- A “The Donald”, che quasi un anno fa ai suoi già innumerevoli detrattori del mainstream aveva dichiarato: “se sparassi a qualcuno sulla 5a Avenue, non perderei nemmeno un voto” (Guardian, 2016). Incuranti, i megafoni della Clinton hanno continuato a massacrarlo, credendo di poterne determinare le (s)fortune elettorali. L’avessero ascoltato un anno fa ci avrebbero risparmiato i loro inutili sermoni e, soprattutto, avrebbero evitato di rendersi ridicoli. Profeta.
- Agli “scienziati” dell’IPCC. Come discusso in precedenti articoli (Climatemonitor 2016, Climatemonitor 2016b) le loro sorti si sarebbero decise con le elezioni americane. Hanno pescato lo stuzzicadenti corto e adesso sono dolori. Dopo una lunga e (dis)onorata carriera spesa a taroccare dati, cancellare hiatus, nascondere email compromettenti al Congresso e compiacere le amministrazioni democratiche, per loro si prospetta una lunga traversata del deserto alla ricerca di ricollocamento professionale. La pena del contrappasso suggerirebbe un impiego nelle miniere di carbone della West Virginia, prossime alla riapertura dopo il cambio della guardia alla Casa Bianca. Un bel salto, partendo dalle spiagge di Marrakech. Vittime Collaterali.
- Ai media del mainstream. Non ne hanno azzeccata una: durante le primarie pronosticarono una umiliante sconfitta per Trump, “candidato-barzelletta”. Dopo le primarie, una inevitabile disfatta con la Clinton. Hanno trascorso gli utimi mesi a spiegarci perché lei avrebbe vinto e lui avrebbe perso, lo hanno coperto di insulti, ne hanno stravolto qualsiasi messaggio, lo hanno dato perdente in tutti i sondaggi. I veri perdenti, invece, sono stati loro. Una menzione speciale per la copertura delle elezioni USA da parte della stampa italiana: semplicemente pessima, ben oltre i limiti del grottesco, dell’immorale e dell’indecente, pur con rarissime felici eccezioni come quella rappresentata da Il Giornale e dai suoi ottimi blogs. Un merito ai giornalisti del mainstream va comuque riconosciuto: quello di essere infallibili nel prendere sempre e comunque la parte sbagliata. Cartine, o meglio, cartacce al tornasole.
- Agli analisti finanziari: prevedevano che con l’alquanto improbabile elezione di Trump il dollaro sarebbe crollato, le borse avrebbero fatto crack e l’oro sarebbe andato alle stelle. Risultato: dollaro alle stelle, nuovi record per Wall Street e oro nella polvere. Promotori fallimentari.
- Ai politici europei che non ne azzeccano una: avevano scommesso sulla candidata dem, si erano prodotti in endorsement sperticati, avevano sgomitato per rubare una foto sfocata accanto a un qualsiasi surrogato elettorale della candidata, avevano rivaleggiato nella gara dell’insulto a Trump per accreditarsi presso la sicura vincitrice. Tutto inutile, anzi, tutto estremamente dannoso, per loro e soprattutto per i paesi i cui interessi avrebbero dovuto difendere. Tafazzi.
- Agli studenti molto liberal dei college americani, provati psicologicamente al punto da ottenere che venissero rimandati i loro esami dopo l’inopinata disfatta elettorale, o che fosse consentito l’ingresso dei loro cagnolini e gattini a scuola per fare pet therapy (Express, 2016). Rudolph Giuliani, con una rudezza per niente liberal, li ha definiti “bunch of spoiled crybabies”: accozzaglia di bambini frignoni. Eppure le alternative nel loro campo non mancano: possono sempre andare in giro a sfasciare vetrine, bruciare bandiere a stelle e strisce o lanciare molotov alla polizia (The Sun, 2016). È la futura classe dirigente lib-dem americana, quelli “colti, tolleranti e inclusivi”. Auguri.
- Ai “democratici”:
- Quelli che hanno passato il tempo ad accusare Trump di razzismo mentre incasellavano i loro potenziali elettori come Linneo con le specie animali: il nero vittima della polizia (Telegraph, 2016), il messicano bisognoso (com, 2016), il musulmano buono (Guardian 2016), e poi i gay, gli atei, le donne, i giovani, i laureati… Rimanevano fuori solo i bianchi, cristiani e meno istruiti, e dopo averli preventivamente messi nel “cesto dei miserabili” (bbc 2016) li hanno anche accusati di non averli votati, miserabili ingrati.
- Quelli che: “noi voliamo alto, mentre loro cadono in basso”. Volavano talmente alto, i “democratici”, che sono stati colti con le mani nel sacco mentre pagavano attori scalcinati per scatenare risse ai comizi di Trump e poi lasciare ai loro media scodinzolanti il compito di abbaiare contro i sostenitori “violenti” del tycoon (Breitbart 2016). Volavano talmente alto da truccare le primarie per far fuori l’unico agente di cambiamento nel loro stesso partito: Sanders (Guardian 2016b). Volavano talmente alto da passare alla loro candidata le domandine in anticipo, prima dei dibattiti televisivi (NY Post, 2016). Volavano talmente alto, che distribuivano istruzioni su come taroccare i sondaggi a vantaggio dei loro candidati (Zerohedge 2016). Volavano talmente alto, che si sono inceneriti al primo raggio di sole. Icaro.
