Per chi fosse ancora convinto che la querelle sul clima che cambia è una mera discussione tra strani personaggi col farfallino, è bene ricordare che una delle componenti chiave dell’accordo di Parigi del 2015, che si sta cercando di far passare dal virtuale al reale nella COP22 in corso a Marrakech, richiede, testualmente “l’accentuazione della comprensione, azione e supporto per le perdite e i danni associati al climate change”.
Nella lunga serie di articoli dedicati all’accordo di Parigi, l’amico Donato Barone (che segue per noi anche la COP22) è tornato più volte sull’argomento. In sostanza si tratterebbe di identificare dei meccanismi di reperimento di enormi quantità di denaro a disposizione delle OG che operano in campo ambientale e climatico (pare non ne abbiano già abbastanza) per intervenire a supporto di azioni di adattamento al clima che cambia o di recupero da situazioni emergenziali.
Ecco quindi che un gruppo di ricercatori propone un paper “Financing options for loss and damage: a review and roadmap” per identificare le ‘pietanze’ del banchetto a cui tutti gli operatori del settore sono invitati.
Si va da meccanismi assicurativi a emissione di bond di varia natura per alimentare fondi di investimento (perché, si sa, l’investitore vuole diversificare il rischio), alle tasse sui voli internazionali o quelle più prosaiche applicate direttamente sui carburanti, per finire con la madre di tutte le gabelle, una tassa globale sull’estrazione di fonti fossili.
Mi sa che conviene provare a farsi invitare al banchetto…
Caro Guido, gli è che, nonostante tutti gli sforzi fatti, la green economy non sta in piedi sul piano economico senza massicce iniezioni di denaro pubblico che economie a crescita omeopatica come le nostre fanno sempre più fatica ad elargire. A questo punto l’unica cosa che resta da fare è organizzare una sorta di “spaccio delle bestia trionfante” ai danni del capitalismo in affanno, cui seguirà ovviamente l’immancabile età dell’oro.
Questa a mio avviso l’idea di fondo, nella quale colgo un fastidioso deja vu rispetto a ideologie nate ed affermatesi fra 19° e 20° secolo, il che tuttavia costituisce un problema solo per i pochi che ricordano e non tange le generazioni più giovani, la cui memoria storica non si spinge ad ovest di internet.
Luigi
[…] FONTE http://www.climatemonitor.it/?p=42719 […]
Massì, dai, qualche altro bel derivato tossico, che non se ne ha mai abbastanza e ce n’è pochi in giro….. Olè!!!