Una faccenda in cui tempo e clima c’entrano di striscio ma che la dice lunga su quanto si sia perso il contatto con la realtà. Materiale cui potrebbe attingere Sebastiano Barisoni su Radio24 (Focus Economia) nella sua classifica degli sprechi e delle pubbliche amministrazioni del venerdì.
Per una volta siamo fuori dai nostri confini, virtualmente in Regno Unito ma praticamente in mezzo all’oceano Atlantico, addirittura sull’isola di St Helena, famosissima ultima dimora (forzata) di Napoleone Bonaparte. Se l’imperatore fosse ancora tra noi penserebbe che, oltre al danno, il governo inglese avrebbe voluto dargli anche la beffa.
Per la considerevole cifra di 285 mln di sterline (oltre 330 mln di Euro), pensando che difficilmente capiterà l’occasione di spedirci altri nemici a soggiornare, le autorità hanno pensato bene di costruire un aeroporto. Cosa buona e giusta, si dirà, anche se fosse solo uno il suddito britannico cui assicurare il collegamento col resto del mondo. Vero, peccato però che lo scalo sia stato costruito senza tener conto della ventosità del sito prescelto, ovvero facendo i test quando la pista era bella e pronta. Il primo volo commerciale è arrivato nell’aprile del 2016, ma il pilota deve essersi preso uno spaghetto niente male, perché non ce ne sono stati altri. Morale, l’aeroporto non può essere aperto al traffico commerciale, perché non ha passato il collaudo.
Nei commenti all’articolo sul Daily Mail si legge però che, in fondo, la RAF può benissimo usarlo come scalo verso le Falkland…Uhm…l’Albione non cambia mai! 😉
NB: grazie a Fabrizio per la segnalazione.
In realtà il problema è aeronauticamente complicato, perché un aereo di linea lì deve atterrare con carburante sufficiente per raggiungere un aeroporto alternato — St. Helena è a 1200 miglia dalla costa africana e l’aeroporto militare di Ascension Island, più vicino, non è aperto al traffico civile.
Questo significa dover atterrare con molto carburante su una pista corta (circa 2000 metri), riducendo notevolmente il carico pagante. In presenza di wind shear si tende ad arrivare alti, aumentando ulteriormente il problema della pista corta.
Inoltre, come per l’aeroporto di Funchal a Madeira, presumo che i piloti dovranno avere una abilitazione speciale per quella pista — e non credo che possano ottenerla solo in un simulatore, dovranno anche andare sul posto.
Infine, l’orografia dell’isola non permette una localizzazione differente. Il wind shear era prevedibile e in parte anche calcolabile, ma l’alternativa era di non costruire l’aeroporto.
A me sembra che il wind shear sia un capro espiatorio per il vero problema, quello di una stima iniziale troppo ottimistica della “domanda turistica”, ma non sarebbe la prima volta che questo avviene. Da noi, l’aeroporto di Perugia rimase un “elefante bianco” per anni, ma oggi è una infrastruttura economicamente più che valida.
Qui un video del primo atterraggio di un aereo di linea a St. Helena, preceduto da un passaggio a carrello retratto e da un “touch and go”:
http://www.dailymail.co.uk/news/article-3622981/The-250m-island-airport-jets-t-land-windy-guess-aid-money-paying-it.html
Serve appunto per portarci il Napoleone di turno: volo di sola andata :).