- Quelli che “Trump è un violento”, e chiudevano gli occhi quando venivano vandalizzate le macchine e le case di chi esponeva i cartelli col nome del candidato (Dailycaller 2016), si davano alle fiamme comitati elettorali rivali (NY Times 2016), o si picchiavano clochard accusati di difendere la stella dell’infame sulla Walk of Fame (Breitbart 2016b). I nuovi Gandhi.
- Quelli che “siamo per i diritti delle donne”, salvo poi emozionarsi e compiacersi per gli endorsement di Lady Gaga vestita da nazista in latex nero o di Miley Cyrus, laureata ad Harvard in twerking e leccata di martello, o per le generose promesse sessuali fatte da Madonna ai saldi di fine campagna elett-orale (Mirror 2016). Le elettrici, tuttavia, hanno confermato a Trump più o meno gli stessi voti di Mitt Romney, 4 anni prima (Telegraph 2016b). E i dem-fem sono rimasti come Madonna: a bocca asciutta.
- Quelli che si stracciavano le vesti perché “Trump minaccia di non accettare l’esito del voto”, salvo poi essere loro, a rifiutare l’esito del voto e ad aizzare proteste di piazza con tanto di agitatori professionisti al soldo dei soliti predicatori del “bene superiore” (Zerohedge 2016b, Occhidellaguerra 2016). I coerenti.
- Quelli che imparano dalle sconfitte. E infatti, preso atto che Donald ha rottamato in un’unica elezione i tre clan più potenti d’America (Obama, Jeb Bush, Hillary Clinton), i Dem hanno già pronto un piano di rilancio rivoluzionario: per le prossime elezioni si parla di candidare Chelsea Clinton, oppure Michelle Obama. Con la seconda in vantaggio, perché nella frenesia tassonomica linneana dei liberals, oltre ad essere donna, ha anche il vantaggio di essere nera. Recidivi.
Qualcuno ha scritto che l’elezione di Trump rappresenta il fatto politico più clamoroso dalla seconda guerra mondiale. Forse quel qualcuno si era abbeverato di troppa stampa mainstream e non aveva bazzicato siti di informazione alternativa, ovvero intellettualmente più onesta. Resta il fatto che si tratta comunque di un evento di portata enorme, e come tale sarà oggetto di ulteriori approfondimenti su questo Blog.
L’appuntamento è alla prossima puntata, che sarà dedicata all’evoluzione dei media mainstream da (supposti) organi di informazione a veline di una propaganda sguaiata, scadente, e soprattutto, inutile.
Vorrei segnalare che tutte le notizie apparse sul presunto dietrofront di Trump sono, tanto per cambiare, una colossale balla. Basta andare a leggere l’intervista completa dove ne parla.
Caro Lauro, se ne parlera’ presto in un articolo, al momento in preparazione 😉
“Il fatto che Trump abbia detto che l’Accordo di Parigi non è il male assoluto come si commenta?”
Io sono molto pragmatico. Se ha detto una cosa in campagna elettorale e ne dice una dopo, dice il vero prima o dopo? O nessuna delle due volte?
Personalmente, aspetterò di vedere cosa fa. A sentire i giornali, Trump ha 3 segretari degli interni, 5 ambasciatori all’ONU, 4 segretari di stato, eccetera.
Il fatto che Trump abbia detto che l’Accordo di Parigi non è il male assoluto come si commenta?
Caro Michele, penso sia una questione di sfumature, pur rimandendo inalterato il risultato finale. E’ un po’ la differenza che c’e’ tra morire di morte violenta, e morire di fame. Una morte per fame passa (relativamente) inosservata, a differenza della prima. Penso proprio che torneremo su questo argomento…
“Nel suo articolo colgo solo una sorta di mainstream al contrario. ”
Non sono riuscito a leggere tutto, anche perché alcuni commenti si sono “schiacciati” sul bordo destro con una formattazione terribile. Comunque, parto dalla frase riportata.
Io sono molto contento della vittoria di Trump, che avrei votato, e sono d’accordo con quasi tutto quello che ha scritto Massimo Lupicino. Nella frase citata del commento critico c’è una verità, che però è solo una mezza verità: il mainsteam al contrario. L’inconsistenza della critica sta in quella mezza falsità che contiene.
Innanzitutto non sono entusiasta di Trump, neanche per niente. Il candidato ideale, per me, sarebbe stato un altro (quale? Nessuno di quelli che ho visto alle primarie; qualcuno poteva essermi affine, ma – come è stato argutamente scritto – aveva il carisma di uno straccio). Ma eravamo di fronte ad una scelta dicotomica. Clinton avrebbe rappresentato il consolidamento di un _vero_ mainstream, gramscianamente consolidato dalla politica alla scienza ai film alle canzonette. Ora, se la mezza verità nella frase “mainstream al contrario” si può ravvisare nel senso che il trumpismo contiene certe posizioni “per partito preso”, la mezza falsità è data dal fatto che _non è un mainstream_. Infatti il mondo universitario, della cosiddetta “cultura” dei film, delle canzonette e dei media in generale rimane schierato come prima. Semmai ora abbiamo due campane che suonano musiche diverse, non più all’unisono. E questo è un grande passo avanti.
