Passano i giorni, ma a Marrakech non succede praticamente nulla. La COP22 si sta rivelando più autoreferenziale che mai. Si susseguono i work-shop, le conferenze, gli incontri, ma si fa così, tanto per parlare, anzi ci si parla addosso. Negli ultimi tre giorni si sono verificate solo alcune cose degne di rilievo, vabbè, è una parola grossa, ma non dobbiamo dimenticare che da quelle parti ci sono circa 15000 persone che discutono tra di loro.
A solo titolo di esempio voglio fare un elenco, tratto dalla pagina ufficiale della COP22, delle iniziative di maggior rilievo degli ultimi tre giorni.
- Il 10 novembre in varie sessioni la società civile (grande ed unica protagonista della COP fino ad oggi), ha discusso degli impegni dei giovani nella lotta al cambiamento climatico, delle conseguenze sulle coste marocchine a seguito del cambiamento climatico, di un progetto innovativo di un matematico marocchino che ha costruito con terra battuta una locanda in cui gli ospiti, invece di pagare, forniscono servizi e laboratori alla popolazione locale: lui si contenta di vivere all’aria aperta ed in un ambiente sano. Contento lui. Sempre il 10 novembre si è discusso degli effetti del cambiamento climatico sulle isole e sugli stati insulari e degli effetti del cambiamento climatico sulle città.
- Nella giornata dell’undici novembre il discorso ha coinvolto le industrie del trasporto e gli effetti del trasporto sul cambiamento climatico, delle azioni da intraprendere per sviluppare la rete elettrica africana in modo eco-sostenibile, delle azioni delle donne nella COP22, della salute pubblica minacciata dal cambiamento climatico e degli impegni delle agenzie spaziali per contrastare il cambiamento climatico.
- Nella giornata di ieri, 12 novembre, si è parlato di trasporti a basso tenore di carbonio, di una serie di installazioni con cui, grazie a foto satellitari, si documentano gli effetti del cambiamento climatico e, dulcis in fundo, c’è stata la conferenza stampa congiunta in cui il presidente della COP 22, Salaheddine Mezouar ed il segretario esecutivo dell’UNFCC Patricia Espinosa, hanno fatto il punto della situazione a metà dei lavori della Conferenza delle Parti.
Essi hanno sostenuto che i lavori procedono bene e stanno raggiungendo importantissimi risultati: hanno accertato che 105 Paesi hanno depositato le ratifiche dell’Accordo di Parigi e 90 Paesi hanno trasformato i loro previsti impegni nazionali di riduzione delle emissioni (INDCs) in impegni nazionali di riduzione delle emissioni formali (NDCS). Come potete facilmente constatare è sparita una “I” e la “s” finale è diventata maiuscola. Se la cosa vi sembra poco per sei giorni di lavoro, tenete presente che per questi 90 Paesi gli impegni non sono più previsti, ma sono diventati impegni e basta. Se non li rispetteranno, però, non succederà assolutamente nulla in quanto l’Accordo di Parigi non contiene sanzioni.
Per quel che riguarda i due aspetti più importanti della COP22 e cioè gli impegni finanziari dei Paesi industrializzati a favore di quelli emergenti ed il modo in cui verificare il rispetto degli impegni e renderli più ambiziosi, non si è fatto ancora nulla: tutto rinviato alla prossima settimana.
Dopo questo che ho scritto credo che capirete perché il vostro povero cronista della COP22 si fa vivo così raramente e non vi tedia giornalmente con i suoi post. Non ha quasi nulla da dirvi, ma i lavori fervono come non mai a Marrakech. Mi consolo con la considerazione che non se la passa meglio la Responsabile di ambiente ed energia di WWF Italia che tiene un diario della COP 22 su “La Stampa”.
Due cose di un certo rilievo sono accadute in questo periodo, ma al di fuori della COP 22 anche se legate all’evento.
Nei giorni scorsi è stato pubblicato un documento che porta la firma di oltre 220 leader delle diverse confessioni religiose di tutto il mondo, in cui essi chiedono ai Governi riuniti a Marrakech per COP 22, che sia dismesso l’uso continuato dei combustibili fossili eticamente insostenibile e sollecitano con urgenza una reale conversione ecologica, in modo da contenere l’aumento di temperatura globale del pianeta entro 1,5°C rispetto al periodo pre-industriale. Il documento si chiude con un accorato invito ad essere ambiziosi, senza tener conto degli interessi delle perfide multinazionali. Chi è interessato ad approfondire l’argomento, può consultare il sito dell’Agensir.
Il secondo avvenimento riguarda un mega-studio a cui hanno contribuito diverse Università e una ventina di ricercatori, pubblicato su Science in concomitanza con la COP 22 (e poteva essere altrimenti?). Con questo studio si dimostrerebbe (il condizionale è d’obbligo in quanto ho potuto leggere solo l’abstract) che il cambiamento climatico sta già causando cambiamenti genetici negli esseri viventi e sta stressando molti ambienti naturali: peggio di quanto potessimo immaginare, ovviamente. Si tratta di uno studio di rianalisi in cui sono stati presi in esame tutti quegli articoli che hanno avuto ad oggetto studi che dimostrano come il clima che cambia e cambia male, produce modifiche nella forma e dimensione degli esseri viventi, nel periodo di fioritura delle piante, nelle rese delle colture e via dicendo e di cui a più riprese ci siamo occupati su CM.
E per finire una breve descrizione di una delle attività che si svolgono a Marrakech nell’ambito della COP 22.
