Prima di entrare nel post di oggi, vi chiedo di fare un piccolo esercizio di ricerca, aprendo google e digitando le parole “climatemonitor trasposizione“. Verranno fuori dei post che abbiamo pubblicato nel passato, in cui parlando di eventi atmosferici estremi, abbiamo commentato come il collegamento tra questi e il clima che cambia sia ad oggi puramente speculativo. Nient’altro che tentativo di trasporre appunto il tema del climate change, diversamente non percepibile, nella vita di tutti i giorni. Nessuno, ma proprio nessuno dei cosiddetti esperti che spuntano fuori ogni volta che questi eventi si palesano, ha mai affrontato la questione in questi termini, preferendo invece collegarli almeno idealmente a “quello che dobbiamo aspettarci in un mondo che si scalda”.
Ieri, con mia grande sorpresa, mi sono imbattuto in un tweet di Judith Curry che rilancia un articolo di Richard Muller:
From Richard Muller: How does climate change affect your personal life plans? (of interest; not an endorsement)https://t.co/HMbVoA9icI
— Judith Curry (@curryja) 7 dicembre 2016
Per quanti non lo sapessero, Richard Muller è il leader di un progetto di ricerca condotto al Berkeley Institute, nel quale sono stati riesaminati i dataset delle temperature globali e ne sono stati validati in modo indipendente sia i trend che i metodi di omogeneizzazione dei dati, confermando e quindi “certificando” l’aumento della temperatura media globale (compreso il rallentamento che questo trend ha subito dall’inizio di questo secolo). Muller quindi non è uno scettico, anzi, è uno che afferma di aver avuto qualche dubbio in passato, ma di essersi ricreduto dopo aver condotto queste ricerche. Secondo lui il global warming è reale (e ci mancherebbe!) ed è causato dall’uomo (questo però i trend non lo spiegano ma, vabbè…).
Bene, nell’articolo ripreso dalla Curry Muller si chiede “In che modo il cambiamento climatico ha impatto sui vostri progetti personali?” Semplice, non ne ha affatto e non ne ha avuto in passato, perché:
Il fatto è che il riscaldamento globale è stato troppo piccolo negli ultimi 50 anni (soltanto 1°C secondo l’IPCC) perché qualcuno possa essere stato in grado anche soltanto di accorgersene. Ci vogliono medie che coprano molte decadi su centinaia di località per vederlo.
Molti pensano sbagliando di averlo notato, od aver notato altri effetti ad esso collegati. La maggior parte dei fenomeni che la gente nota, come l’aumento degli uragani, dei tornado, o delle alluvioni e siccità, non sono scientificamente validi. Essi rappresentano il cherry picking: attribuire ogni evento atmosferico che sia “brutto” al riscaldamento globale causato dall’uomo. Questo cherry picking è in modo particolare di gran moda per gli uragani; i politici ci dicono che Katrina, che ha colpito quella grande città degli USA che è sotto il livello del mare ed era solo di categoria 3 quando è arrivato, è stato un portato del riscaldamento globale. No, è stata una città mal progettata che ha subito una catastrofe che si sapeva sarebbe stata inevitabile.
La Florida non sta subendo l’aumento del livello del mare (che è stato di soli 4,5 pollici negli ultimi 50 anni), ma sta subendo la subsidenza (sprofondamento) della terra emersa, del tutto scollegato dal riscaldamento globale. La maggior parte dei disastri messi in evidenza in “La scomoda verità” non erano affatto veri; nel migliore dei casi erano esagerazioni. Ecco l’estratto da Wikipedia di come una corte britannica ha giudicato “Una scomoda verità”: “Il giudice ha sentenziato che Una scomoda verità contiene nove errori scientifici e quindi deve essere accompagnato da apposite spiegaizoni di quegli errori prima di essere mostrato ai ragazzi a scuola”.
Quindi, cosa si può fare secondo Muller, dato che il riscaldamento globale esiste (qualcuno direbbe è vivo e lotta insieme a noi)?
Cosa si può fare? Si deve incoraggiare quello che io chiamo “la triade”: risparmio energetico, energia nucleare e sostituzione (specialmente in Cina) del carbone con il gas naturale. Due di queste azioni sono spesso attaccate dagli ambientalisti. Informatevi su di esse e incoraggiate la loro implementazione negli USA e in giro per il mondo.
Quanto può cambiare il vento con una sola tornata elettorale…
[…] Autore: Guido GuidiData di pubblicazione: 09 Dicembre 2016Fonte originale: http://www.climatemonitor.it/?p=42995 […]
“Quanto può cambiare il vento con una sola tornata elettorale…”
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Non sono d’accordo. 🙂
Ho seguito il lavoro di Muller e le sue peripezie da anni e ne apprezzo la grande onestà intellettuale. Questa premessa è d’obbligo in quanto Muller è passato dalla graticola degli scettici (quando era considerato tale dalla totalità del mainstream “cambioclimatistantropico”) alla brace di tutti (scettici ed esponenti del mainstream). Triste sorte per uno scienziato che dice quello che pensa, basandosi sui dati e sulle convinzioni che fonda sullo studio di questi dati.