Detto questo, sugli altri punti…
Razzismo? E perché tutta la retorica obamiana sul “primo presidente nero” non era razzismo? Io lo detesto per quasi tutto quello che ha fatto, tranne per il fatto che è nero, e che sia nero non me ne frega un cazzo. Dunque, per quale motivo devo sentirmi presentare l’argomento con valenza politica, se non per razzismo? Dice: ma c’è storicamente la questione nera negli USA. Ma Obama l’ha risolta? No, come testimoniano gli scontri per le strade. Se poi dovessimo attendere che gli USA abbiano un presidente ispanico, asiatico, italiano, cattolico (davvero, non come JFK), ebreo, islamico, buddista, per dichiarare che hanno finalmente raggiunto un equilibrio, dovremmo aspettare ottant’anni. Dunque, l’obamismo è stato anche basato su una forma di razzismo. È dimostrato dal fatto che ora, tramontata la fase Clinton, il Partito Democratico pensa, tra i possibili nuovi leader, ad uno nero e islamico. Razzismo è il suprematismo bianco, razzismo è pure l’antisuprematismo bianco.
Religione? Ma perché, quel pensiero unico che impone una visione in qualsiasi campo umano, dalla climatologia al malthusianesimo alla teoria del gender all’evoluzionismo debordante fuori dal suo campo legittimo, ovvero nel darwinismo sociale, con tutte le varianti intermedie, non è una religione? Dice: semmai un’ideologia. Anche, ma non basta perché – parafrasando Montanelli – questo sistema è dogmatico, ha i suoi riti e i suoi sacerdoti. Senza tralasciare che si percepisce chiaramente la lunga mano massonica, per cui il termine “religione” è senz’altro appropriato. Chi mi viene a dire che il sistema che ha perso era “laico” mi prende per il culo. Tutte le offerte politiche odierne sono in qualche modo religiose, e non se ne può denigrare una solo perché fa riferimento ad un sistema religioso che agli sconfitti non piace.
Dunque, non ci sono questioni di metodo per cui Trump sia di per sé un problema. Nel merito delle cose, vedremo. Io posso sostenere un candidato, ma dal primo giorno in cui va al potere voglio vedere come agisce e divento subito diffidente. Così come sono diffidente di Putin; anzi, è uno di cui proprio non mi fido. Sbaglia chi nutre speranze nella Terza Roma: semplicemente è deluso dalla nullità a cui si è condannata la politica occidentale e proietta le speranze su qualche attore esterno. Ma non ci sono problem solver in giro: solo creatori di altri problemi.
Tuttavia, Putin è un contraltare al pensiero unico progressista che da otto anni imperversa, e così come per Trump, pur non fidandomi penso che sia un bene che ci sia un disallineamento. Per questo penso che sia cosa buona che Putin esista e che Trump esista, nonostante i loro difetti.
Per il resto, non usciremo da questa grave crisi in modo semplice o indolore. Almeno per il momento, però, abbiamo evitato di cadere nel precipizio di altri quattro anni di mainstream a tutti i livelli.
Cari sinistri aspettatevi la terza legnata il 4/12…poi parleremo ancora di clima!!!
“Agli analisti finanziari: prevedevano che con l’alquanto improbabile elezione di Trump il dollaro sarebbe crollato, le borse avrebbero fatto crack e l’oro sarebbe andato alle stelle. Risultato: dollaro alle stelle, nuovi record per Wall Street e oro nella polvere. Promotori fallimentari.”
Ma cos? Aspettiamo almeno che cominci il suo mandato per vedere il danno economico che vuol creare. Sempre che attuerà ciò che ha detto. E io dubito, così come dubito (e spero) che glielo lasceranno fare.
Inoltre siamo davvero sicuri sia un bene per gli USA avere un dollaro forte?
Qui un articolo dove vien spiegato a grandi linee le conseguenze della politica che vuole attuare Trump
http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2016-11-15/le-false-promesse-trump-suoi-sostenitori-201115.shtml?uuid=ADWmhavB
Roberto, il commento e’ relativo a quello che e’ successo (e continua a succedere) nell’immediato post-elettorale. Sul futuro… nessuno e’ in grado di esprimersi. Il programma di trump prevede investimenti trilionari in infrastrutture e nel rinnovo delle dotazioni dell’esercito. Facile a dirsi, molto piu’ difficile a farsi vista l’esplosione incredibile del debito americano negli ultimi 10 anni, e in particolare negli ultimi 4. Gli USA sono talmente indebitati che finanziare un incremento del debito a tassi accettabili e’ molto difficile. Impossibile con la Yellen, delfina di Clinton, che non a caso si avvia ad alzarli i tassi, rendendo ancora piu’ utopistico il progetto di Trump. Per portarlo avanti servirebbe un nuovo QE e una nuova guida della FED. E’ una storia tutta da scrivere.
