjo in fase 8 non influente e un riscaldamento strato di tipo minor hanno condizionato febbraio tramutandolo da prospettive freddo-nevose in miti anticicloniche con solo la prima parte atlantica e comunque mite, visto che sotto i 1200 m di neve ne ha fatta davvero poca e durata meno.
    Ancora complimenti comunque al Sig. Tosti, per una tendenza fatta 3 mesi fa e che solo per qualcosa andato storto non è stata perfetta.

    Immagine allegata

    • Si Fulvio hai ragione motivo per il quale ho più volte dichiarato che il modello IZE ha ancora diversi punti di criticità. Uno è proprio riferito al calcolo dell’indice AO che per natura del modello, che lavora su di una griglia verticale che non scende sotto i 250hPa, compie una vera e propria forzatura per ricavarne il valore. Infatti se provi a guadare tra i 250 e i 100 hPa vedrai che il dato “dell’indice AO” non si discosta molto dai famosi -0,3.
      CarloCT

  3. Baroso Giovanni

    E poi che è accaduto ?

    • Marco (alias Marca Fermana)

      “E poi che è accaduto ?”…parlando solo in termini di AO, sembrerebbe, che si prosegua verso un andamento alterno…..o meglio, dall’imminente fase in discreta negatività (-3) si dovrebbe rientrare poi su una temporanea fase neutra, per poi ridiscendere …in fondo si sta seguendo l’andamento e le vicissitudini del VP. Dove, smaltita la propagazione termica (figura 1 della Nasa) e di bassa tensione zonale (figura 2) dovuta agli effetti da displacement avviatosi con un Minor Warming a carico della sola Wavetrain nei primissimi giorni di febbraio (warm 1, sui grafici Nasa), ecco che già se ne prospetta un altro di displacement (Warm 2) ma dagli esiti tutti da stabilire, poiché visto potrebbe essere anche quello Finale. Solo 5 giorni fà, nel long di GFS strato, per alcuni run, si evidenziava invece tutt’altra “probabile” dinamica, ora accantonata, ossia in primis si evidenziava, proprio tra oggi e metà mese, una disposizione diversa delle vorticità potenziali, ben distribuite tra Canada e Siberia in forte elletticizzazione con bilobazione e poi split della struttura fredda polare su tutte le quote (figura 3), invece la strada da tracciare, sembrerebbe ritornare sempre la stessa (figura 4), ossia quella già intrapresa soprattutto negli ultimi due anni e forse anche negli esiti in troposfera, ma con 20/25gg di anticipo forse rispetto al Final Warming (allora di tipo Major, ma per l’imminente futuro, tutto ancora da stabilire) dello scorso anno….
      ma attenzione!!… quanto detto è un mio modesto parere, molto semplicistico e maccheronico come terminologie tecnico linguistiche utilizzate, in fondo sono un semplice meteoappassionato senza patentino e senza pretese, ma credo di aver comunque fatto intendere, anche con l’ausilio del patchwork dei 4 grafici, il mio pensiero, aspettando naturalmente, le migliori indicazioni del caso, da parte di Carlo. MF