Il 10 novembre l’agenzia di stampa Askanews ci informa che a margine della COP22 si svolgono fiere e mostre in cui si illustrano progetti e proposte per consentire all’Africa uno sviluppo eco-sostenibile ed evitare che si compiano gli stessi errori che hanno costellato il percorso di sviluppo delle società occidentali. A titolo puramente esemplificativo si cita il boom edilizio dell’Italia negli anni ’60 che ha portato alla costruzione di alloggi del tutto inefficienti sia sotto il profilo ambientale che energetico e della coesione sociale. Se le nuove proposte ed i progetti riusciranno a raggiungere questo obiettivo, possano essere benedetti, ma gli esempi illustrati nel resoconto mi lasciano un poco perplesso. Uno riguarda una casa totalmente autosufficiente sul piano energetico, di 24 mq, dotata di 2 kW di pannelli solari, integrati nel tetto, e 5 kWh di batterie, il che copre qualsiasi esigenza di elettrodomestici e illuminazione. La casa si poggia senza fondamenta direttamente sulla colata di cemento. Il tutto alla modica cifra di 9900 euro. Da esperto nel settore ho fatto qualche conto e mi viene a costare poco più di 400 euro al metro quadrato: diciamo che è poco più di una tettoia. Probabilmente è meglio di una casa in sterco di mucca, ma come la si gestisce? Con quale manodopera specializzata?
Un altro progetto riguarda la “casa nubiana” in terra cruda, con una versione ingegnerizzata e replicabile. Quello che più mi ha incuriosito, però, è il progetto di un veicolo a pedali e pannello fotovoltaico aerodinamicamente mobile, che può trasportare 50 kg di prodotti dalla campagna alla città. Mah!
Stasera mi è capitato sotto gli occhi un articolo pubblicato dal Fatto Quotidiano e scritto da un giornalista che si autodefinisce ambientalista, Fabio Balocco. La fonte non credo che si possa definire scettica, anzi!
Eppure dice molte cose che leggiamo anche su CM, noto covo di scettici impenitenti, per non dire altro. Ovviamente l’articolo dice anche delle cose che chi frequenta CM non condividerebbe facilmente, ma personalmente condivido la stragrande maggioranza delle considerazioni dell’autore circa la COP 22 e che trovate diluite nei vari post che ho dedicato e dedicherò all’argomento. L’articolo è liberamente accesibile a questo indirizzo:
http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/11/14/si-tiene-il-ventiduesimo-cop-questa-volta-e-marrakesh/3184972/
Ciao, Donato.
Per un motivo che mi sfugge, alcuni link nel testo del post sono inattivi.
Li riporto in modo che possano essere utilizzati da chi voglia approfondire le questioni:
– AgenSIR : http://agensir.it/quotidiano/2016/11/10/cop-22-i-leader-religiosi-chiedono-ai-governi-un-futuro-di-energia-pulita/
– Askanews: http://www.askanews.it/altre-sezioni/sostenibilita/clima-e-sviluppo-sostenibile-soluzioni-per-l-africa-dalla-cop22_711938891.htm
– Science: http://science.sciencemag.org/content/354/6313/aaf7671
Ciao, Donato.
“La casa si poggia senza fondamenta direttamente sulla colata di cemento.”
E in caso di terremoto che succede? No, perché sarebbe curioso affermare che dobbiamo evitare gli errori del passato in campo di inefficienza energetica (va bene), ma ripetere gli errori del passato in campo di sicurezza sismica. Mi risulta che anche alcune zone dell’Africa siano ad alto rischio sismico, anche se raramente le notizie di terremoti africani (che ci sono) arrivano da noi.
beh, magari è in legno…no?
Ho provato a cercare di avere maggiori notizie sul modulo abitativo di cui si parla nel post, ma è stato inutile. Facendo qualche conto ho visto che i pannelli solari e la batteria dovrebbero costare intorno ai 3500 euro, le pareti intorno ai 5500 euro (sandwich costituito da un pannello in legno da 3 cm, 8 cm di lana di roccia ed una lastra di cartongesso, infissi in legno con doppi vetri). Resterebbero 1400 euro per tutto il resto (pavimento, copertura, impianti, rifiniture interne). Diciamo che si tratta di una bufala, in quanto il costo del modulo indicato nel post di Askanews è molto irrealistico a meno che non si parli di una baracca accessoriata con pannelli solari e batteria. Essa sarebbe, però, un errore madornale dal punto di vista energetico e della sicurezza in quanto non solo non resistente al sisma, ma neanche ad una tempesta di media intensità.
Una casa in legno degna di questo nome non può costare meno di 1300/1500 euro al metro quadrato anche se c’è qualcuno che parla di 900 euro al metro quadrato, ma mi sembra un po’ poco.
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Un progetto che somiglia molto a quello di cui parla il post di Askanews è costituito da Biosphere 2.0, ma esso è lontano mille miglia da quanto proposto nell’articolo. Chi avesse voglia di vedere come dovrebbe essere fatto un modulo abitativo efficiente dal punto di vista energetico e sismico può dare un’occhiata a questo sito:
http://www.qualenergia.it/articoli/20151203-biosphere-modulo-abitativo-energeticamente-autosufficiente-per-climi-estremi
In questo caso i costi non sono noti in quanto ci troviamo di fronte ad un prototipo, ma parliamo di cifre molto più grandi di quelle indicate nel post: con 9900 euro ci paghiamo gli oneri di urbanizzazione, il deposito del progetto al Genio Civile e parte delle spese tecniche. 🙂
Ciao, Donato.