L’economia mondiale e’ in uno stato pietoso, con mega-bolle gonfiate praticamente in tutte le asset class in conseguenza della stampa di fiumi di denaro da parte delle banche centrali di tutto il mondo, soldi virtuali che sono finiti a gonfiare solamente azioni, bond e materie prime (petrolio escluso) senza beneficiare in alcun modo l’economia reale.
Quali che siano i progetti di trump, e quale che fosse stata la guida negli USA, lo scenario piu’ probabile e’ comunque deflattivo e recessivo. Difficile fare miracoli, da parte di chiunque.
Pensare che un singolo presidente possa fermare una politica “ambientalista” che dal 1970, a partire dal Club di Roma ,ha creato un consenso universale su politiche antidemografiche,di decrescita felice e catastrofistiche mi sembra un pio desiderio.
@Luca Rocca
“Pensare che un singolo presidente possa fermare …”
Preso come evento a sé stante sarei d’accordo, ma secondo me Brexit e Trump non sono un caso isolato, sono effetto della politica catastrofico-social-ambientalista. Politica che comincia a sfaldarsi per conto suo, fondata com’è sull’ipocrisia, sulla mistificazione, sul consenso mercenario e sull’esclusione di coloro che producono ricchezza e innovazione.
Tanto per dire, ieri WUWT compiva 10 anni, e in ottima forma. Nel frattempo, nonostante i mezzi a disposizione e Leonardo Di Caprio, il mainstream non è riuscito a dimostrare che le tesi dei “negazionisti” sono false, e nemmeno che gli scettici sono creazionisti sostenitori della terra piatta che praticano scienza woodoo finanziati da Big Oil.
Il mainstream, appoggiato dai grandi media che contemporaneamente hanno perso credibilità e seguito tra il pubblico a favore di altri canali, ha mostrato (a chi lo voleva vedere) il suo lato peggiore: i Peter Gleich, il climategate, i maneggi dell’IPCC, i trucchi di mann, i sondaggi farlocchi di oreskes, eccetera.
E’ pur vero che ci potrà essere una reazione da parte dello establishment, per altro già in atto attraverso i media, volta a erodere, condizionare e distorcere voti popolari e che tale reazione potrà anche vincere, vedi Canada e Australia, però si dice anche che “Niente è per Sempre”. Dunque staremo a vedere, con qualche speranza in più che la Razionalità torni a prevalere.
Caro Luca,
qui non si tratta di “fermare una politica ambientalista” quanto di riindirizzarla su basi che, da una parte, per quanto riguarda il clima, siano più certe di quanto oggi viene per lo più preso come oro colato, produzione di simulazioni di modelli matematici non provati nè validati, che indirizzano verso un catastrofismo eccessivo o per lo meno non provato per quanto riguarda il riscaldamento globale del pianeta fra50,100 anni, dall’altra siano in armonia con le esigenze di soddisfare economicamente i fabbisogni energetici dell’umanità.
Non è poco. Certamente la piega presa da COP21, sulla base dei rapporti IPCC, dove il problema maggiore per l’umanità sta nelle emissioni antropiche di CO2 non va in questa direzione.
Lotta all’inquinamento (in atmosfera- non chiamiamo la CO2 un inquinante- nei mari , nei fiumi , in terra), disponibilità di energia e acqua per tutti devono essere le priorità: la riduzione delle emissioni , che ci sarà, avverrà come effetto secondario.
Non so davvero come potrà contribuire in questa direzione la nuova amministrazione americana.
Comunque la politica ambientalista , a mio avviso va rivista e il duro colpo infierito da queste elezioni alla dittatura del pensioro unico sul climate change ci sta proprio bene.
Ammiro il vostro ottimismo, vi allego questo documento del 1970 dove si dimostra che i modelli matematici attuali sono ampiamente superati da una semplice curva esponenziale ed un campione di misure di 10-15 anni
http://donellameadows.org/wp-content/userfiles/Limits-to-Growth-digital-scan-version.pdf
Pagina 73
Coincidenze come questa mi inducono a credere che ci sia poco da fare. anche se continuo a lottare contro i mulini a vento (letteralmente)
Caro Luca,
forse mi sono espresso male. Non sono affatto ottimista. Quello che mi premeva sottolineare era che l’attuale politica ambientalista tutta incentrata sul climate change di origine antropica, ovvero sul contrasto ad un ipotetico CAGW, stia perdendo di vista quelle che sono le maggiori priorità , o sfide, per l’umanità : inquinamento, risorse idriche ed energetiche (che possano soddisfare i fabbisogni di chi ancora non ne gode e che siano economicamente perseguibili).
Sono sfide pazzesche, dato il costante aumento demografico, che richiedono soluzioni tecnologiche , ricerca, accordi multilaterali ecc. La diminuzione delle emissioni andrà vista e perseguita come effetto collaterale. Proprio perchè c’è poco da essere ottimisti sul raggiungimento di questi difficili obbiettivi, fa effetto vedere le risorse spese in una unica direzione e l’inutilità delle varie COP21, 22 e quel che verrà.