      Immagine allegata

    • Ciao Marco,
      nel rispondere al tuo commento colgo l’occasione di accumunare le risposte anche a Fulvio e Giovanni. La tua è una precisa e attenta valutazione di quanto avvenuto, io posso solo aggiungere qualche dettaglio.
      L’impianto generale di tutta la dinamica è stata ampiamente prevista ma con un due eccezioni. La prima è la data del secondo warming che nelle mie attese avrebbe dovuto verificarsi al massimo verso la metà del mese corrente ed invece andremo verso la fine con un ritardo di circa una decina di giorni, o poco più, sul previsto (nei commenti all’articolo avevo avvisato che la dinamica complessiva dell’evento scorso non era conclusa). Questo ritardo è causa di un inatteso quanto repentino nuovo approfondimento del vortice con conseguente altrettanto repentina ripresa zonale. In verità qualche dubbio lo avevo anche velatamente dichiarato ed era strettamente collegato ai flussi di calore opportunamente calcolati su di un intervallo di 40 giorni che in qualche occasione ho sottolineato essere troppo bassi. La seconda eccezione sarà verosimilmente sulla classificazione dell’evento che avevo indicato nello split il più probabile mentre ad oggi tutta l’evoluzione prevista porta al displacement (vedremo poi se l’evento sarà di tipo minor oppure major). La motivazione dello split è stata strettamente legata alla media posizione dell’asse maggiore del vortice polare alla quota isobarica di 10hPa registrata nel mese di ottobre scorso in combinata con il valore di eccentricità molto elevato dello stesso. Tale combinata ha espresso la presenza di forzanti oceano-troposferiche tali da ben alimentare le due onde principali, situazione ben argomentata sia nel primo che nel secondo outlook (chi vuole può andare a rileggerli). Dunque cosa ha determinato la mancata efficacia dell’impianto? A mio avviso si tratta di più fattori tra i quali, probabilmente, la QBO che sta avendo un comportamento assai anomalo. L’anomalia riguarda due aspetti: il primo è inerente il rapido decadimento dalla fase positiva, alla quota isobarica di 30hPa, verso una precoce fase negativa avvenuto nel corso della stagione primaverile 2016. Tale dinamica è stata però bruscamente interrotta con ripristino ed incremento della fase positiva, la quale, però, appare da tre mesi come bloccata. Infatti dallo scorso novembre è rimasta praticamente sugli stessi valori su tutti i piani isobarici. L’errore di valutazione commesso è stato quello di immaginare, dopo la ripresa positiva, un nuovo, e questa volta fisiologico, decadimento. La realtà, però, è completamente diversa. Comunque avremo modo di approfondire questo tema. Seguendo le indicazioni dei deterministici il prossimo warming causerà un altro displacement del vortice verso il lato siberiano. A seguito di tale evoluzione è lecito attendersi tra gli ultimi giorni del corrente mese e la prima decade di marzo un rallentamento zonale alle alte latitudini con avvio di una fase caratterizzata da scambi meridiani con obiettivo probabile l’Europa centro-meridionale. Più che mai dobbiamo valutare al meglio le prossime uscite deterministiche. Al momento la primavera mi sembra ancora lontana.
      CarloCT

  4. Marco (alias Marca Fermana)

    basta solo allegare una carta e non c’è da aggiungere altro……

    Immagine allegata

  5. Fulvio

    Grazie per la risposta, chiaro come sempre.
    Alla luce degli ultimi aggiornamenti, sembra che febbraio proseguirà ben lontano dalle aspettative di qualche settimana fa, la forte attività d’onda dal 10 in poi produrrà probabilmente un forte anticiclone centrato proprio sull’Europa (ecmwf ma non solo), rimarrà forse solo l’ultima settimana e poi marzo che alle volte ha saputo essere tutt’altro che primaverile.
    Si sente di condividere questa tesi Sig Tosti?
    Inverno notevole al centro sud, sotto tono al nord, dominato esclusivamente da alte pressioni a parte quest’ultima settimana di atlantico mite.
    Cordiali saluti.

  6. Fulvio

    Una domanda Sig. Tosti, quello appena avvenuto si è trattato di Major Warming o Minor? Le faccio questa domanda perchè per alcuni “apprendisti”, chiamiamoli così, si sarebbe trattato di Minor.
    In teoria, per quel poco che ne so, è Major quando a 10 hpa fino ai 60° di latitudine le correnti zonali vengono sostituite da correnti antizonali, oltre ad un cospicuo aumento di temperatura nel lasso di pochi giorni sempre all’altezza di 10 hpa. In teoria l’inversione c’è stata, anche se è durata il battito d’ali di una farfalla.
    Grazie ancora.

    Immagine allegata

    • Ciao Fulvio,
      un evento stratosferico è definito Major quando la circolazione media zonale della media stratosfera (10hPa) alla latitudine di 60°N si inverte divenendo orientale in un qualunque periodo compreso tra novembre e marzo. Questa condizione non è sufficiente giacchè deve pure invertirsi il gradiente meridionale di temperatura calcolato come differenza delle temperature medie zonali comprese tra gli 80°N e i 90°N e tra i 60°N e i 70°N. Anche se non viene indicato nessun tempo minimo per quanto riguarda l’inversione della circolazione media zonale certo è che poche ore nelle quali si è avuta la concomitanza delle condizioni sopra menzionate non è a mio avviso sufficiente per dare l’etichetta di Major a questo evento che per sua natura sarebbe quindi classificabile come Minor (vedi mappa di analisi di ECMWF allegata). In verità esiste una terza condizione che a mio avviso potrebbe non classificare questo evento né Major e né Minor perché potrebbe non essere nemmeno concluso come ho scritto qui in risposta al commento di Marco. Infatti un evento si definisce concluso, e quindi plasticamente classificabile, quando si ripristina la circolazione media zonale per almeno tre settimane consecutive prima che si sviluppi un evento successivo. La struttura del vortice polare presente e prevista, le vorticità potenziali previste, la presenza delle onde planetarie congiuntamente alla dinamica estremamente breve con cui si è giunti all’evento e un livello di eventi di flussi di calore calcolato su un intervallo di 40 giorni ancora molto basso, mi inducono a ritenere che questo evento non sia ancora concluso e con la concreta possibilità che possa insorgere un altro riscaldamento improvviso in terza decade del mese. Se così fosse il tempo trascorso dopo il ripristino della circolazione zonale potrebbe essere al limite delle tre settimane sopra indicate e quindi, se veramente la dinamica non è ancora conclusa, la classificazione sarà data per quell’ultimo evento.
      CarloCT

