Ormai il tempo stringe, il summit di Copenhagen si avvicina ed ecco, quindi, che c’è una corsa alla pubblicazione. Gli studi editi in questi giorni, davvero, non si contano più: facciamo fatica a stare dietro a tutte le pubblicazioni. Una però ha attirato la nostra attenzione, vuoi per il contenuto, vuoi per il centro studi che l’ha elaborato. Stiamo parlando del Tyndall Centre for Climate Change Research e dell’ultimo report prodotto. Purtroppo possiamo rifarci al solo lancio di agenzia del Daily Telegraph1 , perchè al momento non è stato comunicato il titolo dello studio, ma solo un’intervista rilasciata dal direttore del Centro Tyndall, Kevin Anderson.
Parlando degli obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2 in Inghilterra, ecco cosa dice il Prof. Anderson:
To meet [Government] targets of not exceeding two degrees C, there would have to be a moratorium on airport expansion, stringent measures on the type of vehicle being used and a rapid transition to low carbon technology. For most of the population it would mean fairly modest changes to how they live, maybe they will drive less, share a car to work or take more holidays in Britain.
Ovvero, per raggiungere l’obiettivo di stabilizzazione a 2°C le misure attualmente poste in essere sono insufficienti. Non basta una riduzione del 20% entro il 2020, bisogna raggiungere il 70% di riduzione. Ottenibile come? Tra le altre cose: attraverso una moratoria sulla costruzione di nuovi aeroporti, misure più stringenti sulla circolazione dei veicoli e una transizione rapida verso tecnologie a bassa emissione. Per la maggior parte delle persone, prosegue Anderson, tutto ciò significherà solo un modesto cambiamento nello stile di vita.
A questo punto, nell’articolo comparso sul Daily Telegraph si parla di “recessione pianificata” (planned recession). Ci rimane il dubbio se questa espressione sia contenuta o meno nello studio, o se si tratti piuttosto di una frase originale dell’articolo a firma di Louise Gray, non si capisce. Di chiunque sia questa frase, è significativo che la decrescita felice, sia stata finalmente chiamata con il suo vero nome: recessione pianificata.
Se qualche gentile lettore fosse in possesso del documento originale o per lo meno del link ad esso, me lo può comunicare direttamente, lo analizzeremo con attenzione. Grazie per la collaborazione.
- http://www.telegraph.co.uk/earth/earthnews/6248257/Planned-recession-could-avoid-catastrophic-climate-change.html [↩]
Resto sempre particolarmente interdetto di fronte a questo tipo di assunzioni.
Ovvero stimare quanta CO2 si possa emettere per evitare che l`aumento delle temperature globali non superi una certa soglia. In questo ci sono due passaggi:
emissioni antropiche di CO2 —> concentrazione atmosferica di CO2 —-> Temperature medie globali
Il secondo passaggio e` quello solitamente piu` discusso ma il primo non e` da meno, anzi. A tal proposito vorrei segnalare questo recente studio dal cui abstract estrapolo la seguente affermazione
“In modeling the climate response to a scenario of CO2 emissions, the net carbon cycle feedback is of comparable size and uncertainty to the noncarbon–climate response. “
http://ams.allenpress.com/perlserv/?request=get-abstract&doi=10.1175%2F2009JCLI2949.1
[…] Copenhagen si avvicina! Prima o poi doveva arrivare: Recessione pianificata | Climate Monitor __________________ "Quanto monotona sarebbe la faccia della terra senza le montagne" […]