Citavo il Club di Roma proprio per sottolineare come come una forte lobby che non aveva nessuna ragione di essere ambientalista ( Grandi imprese, finanza, industria automobilistica, media) quaranta anni fa abbia avviato una politica tesa ala decrescita e non all’ innovazione.
Gente che prevedeva il futuro dell’ emissione di CO2 alla parte per milione con basi scientifiche ridicole e che guarda caso ci ha azzeccato mi ifa pensare male,anche se si fa peccato.
Il fatto che ci siano degli scettici mi da pero’ ancora una speranza
@Alessandro.
“francamente non mi importa nulla di democratici o repubblicani ”
Capisco e rispetto la tua posizione e spero che tu faccia altrettanto. A me importa invece, e molto, avere anche una visione d’insieme oltre a quella più specificamente tecnica.
Dovendo acquistare un bene, per esempio una casa, mi interessa certamente conoscerne l’aspetto strutturale, ma riconosco che anche il contesto sociale ha la sua importanza, il vicinato, l’esposizione, i servizi disponibili e i costi relativi.
Massimo Lupicino e Maurizio Rovati francamente non mi importa nulla di democratici o repubblicani , di Trump o dei Clinton. Ciascuno di questi ha i propri finanziatori che , a loro volta, si aspettano qualcosa in cambio. A me ( e credo a molti altri) interessano soli i dati scientifici frutto di ricerca. Poi ognuno, in cuor suo, simpatizza per chi gli pare
Opinione rispettabilissima Alessandro, e per certi versi condivisibile. Come scritto in altri post, tuttavia, non credo che la “ricerca” sia al di sopra di ogni sospetto. Scrivere un paper molto bello, con una significativa letteratura a supporto e ben supportato da modelli super-sofisticati, ad esempio, non ti protegge dall’eventualita’ che ad alimentarlo sia immondizia.
Ad esempio, se chi e’ deputato a trattare i database delle temperature mondiali si dedica in modo piuttosto libero al tarocco, allora qualsiasi modello, per quanto bello, diventa inutile. Perche’ vale il principio garbage in – garbage out. La “ricerca”, quindi, se si alimenta di dati corrotti, smette di essere ricerca. E se i dati sono manipolati in accordo ad una agenda politica, la ricerca stessa diventa politica, seppure con un bell’abitino “scientifico” rappresentato da un paper scritto in modo professionale. E se la presidenza USA, in ultima istanza, attraverso l’IPCC, e’ il principale stakeholder del processo di “revisione” dei dati che vanno ad alimentare i modelli, beh… va da se’ che l’elezione del presidente americano e’ importante. Eccome.
Potrebbe ,x cortesia, spiegare al mondo per quale motivo le fonti da lei citate nel suo articolo dovrebbero essere più credibili di altre?
A lei, cui piace tanto parlare del comportamento degli scienziati, sono sfuggite le dichiarazioni antiscientifiche del magnate? Perché non parla della cricca dei creazionisti del tea party che lo appoggia? O improvvisamente il creazionismo è diventato scienza?
Caro matteo io non parlo certo al mondo, non ho queste manie di grandezza. Se ritiene che il mondo ruoti attorno a climatemonitor mi compiaccio e la invito a continuare a seguirci. Quanto alle referenze, avra’ notato (forse) che nell’articolo si spazia da breitbart al guardian, per cui tutto il campo e’ stato rappresentato. Forse non e’ abituato a leggere referenze, come e’ normale per chi si abbevera alla stampa mainstream. E’ traumatizzante all’inizio, ma ci si fa l’abitudine. Quanto al creazionismo, e’ venuto di moda di recente sui giornaloni italani a causa della possibile nomina di ben carson all’instruzione. Noto chirurgo afroamericano, osannato durante le primarie, quando si contrapponeva a trump e poi finito nella polvere e accusato, pensa te, di essere un cristiano creazionista quando e’ passato nel suo staff. Tutto e’ relativo, come sempre.
Comunque se non e’ d’accordo con i contenuti di quello che legge, piuttosto che pretendere di avere spiegazioni urbi et orbi puo’ continuare ad attingere a quella stampa cosi’ rassicurante e uguale a se stessa che le piace tanto. Dov’e’ il problema?
Cordialita’.
La stupirebbe sapere quanto io usi leggere, puntualmente, le referenze di tutti gli articoli, è una deformazione professionale. Dicono molto di più le referenze del contenuto.
Nel suo articolo colgo solo una sorta di mainstream al contrario. Probabilmente non sono al suo livello.
Cmq non ha risposto alle mie domande. Spero sia bravo nello slalom con gli sci quanto lo è con le parole.