      Immagine allegata

  7. Marco (alias Marca Fermana)

    ….ci siamo!!…
    Salve Carlo, non so se eri al corrente, ma più di una settimana fa, mi sono permesso, in un forum a cui sono molto legato, di fare una correlazione tra il tuo indice IZE, emesso pubblicamente il 29 novembre scorso e il valore AO riscontrato e ho scritto queste testuali parole:
    “….veramente impressionante, fino ad ora, la precisa attendibilità di questo prodotto di proiezione, TUTTO ITALIANO, ricordiamoci che ha uno scarto di 3gg massimi sulla tendenza….
    Periodo 1 = azzeramento attività d’onda e quindi fase AO+++
    Periodo 2 = attività d’onda modesta ed altalenante con fasi neutre e quindi corrispettiva fase tra AO neutra o leggermente positiva.
    Periodo 3 = nuova fase temporanea di azzeramento d’onda e di nuovo schizzo in positivo dell’AO e questa è la fase che abbiamo dietro la porta
    Periodo 4 = prospettiva per una forte attività d’onda e da questo si potrà dedurre una sostanziale fase negativa, anzi ampiamente negativa, visto che in 15/20gg, tra la seconda e terza decade di febbraio, si dovrà, secondo la media trimestrale calcolata da Colarieti Tosti, raggiungere il valore medio dei 3 mesi di -0,3”

    ….oggi, ho solo integrato, un grafico delle anomalie termiche a 850 hpa (fonte ECMWF) previste per il medio termine, ebbene, credo che non ci sia da aggiungere altro, le immagini dei grafici, iniziano a parlare da sole!!…
    Un saluto cordiale.
    Marco

    Immagine allegata

    • Ciao Marco,
      prima di tutto ti ringrazio per il tuo apprezzamento ad un lavoro impegnativo che sta dando i suoi frutti. Infatti fino ad ora il modello IZE ha dato ottimi risultati soprattutto nella prognosi dell’attività d’onda ma non ti nascondo che ci sono ancora punti di criticità a cui non è facile trovare soluzione.
      Per quanto concerne la situzione atmosferica attuale condivido la tua sintesi anche se, a mio avviso, ci sono ancora punti poco chiari. In verità la scarsa chiarezza è palese nelle corse deterministiche che continuano a mostrare vistose incertezze già dopo le 144-168h aprendo a scenari molto diversificati evidenziando non poche difficoltà a gestire lo stratwarming sia nella sua evoluzione che nelle conseguenze. Tutta la dinamica che dallo stratcooling ha portato allo stratwarming è stata particolarmente breve anzi anormalmente breve. Vista anche la prognosi dell’attività convettiva equatoriale, prevista in transito nelle fasi 6, 7 e 8 congiuntamente all’indebolimento del flusso zonale troposferico, sono portato a ritenere che ciò che stiamo assistendo sia solo il primo tempo della partita con uno scand+ sempre vivo con blocchi alla circolazione zonale alle alte latitudini e un flusso basso zonale in grado di consegnare il Mediterraneo centro occidentale a sede depressionaria che penso andrà intensificandosi soprattutto in vista della fase 8 della MJO (tra la fine della prima decade e nella seconda decade del mese) il tutto accompagnato da un abbassamento della temperatura su tutta l’Europa centro-settentrionale ed orientale compresa l’Italia settentrionale (meno palese nel resto d’Italia) per continui richiami d’aria di matrice orientale o nord-orientale. In queste condizioni l’indice AO dovrebbe mantenersi su valori negativi. Sul lato stratosferico la dinamica che ha portato allo stratwarming non mi sembra conclusa ma piuttosto la prevista ripresa zonale, che si manterrebbe debole, dalle alte quote con la presenza delle due onde principali potrebbe essere il segno di una ripartenza del trasferimento verticale d’onda che potrebbe portare ad un nuovo improvviso riscaldamento stratosferico in terza decade. Monitoriamo perché il futuro si preannuncia piuttosto dinamico.
      CarloCT

  8. Lucio

    Buongiorno sig. Colarieti Tosti, anche quest’anno, più che mai quest’anno, sono a congratularmi per il lavoro da lei svolto, ed i frutti di molti “sacrifici” (IZE) stanno trovando il successo tanto sperato o almeno possiamo dire comunque di essere davvero sulla buona strada. Tornando prettamente all’outlook sono a domandare se alla luce degli ultimi aggiornamenti modellistici si sente di confermare quanto esposto fino ad ora? Alla data del 25/01/2017 è stato davvero previsto tutto in maniera eccellente. Ancora complimenti e buon lavoro. Lucio F.