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Muller non ha cambiato idea in coincidenza dei risultati delle elezioni USA, ma quello che scrive nel suo articolo lo sostiene da anni. Rispetto a qualche anno fa (prima degli esiti del progetto BEST risalente al 2011/12) ha cambiato idea solo riguardo alle cause del riscaldamento globale che oggi come oggi, attribuisce quasi esclusivamente alle emissioni antropiche. Per il resto sostiene le stesse cose che sosteneva allora. A partire dal 2012/13 è diventato molto più radicale circa l’utilizzo del gas (anche quello da fratturazione idraulica degli scisti) e dell’energia nucleare. Come dargli torto se considera le emissioni di gas serra causa del riscaldamento globale?
Per queste sue posizioni è fortemente inviso ai circoli ambientalisti ed a tutto il mondo che gira intorno ad essi, non esclusa una larga fetta del mondo accademico. Per quel che mi riguarda, a parte la percentuale del riscaldamento globale attribuibile agli esseri umani, condivido buona parte delle sue idee.
Ciao, Donato.
Donato,
lo so che non ha cambiato idea, non intendevo questo. Intendevo che ora se ne potrà parlare 😉
gg
Donato, Muller non ha più visibilità mediatica adesso?
Come sempre apprezzo l’impegno che Climate Monitor esercita per far emergere dati più concreti ed oggettivi sul tema dei tanto speculati 2Cambiamenti Climatici”, e questo articolo ne è solo l’ultimo pregevole esempio.
purtroppo, C’è un dettaglio in fondo all’articolo su cui credo si sia scivolati in uno dei tanti “LUOGHI COMUNI” che abitualmente cavalcano gli “ambientalisti” o pseudo tali. Riporto la frase:
” Cosa si può fare? Si deve incoraggiare quello che io chiamo “la triade”: risparmio energetico, energia nucleare e sostituzione (specialmente in Cina) del carbone con il gas naturale. ”
Convengo pienamente sui primi due, mentre sul terzo credo si sia incorsi appunto nel solito fuorviante concetto che porta a collegare l’inquinamento atmosferico di “Particolato fine”: PM10 e PM2,5 con il combustibile Carbone, di gran lunga il fondamentale combustibile utilizzato in Cina (ma anche in quasi tutti i grandi ed avanzati Paesi del mondo) per produrre l’elettricità, a sua volta fondamentale vettore per il benessere e lo sviluppo.
Come molti facilmente ricorderanno, è purtroppo abituale di sentir comparare il Carbone con il Gas Naturale (eccellente combustibile fossile) per la produzione elettrica, indulgendo sempre con la fuorviante comparazione sulle rispettive emissioni di CO2, dove si lascia intendere che usando il Gas “Naturale” (di fatto bonificato in fase di estrazione dai giacimenti!) si emette circa metà CO2 rispetto all’uso del Carbone, a parità di elettricità prodotta.
Questo dettaglio è indubitabilmente vero, ma non in termini assoluti bensì solo se per tale comparazione ci si ferma e limita a valutare la cosa sulla base delle emissioni “post-combustione” ed è semplicemente dovuto al fatto che la molecola di Carbone (da cui deriva il nome) contiene più Carbonio (l’elemento che si trasforma in energia), rispetto alla molecola del Metano (CH4) dove invece prevale l’Idrogeno.
Ma se fosse davvero così importante valutare e conteggiare tali emissioni di CO2 (e dei Gas Serra in generale), allora onestà intellettuale dovrebbe portare ad allargare la valutazione ed andare a monitorare e conteggiare anche le emissioni della fase “pre-combustione” vale a dire da quando tali combustibili sono estratti dal sottosuolo. Invece, purtroppo (e domandatevi il perché, convinti di non esagerare), questo non avviene e così si continua ad alimentare tale fallace parziale confronto e valutazione.
Infatti, bisognerebbe che i MEDIA investigassero un attimino meglio e scoprirebbero che la CO2, insieme a diversi altri gas è sempre presente nei giacimenti di idrocarburi ed in particolare di quelli da cui si estrae il poi definito Gas Naturale, in misura variabile come variabile è la qualità di tali gas nei diversi giacimenti.
Ebbene, una volta scoperto il giacimento e fatte le necessarie valutazioni sulla concentrazione di Metano, Butano, Propano, ecc. si decide circa l’opportunità ed economicità di tale sfruttamento e si da avvio all’estrazione. In funzione della quantità di CO2 presente in miscela con gli altri gas nel sottosuolo, si costruisce quindi a bocca di giacimento un impianto che provvede alla “cattura” dei gas indesiderati a destino, tra i quali: CO2, H2S (la componente dello Zolfo degli idrocarburi) e N2O, che sono poi liberati (Vented) all’atmosfera nel luogo di estrazione. Comprensibile tecnica industriale e commerciale.