Francamente a me non interessa cosa legge anche perche’ mi sembra di capire che lei ama quello che a me repelle. Mainstream al contrario? Si chiama non-mainstream, appunto. Mi complimento per la scoperta sensazionale. Non si butti giu’, non si tratta di livelli, lei appartiene semplicemente ad un altra parrocchia, assolutamente numerosa e molto ben rappresentata sui media “tradizionali”. Nessuno le chiede di cambiare religione, quanto piuttosto di rispettare chi la pensa diversamente da lei e dalla massa in generale, dovrebbe venirle facile visto che appartiene alla schiera dei tolleranti democratici, no? Siete tanti, siete in numerosa compagnia, vogliatevi bene e crogiolatevi nelle vostre granitiche convinzioni. La vita e’ troppo bella e breve per spenderla arrabbiandosi con i pochi che non la pensano come la massa. PS: non ho capito a che domanda dovrei rispondere, sono 3 giorni che inveisce su thread diversi spaziando tra previsioni meteo sgangherate, scomparsa della neve sulle alpi e tea-party creazionisti.
Massimo Lupicino sei un mito e leggerti è sempre fantastico!
Sì però, anche mettendo che quelli dell’IPCC siano solo dei truffatori (non sono certo io a saperne più di altri sia chiaro), che siano pagati da loschi politici e che l’AGW sia una fandonia colossale, il carbone fa maledettamente male alla salute. E su questo spero che invece si sia tutti d’accordo.
Da uno che Trump (al netto della campagna elettorale ovviamente) lo reputa una buona soluzione all’ipocrita e disatrosa politica estera statunitense, qui mi sa che sarebbe anche lecito pensare che ritornare sul fossile sia un bel regalo alle solite lobby. Cioè va bene lo sguardo critico nei confronti di chi sostiene il riscaldamento globale dovuto alle emissioni antropiche di climalteranti in atmosfera, ma io uno, forse anche due, li darei pure dall’altra parte…
Posted da Mariani il 26 ottobre 2016
“personalmente tendo a fidarmi dei conti di Zischin e Saviv (2011), secondo i quali il 60% degli 0.69°C di aumento delle temperature globali del XX secolo è dovuto alla CO2 e il 40% al sole
e .. allora
contrordine tutto falso ?
saluti
Caro Roberto, chi ci segue non da ieri sa che questo blog e’ un contenitore dove vale la liberta’ di pensiero e non c’e’ una linea editoriale imposta dall’alto. Io stesso mi sento semplicemente come un ospite qui, e ringrazio Guido per l’ospitalita’ e la liberta’ che mi ha concesso. Cosa rara e preziosa, di questi tempi…
Chi ci conosce sa che non si legge Climatemonitor come una Repubblica o una Stampa qualsiasi, giornali molto rassicuranti per i loro (sempre meno) lettori, visto che leggendo solo il titolo di un articolo saprai gia’ perfettamente cosa trovarci dentro, rendendo la lettura nel migliore dei casi un refrain di qualcosa gia’ letto innumerevoli volte.
Certo, leggere qualcosa di gia’ sentito 1000mila volte e’ rassicurante, come lo e’ per dei bambini molto piccoli vedere 1000 volte la stessa puntata di Peppa Pig.
Ma qui non siamo ne’ su Repubblica, ne’ su Peppa Pig, e il materiale che si trova in questo blog e’ accomunato dal piacere di sollevare e condividere questioni e punti di vista in prevalenza nascosti dalla stampa mainstream . Puo’ piacere o meno. Se non piace si puo’ tornare a leggere i giornaloni italiani, o per chi ha ambizioni piu’ internazionali, un New York Times, un Guardian o un Washington Post qualsiasi. Che’ uno vale l’altro.
Nello specifico del punto che sollevi, mi piace ricordare il simpatico sondaggio proposto tempo addietro da Guido per sondare il grado di scetticismo di chi legge/scrive su questo blog. La prevalenza mi pare di ricordare fosse per uno scetticismo moderato, che nel mio caso specifico e’ molto piu’ vicino a posizioni negazioniste, termine che odio perche’ inappropriato, ma che comunque rende l’idea. Sono molto piu’ vicino alle posizioni di un Goddard, perche’ nella mia personalissima interpretazione chi tarocca i dati e si mette al servizio di una amministrazione politica infanga l’essenza stessa del metodo scientifico. Anche se ammanta la sua azione di interessi “superiori”. Anzi, soprattutto per quello.
Ad esempio, il modo in cui e’ stato “risolto” il problema dello hiatus mi ha offeso, come persona che ritiene di avere un minimo di cultura scientifica, e mi ha convinto che si, il global warming per come viene presentato “is a hoax (cit.)”.
Ma questa e’ la mia personale opinione, che non coincide con quella di altri su questo stesso blog e che ovviamente non vale piu’ di quella degli altri, anzi…
Alla fine della fiera, questo e’ un blog in cui c’e’ grande liberta’ di pensiero, pur essendo chi scrive accomunato da un atteggiamento vigile e critico nei confronti del mainstream, con particolare riferimento, ovviamente, a questioni climatiche.