    • Ciao Lucio,
      in tutta onestà questi sono i giorni più difficili perché ritengo che tutta la dinamica sia, come comunemente si dice, in mezzo al guado. I dati attuali sono ancora contraddittori ma provo a fissare alcuni aspetti più delicati.
      1. In questo articolo è stata descritta la genesi dell’impulso troposferico (che in verità è stato il secondo in ordine di tempo) in grado di generare una buona propagazione d’onda verticale. Alla luce delle ultime emissioni deterministiche tale impulso, seppur confermato, viene in parte ridimensionato in termini di anomalie di geopotenziale e quindi di capacità di generare un buon “urto” contro la più bassa circolazione zonale stratosferica (vedi mappe a 475K della vorticità potenziale). Ricordo però che ogni impulso trasferisce quantità di moto e che gli effetti di ogni impulso si sommano con deposito crescente di quantità di moto. Tale condizione, infatti, si nota nelle traballanti uscite dei modelli già sopra le 144-168h. Da qui le prime difficoltà interpretative sul lungo termine.
      2. I previsti effetti di questo secondo impulso troposferico sembrano invece trovare maggiori conferme su tutti i piani sopra i 100hPa fino almeno ai 30hPa a riguardo di una seconda rotazione del vortice stratosferico ma il proseguo, sia temporale che di ulteriore propagazione verticale d’onda, è ancora tutto da capire. Incerta, quindi, è anche l’attesa ripartenza della seconda onda (10hPa) in funzione della dinamica di rotazione del vortice stratosferico sopra descritta che al momento non appare così incisiva ma della quale sono ancora convinto.
      3. Altro punto poco chiaro nei modelli è riferito alla possibilità o meno del verificarsi di un evento ESE warm tra la fine di gennaio e i primi giorni di febbraio. Personalmente lo escludo perché, come ho già scritto nel precedente articolo, i dati inerenti gli Eventi dei flussi di calore alla quota isobarica di 100hPa, calcolati su un intervallo di 40 giorni, non lo supportano essendo per quel periodo ancora lontani dalla soglia dei +5,5K m/s (vedi letteratura). Questo valore, però, potrebbe essere raggiunto e superato tra la fine della prima decade di febbraio e la prima parte della seconda decade se la dinamica del secondo impulso produrrà i suoi effetti.
      4. In relazione ai punti di cui sopra bisogna quindi capire se la dinamica che si avvierà nelle prossime ore sarà in grado di generare un evento T-S-T, quindi un ESE warm. In alternativa, come per quanto è avvenuto in occasione dello stratcooling di dicembre scorso (come più volte spiegato dinamica appartenente ai Low Heat Flux Events e quindi non un ESE cold), si limiterà al macro caso di cui in letteratura di Waugh e Polvani classificato come High Heat Flux Events. Stabilire questo non è cosa secondaria giacchè le conseguenze nel lungo termine hanno non poche differenze (come anche questo ampiamente descrittto nei precedenti articoli). Tradotto vuol dire che se così andrà sarà un riscaldamento stratosferico, anche importante, ma non avrà le caratteristiche e conseguenze di un ESE warm.
      In conclusione per capirci qualcosa di più a mio parere bisogna ancora attendere qualche giorno affinchè dai deterministici escano più chiaramente le avvisaglie degli effetti dell’impulso troposferico (qualunque esse siano) e solo successivamente sarà possibile farsi un’idea un po’ più oggettiva sulle possibili future dinamiche. Detto ciò anche se come appena scritto gli effetti di un ESE o di un Low/High Heat Flux Events sono diverse comunque mi aspetto delle conseguenze a causa di tutta la dinamica in atto. Ritengo che queste si faranno sentire a partire dalla fine della prima decade di febbraio o inizio della seconda quando sarà lecito attendersi la flessione delle velocità zonali troposferiche alle alte latitudini con abbassamento della storm track. Intanto, come era nelle attese, la ripresa zonale è un dato di fatto.
      CarloCT

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