Ma direte voi: perché tali emissioni di gas ad effetto serra, ed in particolare di CO2 (così demonizzata e per legge conteggiata in fase di “post-combustione” a destino in certi Paesi (Ue28 in particolare) non vengono monitorate, conteggiate ed attribuite ad alcuno in tale fase “pre-combustione” ? Peraltro, al “Venting” bisogna altresì aggiungere anche il “Flaring” ed il “Methane Fugitive Emission”, tenuto conto che la molecola del Metano ha un’incidenza ai fini del “Global Warming Potential” molto maggiore della CO2 ed il confronto NON va certo fatto su un arco temporale (stranamente ?) anch’esso fuorviante e speculato: 100 anni (chissà perchè?), anziché 10 o 20 anni (che sarebbe anche logico se vi fosse davvero un’urgenza di intervento)!
E così si alimenta il “luogo comune” di cui accennavo sopra e si è portati a credere che utilizzando il Gas “Naturale” per la produzione elettrica invece del molto meno costoso e più abbondante e meglio distribuito sul globo, Carbone.
Vi sono autorevoli studi di varie Università e Centri di Ricerca che trattano dell’argomento, ma che i MEDIA stranamente fanno fatica ad intercettare, leggere e riprendere e così si continua a disinformare l’opinione pubblica a tutto danno degli stessi cittadini che poi ne pagano le conseguenze, anche e soprattutto economiche (vedi lauti incentivi e costo dell’elettricità in certi Paesi tra i quali primeggia l’Italia.
Tornando quindi al riferimento alla Cina, è indubbio che in quel Paese è davvero massiccio il ricorso al Carbone che è alla base dell’enorme crescita degli ultimi 20 anni in quel Paese. Purtroppo, questioni culturali portano a sottovalutare l’impatto che una moltitudine di vecchi ed obsoleti impianti (nei diversi settori industriali, non certo solo nel settore termoelettrico) producono in termini di emissioni (non di CO2, ma bensì di ossidi di Zolfo, di Azoto e di Particolato Fine, da cui deriva quindi l’inquinamento ambientale (smog) in particolare nelle loro megalopoli.
Il problema può essere affrontato e risolto, non certo ai fini delle emissioni globali (L.C.A.) dei gas serra, ma bensì per l’inquinamento dell’aria, con l’impiego delle moderne tecnologie oggi disponibili e con l’utilizzo (tenendoli accesi anche nei moderni impianti già ben presenti anche in Cina) dei: Desolforatori, Denitrificatori, Depolverizzatori, come avviene in Europa ed in Italia.
Se lo facessero anche in Cina (oltre a dismettere i vecchi ed obsoleti impianti, con un parallelo notevole incremento dell’efficienza che i nuovi e moderni impianti consentono), è certo che la situazione migliorerebbe molto e lo “smog” che spesso ci mostrano i vari MEDIA, subirebbe una drastica riduzione, ma il problema dovrebbe comunque riguardare TUTTI i Settori produttivi e quindi anche, acciaierie, cementifici, raffinazione idrocarburi, ecc. ecc., oltre che interventi sui veicoli a motore a scoppio.
Sono fiducioso che diversi seri giornalisti si porranno l’interrogativo dopo aver letto queste note. O no?
Ringrazio il Sig. Sorgenti per la sua prospettiva molto chiarificatrice – sarebbe desiderabile, nell’ambito del possibile, conoscere anche degli aspetti quantitativi, anche se temo che sia difficile reperire dei dati affidabili.
Per esempio, in Venezuela il gas naturale, un sottoprodotto “obbligatorio” dell’estrazione del petrolio, viene praticamente regalato per l’uso industriale — il costo per l’utente non remunera nemmeno l’infrastruttura di distribuzione; presumo che la parte non consumata industrialmente o reiniettata nei pozzi venga semplicemente emessa nell’atmosfera, spesso senza nemmeno contabilizzarla, forse un 5% del totale prodotto, un volume molto elevato.
Semplice e lineare, però nulla di nuovo. E poi non è ancora chiaro (credo che questo sia ormai evidente a -quasi- tutti) quanto di quell’aumento di 1 grado sia dovuto all’aumento di CO2 di origine antropica in atmosfera , ovvero quanto è la famosa climate sensitivity , e quanto sia dovuto ad altri fattori. I modelli climatici presi inconsiderazione dall’IPCC per definirla non sono ad oggi risultati affidabili.
Supponendo che buona partedel global warming osservato sia di origine antropica è anche chiaro che la soluzione più efficace ,per quanto riguarda la generazione di energia elettrica, stia nella triade e non tanto nelle rinnovabili , il cui aumento per quanto auspicabile non potrà raggiungere valori tanto più elevati dei loro “capacity factors”, per non creare problemi di rete, e sempre che siano economicamente competitive. Nella triade , per il carbone, oltre alla sua sostituzione con il gas naturale, alcuni paesi, come la Cina, stanno adottando anche il processo di gassificazione, in centrali IGCC (Integrated Gasification Combined Cycle) che , rispetto alle centrali a carbone convenzionali, producono meno emissioni di CO2, meno particolato, e data la composizione dei gas di scarico ,rendono più agevoli eventuali tecniche di sequestrazione della C02.