Caro Michele, noi non abbiamo mai abbandonato il fossile. Suvvia non cadere nel tranello degli ecoterroristi. Né l’eolico, né il solare potranno mai sostituire l’energia proveniente dal fossile o quella nucleare. Qui a Catania abbiamo la ST Microelectronics, famosissima multinazionale, che con gli incentivi statali ha impiantato una quantità di pannelli solari impressionante che hanno coperto l’intero immenso parcheggio. Ho chiesto a un mio amico dirigente quanto risparmia l’azienda con questa mega struttura e la risposta è stata “neanche l’1%”. Capito? Invece con la scusa dell’energia pulita buttiamo quantità di soldi in un business fallimentare che arricchisce delle lobby che sono assolutamente dannose… il tutto coi soldi dei contribuenti. Al momento non è stata ancora inventata un’energia davvero alternativa al fossile e al nucleare, fattene una ragione.
Cara Lisa penso che il futuro ci riserva un mondo in cui ogni paese perseguira’ le sue scelte energetiche senza la pistola a salve puntata alla testa per un “accordo” comunque non vincolante, e sulla base della esclusiva convenienza economica. Per molti versi gia’ oggi e’ cosi’, penso che lo sara’ sempre piu’ in futuro. Chi disporra’ di fonti energetiche abbondanti e a basso costo continuera’ ad utilizzarle con grande convenienza per i propri cittadini (penso a paesi come gli stati uniti, o l’iran, o la russia stessa per quanto riguarda il gas, o la cina per quanto riguarda il carbone). Chi non dispone di queste fonti a basso costo tendera’ ad arrangiarsi come potra’, generando energia a costi ovviamente superiori, magari ricorrendo all’eolico o al nucleare. Penso e spero che l’era degli assolutismi e degli imperativi categorici ambientali volga al termine insieme alla passata presidenza USA, e ci sara’ un approccio piu’ razionale, ragionato e sensato alle questioni energetiche. Forse riusciro’ ad esporre questo pensiero in modo piu’ appropriato in un articolo, chissa’… 😉
Concordo con la tua visione, Michele: gli assolutismi non mi piacciono, da entrambe le parti. Del resto Trump sostiene una cosa piuttosto semplice: “facciamo quello che piu’ ci conviene per essere piu’ competitivi e avere una bolletta energetica meno cara”. Piu’ che sul carbone e’ facile immaginare che gli USA punteranno sul gas, visto il basso impatto ambientale e la grande disponibilita’ sul mercato interno (praticamente gratis, o quasi…). Il mondo andra’ dove deve andare, e dove conviene andare. C’e’ tanto bla-bla-bla, ma pochi paesi hanno portato veramente avanti le politiche fondamentaliste verdeggianti, e stanno pagando un prezzo altissimo in bolletta per questo, a dispetto di vantaggi ambientali difficilmente quantificabili. Se e’ vero che il carbone fa abbastanza schifo, specie in mancanza di sistemi di abbattimento efficienti, e’ difficile infatti sostenere che il gas sia una fone energetica altamente inquinante. A meno di chiamare in causa la CO2, come al solito…
Caro Giuliano e cari tutti. E se, invece di attendersi aiutini (a pagamento) dalla Terza Roma, cercassimo in noi stessi – Italiani, Europei – la forza ed i valori morali per risorgere?
A sperare nel soccorso di altri si finisce come i nostri antenati del secolo VIII, efficacemente descritti dal Manzoni nel coro dell’atto III di Adelchi:
Il forte si mesce col vino nemico;
Col novo signore rimane l’antico;
L’un popolo e l’altro sul collo vi sta.
Dividono i servi, dividon gli armenti;
Si posano insieme sui campi cruenti
D’un volgo disperso che nome non ha.
Fino alla caduta dell’URSS, abbiamo avuto la sensazione di essere liberi, in quanto il potere del nostro padrone di casa (USA) era controbilanciato da quello di un’altra superpotenza, che ne moderava gli appetiti. Con la caduta del muro di Berlino e l’annessione della Germania est da parte dei “fratelli” dell’ovest, le cose sono cambiate per tutti. L’Italia ha perso la propria sovranità monetaria e quindi politica con l’adesione ai Trattati europei, comunque inspirati dalla politica americana. Vi è molta letteratura in merito e qualche storico fa risalire addirittura all’immediato dopoguerra le manovre dei governi americani per assicurarsi il controllo del blocco europeo occidentale a guida germanica, attraverso il modello degli Stati Uniti d’europa. Tra l’altro l’allargamento ad est dell’unione europea e la confusione di quest’ultima con la Nato non sono fatti casuali, ma fortemente indirizzati anche dall’ultima presidenza democratica. In conclusione un paese come il nostro è divenuto una colonia ed è governato da politici che ben aderiscono al progetto di colonizzazione all’interno di un’unione gestita in maniera totalitaria da persone non elette e quindi che non rispondono ad alcuno. Gli scienziati non possono rimanere insensibili all’attuale contesto, anche perché anche la ricerca ne è fortemente indirizzata. Continuare a illudersi che ci siano motivazioni nobili nell’attuale costruzione europea, mostro politico-economico di stampo ordoliberista, nel cui nome sia giusto e sensato annullare culture ed economie diverse da secoli, non ne impedirà la deflagrazione.
Referendum sulla brexit e l’elezione di Trump sono solo i primi segni.
