Riassunto: Lo spettro delle temperature marine di superfice (SST) nelle 4 regioni che caratterizzano ENSO (El Niño Southern Oscillation) mostra che i periodi principali di oscillazione sono circa 12,6,4,3,1.5 anni. Un periodo di circa 0.9 anni sembra meno significativo. Periodi simili ma più incerti si ottengono con dati di maggiore estensione temporale.
Ho scaricato le serie temporali settimanali della SST (Sea Surface Temperature), sia come valore assoluto che come anomalia, per le quattro regioni del Pacifico equatoriale, mostrate nella figura successiva, che caratterizzano l’evolversi di El Niño – La Niña da est verso ovest.
Prima di parlare del loro spettro vorrei entrare nella discussione La Niña-si, La Niña-no, utilizzando i dati settimanali (come ha fatto Bob Tisdale su WUWT) per mostrare in fig.1 (pdf) le prime 100 settimane di El Niño 2015-16, confrontate con quelle di El Niño 1997-98. Il grafico ci dice che siamo dentro La Niña da circa 8 settimane (dati riferiti al 7 settembre 2016). Certo una Niña debole e “indecisa” se confrontata con il periodo equivalente del 97-98, ma pur sempre Niña.
Dopo la breve digressione discuto lo spettro MEM, separando in 3 sezioni distinte quanto ricavato dai dati settimanali e da due forme di quelli mensili.
Dati settimanali
I dati settimanali (fonte) contengono le temperature marine delle 4 zone, dalla settimana centrata al 3 gennaio 1990 alla settimana centrata al 7 settembre 2016. Il loro aspetto si vede in fig.2 (pdf) in entrambe le forme disponibili nel dataset (temperatura e anomalia di temperatura).
Lo spettro MEM di fig.3 (pdf) fornisce i massimi mostrati anche come tabella nel sito di supporto (ma vedere anche la tabella finale di questo post).
Dalla figura e dalla tabella si deduce un insieme piuttosto uniforme di periodi, con l’esclusione dei periodi più lunghi della regione 1+2. Sempre escludendo la regione iniziale, osserviamo che 5 periodi su 8 sono frazioni intere del periodo periodo più lungo, 12 anni: 1, 1/2, 1/3, 1/4, 1/8 e che il periodo 2.3-2.4 anni è la combinazione tra 12 e 3-3.1: 1/12+1/3.1=1/2.3 e 1/12+1/3=1/2.4. Solo i periodi 1.7-1.8 anni sembrano non avere relazione con il periodo di 12 anni ma, osservando la fig.3, appaiono meno significativi degli altri.
Non so bene quale significato attribuire alle relazioni precedenti tra i periodi: mi limito a sottolineare la loro esistenza e a notare che quello di 12 anni sembra essere un periodo importante nell’evoluzione temporale e spaziale di El Niño; questo periodo sembra ben attestato e netto, sempre escludendo la regione 1+2 che però rappresenta lo stato iniziale di ENSO la cui evoluzione porterebbe a situazioni successive più stabili.
A mio parere, il periodo di 12 anni non può essere assimilato al ciclo solare di 11 anni perché è troppo stabile e preciso: se davvero i 12 anni hanno influenza su El Niño, la causa va cercata altrove e non nell’attività solare diretta.
Dati mensili
I dati mensili (fonte) da gennaio 1982 ad agosto 2016 si presentano come in fig.4 (pdf), cioè come una versione smussata dei dati settimanali di fig.2. A parte l’ovvia diminuzione del “rumore” sperimentale, le differenze sono davvero minime sia nelle temperature assolute che nelle anomalie.
Ci si aspetta, quindi, che il loro spettro mostrato in fig. 5 (pdf) sia molto simile a quello di fig.3. Invece. accanto ad una generica somiglianza, si notano differenze non trascurabili, come il massimo a 12 anni per 3 delle 4 regioni, molto preciso per i dati settimanali e distribuito tra circa 9.8 e 11.7 anni nei dati mensili; la struttura a doppio massimo tra 4 e 6 anni, centrata esattamente su quei periodi in fig.3 e tra 4.8 e 5.7 anni circa in fig.5; i periodi maggiori della regione 1+2 posizionati a 7.2 e 18 anni e a 8.1 e 17.2 anni nelle figg. 3 e 5 rispettivamente.
Dati mensili dal 1990
Lo spettro dei dati mensili dal 1990 è mostrato in fig.6 (pdf). Si vede subito la quasi identità con lo spettro dei dati settimanali da cui si potrebbe dedurre che il confronto tra gli spettri deve essere fatto a parità di intervallo temporale oppure che il periodo 1982-1989 è importante per definire le caratteristiche spettrali di El Niño. A me queste due caratteristiche “speciali” non risultano e quindi posso solo limitarmi a dire che usare i dati dal 1982 al 1989 aumenta l’incertezza della posizione dei massimi.
In questa tabella nel sito di supporto sono raccolti a massimi per i dati mensili dal 1990.
Conclusioni
Nella tabella viene mostrato l’insieme dei tre casi descritti e dal loro confronto si può concludere che:
- I periodi più importanti per El Niño sono di circa 12, 6, 4, 3, 1.5, 0.9 anni, tutti, tranne l’ultimo, frazioni intere del periodo più lungo.
- Solo alcuni di questi periodi sono presenti nella regione 1+2 (la zona dello sviluppo iniziale di ENSO).
- I dati dal 1982 mostrano un massimo a 4.78 anni non presente nelle altre serie.
Tutti i grafici e i dati, iniziali e derivati, relativi a questo post si trovano nel sito di supporto qui |
[…] La prima parte di questo post si trova su CM qui. […]
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[…] Autore: Franco ZavattiData di pubblicazione: 24 Settembre 2016Fonte originale: http://www.climatemonitor.it/?p=42356 […]
Caro Franco, come al solito un lavoro superbo che taglia la testa al toro circa le ipotesi di legami tra il ciclo solare ed El Nino. El Nino è un evento che viene considerato di tipo caotico, cioè scarsamente prevedibile, ed io condivido questa interpretazione. L’esistenza di un periodo molto netto a 12 anni mi fa sperare in una qualche regolarità che potrebbe essere evidenziata nel futuro, ma di cui oggi ci sfuggono le cause. Non credo che sia un accidente di calcolo in quanto la troviamo in tutte le serie di dati che hai analizzato, ma non riesco a collegarla ad una causa fisica. Speriamo che la ricerca sia in grado di svelare l’arcano, altrimenti dovremo arrenderci all’evidenza e considerarla effettivamente una coincidenza.
Ciao, Donato.
Caro Donato, anche io avevo sperato in qualche sequenza ripetitiva dei massimi e avevo fatto qualche tentativo, ma questa sequenza non c’è. Anche il fatto che siano presenti tanti massimi quasi della stessa ampiezza fa pensare che si combinino con varie modalità e diano risultati imprevedibili.
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Approfitto per chiarire un passaggio logico che in fig.1 avevo saltato, visto il brevissimo accenno alla storia Nina-si, Nina-no: siamo in una situazione di La Nina quando l’indice SOI (differenza di pressione
tra Tahiti e Darwin) e non l’anomalia delle SST assume valori inferiori a -0.5 come avevo indicato nella fig.1.
Riporto il confronto tra anomalia delle SST e l’indice SOI cambiato di segno(la pressione diminuisce all’aumentare della temperatura) in questo grafico
http://www.zafzaf.it/clima/cm70/mo34-sst.pdf
per mettere in evidenza che la logica era un po’ traballante ma il risultato no. Ciao. Franco