Esame molto interessante , Rosa. (e ne approfitto per congratularmi con Lupicino.)
Anche se siamo un pò ai limiti del tema, fa piacere leggervi
La simpatia per i repubblicani (Trump) o per i democratici (Clinton) a mio parere non dovrebbe avere nulla a che fare con questo sito. AUTOGOL!
@ Alessandro.
“Cosa c’entra tutto ciò col clima e con la scienza?”
Forse c’entra perché è dalla parte sedicente democratica e sedicente progressista e sedicente politicamente corretta e sedicente antropologicamente differente che pende il carrozzone del climate change, che tarocca i dati, adultera il metodo scientifico, si fa cogliere in flagrante mentre tenta di condizionare le pubblicazioni scientifiche, crea l’asfissia mediatica di giornali e TV, etc…
Cosa c’entra tutto ciò col clima e con la scienza?
Caro alessandro, non c’entrerebbe niente se global warming e politica viaggiassero su binari separati. E siccome a mio parere non e’ cosi’, allora sapere cosa succede in america ci interessa, eccome. Ho gia’ spiegato in altre occasioni che ci sono due diversi livelli: uno di micro-analisi, scientifica, che si nutre di ricerca, studi, dati, e questo e’ il livello della gran parte degli articoli pubblicati su questo blog. Poi c’e’ un livello superiore, quello che in analisi strategica si definisce “external environment”, che non e’ meno importante del secondo, per quanto sia molto piu’ sfuggente e suscettibile di interpretazioni. E’ un livello politico, evidentemente.
In articoli precedenti si e’ detto perche’ le elezioni americane erano importanti per la questione del global warming o, meglio, per come viene affrontata oggi e per come verra’ affrontata domani, da una diversa amministrazione. Da questo punto di vista, l’esito delle elezioni americane avra’ ricadute potenzialmente enormi, ben superiori a quelle di qualsiasi paper. Perche’ alla fine della fiera, la ricerca e’ finanziata, e la realta’ (triste) dei fatti, e’ che la scienza si e’ messa in uno stato di dipendenza economica dal potere politico. Economica e, quindi, politica.
Donato ci ha gia’ fatto intravedere chiaramente alcuni dei risvolti che questa elezione porta con se’, altri seguiranno…
“Perche’ alla fine della fiera, la ricerca e’ finanziata, e la realta’ (triste) dei fatti, e’ che la scienza si e’ messa in uno stato di dipendenza economica dal potere politico. ”
Questo è senz’altro vero ma non è che far controllare la ricerca dalla lobby delle armi sia meglio che farla controllare da un establishment che crede nel AGW.
Se vogliamo parlare di “livello superiore” non si può negare che avremo almeno quattro anni nei quali buona parte delle risorse mondiali saranno controllate da una nuova dirigenza USA che ha come obiettivo quello di perseguire decisioni unilaterali e scelte non condivise spesso dettate da ragioni di razza, religione e interessi economici locali.
Che il fenomeno AGW sia stato amplificato per dirottare fondi di ricerca è un dato di fatto come lo è il fatto che la temperatura del globo sia aumentata (e nessuno sa veramente come e perchè e se continuerà a farlo).
Quello che sarà una sventura certa è la tendenza a riportare il mondo a schemi di ragionamento antiquati. Quando si è in difficoltà è certo più facile ritornare alle vecchie abitudini piuttosto che pensare a Non penso che in un mondo che ci sta riportando (non solo per le elezioni USA) a grandi passi alla legge del più forte, possa essere un gran bene per tutti ma sopratutto per i paesi deboli come il nostro.
Caro Carlo, grazie per il tuo commento, con cui concordo in buona parte, tranne che per il riferimento al razzismo che, avendo seguito molto da vicino la campagna USA, ho trovato solo nelle invettive dei media mainstream e mai nel programma elettorale del vincitore, ne’ tantomeno nei giornali come breitbart accusati di essere suprematisti bianchi. Balle allo stato puro. Va da se’ che il partito democratico ha accusato di razzismo sempre e comunque tutti i candidati repubblicani, incluso romney che nelle scorse elezioni e’ stato massacrato come tutti gli altri su questo tema. Per non parlare di Reagan, che i democratici accusavano di voler portare il KKK al governo (lo hanno detto naturalmente anche di trump). Sulle questioni puramente politiche non mi esprimo, penso che contenuti espressi con garbo ed educazione come i tuoi siano comunque il sale di qualsiasi discussione, anche quando ci si allontana da questioni puramente climatiche.
Aggiungo al commento precedente: purtroppo per noi, l’aiuto, sempre che venga, non sara’ gratuito. Non so sotto quale forma, ma non difficile da immaginare. Come ovvio e giusto che sia.
Semplicemente perfetto, circonstanziato, preciso, drammaticamente vero: la caduta rovinosa dell’occidente,della Nato, della teoria gender, dell’accoglienza a tutti i costi e non voglio aggiungere altro perche’ finirei per dire cose irripetibili. Speriamo solo ci tiri fuori da questo colossale pasticcio il vero Impero rimasto, quello Romano d’Oriente.